Ok sono
terribilmente in ritardo (chiedo umilmente perdono) ma quale migliore
sorpresa
di un nuovo capitolo per Pasqua? *si paragona alla sorprese delle uova*
Ok non parlo più e ci risentiamo giù...
(Ho fatto la rima u.u)
Fear
Pov.
Robert
Una pecorella.
Due pecorelle.
Tre pecorelle.
Quattro pecorelle.
Cinque pecorelle.
Sei pecorelle.
Sette pecorelle.
Otto pecorelle.
Nove pecorelle.
Un caprone.
Dieci pecorelle.
Und-
Ma… Il caprone fa parte della conta o è solo un conteggio separato ma che sostanzialmente si svolge dentro quello delle pecorelle?
Mi girai spalancando gli occhi e fissandoli al soffitto buio e sospiro. L’ennesimo da quando mi ero coricato.
Voltai lo sguardo sulla mia sinistra notando l’orario che lampeggiava sul display della radiosveglia.
3:23
Sono le 3:23 dell’11 Dicembre.
Sono le 3:23 e io non chiudo occhio da quando la mia testolina si è lentamente poggiata su questo morbidissimo cuscino.
Dormi.
Dormi Rob.
Robert
Douglas Thomas Pattinson dormi. Adesso!
Uno,
due, tre sonno profondo vieni a me!
Ok.
Stop.
Mi
alzai di botto, provocandomi persino un
giramento di testa, e a piedi nudi percorsi l’intero
corridoio fino ad arrivare
al corrimano delle scale che portavano giù e davano sul
salotto.
Osservai
dall’alto l’intera stanza e
improvvisamente ebbi l’illuminazione.
Avevo
trovato come trascorrere le restanti ore di
quella notte insonne.
Corsi
su in soffitta salendo i gradini a tre a tre
e, quando mi ritrovai in mezzo a quel polveroso ammasso di
cianfrusaglie, non
ci misi molto a scorgere lo scatolo con tutte le decorazioni di Natale.
Lo presi e lo caricai su una spalla. Non avevo tenuto conto di una cosa
però:
luci spente.
Come
avrei fatto a scendere tutti quegli scalini
scalzo, con uno scatolone tra le mani e per di più al buio?
Tu
scendi dalle scale, stai attento Robert peròò
potresti farti malee e il culo romperti un
pòò…
Destro
Sinistro
Scalino
Destro
Sinistro
Scalino
Non so esattamente come, ma riuscii ad arrivare in salotto sano e
salvo.
Adoravo sistemare la casa per Natale. Era uno di quei momenti in cui
l’intera
famiglia era unita.
Era
uno di quei momenti che mi faceva tornare
bambino.
Era
uno di quei momenti che mi faceva dimenticare
tutti gli altri problemi e pensieri.
Ed
era proprio questo il punto: volevo
dimenticare per qualche istante tutti i film mentali che per tutta la
notte mi
stavano torturando.
Aprii
la scatola ed iniziai ad uscire calze, luci,
candeline…
Sembrava
il paese dei balocchi quello in cui mi
stavo addentrando; un paese che avrebbe mascherato di luci e colori
tutti i
miei film mentali.
La
verità era che stavo scappando. Scappavo dalle
mie paure che la mattina dopo avrei dovuto affrontare.
Proprio
mentre stavo appendendo al camino la
prima calza, sentii una voce roca e assonnata provenire dalle scale.
“Potrei capire che cazzo stai facendo?”
“Niente,
c’è poco da fare, la finezza ti
abbandona anche di notte,eh?”
Eccola
la mia
donna. Con la mia felpa della Duff che le copre a mal’appena
ciò che le deve coprire.
Gambe
perfettamente lisce e… eccitanti al
massimo.
Capelli
all’apice del disordine e gote rosse che
le danno un’aria dolcissima che sembra farla tornare
all’infanzia.
E’
lei la donna per cui vivo.
E’
lei la donna che vorrei per sempre.
E’
lei la donna con la quale crescerei un figlio non mio.
“Poche
chiacchiere Pattinson. Te lo ripeto di nuovo:
che diavolo stai facendo alle 4 di mattina?”
“Oh,
vedo che la signorina si è degnata di usare
un linguaggio più forbito” sbuffò
sonoramente scendendo gli ultimi tre scalini.
“Non
lo ripeterò un’altra volta: cosa stai-“
“Dio, Kristen! Secondo te cosa sto facendo?”
Guardò
attentamente me e la scatola piena di
decorazioni. Poi di nuovo me. Poi di nuovo la scatola. Infine, fissando
lo
sguardo nei miei occhi e cercando di trattenere una risata, disse
“Ehm, amore,
a cosa ti servono le cose di Natale l’11 Dicembre?”
“Sembrava
così vuota la stanza..” sussurrai
pianissimo per giustificarmi.
Kristen
mi guardò con un sopracciglio talmente
arcuato che, se in quel momento non mi fossi vergognato così
tanto, avrei anche
riso.
“Rob..”
“Mhmm..”
“Robert!”
“Eh..”
“Robert
Pattinson, parla!” m’intimò in tono
perentorio.
“Ok ok ok. Non riuscivo a dormire!” ammisi
accasciandomi sul divano con aria
decisamente sconfitta.
La
sentii prendere un respiro profondo prima di
raggiungermi sul divano e sdraiarsi, poggiando la testa sulle mie gambe.
Infilzai
i suoi capelli con le mie dita e inizia
ad accarezzarglieli. Non aveva più le extension ed era
tornata al mio (suo) amato castano.
“Mhmmm…
Continua così, amore. Sento già Morfeo
che inizia a palparmi” Sorrisi impercettibilmente e la sentii
prendere l’altra
mia mano per portarsela alle labbra e baciarla teneramente.
Sapevo
cosa voleva fare. Voleva tranquillizzarmi.
Voleva farmi rilassare perché sapeva il motivo per il quale
non avevo chiuso
occhio tutta la notte.
“Kris…”
“Dimmi”
aprì gli occhi sorridendomi calorosamente.
Non
ho idea di come facesse, ma sembrava così
calma e tranquilla. Come se fosse tutto perfetto.
Come
se domani non avremmo saputo chi fosse il
padre di quel bambino.
“Domani…”
iniziai a parlare e notai
immediatamente che il suo sguardo stava diventando sempre
più storto, come a
volermi incenerire.
“..
E se..” provai a continuare…
“Niente
SE! Chiaro?” disse saltando in piedi e
puntandomi un dito contro.
“Non
lo fare, Pattinson! Non ci provare. Non dire
una sola parola!”
“Kristen,
ho paura. Ho una fottuta paura che mi
sta mangiando lo stomaco!”
“Te
lo mangio io lo stomaco a morsi se non la
smetti.” mi urlò contro.
La
guardai sconcertato. Un po’ per il tono che
aveva usato; un po’ perché ero sempre
più sconvolto dal vederla così distaccata
dalla spada di Damocle che incombeva su di noi.
“Ho
paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura
e lo dico. E lo dico a te. Perché tu devi starmi a sentire.
Io. Ho. Paura.”
“Io.
No.” concluse facendo una smorfietta di
ovvietà.
“Beh,
buon per te! Ne sono felice. Ma questo non
cambia il mio stato
d’animo.” Urlai
dando un calcio al tavolino davanti al
divano.
Io
davvero stavo scoppiando. Sentivo l’ansia che
mi divorava a poco a poco, senza lasciarmi il tempo di prendere un
attimo di
respiro che mi desse calma e serenità. Non ragionavo
più, era questa la verità.
Non
ragionavo perché adesso si faceva sempre più
concreta e vicina la possibilità di non essere
papà. Un papà che è partecipe
nella vita di suo figlio sin dall’atto del concepimento.
Ecco.
Kristen
abbassò lo sguardo e dondolandosi da un
pietre all’altro mi prese le mani tra le sue e
iniziò a carezzarle con i suoi
pollici.
“Io
non ho paura. E non devi averne nemmeno tu. E
sai perché? Perché mi sono convinta di una cosa
importante. Mi son convinta che
la speranza è l’ultima a morire. Ed è
lei che ti fa andare avanti. Ti fa andare
avanti convinta di ciò che vuoi. E se quello che vuoi
è puro e lo desideri con
tutto te stesso, non devi temere. Non devi temere perché
qualcuno lassù sa chi
è nel giusto e chi no; sa cosa il nostro cuore vuole davvero
e se questa cosa
la desideri nel modo più vero possibile, allora si
realizzerà.” Aveva gli occhi
lucidi e stringeva convulsamente le mie mani, come a volermi
trasmettere anche
con il contatto tutto quello che sentiva in quell’istante.
Non l’avevo mai
vista così convinta di ciò che diceva e mai
l’avevo vista così bella e
naturale.
Lentamente
avvicinai le nostre mani intrecciate
al suo viso e, con il dorso della mia, le sfiorai gli zigomi.
Forse
aveva davvero ragione…
___________________________________________
Busta
bianca; timbro blu e rosso.
Mittente:
Cedars-Sinai Medical Center
Destinatario:
Robert Douglas Thomas Pattinson
La rigiro in mano da un quarto d’ora ormai. Un quarto
d’ora da quando siamo
tornati a casa dalla clinica. Un quarto d’ora da quando ci
siamo seduti a gambe
incrociate sul nostro letto. Un quarto d’ora che passiamo in
silenzio a
contemplare una busta sigillata.
“Forse…
Dovremmo dare una sbirciatina. Sai
com’è..”
Alzai
lo sguardo puntandolo nei suoi smeraldi
verdi. “Kris, non credo di farcela. Ti giuro, me la sto
facendo sotto. Aspet-“
“Da
qua!” disse strappandomi dalle mani la busta
maledetta.
“Che
sarà mai? Via il dente, via il dolore.” Sussurrò
più a se stessa che a me, aprendo
con mani tremanti l’involucro di carta.
Ne
uscì fuori il foglio piegato in tre e, dopo
aver preso una profonda boccata d’aria, lo spiegò
e abbassò gli occhi per
leggere.
Giuro
su quanto è vero che la amo, mai come in
quel momento l’avevo odiata.
Stava
rileggendo le stesse righe un’infinità di
volte. Sempre con la stessa espressione indecifrabile. Sempre mentre io
me la
stavo facendo nelle mutande.
Quando
alzò lo sguardo, il suo volto era una
maschera piegata dallo stupore e dalla tristezza più
assoluta. Lasciò cadere il
foglio sul letto e, dopo avermi lanciato un’ultima coltellata
di dolore con gli
occhi, piegò la sua testa sulle ginocchia e si mise le mani
tra i capelli.
No.
No.
Non
è vero.
Non
poteva davvero essere successo.
Non
era possibile.
Mi
rifiutavo di crederci.
“Kris..
Kris no.. Dimmi che non è davvero così.
Ti prego” dissi scuotendola per un braccio mentre iniziavo a
tremare dalla
testa fino ai piedi. “No. No no no..
Kristen…” le diedi un altro scossone ma
non si mosse.
Preso
da un’ondata di rabbia gettai un pugno sul
letto e afferrai in malo modo quel dannato foglio.
Dovevo
vederlo con i miei occhi. E certo, dovevo
e volevo farmi ancora più male.
Dovevo…
Cosa?
Lessi
rapidamente quelle poche righe per la
seconda volta e strabuzzai gli occhi. Mi sentii improvvisamente confuso.
“…Ma…”
provai a sussurrare qualcosa ma, non
appena notai il viso della mia fidanzata, leggermente scosto dalle sue
ginocchia, impegnata a trattenersi dal ridere, spalancai occhi e bocca
all’inverosimile.
Non
so per quanto restai in trance a cercare di
capire se fosse tutto vero. Ricordo solo che presi coscienza di stare
davvero
per diventare papà solo quando Kristen mi si gettò di sopra,
ridendo e piangendo
contemporaneamente. Sorrisi
come mai
prima d’ora quando iniziò a baciarmi in ogni
angolo del mio viso e mi sentii in
pace con me stesso.
Mi
sentii tranquillo e sereno.
“Sei
una fottuta attrice di merda! Sei una
fottuta attrice di merda, hai capito? Ti odio”
“Io
ti amo da impazzire! Ti amo ti amo ti amo ti
amo ti amo”
“Ti
amo anche io” mormorai impossessandomi delle
sue labbra ormai coperte dalle mie e dalle sue lacrime di gioia.
La
amavo con tutto me stesso e amavo da morire il
nostro bambino.
Awwwwwwwwwwww
*_____*
Ma
quanto sono belli,eh?
Ok Sondaggio: Chi di voi credeva che il bambino non fosse di Robert?
Ah volevo precisare che il Cedars-Sinai Medical
Center è una
clinica dove le Star partoriscono. E dove un giorno Kristen
partorirà sul
serio U_U
(tranquille è tutta la cioccolata di oggi che mi fa
sparlare).
Ehm, ancora tanti Auguri per questa Pasqua che sta per giungere al
termine
e.... divertitevi domani e mangiate più che potete U_U
Addio.
Elena*