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Autore: _Coco    08/04/2012    2 recensioni
C’era una volta, non molto tempo fa, in uno strano paesino sperduto fra le montagne più bianche e possenti, una strana ragazza triste e sconsolata. Adorava non adorare niente, odiava tutto quello che c’era da odiare.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Michele, che con la sua stupidità mi ispira le storie più belle
A Trappi, che non credeva che potessi citarlo
E poi, alla mia più grande fan, almeno spero, la mia splendida classe.
 Un urrà per loro, dai.

 






Le sfuggì un sorriso




C’era una volta, non molto tempo fa, in uno strano paesino sperduto fra le montagne più bianche e possenti, una strana ragazza triste e sconsolata. Adorava non adorare niente, odiava tutto quello che c’era da odiare.
La sua bocca portava elegantemente, in ogni momento del giorno e della notte, la piega rivolta perenne in giù e le sue folte sopraciglia di un carico biondo sporco, corrucciate e  imbronciate, non sapevano neanche come distendersi.
Un giorno, passeggiando gobba fra le stradine disastrate e impervie della cittadina, si ritrovò a passare davanti ad una casetta diroccata, colorata di un verde più verde che mai, con dolci cespugli di rose in fiore e con un vialetto in marmo che, con desiderio, invitava tutti a bussare. Ma la cosa che la fece fermare non fu certo un bel giardino o un vialetto invitante.
Lei non era certo una persona di queste!
Fu un rumore strano, che la fece d’istinto rabbrividire e che la indusse a inchiodare sul posto con le orecchie tese.
Una risata, pensò, sbalordita.
Girò in fretta il capo a destra e a sinistra nel tentativo di ritrovarne la fonte, finché lo sguardo, ora lucido di curiosità, si posò sulla testa lucida e pelata di un vecchio e sui calzoncini di mille colori di quello che sembrava essere un bambino di circa sei anni.
E fu così che a quella dolce, imbronciata, piccola e triste ragazza di montagna sfuggì un sorriso pieno di felicità.
Le scappò lontano, sorvolando monti e paesi.
Volando fra case e fontane, su boschi e su quei grandi mari sconosciuti e impercorribili.
Toccò anziani, giovani e bambini, rallegrò le giornate di uomini e donne d’affari.

E, infine, si posizionò tranquillo, tranquillo sulla bocca del giovane e sconsolato Matteo, che piangeva rannicchiato su una panchina di un parco desolato quanto la sua anima e che, nel silenzio di una notte scura, scoppiò in una fragorosa risata e tornò a vivere.


 

  
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