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Autore: beattrie    08/04/2012    1 recensioni
"So che non è tutto ok, che forse sono l'ultima persona che vorresti vedere, ma... Da quant'è che non ricevi un abbraccio?"
"Tanto, tantissimo" [...]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Frederic, sei un cretino! - mi avviai verso la porta. Poi vidi lui e la sua nuova fiamma, una bionda niente male in intimo come era rimasto lui, e le dissi:- Fra un mese finirai come me.
Chiusi e sbattei la porta. Bravo Frederic, dì alla tua "ragazza" che non ci sei per stare con un'altra. Ti dico solo: "tecnica da perdenti".
Afferrai il casco nero e salii su Embrace, la mia Vespa 150 VB. Il mio secondo amore. La scritta argentata brillava al sole e la targa 1962 spiccava dalla carrozzeria azzurro sporco.
Dicevano tutti che con la mia cascata di ricci rossi e gli occhi verdi "zaffiro/smeraldo" era il colore giusto.
Sarà, io l'ho scelta per istinto a quel mercatino dell'usato.
Apparteneva a un settantaduenne che non la sentiva più sua. 
Spero che a me non sia così più avanti.
Con questi pensieri accesi girando le chiavi nella toppa e mi avviai nelle viuzze della fredda ma soleggiata Londra di inizio giugno.
Piangevo, e le lacrime mi cadevano sulla maglia bianca, di cui lessi la scritta: "I don't need you" diceva.
Accadde come una magia, rileggendo quelle parole mi sentii stranamente più forte.
Costeggiai per andare in gelateria, nella mia gelateria. Arthur, il padrone, mi conosceva da sempre.
Un secondo padre, che sostituiva tutti i miei parenti, compresi i miei genitori. Pace all'anima loro.
La piccola insegna con scritto Little Days mi accoglieva, così come sempre spostai la tenda a grano e vidi sei facce voltate verso di me.
Una era Arthur, che mi accolse come un sorriso a cui ricambiai forzatamente.
Poi guardai cinque facce maschili sconosciute. Spensi il sorriso e li superai.
- Veramente c'eravamo noi - mi disse uno con il ciuffo castano e due occhi azzurri cielo/mare.
Arthur se ne andò per cambiare la vaschetta al cioccolato rimasta vuota. Sapeva che amavo il cioccolato, quell'uomo.
- Vado di fretta, avevate da venire dopo - gli risposi.
Forse notarono i miei occhi rossi ancora pieni di lacrime e uno un po' più scuro di pelle con una cresta abnorme e gli occhi scurissimi mi chiese:- Scusa, va tutto bene?
- Sai che ti dico? Uno: di farti, anzi di farvi, i cazzi vostri e due: no, non sto per niente bene, ma se non eri così tonto forse te ne accorgevi.
Il moro spalancò gli occhi e Arthur sbucò dal nulla dicendomi:- Ehi, Bea! Io e te ci dobbiamo fare una chiacchierata su cosa o CHI ti ha ridotto così.
- Magari un'altra volta, Arthur - risposi - oggi sono stanca e voglio sfogarmi da sola.
- Come sta Embrace?
Ecco perchè amavo Arthur: anche lui come me considerava le moto, soprattutto le Vespe, un oggetto vivo, trattandole come una persona.
- Bene - risposi di nuovo - anche se ha bisogno di un'aggiustatina, la vecchiotta - conclusi, girandomi e guardandola. I ragazzi impertinenti si girarono e iniziarono a parlottare fra loro.
Sentii:- Cacchio, ha una Vespa!
A interrompere le loro voci ci fu un:- Cosa vuoi, Bea?
- Coppetta solo cioccolato - risposi.
- Un po' poco! Chi ti ha ridotto così deve vedersela con me! Un po' di panna?
Risi e risposi:- Arthur, è inutile che me lo chiedi, se mi conoscessi dovresti saperlo!
Sorrise, mettendo la coppetta nel distributore di panna e poi porgendomela.
Pagai la solita sterlina e uscii, salutando Arthur e tirando apposta una spallata a un ragazzo riccissimo del gruppetto, urlando uno: "Scusa! Non ti avevo visto" sarcastico.
Arrivata alla Vespa mi sedetti su Embrace e mi gustai il gelato. Lo finii in meno di due minuti. Cacchio se era buono. Mi alzai per buttare la coppetta nel cestino a un metro da me, e tornando vidi di nuovo i cinque impertinenti che guardavano e addirittura toccavano la mia Vespa d'epoca.
- Mamma non vi ha insegnato che non si tocca la roba d'altri? - urlai.
-  Scusa, siamo appassionati di Vespe - disse uno biondo scuro, piuttosto imbarazzato - Questa è... Embrace? - chiese infine.
- Cazzi tuoi? Se anche fosse? - ero arrabbiatissima, neanche se mi chiedevano qualcosa su Ed Sheeran potevo dare una risposta cortese.
- Io sono Liam - continuò il biondo di prima - e loro sono Zayn, Harry, Louis e Niall.
- Fremo dalla gioia, ora so i vostri nomi - dissi sarcasticamente.
Mi ficcai il casco sui capelli ramati e mi risedetti su Embrace.
Girai le chiavi nella toppa e con il solito rituale misi in moto. Prima di andarmene dissi:- Beatrice.
Girai la curva e me ne andai, diretta verso il parco. Oddio mio. Me n'è rimasto impresso uno, di quei cinque. Uno che non aveva proferito parola, biondo platino visibilmente tinto, occhi azzurri da poterci affogare dentro e apparecchio.
Era carino. Niall, forse.
Ecco Hyde Park.
Parcheggiai Embrace con il lucchetto su un albero che fa da posteggio e iniziai a passeggiare da sola. 
Mi godetti gli scoiattoli e gli uccellini, ricordando però quando facevo gli stessi passi con Frederic. Quando i ricordi furono troppi, la voglia di piangere era tanta. Così mi sedetti su una panchina e piansi.
Piansi, piansi e piansi.
Finchè non vidi un'ombra e alzai gli occhi. Quello che doveva essere Niall si sedette e mi chiese: - So che non è tutto ok, che forse sono l'ultima persona che vorresti vedere, ma... Da quant'è che non ricevi un abbraccio?
Mi fece tenerezza. Si era preoccupato per me, così come forse gli altri quattro. Era bellissimo.
- Tanto, tantissimo, anzi, ti devo dire che un abbraccio serio non l'ho mai ricevuto - risposi, accennando un sorriso. E così lui mi porse le braccia e mi strinse.
Chiusi gli occhi e piansi ancora. Gli inzuppai la maglietta di lacrime. Provava a zittirmi, invano. Non ci riuscivo, erano lacrime arretrate di qualche mese prima.
Quando smisi indicò Embrace e mi fece:- Posso conoscerla? 
Annuii sorridendo e ci avviammo verso l'albero dov'era parcheggiata. 
- E' del '62, una 150 VB - iniziai. - Si chiama Embrace perchè... Non c'è un perchè, ecco - sorrisi.
La perlustrò bene e poi mi chiese:- E un... Bacio? Sì, un bacio serio l'hai mai ricevuto?
Spalancai gli occhi e risposi:- No, neanche quello. No, non l'ho mai ricevuto un bacio serio.
- Spero che questo sia il primo - e senza darmi il tempo di rispondermi premette le sue labbra sulle mie. Sapeva di fragola. Socchiusi la bocca e lui ne approfittò.
La sua lingua cercava avidamente la mia, che sbatteva dolcemente sulle placchette del suo apparecchio.
Danzavano, giocavano.
Misi le mie braccia intorno al suo collo e lui mi cinse la vita. Mi piaceva. Aveva corso troppo, ma mi piaceva.
Tutto il mondo si era fermato, così anche le lacrime.
Smettemmo, io con gli occhi ancora chiusi e il suo sapore sulle labbra. Aprii gli occhi e lo vidi, rosso di vergogna. Risi, e lui con me.
Poi si girò e io lo seguii.
Gli altri erano sul prato vicino alla fontana, che giocavano a calcio e ridevano come dei pazzi.
Il biondo si girò e mi chiese:- Una partita? Sorrisi e annuii, e mano nella mano ci avviammo verso di loro
E' proprio vero che nella vita quando si chiude una porta si può trovare una porta più piccola o un portone. Io avevo trovato un portone, sicuramente.
 
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WRITER BABE (?)
OS scritta di getto e pensata ieri mentre ero in giro con papà in Vespa *--*
dei cinque coglions è la mia prima os seria quindi accetto qualsiasi recensione barra critica c: 
@itsharoldbuddie on twitter :D
 
#muchlove
 
Beats xx
  
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