CAPITOLO
VII
Senti il cozzare delle spade e corse
nella direzione dello scontro.
Xato, infatti, poco più in là, scagliava
colpi poderosi nei confronti del ragazzino, ma complice anche il poco spazio a
disposizione e gli alberi a fare da scudo, il piccolo combattente sembrava
cavarsela bene.
“Ora ti faccio a fettine, maledetto, fermati e accetta di
perire per mano della mia spada” gridava Xato.
“Non ci penso neanche, sono troppo
giovane per tirare le cuoia”.
Ma una radice sporgente tirò al ragazzino un
bruno scherzo: il suo piede andò ad incastrarsi sotto e lui ruzzolò a terra,
lasciandosi sfuggire di mano la spada, che volò lontano fra i rovi.
Xato,
approfittando del momento propizio, gli fu subito vicino, alzò la sua lama in
cielo, caricando il colpo. Il bambino, rimasto senza difesa, istintivamente
afferrò un tronco portandoselo al petto, pur sapendo che nulla avrebbe potuto
contro il duro ferro.
Chiuse gli occhi.
Sentì soltanto il sibilo
dell’arma del comandante che fendeva l’aria per poi andare ad infrangersi contro
qualcosa di altrettanto resistente.... e non certo quell’esile legno che aveva
in mano.
Una spada scintillante aveva bloccato il colpo di Xato, appena in
tempo. Sollevò le palpebre e vide davanti a sé la fanciulla che poco prima aveva
minacciato.
Anemone, cogliendo di sorpresa Xato, ancora sbigottito per
l’inaspettato intervento, con un colpo di spada riuscì a fare indietreggiare di
qualche passo il guerriero. Cosa che permise al ragazzino di rialzarsi e di
riappropriarsi della sua arma.
“Xato ma non vedi che è solo un bambino” fece
Anemone, cercando di far ragionare il comandante.
“Ehi, io non sono un
bambino” protestò il piccolo combattente.
“Non ti immischiare, queste non
sono cose che ti riguardano.. vattene” disse bieco l’uomo nei riguardi della
ragazza.
“Non me ne vado finché non lo lasci in pace e non mi prometti di
non fargli del male” rispose decisa.
Ma quelle parole non avevano sortito
alcun effetto sul comandante che già si rifaceva sotto minaccioso. “Scappa... va
via” fece al ragazzino senza voltarsi, per non perdere di vista Xato.
Ma si
sentì tirare per la mano: “Andiamo” gridò il piccolo.
Anemone istintivamente
cominciò a corrergli dietro: “Ehi, ma dove mi stai portando?”
“Beh tu hai
salvato me e ora io salvo te da quello scimmione, o vuoi restare a fargli
compagnia?”
Quelle parole risvegliarono
spiacevoli ricordi nella mente della ragazza: sola in un bosco, di notte, con
Xato. Non ci teneva proprio a fare quell’esperienza. Il ragazzino aveva
ragione... meglio darsela a gambe. Ma certo era che il comandante non aveva
intenzione di lasciarli andare via così facilmente. Era dietro di loro con la
spada sguainata a falciare i rami che gli rallentavano la corsa, gridando, quasi divertito: “Dove andate..
la foresta è piena di pericoli.... di mostri ributtanti... forza, lasciatevi
prendere. Cavaliere fermati faccio fuori solo il nanerottolo, per te ho ben
altri progetti”.
Anemone cominciò a correre più veloce tirandosi lei dietro
il piccolo compagno di fuga.
Ma improvvisamente sentì il suolo mancarle
sotto.
Cominciò a scivolare sul terreno che degradava per diversi metri,
fino a che non si ritrovò distesa a terra e senza sapere bene come, col
ragazzino che le aveva fatto involontariamente da cuscino.
Yaris cacciò fiori la testa dal
fango: “Sei… sei comoda….io non
tanto..” disse sputando terriccio “….non si direbbe, ma non sei così
leggerà”.
Anemone si scostò subito e aiutò il ragazzino a
rialzarsi.
“Ti sei fatto male... perdonami ...
non so come...” disse mortificata.
“Senti Xato non ci metterà molto a
raggiungerci, troverà una via più comoda per acciuffarci, quindi, bando alle
scuse, andiamo!” fece, riprendendo la corsa.
In effetti il comandante, resosi
conto del dirupo, si era arrestato giusto in tempo ed era alla ricerca di un
meno impervio passaggio.
Anemone e il ragazzino con passo svelto
ricominciarono invece a districarsi per il labirinto di rami e foglie.
“E
così vieni da un altro pianeta?” disse dopo un pò, spezzando il silenzio,
Yaris.
Anemone si fermò, era esausta e con le mani sulle ginocchia tirava
grandi boccate d’aria, per riprender fiato: “E tu... come lo sai?”
Anche il
ragazzino ansimava notevolmente: “L’ho sentito alla
locanda!”
Si rimise dritta, con la mano su un
fianco: “Ehi lo sai.. che non sta bene origliare i discorsi altrui!”
“Io non
origliavo era la tua amica che gridava”.
Beh in effetti come dargli torto,
la voca di Marina aveva un raggio d’azione non indifferente.
“Da quale
pianeta provieni?” le chiese.
Dopo un attimo di titubanza, replicò: “lo...
io vengo dalla Terra”.
A quella risposta il ragazzino si impensierì: “Dalla
Terra hai detto... mnih... ma non è il posto da cui provenivano i cavalieri
magici?”
Il ragazzo restò con le labbra semiaperte, di fronte a quella
possibilità che andava profilandosi nella sua mente.
“E ... a detta di tutti avevano le sembianze di
tre fanciulle... ma...”
Ora la bocca era completamente spalancata: “Non
dirmi... che sei... no... non è possibil..”
“Si, sono uno dei Cavalieri
magici!”
Il piccolo cacciò un mezzo urlò, che soffocò con le sue stesse
mani, a meno che non volesse offrirsi a Xato su di un piatto d’argento.
“Wou... sono al cospetto di un cavaliere leggendario!” disse sottovoce e
ancora incredulo per quella scoperta.
Anemone sorrise di fronte allo stupore
del ragazzino, ma era inquieta: “Credi che Xato ci stia ancora cercando...
dovremmo cercare di tornare in città”. Ma la sua domanda restò senza risposta.
“E che centri tu col principe Ferio?” le chiese a bruciapelo.
Anemone
arrossì visibilimente:”E tu... tu che ne sai?” balbettò.
“Te l’ho detto… vi ho sentite…” le
ribadì
“Ecco, non è proprio che sto cercando
Fer… ehm il principe Ferio… vedi lui..” farfugliò, con le gote che intanto
prendevano fuoco.
“Senti a me non interessa perché lo
cerchi e che vuoi da lui… so solo che io ho bisogno di trovarlo… quindi se vuoi”
il ragazzino arrossì un po’ a sua volta “potremmo cercarlo
assieme!”
Anemone, istintivamente, gli chiese:
“Tu perché devi trovare il principe?”
Il ragazzino incrociò le braccia:
“Beh io non chiedo a te e tu non fai domande a me, è questo l’accordo se
vuoi”
Anemone sorrise: le pareva così
buffo, piccolo nell’aspetto, ma con quel piglio a voler fare
l’adulto.
“Allora che ne
dici?”
Marina e Luce erano state svegliate
dal trambusto che avevano sentito provenire dal corridoio.
E avevano subito riconosciuto la voce
di Anemone, prima ancora di accorgersi che non era nel suo
letto.
In fretta si erano vestite per capire
cosa stesse accadendo, ma uscite nel corridoio non avevano visto nessuno: non
potevano sapere che le fonti del baccano si erano già precipitate fuori dalla
locanda.
Erano scese e avevano chiesto spiegazioni all’oste, ancora intento a
rassettare il locale.
“Beh io visto soltanto un ragazzino
che scappava, inseguito dal comandante e dalla vostra
amica…”
Non sapevano darsi una
spiegazione.
“Cosa credi sia accaduto” le fece
Marina.
“Non è ho la più pallida idea, mi sa
però che è meglio se ci diamo una mossa.”
E così dicendo si avviarono fuori
alla ricerca della loro amica.
In lontananza avevano sentito delle
voci e così erano uscite anche loro dalla città per inoltrarsi nella
foresta.
“Mamma mia, questo bosco è
spaventoso!” disse Marina scossa da un brivido.
Luce cercò di tranquillizzarla, anche
se non trovò il migliore dei modi: “Dai è solo che non essendoci stelle sembra
tutto buio e inquietante!”.
Ma dei rumori provenienti da un
cespuglio lì vicino le fece sobbalzare entrambe.
“Calma fanciulle” quella voce
sardonica era ben conosciuta.
Le ragazze dopo un attimo di
smarrimento riconobbero infatti il comandante.
“Xato.. dov’è Anemone?” disse
preoccupata Luce.
Spiegò così di quella visita notturna
del marmocchio nella sua camera, del fatto che lui stesse minacciando Anemone
con la spada, dell’inseguimento nella foresta.
Poi aggiunse: “Ho paura che la vostra
amica abbia creduto che veramente volessi fare fuori il moccioso. Avevo solo
intenzione di dargli una bella lezione, per scoraggiarlo a riprovarci un’altra
volta, non vorrei che fosse lui a farle del male…”
“Dobbiamo trovarla, Marina corri” e
senza pensarci due volte Luce cominciò a tirarsi dietro l’amica, senza neanche
badare se Xato stesse ancora parlando.
Anemone sentì il suo cuore accelerare
di fronte all’invito del ragazzino ad unirsi a lui.
“Io comunque mi chiamo Yaris… e non
c’è bisogno che tu ti presenti…”
“Hai sentito alla locanda il mio
nome…” aggiunse la ragazza
“Giusto” le confermò
Yaris.
Anemone restò qualche secondo in
silenzio: “Io in realtà sono diretta con le mie amiche e con il comandante Xato
a Fenora. Dovremmo riorganizzare la difesa della città in caso di attacchi
nemici!”
“Quindi Xato fa parte degli amici?”
chiese con un sorrisino sulle labbra.
“Beh può sembrare strano… ma si
dovrebbe essere così” disse incerta.
“Beh auguri allora!” le rispose,
volgendole le spalle e facendo per andarsene.
“Aspetta Yaris”
Il ragazzinò si
voltò.
“Ma è vero quello che si dice… sul
principe Ferio?” disse, portandosi le mani al cuore.
“Perché tu che hai
sentito?”
Anemone deglutì: “Ecco… che è
diventato un guerriero spietato, in cerca solo di potere?”
Il ragazzino incrociò le mani al
petto: “Beh io non ne so molto di quello che sta succedendo su Sephiro, posso
dirti solo che il mio villaggio è stato distrutto e che devo trovare il
principe!” disse con voce sicura.
In quel momento sentirono un crepitio
provenire da una siepe alle loro spalle e il loro istinto gli suggerì di
sguainare le spade.
Ma la sorpresa fu grande per i due
quando si videro comparire davanti due fanciulle… non due fanciulle qualsiasi…
ma due cavalieri magici.
“Oh amiche mie!” fece Anemone
abbracciandole.
“Anemone ci hai fatto prendere un
colpo, ma dove eri finita” disse preoccupata Luce.
Ma Marina alla vista di Yaris si
staccò da loro e avvicinatasi a lui, gli gridò: “Allora sei tu il mascalzone che
vuole fare del male alla nostra amica!”
“Ehi bada a come parli!” fu la
risposta offesa del ragazzino “io non ho intenzione di farle…”
Ma era stato
già raggiunto da uno scappellotto della ragazza: “I bambini come te dovrebbero
stare nel letto a dormire e a sognare la mamma!”
Il ragazzo digrignò i denti e stinse
i pugni, ma Anemone intervenne prontamente: “Marina no… non mi ha fatto del
male… ti assicuro!”
Yaris guardò il cavaliere dell’acqua
con sguardo beffardo, chiaramente soddisfatto dell’intervento della
ragazza.
“ Xato invece ci ha detto che lui ti
aveva minacciato” aggiunse Luce, spiegando loro la versione dei fatti che era
stata data dal comandante.
“Farabutto…ha avuto anche il coraggio
di dire che non voleva torcermi il collo…” esclamò Yaris “… io comunque me ne
vado non ho intenzione di appurare che vi ha detto una bugia! Addio!”.
E stava quasi per sparire nella
foresta quando una voce lo raggiunse: “No aspetta ti
prego!”.
Anemone aveva pronunciato quelle
parole senza neanche pensarci, direttamente… con il cuore.
Era lui ormai ad aver preso il
controllo della situazione. Probabilmente era come diceva quella voce nel sogno…
non si può sfuggire a ciò che si desidera sinceramente.
“Ragazze devo dirvi una cosa!” fece
con voce tenue.
Luce capì subito che non era semplice
per Anemone proferire le parole che aveva a fior di labbra, così si avvicinò e
le mise una mano sulle spalle; con delicatezza le disse: “Avanti, sai che fra
noi, possiamo dirci tutto”
Lo sguardo caldo delle amiche la
incoraggiò: “Ragazze io sento che devo fare una scelta… è il mio cuore che me lo
sta imponendo… e so che se non lo faccio me ne pentirò!” disse con una lacrima
che le scendeva dal viso.
Anche Marina le si fece più vicina
per farle sentire il suo sostegno.
Prese fiato e disse: “…Io devo sapere
la verità… devo trovare Ferio… e non importa se poi saprò che tutto quello che
ci hanno detto Clef è Xato è vero… non importa se per lui non conto più niente…
ma restare qui… a domandarmelo ogni secondo mi sta facendo impazzire. Preferisco
rassegnarmi alla realtà che illudermi con l’incertezza!”
disse.
Marina e Luce restarono in silenzio
sapendo che questa era solo la premessa di quello che stava per comunicare
loro.
“Io devo andare con Yaris, sento che
è la mia strada”.
Cominciò a piangere più forte: “Ma
non posso né chiedervi di venire con me perché so che voi dovete svolgere il
compito a cui io egoisticamente mi sto sottraendo… né voglio lasciarvi sole…
perché se dovesse succedervi qualcosa io ne morirei… ma è più forte di me… sento
che questo bambino non per caso è incappato nel mio
cammino...”
Marina commossa
l’abbracciò.
Luce invece, con gli occhi lucidi, le
sorrise e le disse: “Devi andare amica mia… se è quello che senti… devi
andare…”
Anemone la guardò con profondo
affetto. Anche per Luce era un dolore dividersi, ma, come le sue amiche, sapeva
bene che non si poteva sfuggire alle regole di Sephiro. Su quel pianeta erano il
cuore e il desiderio a comandare.
“E non stare in pensiero per noi,
prenditi cura di te” aggiunse.
Marina si staccò: “La mia opinione
non conta a niente vero… non serve che io mi opponga?”
“Già… a quanto pare vale meno di zero” aggiunse
Yaris.
Marina gli fu vicino come una furia e
gli diede un altro scappellotto: “Ehi tu fai poco lo spiritoso e sappi che se
succede qualcosa ad Anemone ti riterrò responsabile e ti verrò a
cercare!”
“Ahia” urlò il ragazzino “sei proprio
una strega!”
“Strega a me… se ti prendo!”
E mentre Marina rincorreva su e giù per il bosco Yaris, Anemone faceva
le ultime raccomandazioni a Luce: “Non dovete fidarvi di nessuno, solo di voi
stesse. Soprattutto guardatevi da Xato, io prima…”
Ma Luce la interruppe:
“Non ti preoccupare terrò gli occhi aperti, ma tu non stare in pena. Xato è pur
sempre un uomo di Guruclef, e anche se è strano o nasconde qualcosa non ci
farebbe mai del male. Li conosci poi i poteri di Clef no… sicuramente avrebbe
letto le sue intenzioni malvagie se ce ne fossero state!”
In effetti il discorso di Luce non
faceva una piega.
“Piuttosto Anemone stai tu in
guardia. Io conosco i tuoi sentimenti per Ferio, per questo… non lasciare che ti
offuschino la mente… mi raccomando”
Ma la ragazza già sapeva che se mai
fosse riuscita a trovarlo, la sua vita potrebbe anche essere stata in pericolo.
E questo pensiero la addolorava profondamente.
“Vogliamo andare o aspettiamo che
anche il comandante ci venga ad augurare buon viaggio!” disse il ragazzino con
Marina che intanto cercava di strozzarlo.
“Non ti preoccupare… lo depisteremo
noi!” e rivolgendosi ad Anemone “ Ciao amica mia… ci rivediamo
presto!”
“Stanne certa” le rispose, prima che
da dietro Marina la circondasse con le braccia.
“Vedi di stare attenta, non farci
stare in pensiero!” disse con la voce che tremava un po’
“Vi voglio bene… saremo lontane solo
col corpo!” aggiunse Anemone guardando Luce e carezzando la mano di
Marina.
“La finiamo con queste smancerie e
andiamo o no?” le interruppe Yaris.
Così Anemone si inoltrò nel bosco,
col suo nuovo compagno di viaggio, allo stesso tempo triste e in colpa per essersi separata dalle
amiche, agitata per la nuova avventura che stava per avere inizio, e spaventata perché il giorno della verità era più
vicino.
“Ma tu hai idea di come fare a
trovarlo… io non so neanche orientarmi per questi boschi?” chiese la
ragazza.
Yaris sghignazzò: “Credi che mi fossi
avventurato nella stanza di Xato, così per caso?” fece ed estrasse una
boccettina dalla tasca. Era la cartina magica che aveva visto al castello di
Clef.
- CONTINUA
-
Cara Kirby, spero che non ti dispiaccia
troppo che le abbia fatte separare… ma non ti preoccupare… butterò sempre
l’occhio su quello che combinano Luce e Marina. Un
bacio!