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Autore: The Princess of Stars    09/04/2012    1 recensioni
Se vostro figlio non riesce ad ammettere che sta con la donna sbagliata, è ora di assumere Annabeth Chase... la Truffacuori.
"Non è facile" brontolai.
"No, non è facile" mi fece eco Luke.
"Non è facile, sarà difficilissimo"
"Difficilissimo..."
"Un rompi-palle! Ma vero!"
"Un rompicoglioni"
"Ma di che ti lamenti, tu! Erano mesi che trovavi il tuo lavoro troppo facile, dai!" disse Talia seccata.
"Stasera facciamo il numero dell'aria condizionata. Vediamo se il grande atleta, Percy Jackson, continua a sfottermi" dissi con decisione. Vuole la guerra? E allora l'avrà!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Annabeth’s POV:
 
Poco dopo tornammo in albergo. Mentre aspettavo che Percy mi chiamasse per accompagnarlo da qualche parte, decisi di provare il tango con Luke, ma visto che lui aveva da fare, lo provai con Talia. Io ormai posso dire di essere diventata abbastanza brava, ma Talia era Pinocchio, era sciolta come un manico di scopa. Mentre provavamo per l’ennesima volta, decisi di fare a Talia una domanda che mi ronzava da parecchio nella testa. Non so neanche perchè, ma ebbi il bisogno di fargliela.
 
“Talia, dimmi...la prima volta che hai visto Luke, tu...”
 
“Mi sono innamorata subito” rispose senza farmi finire. La guardai sorpresa.
 
“Davvero?”
 
“Oh, sì. E’ stato un botto, una rivelazione! Da quando mi parlò la prima volta, ho capito che era quello giusto. Quando mi parlò la prima volta, gli feci una specie di sorriso congelante” E fece un sorriso allucinante.
 
“Mica questo?”
 
“Sì”
 
“HAHAHA! Non è un sorriso è una faccia da caciotta! Mi ricordo che vi eravate entrambi ragguagliati per il vostro primo appuntamento”
 
“Ah, sì, io ero così sballata che la notte neanche ho dormito”
“Comunque ha funzionato quel tuo sorriso strambo. Non ha fatto altro che parlarmi di te e dei tuoi sorrisi”
 
“E meno male. Magari non ti veniva in mente l’idea del lavoro. Non sai come ti ringrazio per averci fatto conoscere” in quel momento, ci bloccammo perchè entrambe tentavamo di girare su noi stesse. “Tocca a me o a te?”
 
“A me” e Talia mi fece girare, poi vidi che c’era la presa che stavo facendo con Luke prima che Talia ci dicesse che Percy era scappato. Non feci in tempo ad accorgermente, che Talia nel tentativo di farmi abbassare seguendo la coraografia, per sbaglio mi diede un pugno sul naso con la mia mano. “AHIA!”
 
“Scusa! Scusa!”
 
“Va rivisto qualcosa” dissi infine massaggiandomi il naso. Perchè le botte le prendo sempre sul naso?! Prima il cazzoto di  Luke, poi la portata di Rachel, ora la manata di Talia! Non voglio che il prossimo sia un destro di Clarisse! Anzi...non voglio proprio che ci sia un ‘prossimo’! Comunque, poco dopo le prove di tango con Talia, andai con Percy e Rachel nella sala da pranzo dell’albergo. Io stavo davanti alla porta, vicino al tavolo, per ‘sorvegliare’ Percy. Al tavolo c’erano un uomo dai capelli brizzolati e occhi marroni, e una donna dai capelli rossi ricci e occhi verdi, dovevano essere i coniugi Dare, i genitori di Rachel. Quando arrivarono Percy e Rachel, i due abbracciarono la figlia in modo molto caloroso, mentre con Percy, la Signora Dare si limitò ad una stretta di mano, ma il Signor Dare gli diede un piccolo abbraccio. Rachel e Percy si sedettero, e cominciarono a parlare, ma da dove stavo io non si sentiva niente, per fortuna, c’era Talia che attaccò un piccolo microfono, collegato alla mia auricolare sotto al tavolo. Appena lo attaccò mi partì un grosso fischio nell’orecchio, ma poi passò e riuscì a sentire tutto quello che si dicevano.
 
“Perseus, hai scelto tu questo posto?” chiese la madre di Rachel.
 
“Sì” la Signora Dare sforzò un fintissimo sorriso “Perchè?”
 
“Ecco...non lo trovi un po’ pacchiano? Insomma, tutte queste persone che vanno in giro in costume da bagno!”Siamo davanti ad una spiaggia...devono andare con gli scarponi da montagna?! Non lo so, io! Rachel aveva sicuramente una faccia scoraggiata e imbarazzata. Ci fu un momento di silenzio e vidi che un cameriere carino mi stava guardando. Io gli feci un sorriso e lui se ne tornò a servire i tavoli sorridendomi. “Ho dato uno sguardo all’arredamento dell’edificio della cerimonia, credo che davvero protremmo portare dei miglioramenti” cominciò la Signora Dare “E poi quella ragazza lì, sulla porta! Ci staosservando da quando siete arrivati-”
 
“Mamma, ti prego! Non cominciare” disse Rachel “Percy ha ridato solo degli ultimi ritocchi finali all’organizzazione del matrimonio, e quella è Annabeth, la sua guardia del corpo”
 
“Ah, bene...” disse la Signora Dare con un fintissimo sorriso “L’hai assunta tu, Perseus”
 
“No, signora. L’ha ssunta mia madre perchè sono state fatte delle minacce ad alcuni atleti per il prossimo campionato, e altri sono anche stati aggrediti” rispose Percy.
 
“Quanto tempo è stata con te?”
 
“Circa 5 giorni, perchè?”
 
“Bhè... è molto carina...la nostra cara Rachel non c’era....”
 
“Mamma! Finiscila, per favore. Percy ha la mia completa fiducia” disse Rachel.
 
“Hai ragione, Rachel” disse il Signor Dare “Scusaci, Perseus”
 
“Non fa niente” disse Percy facendo un sorriso alla Signora Dare che rispose con un sorriso forzatissimo.
 
“Abbiamo prenotato un tavolo al ristorante ‘Campi Elisi’. Vi unite a noi?”
 
“Grazie, Signor Dare, ma no. Vostra figlia voleva che la serata fosse solo per noi” disse Percy. Quando disse quella frase, ebbi una strana sensazione dentro di me. Non mi ero mai sentita così.  Il resto della giornata accompagnai Rachel e Percy ovunque mi chiedessero di andare (più che altro dove Rachel mi chiese di andare). Quando li riaccompagnai in albergo, la sera tardi, non volli più saperne niente. Così, mentre Luke era intento a guardare il PC, gli spensi lo schermo e con lui e Talia andai a mangiare qualcosa. Non capivo che mi succedeva. Non mi era mai successo di sentirmi così...triste (più che altro depressa) per un ragazzo. Mentre Talia e Luke parlavano e facevano un po’ gli scemi tra di loro, io ero rimasta silenziosa come una tomba. Non dissi niente per tutta la serata. Quando rientrammo in stanza, Luke riaccese il PC, e apparve sullo schermo la stanza di Percy con Percy e Rachel che dormivano. Io mi misi a stirare qualche camicia, non sapendo che fare, Luke si mise a sorvegliare la stanza dal PC, e Talia si mise a pettinarsi dandoci grandi parole di conforto per esito di questa missione.
 
“E’ finita” diceva “Finita. Il matrimonio è domani. Fiinita”
 
“Potremmo rapirlo, non l’abbiamo fatto mai” suggerì Luke. Ci fu un momento di silenzio.
 
“Annabeth” mi chiamò Luke “Guarda qua”. Io appoggiai il ferro da stiro e andai a vedere. Vidi Percy uscire dalla stanza verso il balcone dopo essersi messo degli shorts e una maglietta.
 
“Cavolo!” dissi e corsi verso la mia stanza. Subito mi tolsi la cravatta e sbottonai la camicia di un paio di bottoni, sistemandomi come se mi fossi infilata qualcosa al volo per andare sul balcone, e uscii sul balcone appoggiandomi alla ringhiera.. Percy uscì poco dopo, senza accorgersi della mia presenza. Guardava fuori dal balcone con aria pensierosa.
 
“Buonasera” dissi facendogli un piccolo sorriso. Appena mi vide, mi fece un sorriso.
 
“Insonnia” spiegò lui.
 
“Idem”
 
“Scusa per come ti ho risposto prima”
 
“Ah, non preoccuparti. E’ il matrimonio! Avrai sicuramente i nervi un po’ tesi”
 
“Già...” Percy guardò il mare, e poi mi guardò.
 
“Vuoi che facciamo due passi, Testa d’Alghe?” chiesi. Lui mi sorrise.
 
“Ti aspetto giù, Sapientona” e rientrò. Io rientrai subito dopo. Mi cambiai mettendomi un paio di jeans blu, una camicietta bianca senza maniche un po’ attillata, e un maglione blu scuro.
 
“Sei sicura di quello che fai?” chiese Talia.
 
“Sì”
 
“Non vuoi che veniamo con te?”
 
“No”
 
“Non prendi l’auricolare”
 
“No” risposi “Stasera improvviso. Da sola” E uscii. Andai per il corridoi, fino all’ascensore arrivando così all’ingresso. Percy era lì che mi aspettava. Aveva una camicia nera un po’ attillata ,che metteva ben in risalto i suoi muscoli, con le maniche riavvolte fino ai gomiti, e dei jeans neri. Gli occhi gli brillavano come sempre. Appena mi vide, mi sorrise e ci avviammo fuori.
 
“Che si fa?” chiese Percy. In quel momento arrivò un auto sportiva blu. Io gli feci cenno di aspettare e aprì la portiera.
 
“Salve, benvenuti all’ Hotel Mezzosangue!” sissi sorridendo al giovane che uscì dalla macchiana, lui subito mi guardò stranamente.
 
“Ya znayu chto vy?” (Ci conosciamo?) chiese il tizio.
 
“Net, ya ne dumayu, seer” (No, non credo, signore) gli risposi.
 
“My znaem chto v nastoyashchyee vremya. Mignà zavùt Serghei” (Ci conosciamo ora. Io mi chiamo Serghei) Mandai a Percy un’occhiata di aiuto, e mi rigirai verso il tizio.
 
“Mignà zavùt Allison” (Io mi chiamo Allison)   
 
“My mogli videtʹ drug druga vo vremya prebyvaniya zdes” (Potremmo vederci finchè soggiorno qui) In quel momento, Percy venne da me e mi mise un braccio intorno alle spalle.
 
“Smamma, ciccio. Ha un ragazzo che sarei io” disse Percy guardandolo male. Serghei fece una faccia confusa.
 
“Eto moi mal’chik”(E’ il mio ragazzo) Serghei sembrò molto imbarazzato e se ne andò scusandosi. Guardai Percy ringraziandolo.
 
“E’ possibile che nessun ragazzo apparte me riesca a non provarci con te?” disse Pery andando al posto di guida.
 
“E’ il mio incredibile fascino, Percy. Solo perchè faccio la guardia del corpo, non significa che non lo abbia” Percy rise e cominciò a guidare. “Dove andiamo?”

“Non lo so. Ma ci andiamo” Lui mi sorrise e io feci lo stesso. Dopo un po’ mi venne un’idea e  comincia a dare direzioni a Percy. Quando arrivammo, gli dissi di chiudere gli occhi e di lasciarsi guidare. Lui sembrò un po’ sospettoso e esitante, ma poi fece come gli dissi. Io gli presi una mano e andai fino a un muretto. Con un po’ di fatica riuscì a farlo arrampicare, poi, sempre guidandolo per una mano. Non appena arrivammo alla piscina, gli dissi di aprire gli occhi. Lui si guardò intorno. Poi mi guardò alzando un sopracciglio.
 
“Che c’è?” chiesi
 
“E’ una piscina” disse lui.
 
“Sicuro? Prova a toccare l’acqua e fischiare” dissi. Percy si abbassò e fece come gli dissi. Non appena smise di fischiare, saltarono dei delfini fuori dall’acqua. Percy rimase a bocca aperta.
 
“Come conosci questo posto?”
 
“Un’amico di nonno Zeus”
 
“Ti piacciono i delfini?”
 
“Abbastanza. A te?”
 
“Molto”
 
“Un bagno?”
 
“Nah...” Percy mi guardò, sorrise e poi mi prese per mano e saltammo in acqua. Appena tornammo in superficie, però partì l’allarme. In fretta uscimmo dall’acqua e scavlcammo il muretto, tornando all’auto ridendo come matti. Io mi stavo divertendo davvero. Io intanto mi tolsi il maglione bagnato fradicio, buttandolo nel retro della macchina, e poi ci allontanammo subito. A un tratto, sentì un po’ di fame, e subito dopo sentii lo stomaco di Percy brontolare.
 
“Mangiamo?” suggerii
 
“Conosci qualche posto?” chiese Percy. Io gli sorrisi e ricominciai a dargli direzioni. Nel frattempo ci asciugavamo col vento che colpiva la decappottabile che avevamo preso in prestito. Poco dopo arrivammo al ristorante della mi amica Pilar.
 
“Hola, Pilar!” dissi
 
“Ah, no, no, no! Està cerrado, no es posible. Il cuoco se ne è andato. No se puede” Feci a Percy segno di aspettare.
 
“No aspetta, cucino io. Un piatto di pasta”
 
“No, no”
 
“Ma è tutto chiuso, Pilar”
 
“No, anda! Anda! Tu estàs loca”
 
Noi avremmo fame” dissi, e Pilar si accorse di Percy, che le sfoderò uno splendido sorriso.
 
“No entiendo como una como tu ha encontrado una divina criatura como el y como tu puedes interésalo!” Pilar mi guardò e si avvicinò un po’. “Ya habeis…?” Io non seppi che rispondere, ma arrivò Percy mettendomi nuevamente un braccio intorno alle spalle.
 
“Todavia no” disse. Non sapevo parlasse spagnolo! “La señorita aquí es muy difícil. Ambos necesitamos una copa de vino”
 
“Claro, que sì” disse Pilar e ci lasciò la cucina. Nonostante Percy stesse protestando per lasciarlo cucinare, io resistetti, ma alla fine decidemmo di cucinare insieme. Non facemmo molto casino, però ci divertivamo. Percy per poco non mandava a fuoco la cucina di Pilar, ma per fortuna sono riuscita a intervenire prima che la situazione degenerasse e finimmo col ridere come scemi. Quando terminammo di cucinare, andammo ad un tavolino che Percy aveva  sistemato per noi, ci sedemmo uno davanti all’altro e cominciammo a mangiare.
 
“E’ venuta bene!” disse Percy.
 
“Già! Secondo te Pilar si accorgerà della vampata nera che abbiamo lasciato?”
 
“Nah...”
 
“Tu devi ancora spiegarmi come hai fatto a mandare la fiamma sopra la pentola della pasta. Per poco non mandavi a fuoco la cucina”
 
“Non l’ho fatto apposta!”
 
“Comunque l’hai quasi mandata a fuoco!”
 
“Almeno io non ho posato il tovagliolo vicino alla fiamma”
 
“Non ci ho pensato! Ti sono venuta subito  dietro a sistemare il guaio che hai fatto!”
 
“Annabeth Chase, la Sapientona rompiballe, non ha pensato? E’ un miracolo!”
 
“Sta zitto! Testa d’Alghe irritante che non sei altro!” Percy rise, e poco dopo mi unì a lui. Poi presi la bottiglia di vino già aperta che ci aveva dato Pilar, e la finì dando a Percy l’ultimo goccio. “L’ultimo goccio, si sposa entro l’anno” spiegai. Lui prese il bicchiere, ma il suo sorriso sparì.
 
“Annabeth, il matrimonio è domani. Augurami qualcos’altro” disse. Io presi il mio calice e lo guardai negli occhi. Azzurro cielo e verde marino.
 
“Una bella storia d’amore” lui mi fece un piccolo sorriso e brindammo, poi ricominciammo a parlare.
 
“Hai mai fatto qualcosa di stupido, per amore?” chiese Percy. Io gli sorrsi e mi venne in mente cos’era successo in prima media.
 
“In prima media, mi sono presa una cotta per un ragazzo della mia classe, Owen, il figlio del prof. di matematica. Eravamo ottimi amici e stavamo sempre incollati. Per farmi notare da lui, mi sono iscritta al teatro-laboratorio della scuola. A fine anno abbiamo recitato la versione corta di ‘Lancillotto e Ginevra’. Io ero Ginevra”
 
“Lui faceva Lancillotto”
 
“Sì...durante le prove, lui mi stava sempre vicino, mi abbracciava, spesso mi baciava sulla guancia, e io pensavo di piacergli. Così credendo che lui fosse troppo timido per dichiararsi, gli scrissi un bigliettino dicendogli che mi piaceva e glielo misi nell’armadietto, prima dello spettacolo, in modo che lui lo leggesse” Percy sorrise.
 
“Wow, sei stata molto intraprendente. Quindi?”
 
“Niente... non mi ricambiava. Anzi, lo fece leggere a tutti. Mi sono svergognata davanti a tutta la scuola. Ho smesso col teatro e al ritorno a scuola ho chiesto a mia madre di cambiarmi scuola”
 
“Bhè... quell’Owen è stato un vero cretino. Io non mi sarei lasciato scappare una intraprendente come sei stata tu e se non ricambiavo non l’avrei denigrata” Io gli sorrisi. Poi gli suonò il telefono. Percy si scusò e si alzò per rispondere. Io intanto mi alzai e feci spazio, poi andai al lettore CD che aveva Pilar e intanto che selezionai il tango su cui mi ero esercitata, udii la telefonata di Percy. Capì che era Rachel al telefono.
 
“No, Rachel, stai tranquilla! Sono con Nico....Ha organizzato una festa di ‘addio al celibato’ a sorpresa e non ti ho voluta svegliare...okay...ciao” e attaccò. In quel momento feci partire la musica. Percy si voltò e mi guardò con una strana espressione. Io lo presi per mano e lo guidai al centro della pista da ballo del ristorante. Percy poi capì. Mi mise una mano sul fianco e con l’altra mi strinse la mano, e cominciammo a ballare il tango. (Sono troppo pigra per descrivere la coreografia, ecco il sito: http://www.youtube.com/watch?v=rlcG5OXEKHY) Io mi stavo divertendo da morire. Anche Percy. Non l’avevo mai visto sorridere tanto. Per di più ballava benissimo. Aveva un gran senso del ritmo e ci muovevamo bene insieme. Quando arrivammo però all’ultimo passo, io cominicai a girare su me stessa ma poi mi fermai.
 
“Qui, Mary cade. Non so come finisce il tango” dissi sorridendo. Non mi ero accorta che Percy si era avvicinato, che mi prese la mano e dopo avermi fatto girare improvvisamente su me stessa, mi fece fare un casquèt. Qando mi accorsi di quello che era appena successo, Percy mi stava tenendo con un braccio, mentre io mi reggevo con un braccio al suo collo. Avevamo la faccia pericolosamente vicina. Riuscivo a sentire il suo fiato sulla bocca. Ci stavamo guardando negli occhi, non staccando lo sguardo  dall’altro. Mi ci volle tutta la forza d’animo possibile che avevo per non baciarlo.
 
“Ecco come finisce un tango” disse Percy sorridendo. Io risi e lui rise con me appoggiando la sua fronte alla mia. Io portai gli l’altro braccio intorno al collo mentre lui mi tirava su abbracciandolo. Percy ricambiò l’abbraccio.

 
-Narratore-
 
“Non immaginavo che ballassi così bene” disse Percy guidando l’auto, tornando all’ albergo.
 
“Io non c’entro è il mio film preferito” rispose Annabeth sorridendo.
 
“Non riesco a credere che ti possa ancora piacere quel film”
 
“Sì, non lo so. La storia della ragazza povera e maltrattata che viene notata dal ragazzo ricco e famoso...non lo so, è vecchio stile, ma mi piace”
 
“Scusa, ma tu non hai capito niente del film!”
 
“Perchè?”
 
“Ma non è quello! E’ il fatto che la danza e la musica riescono a portare insieme due persone che vengono da mondi totalmente diversi e farli innamorare. E’ la magia della musica!”
 
“Sì è vero...sicuro...visto da quest’angolo” In quel momento si udì un tuono. L’atlrta subito mise il tettuccio alla decappotabile e ritornarono in albergo, a ritmo di Taylor Swift che si sentiva dalla radio.  Nel frattempo, nell’albergo, Luke e Talia si stavano divertendo al bar. Talia travestita da barista e Luke che stava lì a chiacchierare e fare lo scemo mentre Talia faceva un cocktail. Poi lei improvvisò un accento del Tennesse e cominciarono a scherzare.
“State in vacanza qua?” chiese Talia al marito.
 
“Sono qui per affari” rispose Luke con il medesimo accento “Lavoro nella finanza, in effetti io... gestisco una banca alimentare che, fornisce il cibo a più di 2 milioni di bambini. All around the world”
 
“Ah, che bella cosa” disse Talia versando il cocktail nei bicchieri.
 
“Ah, sì, bellissima cosa. Eppure ne traggo pochissima gloria. Il mio vero orgoglio è mia moglie...l’amore della mia vita” disse Luke guardandola, proprio con lo sguardo innamorato.
 
“Bene, allora. Alla salute di tua moglie” disse Talia e brindarono prima di quasi risputare il cocktail per quanto fosse forte.
 
“Ti sfonda questo cocktail!” disse Luke contorcendo la faccia, ma sorridendo.
 
“E’ curioso, perchè...anch’io mi sono sposata con una persona eccezionale” Luke alzò un sopracciglio indicandole di continuare “Fa il cowboy, in Tennessee” Luke le lanciò un’occhiata ammiccante.
 
“Scusa tanto...” disse con tono scherzoso “E hai già pensato a tradire tuo marito?”
 
“A questo...sì...con te” Il sorriso di Luke sparì subito.
 
“Vuoi dire che saresti pronta a tradirmi?”
 
“No! Scusami, se ti tradisco con te, io e te siamo sposati, allora non ti tradisco”
 
“Non cambia niente. E’ tostissimo quello che mi hai detto” Talia appoggiò il cocktail poi con la scusa che Luke aveva qualcosa in faccia, lo fece avvicinare e lo baciò per fargli capire che stava scherzando e che non l’avrebbe mai tradito. Nel frattempo, Percy e Annabeth arrivarono davanti all’albergo. Rimasero un’attimo silenziosi. Poi Percy ruppe il silenzio.
 
“Fantastico, come ‘addio al celibato’. Grazie, Annabeth” i fu un momento di silenzio “Io sto bene con te, Sapientona”
 
 
“Tu non cerchi di farti notare da me. Sei te stessa. Senza menzogne, senza artifici” quelle parole riempirono il cuore della ragazza di sensi di colpa. Voleva che alcune cose fossero davvero così. “E comunque non so gran chè di te” conluse Percy.
 
“Non è vero” disse Annabeth “Io ti ho raccontato la più grande umiliazione della mia vita. Ma tu non mi dici niente” Percy sorrise e cominciò a raccontare.
 
“Il giorno in cui mi hanno preso nella scuola di Buisness, sono uscito a festeggiare con Nico. Eravamo andati a uno spettacolo delle Black Panthers” Annabeth stava per chiedergli chi fossero ma lui la precedette con un sorriso “No, non preoccuparti. Non le conosce nessuno. Sono un gruppo metal indipendente. Eravamo in prima fila e avevamo bevuto molto e poi la cantante ci ha fatti salire sul palco per cantare. La sera stessa ero andato con lei, Nico con una corista e il giorno dopo  partivamo in tournè con loro... ero innamoratissimo di lei. Abbiamo fatto il giro del mondo. Facevamo i chitarristi o ci univamo alle coriste. E’ durata quasi un’anno. E poi... mio padre è morto...io non c’ero al suo funerale. Mia madre non mi ha mai perdonato, e io nemmeno” Quando il ragazzo si voltò, vide che Annabeth aveva uno strano sorriso, molto simile a quello che aveva fatto Talia. “Che c’è?”
 
“Niente. Perchè?”
 
“Non so, tu.....” Percy fece una pausa trattenendo una risata alla faccia di Annabeth “Non prendertela male, ma tu hai un po’ la faccia da...” Il sorriso di Annabeth sparì.
 
“...caciotta” Percy rise.
 
“Sì. Esatto”
 
“Anch’io sto bene con te, Testa d’Alghe” rispose Annabeth, guardandolo negli occhi e sorridendo. Poco dopo la piaggia finiì di cadere. Non si erano accorti che poco più avanti Frederick e Sally li stavano osservando. I due ragazzi uscirono dall’auto. Camminando verso l’entrata dell’albergo, Percy prese la mano ad Annabeth e si avviarono verso l’entrata.
 
“Gliel’ho detto. E’ una professionista” disse Frederick. Sally annuì soddisfatta. Poco più avanti, prima che Annabeth potesse entrare nell’albergo, Percy la fermò mettendole delicantamente una mano sul fianco. Annabeth lo guardò dritto negli occhi. Percy la guardò intensamente, e gli occhi verdi gli scintillavano come stelle. Delicatamente, le mise una mano sulla guancia e si abbassò lentamente, chiudendo gli occhi. Annabeth chiuse gli occhi, avvicinandosi a lui. Erano molto vicini, la ragazza riusciva a sentire il fiato caldo del ragazzo sulle labbra, ma poi gli poggiò una mano sul petto, fermandolo. Lentamente riaprirono gli occhi guardandosi.
 
“Grazie” disse Percy ed entrò. Annabeth rimase lì, sentendo già la mancanza del calore della sua mano sulla sua guancia.
 
“Ma che cosa fa?!” chiese Sally.
 
“La cogliona” disse Frederick. Mentre Percy tornava in stanza, Annabeth rimase davanti all’entrata, pensierosa. Poco dopo la raggiunsero Sally e Frederick.
 
“Aveva ragione” disse la donna “Quando la cosa si fa difficile... lei si sgonfia”
 
“Non c’entra niente. Fa parte del piano, non c’è problema”
“E invece ce ne è uno, Annabeth” disse suo padre.
 
“Non sappiamo più se tu hai le idee chiare” disse Sally.
 
“Non è il momento di abbandonare, figliola”
 
“Hai già fatto tanto” disse Sally dandole un piccola pacca sul braccio “Forza” Non appena se ne andarono, la ragazza andò davanti al mare per riflettere. Nel frattempo, Percy era tornato verso la camera. Camminando, rifletteva. Non capiva più niente. Camminando trovò Nico addormentato davanti alla porta della sua stanza, con la schedina nella porta. Probablimente il ragazzo era talmente ubriaco che tentando di entrare, si era addonrmentato. Il giovane prese il cugino per un braccio e lo portò nella stanza, poi lo svegliò. Nico non capiva più niente. Così, Percy prese un’aspirina e gliela diede.
 
“Se Rachel te lo chiede sono stato con te tutta la notte, okay?” disse Percy. Nico sorrise da un’orecchio all’altro.
 
“Il porcellone! Ma con chi eri?” chiese. Percy sorrise.
 
“Con Annabeth”
 
“Avete fatto cose?”
 
“Ma no!” Percy rise, ma poi sparì il sorriso pensando al fatto che l’aveva quasi baciata.
 
“Oh, non fare cretinate!”
 
“Che vuoi dire?”
 
“La tua donna, è una principessa, e puzza di soldi! Allora, prima te la sposi...e POI vai con chiunque respiri! Se fossi in te io farei così!” disse Nico. Percy rise a quanto fosse scemo il cugino. Nel frattempo, tre stanze affianco, un bisonte era entrato e guardava minacciosa Talia, dall’alto verso il basso...Clarisse. L’armadio con i piedi camminava minacciosamente, verso Talia, che indietreggiava spaventata, non sapendo chi fosse, ma quando chiese di Annabeth capì subito perchè se la stesse prendendo con lei. La sua migliore amica era nei guai.
 
“C-c’è un errore!” diceva Talia indietreggiando spaventata “H-hay u-un problemo? Un pr-problemo? Parle vouz françes?” Clarisse non rispose, ma la prese per il collo con una mano stringendo la presa soffocando la povera Talia, ma subito, venne colpita da una scarica elettrica provocata da Luke che aveva in mano una pistola elettrica, cadendo ai piedi di Talia.
 
“Come’è non parli più, cogliona?” disse Luke sfottendola. Poi i due coniugi misero Clarisse nella vasca, vuota, dandole ogni tanto qualche scossa per tenerla svenuta.
 

Annabeth’s POV:

Io stavo ancora davanti al mare, appogiata alla ringhiera. Ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accosri che Percy mi stava dietro. Delicantamente mi cinse i fianchi con le braccia, appoggiandomi la testa sulla spalla. Io mi raddrizzai subito, ma non mi divincolai dall’abbraccio di Percy, anzi, appoggiai la testa alla sue. Ero sempre pensierosa. A un tratto, Percy mi prese le mani e mi voltò verso di sè.
“Tu mi hai risvegliato, Annabeth” mi disse guardando mi negli occhi. Ero terrorizzata.“Mi hai aperto gli occhi su quando io ero cieco. Non mi sono mai sentito così vivo...e questo è grazie a te”
 
“Anch’io mi sento viva grazie a te, Percy ma-”
 
“-Quindi tu-”
 
“-No, aspetta. Lascia finire me...” Percy mi guardò confuso “Per me è troppo tadri. Io sono altrove. Sono avanti. Troppo lontana...” Percy mi prese delicatamente per le braccia.
 
“Ma annullo il matrimonio, Annabeth! Annullo tutto!” disse il ragazzo. Per me, qualle fu la prova più difficile che ebbi mai affrontato. Gli misi le mani sul petto spingendolo via.
 
“Okay, dimentica quello che ti ho appena detto! Abbiamo passato una magnifica serata, è stato bello, ma finisce qui” dissi con decisione, cercando di non piangere.
 
“Ma...”
 
“Finisce qui” Percy si allontanò e se ne andò. Io subito dopo rientrai in stanza. Mentre raggiungevo la stanza, mi chiamò Sally Jackson. Mi disse che Percy si sarebbe sposato comunque e che i soldi erano pronti per me. Io mi rifiutai di prendere quel denaro, attaccai il telefono e bussai alla porta della stanza. Talia mi aprì la porta. “E’ finita. Sbaracchiamo” dissi. Notai che Talia aveva una faccia molto strana. “Che hai?” chiesi.
 
“Chi è?”
 
“Cosa?”
 
“Chi è?”
 
“Chi?”
 
“Lei, lì chi è?” disse puntando verso il bagno, mi voltai e vidi Clarisse nella vasca.
 
“Oh, cavolo...” Luke le diede una scossa elettrica con la pistola. “E’ morta?”
 
“Non ancora” e le diede un’altra scossa.
 
“Annabeth, rispondi! Chi è lei?!” urlò Talia, e Luke, diede a Clarisse un’altra scossa “MA SMETTILA DI GIOCARE CON QUEL COSO, PORCA PUTTANA!!”
 
“MA LA FINIRAI?!” disse Luke “Cos’è questo casino?”
 
“Cosa?!”
 
“Non sono un cane io! Un piccolo ‘grazie’ può far piacere, eh!” In quel momento Clarisse si alzò dalla vasca. Luke la guardò dal basso del suo 1,85m. Io e Talia lo guardammo allarmate. “VI AMO!” Strillò Luke quando Clarisse lo lanciò nella doccia. Poi il bisonte caricò su di noi ragazze. Io spinsi via Talia e mi abbassai schivando la sua prese. Mi misi subito in guardi, sfruttando le mie vecchie abilità da quinto dan di cintura nera. Partì con un destro, poi un sinistro, che Clarise schivò entrambi. Poi mollai un’altro destro che bloccò stritolandomi la mano e storcendola. Sentì un crack, ma prima che potesse frantumarmi la mano, la colpì con un sinistro. Clarisse si arrabbiò. Mi tirò un pugno, ma io lo bloccai poi la colpì con la sinistra, nello stomaco e sul naso, mettendola K.O., ma facendomi male. Il bisonte cadde a terra svenuta. Luke era uscito fuori dalla doccia e si avvicinò a lei. Anche Talia si avvicinò e le ammollò un calcio.
“Prendi questo, stronza!” disse e subito prendemmo la nostra roba e corremmo fuori verso l’ascensore.
 
“Quanto devi a quei tizi?” chiese Luke.
 
“Molto” gli risposi, ed entrammo in ascensore. Subito dopo entrarono Sally e Percy, per andare alla cerimonia. Non appena si chiusero le porte, da una cartella, caddero tutte le foto del dossier che avevamo su Percy. Lui le vide e mi guardò capendo tutto. Nel frattempo Luke raccolse le foto. Non so per quanto tempo ci guardammo io e Percy, ma mi sembrò tantissimo. Poi uscirono dall’ascensore con noi dietro. Una volta fuori dall’albergo ci dirigemmo all’aereoporto per otrnare a San Francisco.
 Nella coppia, ci sono tre categorie di uomini: quelli che sono felici, quelli infelici ma lo accettano, e quelli che sono infelici ma non lo ammettono. Quest’ultima categoria è la base del mio lavoro, che anche di uomini così non se ne parla mai, sono molti di più di quello che sembrano. E’ per venire in loro aiuto che esistiamo. Il nostro mestiere: Spezzare le loro coppie. Il nostro scopo: aprire i loro occhi. Il nostro metodo: la seduzione. Ma attenzione! Noi spezziamo le coppie, mai i cuori. Mi chiamo Annabeth Chase, e quel giorno, è il mio cuore che ho spezzato. 

  
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