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Autore: snowfeather    09/04/2012    4 recensioni
La sua stanza era sempre stata il luogo che più rispecchiava la sua idea di calore, pace, sicurezza… intimità.
...
La notte che si erano incontrati era il 31 Dicembre del suo secondo anno di università e aveva organizzato insieme ai suoi più cari compagni di corso il tradizionale cenone di capodanno...
[Merlin x Arthur]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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capitolo 4

I personaggi presenti in questa storia non mi appartengono. Essa è stata creata esclusivamente per piacere personale e non a scopo di lucro.



My Home Rooms

Capitolo 5

“Accipicchia Merlin! Che suite imperiale!” Morgana fu la prima ad entrare in camera di Merlin, dove tutti erano diretti per un po’ di sano e meritato riposo.

Lancelot sgranò gli occhi e Gwen, al suo fianco, si aggrappò un po’ più stretta al suo braccio.

 

Merlin sorrise, deliziato dalla reazione che aveva provocato nei suoi amici. Proprio quella che aveva sperato!

Aveva messo una grande cura nei dettagli nei pochi minuti in cui si era divertito ad allestire la camera per i suoi ospiti: il divano-letto perfettamente predisposto ad accogliere comodamente tre persone, sui cuscini tre cioccolatini a forma di ape e tre sedie alla testata, ognuna con due asciugamani di colore diverso, due verdi, due rosa e due viola. E il letto singolo, leggermente in disparte, ammantato con una coperta rossa dai risvolti dorati. Nessun cioccolatino per Arthur, ma un piccolo peluche a forma di drago li osservava divertito sul cuscino. Merlin aveva quel peluche da quando era un pupetto dalle guance rosse e gli occhioni sgranati che si distraeva a guardare il mondo da un seggiolone troppo grande per lui.

Ma il tocco di classe era dato dalla luce meravigliosamente calda e accogliente. Tantissime candele e candeline di ogni genere, accese e festose, illuminavano gli oggetti del sottotetto, rendendoli vivi.

 

“Magico…” sussurrò Lancelot più a sé stesso che a qualcuno in particolare, entrando nella stanza, quasi in soggezione dall’aura diffusa tutt’intorno.

Uno alla volta gli altri lo seguirono.

 

Merlin spezzò il silenzio “Il divano è per voi tre, mentre a te, Arthur, affido il mio letto”.

“E tu dove dormi, se io ti rubo il letto?” domandò Arthur.

“Starò nella camera degli ospiti, non preoccuparti” rispose Merlin con una scrollatina di spalle, voltandosi con un sorriso verso l’amico biondo.

“Peccato… avremmo potuto condividerlo…” gli soffiò lui nell’orecchio, stando ben attento a non farsi sentire dagli altri e ridendo sotto i baffi per la reazione imbarazzata del povero Merlin.

 

Morgana fu la prima a riprendersi dall’effetto incantato che l’ambiente aveva suscitato in ciascuno di loro e iniziò a sistemare le sue cose sulla sedia a lei dedicata. “Ovviamente io prendo gli asciugamani viola!”

“Preferisci i verdi o i rosa Gwen?” domandò Lancelot alla ragazza che teneva teneramente per mano.

“Prendo i rosa, se per te va bene” rispose lei.

“Benissimo!” e sospirò internamente di sollievo… Dai, asciugamani rosa… Inoltre era l’unico maschio etero in quella casa, in quel momento!

 

 

“La sfida è sempre valida, Merlin?” domandò Morgana, lanciando uno sguardo complice a Lancelot, che rispose con un sorrisino malefico.

“Sfida? Che sfida?” sussultò il moretto, guardandosi intorno confuso.

“Non ricordi l’ultima volta che siamo stati qui tutti insieme? Analisi 1…”

“… i grafici… ricordi?” continuò Lancelot.

“Oh no… non quella sfida…” Merlin sembrava allucinato, ma sorrise divertito.

“Oh sì! Quella!” esclamarono insieme gli altri due.

Arthur guardò stranito quei tre che sembravano ammattiti… Ma oramai ci aveva fatto l’abitudine e si rivolse all’unica persona che sembrava aver mantenuto un briciolo di lucidità e raziocinio “Guinevere, di grazia, potresti spiegarmi cosa stanno farfugliando questi folli?”

“Qualche anno fa eravamo tutti insieme qui da Merlin a studiare per preparare l’esame di Analisi matematica 1” disse lei. “Non ci andava molto di capire i grafici di funzione, così ci siamo messi a cercare su You Tube le vecchie sigle dei cartoni animati e abbiamo scoperto che quei tre sono preparatissimi anche sulle canzoni più sconosciute ed è scattata quasi automaticamente una sfida fra loro. Dopo ore (letteralmente ore Arthur… non puoi capire…) ho dichiarato un pareggio, perché era venuta l’ora di andare e nessuno aveva ancora rinunciato. Ci siamo lasciati con la promessa che, il giorno che saremmo stati nuovamente tutti e quattro in questa stanza, qualsiasi fosse la situazione o l’ora, la sfida sarebbe ripresa esattamente da dove era stata interrotta. … ma non starete dicendo sul serio, vero? È tardissimo!” e così dicendo Gwen si rivolse impaurita ai diretti interessati.

“Perché no? A me il sonno è passato tutto d’un tratto!” esclamò Lancelot.

“E poi ho studiato tanto in vista di questo giorno che non me lo voglio far sfuggire…” aggiunse Morgana.

“D’altra parte… una promessa è una promessa!” concluse Merlin.

“Merlin, non anche tu! Ma davvero vuoi dare corda a questi matti?” Gwen era allucinata e non poteva credere che i suoi tre amici volessero veramente mettersi a gareggiare a chi conosceva più sigle dei cartoni animati alle 3 di notte del primo dell’anno.

“Dai Gwen! La notte è giovane! Non fare lo scorfano brontolone!” rise Merlin, citando un noto passaggio del loro film preferito.

Nonostante la consapevolezza di ciò che l’attendeva, la ragazza sorrise allo sguardo limpido dell’amico adorato… e si preparò ad arbitrare un duello all’ultimo sangue.

 

Passarono venti minuti, nei quali tutti si prepararono per la notte. Furono messi da parte i vestiti eleganti e tirate fuori tute e pigiami.

La coda per il bagno si era piano piano smaltita ed erano finalmente tutti pronti in tenuta da notte.

 

“Mmh… Non avrei dovuto addormentarmi tutto storto sul divano, prima…” Merlin si lasciò sfuggire un gemito di dolore, massaggiandosi il collo e la spalla sinistra.

“Ti fa male?” chiese pigramente Arthur.

“Un po’. Spero che passi presto o stanotte prevedo sonni agitati” già, come se dopo quello che è successo tu riuscissi a dormire, eh Merlin?

“Se vuoi ti faccio un massaggio. È normale essere un po’ incriccati, dopo essere stati a lungo in una posizione stupida, ma conosco un paio di tecniche che potrebbero aiutare i muscoli a distendersi e rilassarsi. In fondo è il mio lavoro…”

Merlin stava per declinare gentilmente l’offerta. Non voleva sfruttare le competenze del suo ospite e farlo lavorare anche la mattina di capodanno.

“… e comunque sarebbe un piacere.”

Bastò uno sguardo a quegli occhi sinceri e Merlin, contro ogni sua razionale logica, si sentì rispondere “Ma sì. In fondo perché no…”

 

Gwen e Lancelot si spaparanzarono sul grandissimo divano-letto, ridendo e scherzando come bambini, felici della compagnia reciproca ed emozionati dalla scoperta del loro nuovo sentimento.

Morgana si acciambellò in un angolo, stiracchiandosi e aspettando che gli altri concorrenti fossero pronti a cominciare la sfida.

Arthur sollevò il cuscino del letto, lo addossò al muro in verticale, e ci si appoggiò con la schiena, sedendosi sul materasso sopra le coperte. Poi aprì le gambe, piegando leggermente le ginocchia, e fece cenno a Merlin di sedere in quello spazio.

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e si accoccolò come un gattino fra le gambe di Arthur, così forti e sicure, voltandogli la schiena.

 

Si sentì avvolgere da una sensazione di calore fisico e mentale, non appena le sue spalle entrarono a contatto con l’ampio petto di Arthur.

“Ora cerca di rilassarti” gli sussurrò piano nell’orecchio sporgente e color ciliegia.

“Non pensare a niente” appoggiò tutto il torace su di lui, passando le braccia ai lati della sua testa, poggiati i gomiti sulle spalle.

 “Senti qui, quanto sei rigido…” le mani decise e leggere gli carezzavano le spalle, il collo, la nuca.

‘Se sapessi quanto sono rigido in questo momento, Arthur…’ il pensiero, accompagnato dalla propria coscienza, si fece strada nella mente di Merlin. Il ragazzo si vergognò della reazione involontaria del suo corpo, ma, allo stesso tempo, la consapevolezza di quanto quel momento fosse effettivamente sensuale, faceva sì ch’egli si sentisse sempre più eccitato.

 

In un paio di minuti, però, sentì la tensione scivolare via.

Piano piano accordò libero accesso a quelle mani, che accortamente stavano sciogliendo i nodi delle sue articolazioni doloranti.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle sue sensazioni.

“Merlin…?” sentì da lontano la voce di Arthur farsi strada nei suoi pensieri.

“Mh…”

“Merlin, se continui a mugolare in questo modo chissà cosa penseranno gli altri…”

“Mi stai facendo un massaggio, lascia che pensino che sei bravo nel tuo lavoro” disse avvicinandosi senza rendersene conto al biondino.

“… Merlin?” ora la voce era poco più che un sussurro.

“Dimmi…”

“… se continui a gemere in questo modo non so se sarò in grado di non saltarti addosso e farti mio seduta stante.”

Merlin sbatté le palpebre un paio di volte per rischiararsi le idee.

Oh!

Era così preso a rilassarsi e ad esplorare le sensazioni che il suo corpo gli donava, che non si era subito accorto della reazione del corpo contro cui si era soavemente abbandonato.

Ora che gli era stato fatto notare, sentiva Arthur che, a tempo con le sue mani, gli spingeva impercettibilmente la sua eccitazione contro la schiena.

 

“Ehm… ups?” la situazione gli stava leggermente sfuggendo di mano.

“Già, ups… Ma ti rendi solo minimamente conto di quanto tu sia eccitante?” Arthur certamente non aveva peli sulla lingua.

L’intensità del massaggio era cresciuta adagio, ma proprio questa lentezza aveva fatto sì che Merlin si rilassasse completamente e che tutti i nodi e le tensioni del suo giovane corpo si fossero sciolti come neve al sole.

 

Ma adesso c’era Arthur.

E con lui la consapevolezza di una situazione nuova ed eccitante.

L’intuizione di un sentimento ancora in erba.

La percezione di una storia più grande di quanto potesse solo sperare.

 

“Non so quanto tu possa essertene accorto” continuò il biondino aumentando inconsapevolmente il ritmo del massaggio “ma mi piaci, Merlin. È tutta la sera che ti guardo, ti osservo, ti desidero sempre di più. Mi piaci davvero tanto…”

Queste parole raggiunsero i pensieri di Merlin e vi si adagiarono luminosi, caldi e violenti come una colata di lava sul pendio di un vulcano attivo.

 

Quasi inconsapevolmente, il moretto si mosse, avvicinandosi un po’ di più al suo fisioterapista. Spinse indietro il sedere, per sentire meglio l’effetto che aveva su Arthur e si accorse che gli piaceva. Gli piaceva davvero strusciarsi impercettibilmente contro quella durezza provocante e sensuale. Aveva un effetto rassicurante e terrorizzante al tempo stesso.

 

 

Il problema era non farsi scorgere dagli altri.

 

“… Niente paura c’è Alfred! Dai, questa era semplice Lance.”

“Ok allora provate ad indovinare questa… Io credo in me, nel cuore mio. Che non ha radici…

Naruto!” Esclamò Merlin, come risvegliato da una sorta di trance.

“Oh, chi non muore si rivede. Ormai ti davamo per disperso.”

“Ehehe, scusate. Mi ero lasciato prendere dal massaggio. Ma sapete che Arthur è bravissimo? Dovreste tutti farvene fare uno, è incredibile come ci si senta bene dopo!” e così dicendo, cercando di vincere l’imbarazzo con il biondino, si scostò da lui. Non era molto certo delle proprio azioni in quel momento e doveva assolutamente ritornare lucido, se non voleva che tutti si accorgessero di quel che stava accadendo fra di loro.

“Bè, caro… a giudicare dai tuoi versetti è incredibile come ci si senta anche durante! Altro che massaggio… Sembrava che Arthur ti stesse-”

“MORGANA!” quattro voci all’unisono coprirono quel che la moretta impertinente stava dicendo.

“Ma cosa ti passa per la testa?” disse Merlin arrossato e ansante dalla paura “Ti sembrano cose da dire?”.

“Ma è vero! Uffa, nessuno si prende mai la briga di dire le cose come stanno realmente! Non mi sembra di aver detto niente di male… E poi era solo una battuta.” Il broncio che spuntò sulle sue labbra la rese talmente adorabile agli occhi del padrone di casa, che, con una risata, si slanciò dal letto e si buttò a capofitto fra i tre amici, abbracciandola amorevolmente e poi scatenando una guerra di cuscini da lasciarli tutti senza fiato dopo 5 minuti.

 

L’unico che non aveva preso parte alla lotta era Arthur.

Con le gambe incrociate sul letto, era rimasto ad osservare divertito la scena.

 

Lancillotto combatteva senza quartiere per difendere il suo presunto onore di cavaliere.

Morgana era subdola e riusciva sempre ad assestare un colpo letale a chi lasciava un fianco scoperto.

Gwen aveva inspiegabilmente fatto emergere il suo lato battagliero e quasi non si riusciva a riconoscere la timida ragazza di qualche minuto prima, fra quelle risate allegre e i cuscini che volavano da tutte le parti.

E poi c’era il suo Merlin (... anche se non sapeva da quando si poteva essere arrogato quel diritto di possessione). Sentiva giusto una punta di gelosia nel vederlo così a proprio agio fra i suoi amici. Ma non poteva non restare affascinato dalla purezza di quello sguardo che, a tratti, continuava a tornare nel suo. Come per richiedere un tacito consenso. Come per assicurarsi che lui ci fosse ancora. Come per fargli capire che, in fondo, anche lui sentiva di appartenergli.

Ed erano proprio quegli occhi malandrini che non permettevano ad Arthur di muoversi dal suo posto e raggiungere quei quattro matti scatenati. Se si fosse alzato in quel momento, tutti avrebbero visto la stoffa dei suoi pantaloncini neri semi-attillati decisamente troppo gonfia. Che figura avrebbe fatto? No, meglio restare in disparte e continuare ad osservare con malcelata indifferenza quello splendore di ragazzo dagli occhi blu.

 

Dopo la parentesi a cuscinate, Merlin, Morgana, Gwen e Lancelot si accasciarono stremati sul grande letto degli ospiti, ormai disfatto. Avevano tutti dei sorrisi luminosi sul volto, un po’ di fiatone e una calda leggerezza nel cuore.

“A chi tocca adesso?” chiese Lancelot con determinazione.

“Lance, sono quasi le 4:00 del mattino… io mi arrendo.”

“No Merlin! Non puoi abbandonare così!” Morgana sgranò i grandi occhi azzurri e lo guardò con una punta di rimprovero e un pizzico di delusione.

“Mi dispiace ragazzi… ma non ce la faccio proprio più. Vi ascolto volentieri, ma davvero... non ce la faccio più.” Merlin si alzò con incedere stanco dal letto e si appoggiò allo stipite della porta, vicino al letto dove ancora Arthur stava seduto a gambe incorciate.

“Tu vuoi continuare Gana?”

“Ovvio! Non sono mica una pappamolla come Merlin! Indovina questa se sei capace…” e così il duello ripartì con i due concorrenti rimasti in gara.

Dopo qualche minuto, Merlin si accorse che Gwen aveva appoggiato il capo sul cuscino e che via via il suo respiro si era fatto più regolare e pesante. Si era addormentata e anche lui non vedeva l’ora di potersi coricare. Solo che gli sembrava veramente poco carino lasciare i suoi ospiti ancora svegli.

Con questo pensiero rivolse nuovamente, dopo qualche minuto passato ad osservare divertito Lance e Morgana, la sua attenzione su Arthur.


Lo osservò di sottecchi e si accorse che anche lui non dormiva…

Si avvicinò al letto e vi si sedette sopra, abbastanza lontano da lui per evitare di sfiorarlo e comunque sufficientemente vicino per poter parlare con lui senza essere sentito dagli altri.

Si girò verso di lui e lo guardò “Mi è tanto piaciuto il massaggio che mi hai fatto poco fa. Se ti va, ogni tanto posso provare ad addormentarmi ancora in posizioni assurde, così poi mi puoi curare…” sospirò abbassando la voce e lo sguardo a questa affermazione. Era rossissimo in volto e le parole erano uscite un po’ tremanti e incerte. Non sapeva minimamente dove aveva trovato il coraggio di dire una cosa del genere!

Dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio, si azzardò ad alzare gli occhi su Arthur, non certo ch’egli l’avesse sentito. E si trovò a specchiarsi in due pozze azzurre, accompagnate da un sorriso sghembo totalmente disarmante.

Riabbassò immediatamente gli occhi. Come poteva affrontare tutta quella baruffa di sentimenti che andavano a squassargli l’animo, se solo guardando Arthur si sentiva spezzare il fiato e aumentare le pulsazioni a dismisura?

 

L’altro ragazzo sorrise al suo imbarazzo.

Lui non si sentiva certo più sicuro.

Non voleva dare a vedere di essere emozionato esattamente come il moretto che guardava con tanto ardore.

Non voleva ammettere quasi neppure a se stesso che il suo cuore non aveva mai battuto così furiosamente per nessuno… figuriamoci per uno incontrato solamente poche ore prima!

Non poteva assolutamente permettere di farsi vedere così vulnerabile e così, come sempre, ma con tanta paura in più del solito, decise di prendere le redini della situazione in pugno.

 

“Merlin…” Dio, quanto gli piaceva pronunciare il suo nome.

Ma non riuscì a dire di più. Le parole gli morirono in gola.

Ci pensò incredibilmente l’altro a toglierlo dall’impiccio “Avrei tanta voglia che tu mi abbracciassi ancora un po’… che mi tenessi stretto.” Ma da dove cavolo gli stava uscendo tutta quella sfacciataggine?? E il coraggio poi da dove diamine gli era uscito?

“Vieni qui piccolo… non chiedo altro” e Arthur allargò le braccia, per accogliervi un imbarazzatissimo Merlin, che si accucciolò adorabilmente in quell’abbraccio caldo e desiderato.

 

Si tennero così.

Un po’ stretti l’uno all’altro senza bisogno di dir nulla.

Merlin chiuse gli occhi e assaporò l’emozione di stringere a sé quel corpo meraviglioso.

Arthur aveva la schiena ancora appoggiata al cuscino e, con la mano che si muoveva lenta fra i capelli scuri di Merlin, lo coccolò e lo vezzeggiò come se fosse la cosa più preziosa dell’universo. Si sentiva felice come da molto tempo non gli accadeva e gli fece appoggiare la testa nell’incavo della spalla.

I loro visi erano vicinissimi, il fiato dell’uno si intrecciava al fiato dell’altro, la voglia di annullare il contatto fra le proprie bocche era tanta da entrambe le parti.

Ma non osarono. Non potevano con gli altri amici ancora svegli e attivissimi nella loro gara.

 

***

Arthur si ridestò avvolto nel silenzio.

Morgana e Lancelot si erano lasciati finalmente sedurre dalle lusinghe di Morfeo e tutti erano addormentati. Un peso sul suo petto riportò istantaneamente la sua attenzione sul ragazzo che giaceva fra le sue braccia. Merlin era ancora lì, abbandonato contro il suo petto, caldo e avvolgente come un tramonto, profumato di dolcezza, sulle labbra un sorriso appena accennato. E ad Arthur non occorreva altro per perdere in un istante la cognizione di sé.

Oh, al diavolo! Era Merlin ciò che voleva.

Probabilmente lo era stato da ancor prima di conoscerlo.

Forse lo era da sempre.

Lo vide sgranare gli occhi e guardarsi intorno leggermente smarrito. Poi il suo cuore si spalancò e lo inghiottì, alla vista del sorriso di gioia sul viso del cucciolo di uomo che lo stava guardando rapito.

“Buongiorno” borbottò con il poco fiato che gli era rimasto.

“Bu-buongiorno… Arthur… Mi hai baciato… Mi hai baciato ancora” Merlin era talmente smarrito e felice al tempo stesso da risultare agli occhi del ragazzo biondo come il confine e il legame diretto fra l’umanità e la pucciosità.

“Avevo voglia di rifarlo da quando ci hanno interrotti, prima. Hai una bocca talmente bella…” gli sussurrò quasi sulle labbra.

Poi fu nuovamente morbidezza, umidità, calore, sensualità.

 

Arthur scivolò lentamente verso il basso, fino a trovarsi disteso sul letto, trascinandosi dietro un Merlin mortalmente arrendevole fra le braccia, sotto le sue carezze e i suoi baci.

Senza sapere come, il moretto si ritrovò sdraiato sul suo letto, praticamente avvinghiato al più bel ragazzo che avesse mai incontrato. E lo stava baciando. Le mani immerse nei suoi folti capelli di grano, il corpo aderiva al suo come un guanto, le gambe intrecciate si muovevano lascivamente. Per fortuna i bacini non si sfioravano neppure o per Merlin sarebbe stato decisamente trop- cazzo! L’eccitazione di Arthur era spudoratamente premuta sulla sua attraverso i pantaloni della tuta, la sentiva benissimo! E Arthur non faceva niente per nasconderla, anzi… Spingendosi sempre più verso di lui, cercava un maggiore contatto, voleva sentirlo gemere, voleva sentirlo eccitato sul suo corpo, voleva fargli perdere il controllo… e ci riuscì. Oh, se ci riuscì…

 

Continuando a baciarlo, Merlin si alzò sulle braccia, slacciò le gambe dall’intreccio e si mise quasi a cavalcioni di Arthur. Ora era lui a strusciarsi sul corpo dell’altro, era lui a stimolarne l’erezione con la durezza della propria, era lui a ondeggiare il bacino nel movimento della danza più antica del mondo.

 
Arthur era sconvolto dall’intraprendenza che stava dimostrando Merlin… il suo Merlin. Non si stavano neppure toccando veramente ed aveva completamente perso il controllo. Erano incredibili le sensazioni che quel corpo magro esercitava su di lui. Ne era affamato, assetato, drogato. Non voleva niente di più dalla vita che stringerlo fra le braccia e lasciarsi baciare da lui. Era perfetto. Era perfetto per lui. Come se lo fosse sempre stato, come se fosse da sempre destinato ad esserlo. E lui certamente non voleva giocare con il destino!

 

“Ehi, ehi, piccolo… rallenta… così mi fai perdere la testa” disse improvvisamente conscio di un movimento alla sua destra.

Gwen si era agitata nel sonno e la consapevolezza di non essere soli in quella stanza si fece strada fra i pensieri di Arthur come una briciola di pane molesta imprigionata nei vestiti, facendogli riacquistare per un momento un barlume di lucidità.

“Arthur sono troppo eccitato…  tu mi hai fatto impazzire!” gli soffiò Merlin in un orecchio, cominciando a mordergli il lobo e ad accarezzargli con le dita sottili e fresche il contorno della mandibola.

“Non siamo soli nella stanza…”

La consapevolezza della verità di quelle parole colpì Merlin in pieno stomaco. Spaventato aprì gli occhi di scatto e guardò verso il letto dei suoi tre amici, terrorizzato di aver fornito loro uno spettacolo certamente inappropriato…

Gwen si era stretta il cuscino al petto e non accennava a muoversi più, Lancelot era stravaccato sulla parte centrale del letto, come se ci fosse solo lui al mondo, russando lievemente. Morgana era regale anche nel sonno: si poteva intuire la sua incoscienza dalla sua più totale immobilità… da sveglia non sarebbe mai riuscita a restare così ferma così a lungo!

 

Merlin sospirò di sollievo e si ridistese vicino ad Arthur. Sentì le sue mani grandi e salde farsi nuovamente strada fra i suoi capelli di seta e tracciare articolati ghirigori sul cuoio capelluto. Poi si sentì stringere. Un abbraccio da mozzare il fiato, in tutti i sensi.

“Puoi addormentarti storto tutte le volte che vuoi, io ci sarò sempre per un massaggio…” gli comunicò Arthur con un sorrisino insolente sul viso illuminato dalla luce lunare che entrava dalla finestra sopra di loro.

 

Merlin sorrise.

E, tentando di ignorare le fitte di eccitazione che a ondate si sprigionavano ancora dal suo basso ventre, si addormentò nuovamente abbracciato al suo, suo, suo Arthur. 

Il piccolo drago di peluche li guardò sorridendo per tutto quel che restava della notte.






*Angolo dell'autrice*

Ommamma, quanto ci ho messo a scrivere questo nuovo capitolo! Era la mia prima scena un po' "spinta" e ci ho messo una vita. Fra l'altro, non so che diavolo ho combinato! Spero di essere riuscita a mantenere i personaggi IC, nonostante il piccolo Merlin si lasci leggermente "sopraffare dagli eventi", e soprattutto spero di essere riuscita a descrivere i sentimenti e le sensazioni di entrambi, senza fare troppo casino nel passare dai pensieri dell'uno ai pensieri dell'altro.
Mi farebbe come al solito un enorme piacere, se a qualcuno andasse di lasciarmi un commentino... E naturalmente grazie a tutti coloro che hanno letto, commentato e seguito la mia storia fin qui!
un abbraccio a tutti e buona Pasquetta (dato che la Pasqua ormai è andata)!
snowfeather
  
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