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Autore: allison742    09/04/2012    12 recensioni
Semplicemente grazie. Grazie per essermi sempre vicino, qualunque sia il mio stato d’animo, e so che non è così facile.
Grazie per capire sempre quando è il momento di farsi da parte, lasciando intendere che per qualunque cosa basta una telefonata. Grazie per il caffè tutte le mattine.
Grazie per aver aspettato che fossi io a parlarti di mia mamma, di non aver insistito; o quasi.
Grazie per aver rispettato i miei tempi dopo l’incidente. Grazie per Nikki Heat. Grazie per tutto questo, per Parigi. Grazie per essere così come sei.
Grazie perché nonostante tutto sei ancora qua.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Eppure la amo comunque.

«RICK!» urlò Kate quando lo vide cadere a terra.
Non credeva ai suoi occhi: quello non era il Josh che conosceva.
«Eccoti puttanella!» disse Josh con un ghigno terribile.
«Vattene! Ora!»
«E tu a chi credi di dare ordini?! Ma guardati! Sei solo una sgualdrina! Hai appena chiuso una relazione a già ti trovo a letto con un altro? Sei solo una puttana!» urlò scaraventandosi su Kate, bloccandole i polsi.
Lei si dimenava, urlava, scalciava.
Ma nessuno nell’intero Hotel sembrava sentirla. E, a causa della convalescenza, era troppo debole per lottare.
Josh la legò al letto con una corda e, presa una sedia, si posizionò di fronte a lei, sedendosi a cavalcioni.
«Allora, Kate, che mi racconti?» chiese con una risata terrificante.
«Lasciami andare, stronzo!»
«Vedremo, vedremo. Ma prima dovremmo mettere delle condizioni… non credi?»
«Cosa hai fatto a Rick?!» urlò lei ignorando la domanda.
«Oh, adesso lo chiami Rick? Ahah sei patetica!»
Lei, di tutta risposta gli sputò in faccia.
«Ohoh! Aggressiva la ragazza! Ascoltami bene» disse avvicinandosi al suo viso «se vuoi che nessuno qui si faccia male, dovrai portare rispetto. E fare quello che dirò io. Chiaro?»
Lei non rispose. Si limitò ad uno sguardo gelido.
«CHIARO?!» ripeté alzando la voce.
«Vai a farti fottere!» fu la risposta.
«No Kate. Questa non è la risposta esatta. Avresti dovuto dirmi: "Certo che farò quello che dici tu. Andremo via insieme, solo tu ed io". Ecco cosa avresti dovuto dire.»
«Io non andrò da nessuna parte senza Rick!»
«Ancora lui?! Ma non capisci che per me potrebbe anche morire in questo istante? Lui non è niente!» disse in tono terribilmente calmo; il classico tono da killer psicopatico.
«STRONZO!»
«Come vuoi. Ti do dieci minuti per scegliere: o verrai via con me, e a quel punto potrei decidere di risparmiare la sua vita» disse facendo un cenno verso Rick, ancora steso a terra «oppure, se ti ribellerai, morirete entrambi.»
«Vaffanculo»  fu l’unica parola che uscì dalla bocca di Kate.
«Hai nove minuti e 59 secondi»
Kate lo fissò con tutto l’odio che poteva provare per una persona.
Era letteralmente diventato un altro; era violento, minacciava di ucciderli. Tutto per una gelosia infondata… ma no, questa non era gelosia, questa era psicosi!
Doveva fare qualcosa, subito.
Spostò lo sguardo su Castle, disteso a terra.
Pregò con tutta se stessa che si alzasse e che facesse qualcosa per salvarli.
Sussurrava il suo nome.
Come per magia le sue preghiere si avverarono, ma non esattamente come aveva previsto.
Rick si sentiva in una bolla, era stordito… vedeva sfocato.
Aprì piano gli occhi e dovette sbatterli più volte per mettere a fuoco l’immagine: Kate legata al letto.
Ma non riusciva a vederla bene, perché tra loro due c’era la sedia di Josh che faceva da ostacolo.
Fece la prima cosa che gli venne in mente, e , forse, la più sbagliata: «Kate!» urlò il suo nome.
Josh si girò di scatto e puntò d’istinto la pistola verso Castle.
«Stai fermo, o ti sparo in fronte. E, fidati, in questo momento non c’è cosa che desideri di più.»
«Lasciala andare» sibilò tra i denti.
«Ahaha! Un altro che pensa di dare ordini! Certo che siete proprio simili voi due… ma non farti illusioni, lei è solo mia!»
«No, non più»
«Stai zitto stronzo!» urlò dandoli un calcio nello stomaco.
Castle non emesse alcun suono, non voleva spaventare Kate.
Il suo tentativo però non funzionò, perché lei vide tutta la scena.
Doveva assolutamente fare qualcosa prima che Rick si facesse male, di nuovo.
Provò a tirare le corde, ma erano troppo resistenti.
Allora diede uno strattone deciso; la spalla le fece una male incredibile, ma in compenso sentì allentarsi il nodo.
Ora non poteva permettere che Josh si girasse.
Cercò Castle con lo sguardo.
Quando anche lui la guardò mosse le labbra quasi impercettibilmente, sussurrando: «Distrailo»
Castle capì al volo le intenzioni della detective e eseguì gli ordini.
«Perché sei qui?» chiese a Josh con tono provocatorio.
«E me lo chiedi? Sono venuto a riprendermi ciò che è mio! E che tu mi hai rubato!»
«Io non ho rubato proprio niente! E’ stata lei a lasciare te! E sai una cosa? Se se ne è andata è stata solo colpa tua! Sei tu che non sei stato in grado di fare la tua parte da "fidanzato", se così ti si poteva chiamare.»
«Non dire stronzate! Piuttosto siete stati tu e il tuo finto fascino a portarla via da me, a distoglierla da ciò che realmente provava.»
«Ciò che realmente provava? Hai la minima idea di come si sentisse sola? Sai quanto volte  è stata male e tu non c’eri? Sai quante volte, dopo un caso, avesse un disperato bisogno di un abbraccio ma era sola, SOLA CAPISCI?! E l’unica cosa che poteva abbracciare era un cuscino! Hai la più pallida idea di come si sentisse quando pensava a sua madre o quando tentava di risolvere quel caso, lo sai? No, perché eri in giro per il mondo! Quelle volte c’ero io! Ci sono sempre stato! Ed ero lì a coprire il tuo posto!»
Kate, nel frattempo, era quasi riuscita a sciogliere il nodo. Mancava poco ormai…
«Sai meglio di me che non ero in giro per il mondo andando a puttane! Quello eri tu! Io ero a salvare vite! A dare una speranza, benché minima, a quei poveri bambini che non avevano più niente! Io ero via per loro!»
«So dov’eri, ma non ti è mai saltato in mente che magari anche Kate avesse bisogno di te ogni tanto?! Non ci hai mai pensato?!» Castle era veramente arrabbiato. Quel discorso non era solo un diversivo… stava tirando fuori tutto ciò che pensava, che provava. «Non ti è mai scattato un meccanismo in quella testa da dottorino che ti dicesse che magari avresti potuto lavorare in ospedale come tutti, e la sera tornare da lei? No! Perché tu non la ami, tu non l’hai mai amata! Non sai cosa significa…» disse quest’ultima frase in un sussurro.
Il nodo era quasi sciolto, la spalla le bruciava da morire… ma continuava a forzare la corda perché cedesse. Mancava davvero poco… doveva farlo per lui!
«Cosa stai dicendo?! Io la amo! Più di ogni altra cosa! Solo che tu non vuoi accettarlo! Perché sei geloso che abbia scelto me!»
«No, tu non la ami. Se fosse così adesso non sarebbe legata al letto. Anzi, non saremmo neanche qui, perché lei non sarebbe scappata da te!»
«Non è stata lei a scappare! Sei stato tu che me l’hai portata via! TU! Solo per la tua stupida gelosia! E adesso lei crede di aver trovato in te l’amore della sua vita… ma si sbaglia. Sarò io a portarla all’altare, non tu!»
«Cosa faresti? Ma sai che prima di sposare una donna bisogna saperla amare?! LO SAI QUESTO?! E tu non hai la minima idea di cosa vuol dire amarla. IO LA AMO! Io amo la vera Kate… perché conosco tutto di lei… ogni facciata del suo carattere io l’ho sperimentata… in prima persona. Ho visto il meglio e il peggio di lei; l’ho vista allontanarsi, prendersi del tempo per riflettere; l’ho vista poi ritornare e, a suo modo, chiedere perdono. L’ho vista morire, tra le mie braccia. L’ho vista ridere, l’ho vista felice; come non lo era mai stata. L’ho vista anche piangere, e le ho fatto capire che ci sarei stato, sempre e comunque. Le ho offerto un abbraccio quando si sentiva sola, e anche me stesso quando aveva bisogno di litigare e sfogarsi. L’ho vista tra le braccia di altri uomini, sarei potuto andarmene, ma sono rimasto, per lei. Ho visto il suo modo di affrontare il dolore, di cercare a tutti i costi di essere forte; ho cercato di cambiare questo suo lato, ma alla fine mi sono arreso e l’ho accettata così com’è. Ho visto quel muro che aveva dentro crollare a poco a poco, fino a sgretolarsi, permettendomi di entrare nel suo cuore. L’ho vista lottare con tutta se stessa per trovare l’assassino di sua madre, ma l’ho vista anche uccidere l’unica persona che aveva la risposta solo per salvare me. Ho visto ogni sua minima espressione del volto, e ho imparato a leggerle dentro, semplicemente guardandola negli occhi. L’ho vista aprirsi e raccontarmi il suo passato, la sua storia, nonostante ci fossimo appena conosciuti lei si era fidata.
L’ho vista cambiare, in quattro anni lei è cambiata; ci sono stati alti e bassi, momenti in cui ha ceduto e altri in cui, determinata, è arrivata fino in fondo.
L’ho vista rischiare la sua vita parecchie volte. Ma tutte quelle volte io ero lì con lei.
L’ho conosciuta poco alla volta, ma adesso la conosco meglio di se stessa.
Ho visto i suoi lati peggiori, ogni faccia del suo carattere; eppure sono ancora qua. Eppure la amo comunque.»
«Sei solo un pagliaccio…» sibilò Josh, realizzando però, che tutto ciò che aveva detto, era maledettamente vero.
Kate era riuscita a disfare il nodo, ma si era immobilizzata ad ascoltare le parole di Rick.
Riusciva a commuoverla anche in momenti come quello.
Castle la vide ferma e le fece un cenno con la testa.
Lei si riscosse, gli sorrise e gli sussurrò, come prima, un «Ti amo».
Poi, una volta liberata una mano, slegò anche l’altra e si alzò dal letto.
Fece, il più lentamente possibile, piccoli passi verso la sua valigia, che si trovava nell’altra stanza.
Attraversò la camera da letto e arrivò nell’anticamera, fuori dalla visuale di Josh. Se per caso si fosse voltato il loro piano sarebbe fallito.
Si avvicinò al suo trolley rosso e aprì il sottofondo. Calò la mano e la trovo: la sua pistola.
La prese e si diresse verso il salotto.
Il freddo del metallo le fece venire i brividi. Ma forse la causa non era solo quello.
Arrivò alle spalle di Josh e vide Rick ancora steso a terra.
Era una scena straziante.
Si avvicinò sempre di più a passo lento e, quando era abbastanza vicina, disse calma: «Getta la pistola»
Lui non fece nessun movimento, non girò neanche la testa.
Allora Kate appoggiò la sua pistola sulla nuca di Josh, ripetendo: «Gettala subito.»
Lui non ebbe scelta, obbedì agli ordini e lasciò cadere la pistola, "casualmente" sullo stomaco di Castle, ancora dolorante per il calcio ricevuto prima.
A quel punto Rick urlò dal dolore… non era riuscito a trattenersi questa volta.
«Stronzo!» urlò Kate caricando l’arma.
Josh indietreggiò, senza però togliersi quel ghigno dalla faccia.
«No Kate! Non farlo… non ne vale la pena…» disse Rick capendo al volo le intenzioni della detective.
«Sarebbe la fine di tutti i nostri problemi…» sussurrò lei avvicinandosi ulteriormente a Josh.
«Lo sarebbe anche se andasse in carcere… non rovinarti la vita per lui…»
«Ma non capisci Rick… basterebbe una leggera pressione del dito e… puff! Scomparso.»
«Kate…» sussurrò lui.
Lei si avvicinò ancora di più.
«Sei solo un verme» gli disse in un orecchio.
Poi sparò.
Il colpo risuonò in tutto l’edificio.
Josh cadde contorcendosi per il dolore.
Kate lasciò cadere la pistola a terra e rimase immobile, osservandolo.
Rick trasse un respiro di sollievo.
 
 
 
"C'è una forma di pazzia che consiste nella perdita di tutto, fuorché della ragione."
[Frassineti]
 
 
 
 
ANGOLO DI ALLISON
Ciao!!
Allora… che ne dite di questo capitolo??
Alla fine gli ha sparato visto…? Ma cosa succederà poi? E il "sospiro di sollievo" di Rick cosa vorrà dire?
Beh… lo scoprirete nel prossimo!! :)
Ora lascio a voi la parola… vorrei solo aggiungere che nel telefilm Josh non era così violento… sono stata io a modificare il suo carattere… Colpa mia!!
Ok, adesso vi lascio sul serio!!
Ciao!!
Un bacio, Allison <3
   
 
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