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Autore: MadameTussauds    09/04/2012    1 recensioni
Una giovane ragazza italiana si trasferisce per il bene della sua carriera a Londra,pagandosi gli studi esercitando la professione di makeup artist...ai Leavesden Studios.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Daniel Radcliffe, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Buona Pasquetta!  Spero abbiate mangiato tanto oggi e che vi siate divertiti u.u Ed ora per digerire vi regalo questo bel capitolozzo! Si, sono magnanima, lo so! u.u Beh ora la smetto e vi lascio alla lettura, ciao :D

Sono  le quattro di pomeriggio, mi sto rilassando sul mio sofa. Mancano più o meno quattro ore alla festa di fidanzamento quindi direi che ho parecchio tempo a disposizione per svagarmi un pò e lasciare che i mille pensieri che mi affollano la mente, almeno per un momento, mi scivolino addosso.
Faccio zapping ma senza prestare davvero attenzione alla tv, sono più concentrata sulle patatine che sto mangiando! Mentre Wembley, accoccolato sulle mie gambe, schiaccia un pisolino godendosi i miei grattini sulla testa.
Beato lui, penso. Sono completamente sola a casa, avvolta nel silenzio, è strano...Adam è a lavoro, Luce e i gemelli sono usciti e se la spassano in giro per Londra anche se dovrebbero essere qui a momenti, non ero più abituata alla solitudine più totale! Dopo un pò, in preda alla noia, accendo lo stereo e ci infilo un CD di balli latino-americano risalenti ai tempi della mia beata adolescenza in cui trascorrevo le vacanze estive nei villaggi turistici del salento.

"Che bei ricordi!" sospiro accennando qualche passo di "mueve la colita", ma la parte peggiore viene quando comincio anche a cantare! Sembra che anche Wembley mi implori di smettere con lo sguardo. Vado in camera da letto per decidere cosa mettermi, ovviamente resto immobile, imbambolata davanti all'enorme catasta di vestiti...sono quasi minacciosi, direi. Mi sembra di risentire i rimproveri di mia madre: "Vanessa, questo armadio è un disastro! Quando imparerai ad essere più ordinata? Figlia mia, sei tutta tuo padre!" ridacchio.
Dovrebbe vederlo ora. Comunque, mentre mi trovo nel cuore di questa "ardua", "critica" e "catartica" decisione, sento il campanello suonare svariate volte.
"Sarà la signora Fisher che come al solito rompe le scatole per la musica alta" sbuffo parlando tra me e me, mi dirigo svogliatamente in salotto e abbasso il volume dello stereo prima di aprire senza neanche controllare chi possa essere.

"Signora le assicuro che..." se mi scattassero una foto ora, somiglierei all' "Urlo" di Munch.  La mia mascella quasi tocca il pavimento, come nei cartoni animati. Purtroppo (o per fortuna) non si tratta della signora Fisher del piano di sotto, ma di un soggetto decisamente più affascinante che da molte notti tormenta i miei sogni: Daniel. Che diavolo è venuto a fare?  Lo osservo, prima di chiedere spiegazioni. Ha il suo solito berrettino da baseball calato sugli occhi, un montgomery nero dal quale sbuca una felpa blu dello stesso colore dei suoi occhi, posso usare solo una parola per definire il tutto: meraviglioso. Le guance sono rosse per il freddo.
"Daniel...che cosa...?" Mi mancano le parole, mi ha scombussolato.
"Mi fai entrare?" chiede, deciso, guardandomi negli occhi. Deglutisco nervosamente, poi annuisco e mi faccio da parte per lasciargli libero il passaggio in casa. Credo di aver capito cosa stia per succedere. Una volta entrato entrambi restiamo in piedi, uno di fronte all'altro. Io con lo sguardo fisso sul pavimento, lui con lo sguardo fisso su di me.
"Vuoi...vuoi sederti? C'è qualcosa che devi dirmi?" so già che non vuole chiedermi niente, lo so. E infatti scuote la testa in senso di diniego.
"Non voglio sedermi, voglio solo te" la sua voce è roca e impastata per la crescente eccitazione, i suoi occhi sembrano volermi divorare. Quasi contemporaneamente ci ritroviamo a ricercare un contatto fisico con l'altro, facendo aderire perfettamente i nostri corpi e baciandoci come non avevamo mai fatto prima, le nostre lingue non smettono mai di rincorrersi neanche mentre lui comincia a spogliarmi, lasciandomi soltanto in biancheria intima. Sento la sua eccitazione crescere mentre spinge il suo bacino contro il mio, gemendo e ansimando sul mio collo dove comincia a posare mille piccoli baci che seguono la linea delle mie spalle. Intanto anche io prendo a spogliarlo, prima getto via il suo cappellino che se prima mi faceva impazzire ora mi è d'intralcio, poi passo alla maglietta, infine ai pantaloni. Finalmente posso far scorrere le mie mani sulla sua schiena muscolosa ma non troppo scolpita, posso toccare ogni singolo centimetro della sua pelle, calda, mentre con l'altra mano gioco con alcune ciocche di capelli. Allontana per un attimo la bocca dal mio collo e mi guarda, il suo sguardo è più che eloquente. Mi prende per mano e mi trascina sul letto, mettendosi sopra di me, cominciando a baciare l'incavo tra i miei seni, facendomi mordere le labbra per il piacere.
"Daniel..." mormoro tra un gemito e l'altro.
"Non dovremmo..." dico poco convinta, non voglio che smetta. Non voglio assolutamente. Non vorrei fare altro in questo momento.
"Shh, per favore, lo vuoi anche tu..." mi tappa la bocca con un bacio rovente, facendo crollare ogni mia indecisione, seppur piccola. Continuiamo a baciarci, toccarci, sfiorarci...nella stanza riecheggiano i nostri gemiti sommessi. Poi i pochi indumenti che ci restano addosso diventano insopportabili. Daniel riesce a slacciarmi il reggiseno con un veloce movimento delle dita ed io faccio lo stesso con i suoi boxer che in pochissimo tempo raggiungono gli altri vestiti ammucchiati sul pavimento, idem per i miei slip. Prima di compiere il passo decisivo, dal quale non si potrà più tornare indietro, ci guardiamo negli occhi, in silenzio. I suoi sono ancora più blu e ardono di desiderio. Capisco che nessuno dei due riuscirebbe a fermarsi ora, nemmeno se lo volessimo, cosi, in un gesto deciso, i nostri corpi si uniscono provocando ad entrambi un'esplosione di piacere incontrollato, piacere al quale entrambi ambivamo da mesi. Spontaneamente prendo ad assecondare i  suoi movimenti delicati ma decisi allo stempo tempo, lasciandomi completamente andare ai miei istinti fino a quando entrambi, sfiniti, non raggiungiamo il limite. I gemiti diventano piccoli urli, i movimenti diventano sempre più veloci, e poi il silenzio.Daniel si rilassa completamente appoggiando la testa sui miei seni che si alzano e abbassano ritmicamente, senza uscire da me, ed io lo accarezzo, un pò imbarazzata. Nessuno parla. Restano solo i nostri respiri ancora affannati. 
  
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