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Autore: Shiro_chan    09/04/2012    2 recensioni
Non è erotico, può sembrare, ma dovevo farvi capire che razza di personaggio è, no? E' il primo di una serie di capitoli ancora da scrivere, se vi piacciono andrò avanti, se non vi piacciono lo farò lo stesso.
Jean-Marie è un nome da ragazzo, anche se non sembra, l'ho scelto perché il personaggio è ispirato ad un mio amico e quest'ultimo si chiama Gianmaria.
Hope you like it. ;)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava appoggiato a quel palo della luce ad aspettare un autobus che probabilmente non sarebbe mai arrivato. Era tardi, e non c'era un cane per strada. L'aria era ferma e densa di un silenzio che risultava quasi assordante. Jean-Marie rabbrividì, quel luogo era inquietante, la luce artificiale creava uno scenario sinistro, il palcoscenico perfetto per un omicidio. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e guardò l'ora: le 23. Era palese che l'autobus non sarebbe passato, era troppo tardi. Notò che aveva un paio di chiamate perse. Sorrise lievemente: due ragazze che gli avevano chiesto il numero l'altro giorno. La cosa lo divertiva, normalmente sono i ragazzi ad abbordare le ragazze, ma nel suo caso quelle venivano da lui di loro spontanea volontà, come le api al miele. Ma era sempre stato così, in fin dei conti aveva il corpo di un angelo, un angelo nero. I capelli corvini di media lunghezza finivano spesso nei verdi occhi profondi, occhi che parevano abbracciare tutto il mondo con un solo sguardo, occhi dolci, ma sofferenti, una sofferenza lontana che appariva solo ogni tanto. Probabilmente però la maggior parte delle ragazze era attratta dai suoi muscoli scolpiti, come quelli di una statua greca. A lui non interessava, era solo un modo come un altro per passare il tempo. Si incamminò svogliato verso casa, pensieroso, osservando l'asfalto rovinato sotto i suoi piedi. Camminando lentamente giunse ad una strada più trafficata. Procedeva a testa bassa pensando ai fatti suoi, era così preso dai suoi pensieri che andò a sbattere contro una ragazza che se ne stava ferma sul bordo della strada. Si fissarono per un attimo, che parvero secoli, negli occhi. Lei aveva degli insignificanti occhi marroni truccati pesantemente, come le piccole labbra sottili. Indossava una minigonna rossa, ma la sua attenzione scese immediatamente al seno perfetto che si intravedeva nell'ampia scollatura, in cui erano scivolate ciocche di capelli rossi, probabilmente tinti. Lo sguardo di lei vacillò e scivolò sul corpo di lui, mentre un leggero rossore le tingeva le guance. "Avrà più o meno 18 anni" pensò, ed un senso di disgusto lo invase. -Scusami- le disse e se ne andò con passo rapido, sentendosi lo sguardo di lei addosso. Quella ragazza forse non era tanto più diversa da lui. Il cellulare squillò all'improvviso, era una di quelle ragazzette arrapate che gli aveva chiesto il numero.

-Pronto?

-Hey ciao…. Sono Lara… Ehm, ci siamo visti un paio di giorni fa al bar, ehm… Potremmo rivederci?

Perché no? Aveva voglia di divertirsi, di giocare un po', di passare un po' il tempo, e quella s'era offerta di sua spontanea volontà. Solo non ricordava bene quale delle due fosse. Poco importava, erano tutte due giovani e carine.

-Si va bene, casa tua o casa mia?

-Eh? Cosa? No io intendevo… Intendevo in un bar o qualcosa del genere...

-So benissimo cosa intendevi. Ma se preferisci che ci troviamo in un bar, a me va bene lo stesso.

-No no va bene anche così… Facciamo a casa mia? I miei ora non ci sono, tornano domani, ti do l'indirizzo.

Dopo mezz'ora era arrivato a casa di lei, aveva preso un taxi, non aveva voglia di camminare, e comunque la ragazza gli aveva promesso di rimborsargli la corsa. "Deve essere ricca sfondata"  pensò, ammirando l'immensa casa illuminata. La ragazza gli aprì frettolosamente la porta. Aveva si e no 15 anni, contro i suoi schiaccianti 19. Gli bastò un'occhiata per capire che era vergine, una ragazzina esaltata, una stupida troietta però, che si vantava delle sue mille esperienze inesistenti con le amiche. Non gliene importava, aveva voglia di divertirsi e basta, almeno avrebbe passato in un qualche modo quella notte noiosa. La ragazza lo invitò a salire di sopra, facendolo accomodare in una camera in cui aleggiava un profumo dolciastro così denso da risultare nauseante. La ragazza chiuse la porta alle sue spalle e lo guardo come per dire "non so cosa fare, fai tu". Jean-Marie si sedette tranquillamente sul letto ed iniziò a sbottonarsi la camicia con immensa calma. Lei lo guardò accigliata giocando nervosamente coi propri capelli biondi. Appoggiò la camicia sul letto e si avvicinò a lei. Guardandolo superficialmente, il suo sguardo sembrava famelico, ma era tutt'altro, era distratto, pensava ad altro. La sbattè al muro, baciandola famelicamente ed iniziando a spogliarla. Beh, non c'era molto da spogliare. Aveva voglia di giocare un po' prima quindi si slacciò la cintura ed abbasso i jeans ed i boxer. Fissò poi la ragazza alzando leggermente le sopracciglia. Quella abbassò lo sguardo e allungò leggermente la mano: non sapeva proprio che fare. Sbuffando leggermente la prese per le spalle e la spinse in basso affondandoglielo in bocca. Lei lo guardò con occhi confusi, poi iniziò a leccare leggermente. Jean non provava nulla, lei era proprio un'incapace, una verginella che faceva tanto la troietta in giro. Le sfilo il membro di bocca, seccato. Voleva divertirti, ed invece si stava solo innervosendo. E continuava ad avere in testa quella ragazza lì per strada… Perché? Sfilò gli slip della ragazza che aveva di fronte e la portò di peso sul letto. S'infilò un preservativo (ne aveva sempre con se) e, aperte le gambe di lei, iniziò a penetrarla. Se prima aveva voglia di fare le cose per bene e divertirsi un po', ora voleva solo dare a quella ragazzina quel che voleva ed andarsene immediatamente. Spinse con forza assaporando con piacere le grida di lei. Dopo vari colpi sentì il corpo della ragazza rilassarsi di colpo e le sue grida soffocarsi in gemiti ed ansimazioni. Si ritrasse sbuffando. Neanche uno stupido orgasmo quella sera, e continuava a pensare a quella ragazza dai capelli rossi. Si rivesti velocemente. 

-Tutto qui?- esclamò Lara con un filo di voce

-Mi annoi, io me ne vado.

E senza darle il tempo di ribattere uscì dalla stanza. Non gliene importava neanche del taxi non pagato, voleva solo andarsene. Voleva rivedere la ragazza con i capelli rossi.

Era l'una meno dieci minuti, sarebbe arrivato in 30 minuti al luogo dove aveva visto quella ragazza. Si mise però a correre, doveva rivederla. Non capiva perché. Era solo una prostituta. Probabilmente qualcuno l'aveva già raccattata, quindi perché la voleva rivedere? Non sapeva neanche come si chiamava, e di ragazze lui ne conosceva così tante che lei sarebbe potuta benissimo essere una delle tante, ma doveva rivederla. Correva velocemente, ed in 20 minuti arrivò al luogo dove l'aveva incontrata, ma lei, come immaginava, non c'era. In compenso per terra c'era una chiazza rossa, sembrava sangue.

"Strano… Prima non c'era… Cosa….?" penso. Si sentì mancare quando vide dei capelli rossi spuntare da dietro l'angolo, e la maglietta, prima bianca, ora era in tinta con i capelli. Gli occhi di lei, che prima parevano insignificanti, si posarono su di lui, brillando di una luce famelica.

  
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