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Autore: NanaK    09/04/2012    11 recensioni
Mi chiamo Penelope e ora vi racconterò la mia storia. Preparatevi ad ascoltare qualcosa di tanto surreale che spesso mi chiedo se non sia stato tutto un sogno. Il Titanic era appunto chiamata la nave dei sogni, ma di certo mai avrei creduto che potessi salirci. Tutto cominciò una sera di aprile, il dieci aprile 2012..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rosalinda Dewitt Bukater
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

Vieni tu dal cielo profondo o sorgi dall’abisso,

 Figlio di Bellezza?

C. Baudelaire

 

 

 

< Allora, ci vieni a questa festa? Il tema è Titanic, diamine, il tuo film preferito! E’ impossibile che tu rifiuta di venire! > aspettai pazientemente che la mia amica finisse di sfogarsi al telefono e nel frattempo giocherellavo con il filo che lo collegava alla presa. Alla fine sospirai sorridendo e dissi esattamente ciò che l’interlocutrice desiderava sentire. Stetti ancora un po’ ad ascoltarla mentre esultava, poi la salutai promettendo che sarei passata da lei l’indomani. A quell’epoca avevo diciassette anni ed ero una ragazza molto.. particolare. Non ero circondata da una marea di amici con cui uscire ogni sera, né avevo abbastanza pazienza per starli a sentire in ognuna delle loro sciocchezze. Quasi tutti i ragazzi che incontravo per caso, o a scuola o in palestra o a corso di canto, avevano in comune una caratteristica a me decisamente ostile: la frivolezza e l’immaturità. Molte volte fui definita una rompipalle o addirittura “ signora di mezza età ” semplicemente per il fatto che rimproveravo in classe quelli che si lanciavano tra loro un centinaio di palline di carta, lasciando poi l’aula in uno schifo totale che il povero bidello poi doveva ripulire. Ecco perché avevo resistito tanto a non andare a questa festa a tema ( e che tema! ); non che non mi piacesse ballare o divertirmi, semplicemente perché non era il mondo a cui sentivo di appartenere. In ogni caso avevo deciso di accontentare Elody, la mia migliore amica, che mi aveva persino comprato su e-bay un abito d’epoca blu notte con una fascia bianca stretta sotto il seno. L’avevo appena provato e mi stavo guardando allo specchio, quando la familiare testa bionda della mamma fece capolino nella stanza.

< Wow! Pen ti sta benissimo! > esclamò guadandomi. Cercai di non mostrare quanto in realtà mi piacesse quell’abito, anche perché avevo passato ore ad enumerarle i motivi per cui non avrei dovuto presentarmi a quella benedetta festa.

< Non so cosa fare ai capelli però > dissi indicando la mia massa di riccioli neri e lunghi. Lei sembrò rifletterci un attimo, assumendo la sua solita espressione pensosa: la testa reclinata su un lato, le sopracciglia aggrottate e i denti che affondavano nel labbro inferiore.

< Fai una crocchia lasciando qualche ciuffo libero sul viso. Nei film si pettinano così > fece una pausa, poi cambiò discorso < Comunque vieni a cena? >.

< Arrivo. Mamma posso tenerlo addosso per un po’? >. A dir la verità mi sentii una bambina capricciosa mentre glielo chiesi, ma lei non disse nulla, solo di star attenta a non sporcarlo.

Circa mezz’ora dopo mi alzai da tavola, rifiutando l’invito di mia madre di vedere un film: avevo intenzione di salire in camera e continuare a scrivere la mia storia personale sul Titanic a cui da un po’ mi stavo dedicando. Scrivere per me aveva sempre rappresentato un modo per realizzare i tuoi sogni più proibiti: anche se sapevo che non si sarebbero mai realizzati, mentre li mettevo nero su bianco provavo una delle felicità più grandi. Il sapore dell’invenzione, la passione con cui muovevo la penna sul foglio, tutto mi attirava di quel mondo fatto di parole e lettere. Così mi sedetti davanti alla mia scrivania, sotto la finestra, e presi il raccoglitore arancione in cui erano racchiuse tutte le mie storie. Avevo anche scritto una fan fiction sul film Pirati dei Caraibi, ma ancora dovevo completarla. Dopo aver mordicchiato per un po’ la mia bic blu, lasciai che questa mi guidasse e passai un’ora circa scrivendo ininterrottamente. Rilessi il tutto soddisfatta e mi stiracchiai, sbadigliando. Se Jack Dawson fosse esistito davvero! Ogni volta che guardavo il film rimanevo abbagliata dalla sua bellezza. E anche se Elody mi ripeteva che era solo una mera immagine sullo schermo, non potevo fare a meno di fantasticare su di lui. Di colpo cominciai a sentirmi strana. Avevo una leggera nausea e le pareti intorno a me iniziarono a girare. Persi i sensi e mi accasciai sulla scrivania, la testa sui miei fogli fittamente scritti.

 

 

Un lieve dondolio mi riportò alla conoscenza. Ero stesa, e anche se avevo ancora gli occhi chiusi, ero certa che il mio viso fosse colpito dai raggi solari. Aprii leggermente le palpebre e vidi il cielo. Si, il cielo. Aveva assunto un colore rossastro, probabilmente stava tramontando. Aggrottai le sopraciglia e molto confusa mi tirai su. Con mia enorme sorpresa mi trovavo seduta su una sdraio. Mi guardai attorno mentre un lancinante mal di testa prese possesso di me: alcune persone erano in piedi e parlavano tra loro. Ciò che mi colpì maggiormente furono i loro vestiti, tipici degli inizi del novecento. Sempre più sbigottita guardai davanti a me e l’immensa distesa d’acqua che mi si apriva davanti mi lasciò completamente a bocca aperta: ero su una barca! Con il cuore a mille, ma decisa a sapere che diavolo di scherzo era quello, mi precipitai alla ringhiera e mi sporsi per cercare una conferma a ciò che stava prendendo forma nella mia mente. Sul lato della nave bianca una scritta spiccava in lettere scure: TITANIC.

< Oh mio dio > sussurrai completamente in preda al panico. Scossi la testa: era sicuramente un sogno. Un sogno molto vivido, ma pur sempre un sogno. Avevo bisogno di calmarmi, stavo tremando, così tornai là dove mi ero svegliata. Cercai di ricordare ciò che stavo facendo prima di.. prima che tutto diventasse buio. Scrivevo mi pare.. ma si, dovevo essermi addormentata.

< Signorina si sente bene? E’ un po’ pallida > Una voce maschile mi fece sobbalzare. Apparteneva ad uno degli uomini che poco fa stavano parlando a qualche metro da me. Lo osservai quasi in trance. Non appena presi coscienza delle sue parole, mi riscossi.

< Io.. I-io sto bene grazie > deglutii < Ehm. Puoi dirmi, cioè, può dirmi in che anno siamo? >.

Aspettai con ansia la risposta.

Mi guardò come se fossi pazza, tuttavia rispose educatamente < Siamo nel 1912 Miss. Per la precisione oggi è il dieci aprile 1912 >.

A quelle parole mi si serrò la gola. Oh. Dio. Accennai un sorriso sconvolto all’uomo, tanto per ringraziarlo, poi mi alzai e mi allontanai quasi correndo. Pensai davvero di essere impazzita. Mi appoggiai al bordo della nave, con le mani sulle orecchie.

< Sono pazza, sono pazza, sono pazza > continuai a sussurrare tra me con gli occhi chiusi.

Poi, una voce terribilmente familiare mi trapanò il cervello < Se continua a dirlo, finirà per diventarlo davvero >.

Mi voltai di scatto e il mio cuore si arrestò del tutto.

< Oh Dio. > Chiusi di nuovo gli occhi espirando lentamente; ma quando li riaprii era ancora lì con il suo viso da mozzare il fiato.

< Piacere, sono Jack Dawson >. Mi offrì la mano e io gliela strinsi, guardandolo e incapace di spiccicare parola. Era tutto proprio come nel film. Stessi abiti, stessi occhi, stessi capelli.

Lui scoppiò a ridere davanti alla mia espressione incredula ed osservando il suo viso così rilassato, non potei non ridere anch’io.

< A questo punto dovrebbe dirmi il suo nome >.

Mentalmente mi congratulai con me stessa per aver letto tutti i libri di Jane Austen, Charlotte Bronte e molti altri, perché anche se il periodo era un tantino diverso almeno avevo qualche informazione su ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe dire in certe occasioni. E poi sapevo come si comportavano nel film.

< Penelope Gray > esclamai con ancora un mezzo sorriso in faccia.

Dio, quanto era bello..

< Wow. E’ un nome insolito. >

< Già.. >

< Da dove viene? >

< Ehm. Dall’Italia >. Stavo per dire dal 2012, ma mi morsi la lingua in tempo.

< Davvero? E com’è? >

< Beh, è bella. C’è il sole, il mare, la campagna, i monti >

< E la gente? Come sono le persone lì? >.

 Nei suoi occhi leggevo sincera curiosità < Credo che la gente sia uguale dappertutto >

Sorrise < Forse >. Per l’ennesima volta mi resi conto dell’assurdità della situazione, ma in quel momento la percepii più lucidamente.

Dunque, ero sul Titanic, la nave dei sogni. Non sapevo come diavolo ero finita nel 1912, né come tornare nel mio secolo. Stavo parlando con Jack Dawson, il ragazzo dei miei sogni. Ragazzo che si stava avvicinando guardandomi con studiata attenzione. Chiusi involontariamente gli occhi, ma il contatto che irrazionalmente aspettavo non arrivò. Puntai lo sguardo su di lui e vidi che aveva tra le dita un mio ricciolo.

< Ha dei boccoli perfetti Miss Gray. Le dispiace se li prendo come modello per un mio disegno? >

Oh mamma, rischiai di morire di infarto mentre quei suoi meravigliosi occhi azzurri mi osservavano.

Arrossii < Certo che no, signor Dawson >. Mi sorpresi della mia disinvoltura. Mi sentivo perfettamente a mio agio.

< Può chiamarmi Jack >

< E lei Penelope >.

Senza che me ne fossi accorta avevamo cominciato a camminare lungo il ponte e un leggero vento mi accarezzava il viso. Avevo appena realizzato di indossare il vestito che avrei dovuto mettere alla festa a tema di Elody. A dir la verità ora quella festa mi sembrava lontana anni luce. Iniziò a parlarmi dei suoi viaggi: era un piacere immenso starlo ad ascoltare, avrei potuto farlo per ore. Aveva un modo tutto suo di vedere il mondo e anche se era povero, era soddisfatto della sua vita: diceva che per lui la vita è un dono e non bisognava sprecarlo. Ogni singolo giorno aveva un valore.

Continuammo a discutere, fino a che, alzando gli occhi, non vidi una ragazza dai capelli rossi. Rose.

“ Merda ” pensai, mordendomi il labbro inferiore. Ricordavo che nel film in quel momento Jack doveva vederla per la prima volta e rimanere a guardarla folgorato.

Ma lui stava parlando con me e non si era accorto di lei.

Ma come ero finita lì?

Avrei scombussolato qualcosa nel film?

E soprattutto sarei mai tornata indietro?

 

Ciao a tutti! Ho deciso di cimentarmi anche in questo ambito oggi, spero che questo primo capitolo vi piaccia. Ci ho messo l'anima davvero, quindi aspetto con ansia di sapere cosa ne pensate. Tanti auguri di buona Pasqua ( un pò in ritardo )!

Un bacio,

Orihime02

   
 
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