Serie TV > Dr. House - Medical Division
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Autore: elaia86    05/11/2006    5 recensioni
Questa fan fiction è Cotton Candy, anche se cercherò assolutamente di rispettare i veri caratteri dei personaggi per renderla il più verosimile possibile. Aria di tempesta tra House e Cameron..ma quando si deciderà il cinico medico?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V

Capitolo V

 

Wilson entrò di corsa nell'ufficio di House. “Ti senti male, amico? La gamba?” – House era seduto sulla sua sedia, e giocava con la sua palla da tennis – “Ehi, non mi dire che mi hai fatto venire qui apposta per vederti giocare con quella tua stupida palla?! Mi hai chiamato e mi hai detto che stavi male!” – “Non io, Cameron sta male” – “E dov'è ora?”. House sospirò: “Credo di saperlo, ma non ho il coraggio di andare da lei”. Wilson scosse il capo e si accomodò sulla sedia accanto a lui: “Cosa è successo? Le hai detto qualcosa che...” – “Non le ho detto niente! – House aveva urlato all'improvviso – Avrei voluto dirle...che non volevo che partisse...Ma qualcosa mi ha bloccato, e poi lei ha ricevuto una telefonata che l'ha fatta disperare completamente. E' corsa via in lacrime.”Wilson capì di che cosa si doveva trattare.

“Se sai dov'è, perchè non vai da lei?!” – “Ho paura di mentirle di nuovo, di non riuscire a consolarla. Forse dovrei far chiamare quel suo Kyle... – “Sei impazzito!Lei vuole te, è chiaro! House non ti riconosco più, che ti prende?”

Il dottore rimase in silenzio.

 

“Ehi Kyle, cosa è successo?”, Chase lo vedeva piuttosto scosso. Si erano trovati insieme a Foreman davanti ai distributori al piano terra, e Kyle era visibilmente agitato. “Ecco, scusa Robert, ma ho appena ricevuto una telefonata...la madre di Allison è morta.

Chase e Foreman si guardarono dolorosamente stupiti: non sapevano nemmeno che la madre di Cameron stesse male. Chissà come stava ora. Kyle si avviò verso gli ascensori per andare da Cameron, ma i due lo bloccarono: “Amico, è meglio che con lei stia House... – “Ma come? Vi sembra che quell'uomo sia capace di consolarla?!”. I due medici annuirono. Solo lui poteva starle vicino ora, doveva essere lui.

 

“Allora House, cosa aspetti?” – “Voglio che tu mi dica quanto sono bastardo! Voglio che tu mi dica che non posso starle accanto perchè saprei solo ferirla! Voglio che tu mi dica che io sono talmente sbagliato che non merito di averla accanto!”.

Wilson lo guardò perplesso: “Se te le devo dire io queste cose, vuol dire che nemmeno tu ne sei convinto... – “No, non ne sono convinto, va bene? Oggi mi sono domandato 'Perchè non posso averla? Perchè a me non è dato di essere un po' felice nella mia vita?' e la sola risposta che sapessi darmi era 'Perchè sono un fallito e perchè sono capace solo di mentire'...Oggi ad un certo punto ho sentito tutto il peso delle mie menzogne ricadermi addosso...”. Wilson pensò che dentro il suo amico si stava scatenando una tempesta incredibile. “Ho sentito tutto il peso della mia infelicità concentrarsi in questa maledettissima gamba!”, House si afferrò la gamba malata, quasi volesse staccarsela. “Ehi ehi, House che stai facendo?!Calmati!”. Wilson cercò di placare la reazione rabbiosa dell'amico, riuscendo a farlo desistere da chissà quali propositi autolesionisti. House ansimava, stremato da quella giornata di paradiso e inferno. “La verità...Wilson...è che io non voglio arrendermi al pensiero che...l'essere fatto in questo modo…cioè male…molto male…non mi ha mai impedito di amare e non ha mai impedito ad altre donne di amarmi. Credevo che dopo quel trombo alla gamba fosse cambiato qualcosa in me…” – “…Invece sei sempre lo stesso, amico mio, è anche comprensibile che subito dopo l’intervento di rimozione del muscolo tu abbia odiato Stacy. Sarebbe stato difficile per chiunque accettare la tua condizione…” – “Si, ma io quando ho visto cosa le avevo fatto ho pensato di essere peggiorato. Poi mi ci sono adeguato, ne ho fatto un vero e proprio stile di vita…sai, il camice, le scarpe, quelle cose lì, insomma. Ma la cosa peggiore è che ho creduto di non essere più capace di stare accanto alle persone senza farle soffrire…”

House si affacciò alla finestra: stava cominciando a piovere, e sarebbe anche stato un acquazzone a giudicare da quelle nuvole nerissime. “Piove.” notò Wilson. “Cameron…è meglio raggiungerla. Si bagnerà…” – “Non vuoi sapere prima cosa le è successo?” – “Se vorrà me lo dirà lei…oppure glielo estorcerò con la forza…”Wilson sorrise: House si era concesso persino una battuta delle sue. Probabilmente voleva dimostrare a se stesso che davvero non era cambiato.

House non aspettò oltre e uscì come un fulmine dall’ufficio.

Wilson lo guardò tristemente:Ah Gregory House…possibile che ci siano voluti sei anni per capire che eri sempre lo stesso.’, quindi entrò la Cuddy e si appoggiò alla porta: “E’sempre stato un po’ restio ad amare, fin dal liceo. Però non ha mai rifiutato l’amore come in questi anni. Forse ha sofferto più di quello che pensiamo, Wilson” – “Del resto solo lui poteva superare questa situazione” – “Speriamo che stavolta vada tutto bene, incrociamo le dita...” – “Meno male che non eravamo i suoi angeli custodi…”. Scambiatisi un sorriso, Lisa e James si avviarono nei rispettivi uffici.

 

Allison? Allison?”, House la stava cercando dove era assolutamente sicuro di trovarla: sul tetto dell’ospedale. In pochi istanti si bagnò completamente ‘maledetto acquazzone’. Ad un tratto tra la pioggia incessante scorse una figura accovacciata.

Lei piangeva. “Allison, ti ho trovata.”, House doveva urlare per farsi sentire: “Dai, vieni con me giù, ti offro una tazza di thè!”.

Lei continuava a piangere senza degnarlo di uno sguardo. Il medico non ebbe scelta: si accovacciò al suo fianco e le accarezzò i capelli. ‘Cosa devo fare per attirare la tua attenzione, piccola Cameron?’. Cameron si voltò: finalmente sembrava essersi accorta di lui. Aveva il volto bagnato più dalle lacrime che dalla pioggia, gli occhi rossi e le labbra contratte in una smorfia disperata. “Mi sento molto sola, House.”, intanto la pioggia prese a cadere ancora più forte. House la guardò senza dirle nulla. “I miei genitori…ormai se ne solo andati tutti e due!”, Cameron cercò di alzare gli occhi al cielo, ma la pioggia glielo impediva, quindi chiuse gli occhi e aprì la bocca come per bere da quelle gocce d’acqua. “Ehi, Allison! Sei impazzita! – House le chiuse prontamente la bocca – Lo sai che quest’acqua è più contaminata di quella del bagno di casa mia?!” Lei lo guardò di nuovo, piegando gli angoli della bocca all’insù per simulare un sorriso. ‘Piccola Cameron…possibile che vorresti sorridere anche per questa stupidata’. Cameron continuò a parlare: “Sai, mio padre se n’è andato circa un mese fa, e mia madre solo oggi…per lo stesso incidente. E io non c’ero…”riprese a singhiozzare portandosi una mano alla fronte. “Per questo sei partita così improvvisamente?” – “Si…volevo starle vicino. Poi il dottor Marlon mi ha mandato qui con questa stupida relazione…” – “Non è rimasto nessuno con lei?” – “Si, mio fratello…si è liberato dagli impegni dell’università e mi ha sostituita…ma non avrei mai dovuto lasciare a lui questa responsabilità, ha solo vent’anni!” – “E tu ne hai solo ventotto Allison. Ma del resto è inutile – le accarezzava i capelli – tu saresti andata anche se fossi stata la più piccola, vero?” – “Si, anche se in passato ho avuto contrasti con loro non li avrei mai lasciati soli, mai!”, Cameron si stava calmando, così la pioggia, meno battente di prima. “Perché non me l’hai detto, Allison. Sarei venuto lì a vedere se potevo fare qualcosa…” – “Ah, no House. Tanto era tutto così semplice: scontro frontale, mio padre con gravissimo trauma cranico non ha superato la notte; mia madre con gravi lesioni e la colonna vertebrale rotta viene messa in coma farmacologico. Pare che si sia svegliata improvvisamente dal coma: il suo corpo non è riuscito a ristabilizzare le funzioni in tempo…” – “Come è possibile che si sia risvegliata da sola?” – “Non lo so, House, non lo so.”Cameron scosse la testa arresa, poi lo fissò negli occhi “Sai…in fondo sapevo che saresti venuto…ti aspettavo…lo vedi, avevi ragione: siamo danneggiati entrambi…ora più che mai…” – il dottore la guardò tristemente ma poi replicò: “Ah beh, aspetta a parlare, se Wilson non mi avesse minacciato, col cavolo che sarei venuto…” House si pentì subito di quelle parole e senza pensarci le chiuse gli occhi con i palmi delle mani: “Per favore, per una volta fai finta di non aver sentito quello che ho detto, ok?”. Inaspettatamente Cameron sorrise, più apertamente di prima. “Ah, sorridi eh? Allora ho capito: a te piace essere trattata male…” – “Non esagerare House…” – “Ok ok. Cosa dici, piccola Allison? Adesso che la doccia è davvero completata vogliamo scendere giù?”. Cameron fece un cenno di assenso: “Scusa, hai ragione. Dobbiamo essere proprio matti per farci una doccia così…Chissà che scena!” le sfuggì un risolino, quindi si alzò prima per aiutarlo. “Che fai Allison? Stai a vedere…”

House riuscì ad alzarsi da solo.

Quindi prese il bastone e lo spezzò davanti ad una Cameron allibita: “Ora come farai?” – “Senti, ti mostro una cosa: è tutta questione di forza di volontà, guarda…” fece qualche passo ma poi la gamba gli cedette, e House trattenne a stento un urlo di dolore. Cameron gli si avvicinò dolcemente: “In fondo…ti manca un muscolo, per quello non ci puoi fare niente. Ti aiuto io…” – “Ahi ahi, la crocerossina è tornata! Come farà il dottor House adesso senza il suo bastone?” – “Dai, non fare lo scemo. Per me non è un problema…” – Cameron guardò a terra e tornò di colpo triste; House lo notò subito: “Stai bene?” – la dottoressa alzò gli occhi verso di lui – “Si, tutto bene. Passerà, tranquillo” – “Ok…ora aiutami”.

 

Scesero faticosamente le scale fino all’ufficio di House. Ci trovarono accappatoi e asciugacapelli. “Oh, bene. La Cuddy ha deciso di utilizzare i fondi dell’ospedale per i medici che si inzuppano di pioggia sul tetto…” – “House…” – “Si, crocerossina?”, Cameron fece per dire qualcosa, poi ci ripensò: “Nulla…volevo solo dirti grazie” – “Ah, ti pare nulla?! Non ho mai sentito nessuno dirmi ‘grazie’, nemmeno i pazienti, figuriamoci una dottoressa per la quale mi beccherò sicuramente un raffreddore…” – “Va bene, House. Cosa vuoi che ti dica?” – “Meglio che non ti dico cosa vorrei che tu mi dicessi Allison…”, la guardò malizioso, ma lei non gli aveva prestato attenzione: “Come mi hai chiamato?” – “Allison…non è il tuo nome?” –Ce ne hai messo per accorgerti di come ti stavo chiamando…’ – “Oh no, niente, solo che…non mi hai mai chiamato per nome…”, Cameron ora aveva davvero la bocca spalancata. “Secondo te significa qualcosa, piccola Allison?” – “Mmmh, forse che hai bevuto oggi?” – la giovane rideva – “Beh, non penso di aver bevuto, senti un po’…” House la baciò.

Fu un bacio fugace, un leggero sfiorarsi di labbra, che prese completamente alla sprovvista Cameron.

“Ora andiamo ad asciugarci…”, le disse senza staccare i suoi occhi da quelli di lei, che un attimo dopo si riprese e annuì. Si stava avviando verso lo spogliatoio femminile, quando House la fermò: “Ehi, Allison…vengo con te a New York…voglio capire meglio questa situazione…” – “Si…ti ringrazio. – “…non se non mandi via quell’imbranato del tuo amico!”.

Cameron sorrise di nuovo, mentre il suo cuore batteva a mille.

 

Due giorni dopo si svolse il funerale: Wilson, Cuddy, Foreman, Chase e Hicks erano in chiesa pronti a sostenere la collega, e con loro Kyle. Di fianco a Cameron e al fratello c’era House, e ai medici dietro di loro non sfuggì il contatto tra le loro mani, specie nei momenti più tristi della cerimonia.

Al cimitero House rimase lontano, lasciando che i due fratelli si stringessero nel loro dolore, e con lui Wilson: “E’ difficile rimanere orfani” – bisbigliò tristemente quest’ultimo. “Ho paura che quest’ultimo avvenimento la faccia cambiare…prima il marito, poi i genitori…”ammise House. Wilson gli mise una mano sulla spalla scuotendo la testa.

 

Princeton-Plainsboro Ospital, una settimana dopo.

“Allora, maschio, 47 anni epilettico, disturbi del sonno e dell’umore, perdita di sangue dalla bocca e dal naso, tachicardia…avete ipotesi?”House annotò velocemente i sintomi sulla sua lavagnetta e guardò interrogativamente i suoi tre dottori. “Per me è…” – “Aspetta Chase, non voglio sentirlo, sicuramente hai sbagliato…” – “E chi te lo dice?” – “Lo so e basta. Qualche altra ipotesi?” – “Potrebbe essere una malattia autoimmune…” – “Foreman, mi meraviglio che tu non abbia detto direttamente lupus! Comunque è un’ipotesi plausibile…E tu, hai qualche ipotesi?” – disse rivolto all’ultimo dei tre dottori – “Per me la cosa è più semplice: un attacco epilettico violento avrà provocato la rottura di vasi sanguigni superficiali di naso e bocca, la tachicardia sarà data dallo spavento…” – “In un paziente epilettico da quarant’anni?! Non lo avrebbero mandato qui se fosse solo questo…Non siamo al pronto soccorso, Hicks!”

“Dottor House? – un’infermiera lo venne ad avvisare – la dottoressa Cuddy la vuole nel suo ufficio” – “Le dica che sto lavorando al caso che lei mi ha affidato, e soprattutto le dica che l’ambulatorio non lo faccio…” – “Mi scusi, ha detto che è piuttosto urgente…” – “Va bene, arrivo subito!”.

Cinque minuti dopo era nell’ufficio della Cuddy: “Allora cosa c’è?” – “Ti volevo solo dire che Cameron mi ha avvisato del suo arrivo…” – “Si, domani, lo so. – “Domani? – la Cuddy era sorpresa, ma poi sembrò capire – Ah si, certo, domani. Domani se ne andrà anche Hicks, giusto in tempo.” – “Non posso credere di averlo shoccato così tanto da volersi trasferire” – “Lasciamo perdere, che l’hai proprio tormentato! Semplicemente perché era il sostituto di Cameron…gliene hai fatte di tutti i colori!” – lo guardò severamente – “Allora Chase cosa dovrebbe dire?Forse lo dovrei rivalutare in effetti…” – “Basta, House, ora vai a fare il tuo turno di ambulatorio…” – “Nemmeno per sogno! E non pensare che adesso che tornerà la dottoressina ingenua tu mi possa imporre ancora tre ore di ambulatorio, piuttosto me ne vado io” – “Non lo faresti mai, House… – la Cuddy lo guardava indulgente – Facciamo così: ti do un paio d’ore di pausa ora, e domani mi fa un’ora di…” – “Cosa, cosa? Ho capito bene? Hai bevuto Cuddy?!” – “No, però te le meriti almeno per oggi…” – “Mezz’ora?” – “Ho detto un’ora di ambulatorio, e ringrazia che ti abbia lasciato libero adesso! Ora vai, ho da fare!” – “Con te non si può mai parlare…”.

 

‘E ora che faccio in due ore? Quasi quasi chiamo la piccola rompiscatole…’, si rese conto che non aveva mai pensato prima di poter chiamare Allison quando non aveva niente da fare. ‘Speriamo che quella crocerossina non mi renda uno smidollato…’, pensò mentre componeva il suo numero: “Ehi dolcezza, come butta?” – “Scusa House, non ti sento bene! Vai in un posto dove c’è campo!” – “Ma come?!Qui prende benissimo!” – “Non ti sento, non ti sento. Sali sul tetto, forse lì ti sentirò”

‘Benedetta ragazza, voleva farlo salire fino al tetto solo per parlare con lui…’ – “Va bene, sto salendo, aspetta in linea…”

Cameron si era nascosta dietro un condotto per l’aria condizionata. Pensava di essersi nascosta bene: “Allora, House, mi senti?”. Non sentiva più nulla, forse davvero non c’era campo. “House, House?”, improvvisamente il diagnosta sbucò da dietro di lei urlando: “Aaaaaaahhhh!”, facendola letteralmente saltare per lo spavento.

“Sei impazzito! sei impazzito! – la dottoressa lo stava prendendo a pugni – Cosa ti viene in mente?!Spaventarmi così!” – “E a te cosa è venuto in mente? Di ingannare il tuo capo?! Lo sai che sono più vecchio di te, non me la puoi fare!”, House rideva, mentre cercava di schivare con poco successo i pugni di Cameron.

Ohhh sei sempre lo stesso stupido! Ci potevo rimettere la pelle…” – “Si, ma io so come rianimarti, piccola Allison…”, House la guardò così maliziosamente che lei smise di picchiarlo e scoppiò anche lei in una grossa risata. “Che bello vederti ridere fino alle lacrime, anche se non era proprio questa la reazione che mi aspettavo da te…” – “Ah, e che reazione ti aspettavi?” – “Beh, il solito afflusso di sangue alle guance per esempio. – “Lo vedi che non mi conosci ancora bene, House?”, poi guardò lontano, pensierosa. “Posso sapere solo una cosa, piccola A-l-l-i-s-o-n? – le girò delicatamente il viso per costringerla a guardarlo – Se io ti chiamo per nome, perché tu ti ostini a chiamarmi ‘House’?” – “Beh, perché sei il mio capo…” – “Solo?!”. I loro corpi erano vicinissimi. Si guardavano negli occhi sorridendo. ‘Quegli occhi…’, fu di nuovo il loro pensiero. “Una volta ero io che ci provavo con te, non il contrario…”disse Cameron. ‘Come è bella…’House non riusciva a staccare gli occhi dai suoi. Quella sera di pioggia non aveva osato nemmeno pensare a lei come stava facendo adesso. Il dolore che lei gli trasmetteva era troppo forte, di tutti i discorsi che si era preparato nella mente non aveva pronunciato una sola parola.

Ora però lei era bella e serena. Solo che di quei discorsi non ricordava niente.

Cosa voleva dirle? Forse che lui era pronto per amarla? Forse che aveva accettato di confrontarsi con il se stesso di molti anni fa? Forse che aveva concluso che nulla era cambiato, se non lei?

‘Ma lei…lei mi ama ancora?!’, questo dubbio gettò House nel panico. Chi gli assicurava che lei lo amava e non voleva semplicemente obbedire al suo istinto di crocerossina? Mentre tutti questi pensieri lo attraversavano stava in silenzio e Cameron lo guardò meravigliata: “House? House!”.

Ancora pensieroso lui si staccò da lei e cominciò a camminare su per il tetto, come se volesse misurarne l’area con i suoi passi incerti, aiutato dal bastone nuovo. Certe volte aveva l’impressione che ormai servisse a poco quel bastone. Forse aveva ragione la Cuddy: il dolore era tutta una questione psicologica. Da un paio di settimane a questa parte ne sentiva di meno.

“House che ti prende?”, Cameron lo seguiva a distanza, preoccupata.

Improvvisamente l’occhio di House cadde su un mattone, lasciato lì per terra lontano dal mucchio. Lo raccolse e vi lesse: “Oggi House mi ha fatto di nuovo capire che vuole liberarsi della mia presenza troppo fastidiosa. E’ convinto che io sia semplicemente dominata dal mio istinto di crocerossina. Non ha capito che io lo amo, perché è geniale, perché dietro quel bastone io percepisco un uomo, perché lo desidero, maledetta me!E’ un uomo straordinario, anche se incredibilmente infelice. Ma lui…lui non mi ascolta. Ascolta solo il suo dolore, solo quello esiste nella sua vita. Devo dimenticarlo, mi sto facendo troppo male con lui. Forse è un uomo che non accetta di essere amato, almeno da me.

Lo scagliò a terra rabbioso. Quindi si voltò come una furia verso una Cameron inaspettatamente tranquillissima. “E così io non accetterei di essere amato? E così io ascolterei solo il mio dolore?”. Cameron gli si avvicinava lentamente: aveva i capelli lunghi sciolti sulle spalle, e indossava una tuta. “Dimmelo Cameron, dì la verità: tu non mi ami da tanto ormai!”. Cameron gli sorrise: “Lo vedi che ora non mi chiami più per nome?” – “Smettila, voglio solo sapere se mi am…”il respiro gli si mozzò, perché Cameron era ormai arrivata a sfiorarlo con il suo corpo. “E tu?”, gli chiese la dottoressa appoggiando la testa contro il suo petto. “Io…io sono House…cosa mi chiedi…” – “Lo so chi sei…Ma io a te piaccio?”, Cameron chiuse gli occhi fiduciosa, abbandonandosi completamente alle braccia che lui, quasi senza accorgersene, le aveva offerto come sostegno.

Gregory House stavolta non rispose. La strinse solo a sé, delicatamente.

“Accetta il mio amore…”bisbiglio Cameron. “Accettami tu, Cameron…io potrei farti…” – lei lo guardò mettendogli un dito sulle labbra – “Shh. Non dire nulla. Sai solo mentire…”disse sorridendo, strappando un sorriso anche a lui: “Si, ma la parte divertente di questo è che tu non capisci quando lo faccio, altrimenti che gusto c’è?” – “Vuoi chiudere quella bocca?” – Cameron lo guardò con finta aria di disapprovazione – “Beh un modo per chiudermi la bocca c’è…”. Di nuovo le diede un bacio, improvviso ma non inatteso. Fu un bacio lungo e intenso, il bacio che lei aspettava da 4 anni. La felicità che lui aveva sempre aspettato.

Le due ore di pausa erano terminate, ma nessuno salì a disturbarli.

 

 

 

 

 

 

finita!Vi è piaciuta??? Spero di si. A dire la verità poteva finire anche dopo la prima scena sul tetto, però non mi andava di lasciare le cose in sospeso, e poi il momento era troppo delicato per tentare di chiudere la storia così, quello era il momento di Cameron e del suo dolore. Volevo che quei due si chiarissero definitivamente e realisticamente. Spero di aver rispettato il carattere di House, l’interpretazione che ho dato al suo carattere esce completamente fuori nel primo dialogo con Wilson, spero che sia abbastanza coerente con il personaggio che vediamo in televisione, in caso contrario ditemelo, fatemi tutte le critiche che volete. Accetto complimenti e insulti volentieri ;-)

Ciao e buon House e Cameron a tutti!:-D

  
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