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Autore: kia84    09/04/2012    4 recensioni
Finn Hudson era proprio un'idiota! O forse l'idiota ero sempre stata io perchè non me ne ero accorta prima ostinandomi che fosse il ragazzo giusto per me? La mia anima gemella? Tutte balle!
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Rachel Berry, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Delle urla concitate che ripetevano il mio nome e vari scossoni tra le coperte mi fecero svegliare di colpo in modo traumatico. Cosa stava succedendo? Un uragano? Quando focalizzai le fattezze di quel terremoto ambulante, mi fermai all'istante prima di gridare dallo spavento e accolsi tra le braccia quella mina vagante che stava per rompermi i timpani. Era proprio una Puckerman, i polmoni erano gli stessi del fratello e della nipote, impossibile sbagliarsi. Abbozzai un sorriso incerto e ancora visibilmente traumatizzato mentre Mary Puckerman mi stritolava tra le sue braccia esili che nascondevano una certa forza massiccia, il dna non era acqua dopotutto, e lanciai un'occhiata alle sue spalle dove c'era il fratello che ci osservava esasperato. Improvvisamente, il ricordo della serata precedente mi ustionò le guancie dal rossore, perchè mi ero comportata in quel modo spudorato? Perchè avevo accettato il cosiglio di Mercedes e gli innumerevoli drink che Blaine mi metteva tra le mani nella confusione? Che figura da stupida che avevo fatto! Noah cos'avrà pensato di me? Ci avevo persino provato in un modo così spudorato che se non fosse stato per tutto quell'alcol ingerito di sicuro mi sarei comportata diversamente, probabilmente lo avrei persino evitato visto la confusione che mi provacava il solo restare in una stanza da sola con lui. Abbassai lo sguardo imbarazzata e mi misi a fissare con finto interesse le trame geometriche e colorate del tappeto vicino al letto. Il letto del peccato di Noah Puckerman dove avevo appena passato la notte con il proprietario. Mary saltò giù dal letto correndo fuori dalla stanza come un'indemoniata mentre urlava a sua madre di aggiungere un posto in più per la colazione perchè la fidanzata di Noah aveva dormito con lui. Mi aspettavo che da un momento all'altro la signora Puckerman piombasse nella stanza con in mano un mestolo inveendo contro quel disgraziato di suo figlio che era tale e quale al padre fuggitivo ma il momento passò e sentii soltanto un'esclamazione deliziata provenire dalla cucina. Feci un sospiro di sollievo e notai che Noah fece lo stesso, incrociammo gli sguardi e ridacchiammo ancora un pò imbarazzati. E adesso cosa sarebbe successo tra di noi?
"Forse è meglio che vada a rinfrescarmi..." balbettai portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio dal nervosismo.
"Si, il bagno...dimenticavo, sai già dov'è il bagno." annuì lui in tono autoironico ricordandosi che non era di certo la prima volta che mi trovavo in camera sua.
"Già. Beh, io vado."
"Certo, io scendo giù a controllare le farneticazioni di mia sorella. Se ti serve qualcosa prendi pure quello che vuoi...o chiamami. Ti aspetto giù." detto questo, Noah si precipitò fuori dalla porta ed io rimasi da sola a calmare il mio cuore inquieto.
Andai a rinfrescarmi in bagno, cercando di non dare troppo l'impressione di essermi appena svegliata a casa di altre persone dopo essermi ubriacata come un pozzo senza fondo, e tornai in camera con una versione un pò più decente di quella che avevo avuto cinque minuti prima. Mi controllai allo specchio e feci una smorfia, il vestito era troppo sgualcito per poterlo usare di nuovo. Che figura ci avrei fatto con la madre di Noah? Anche se la conoscevo fin da quando io e suo figlio andavamo nella stessa Sinagoga a imparare il nostro credo, questo non mi dava il diritto di sembrare una pezzente. Accettai la proposta di Noah e mi misi a cercare qualcosa che potesse andarmi bene nel suo armadio che sembrava un vero campo di battaglia, riuscii a pescare una camicia bianca ancora pulita e agguantai al volo un paio di pantaloncini grigi dal suo cassetto. Indossai gli indumenti, piegando con cura il mio vestito, e mi diedi un'occhiata allo specchio decidendo che poteva andare bene almeno per il momento. Dal nervosismo, mi morsi il labbro inferiore e portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Presi coraggio e iniziai a scendere lentamente le scale per raggiungere le voci animate in cucina che si bloccarono di colpo appena varcai la soglia. Forse sarebbe stato meglio svignarmela alla chetichella senza farmi vedere e creare ulteriore imbarazzo. Cosa diamine mi era saltato in testa? Incrociai lo sguardo sorpreso e allucinato di Noah che mi infuse una certa soddisfazione, specialmente quando sembrava aver quasi perso la parola mentre sua sorella continuava a lanciragli cereali in testa, e salutai la signora Puckerman mentre mi accomodavo accanto a Mary cercando in qualche modo a rispondere alle solite domande di rito. A quanto sembrava, Noah doveva averle istruite per bene visto che nessuna delle due aveva mai osato chiedere che cosa fosse successo la notte precedente e come mai io ero ancora li. Sembrava che tutto quello fosse normale, come se io fossi una di loro e quello fosse sempre stato il mio posto. Non osavano dire niente ma i loro sorrisi sornioni la dicevano lunga su cosa frullasse loro in mente. Impossibile da nascondere. Di fronte a me, Noah si strinse nelle spalle e mi lanciò uno sguardo di scuse come a voler dire che quelle due erano casi irrecuperabili. Ascoltai i monologhi di sua madre e scambiai qualche battuta con sua sorella, ero a mio agio con loro quasi mi dispiaceva doverle lasciare per tornare a casa. Questo significava avere una madre presente? Se le cose fossero andare diversamente, Shelby ne sarebbe mai stata capace? Tornai in camera di Noah e quando lo vidi arrivare qualche minuto dopo aveva tra le mani un vestitino di colore con motivi floreali gialli.
"Mia madre ha pensato che non poteva di certo farti tornare a casa con soltanto la mia camicia addosso...e ovviamente il tuo vestito non è più presentabile come ieri. Ha tirato fuori dall'armadio un pezzo d'antiquariato stile figlia dei fiori, penso che non ti dispiaccia visto il tuo strano stile non stile nel vestire."
"Non c'è problema, ringrazia tua madre da parte mia." gli risposi prendendo il vestito dalle sue mani ma lui ancora non voleva mollare la presa.
"Sai, mi dispiace un pò darti questo vestito. La mia camicia non è mai stata così sexy come in questo momento. Ti donano anche quei pantaloncini che si notano a malapena, per me erano troppo attillati ma a te donano particolarmente." mormorò lui ammiccante mentre il suo pollice si era fatto talmente audace da accarezzare quasi per caso le mie dita, mi vennero i brividi.
"Noah..."
"Devo proprio dartelo?"
"Se non vuoi che lanci un urlo a tua madre e a Mary credo proprio che tu debba darmi quel vestito." appena finii di dire quelle parole lui mollò la presa di colpo come se avesse paura delle conseguenze e di sua madre.
"Com'è difficile fare il bravo ragazzo. Tieni. E poi non dire che non sono gentile con te. Adesso devo anche uscire per lasciarti cambiare?" mi chiese lui contrariato sbuffando frustrato. Io annuii trattenendo a stento una risata divertita.
"Noah?"
"Si?" si voltò verso di me inarcando un sopracciglio.
"Se ti consola saperlo, sono nuda sotto la tua camicia." lo provocai con un sorriso ammiccante sulle labbra per mettere un pò di carne al fuoco. Non ero riuscita a tenere a freno la lingua e di certo adesso non ne ero affatto pentita, mi stava piacendo quel gioco specialmente se la sua espressione diceva tutto.
"Un giorno di questi mi farai morire Berry, mi avrai sulla coscienza ed io ti tormenterò fino alla fine dei tuoi giorni. Muoviti a scendere o salgo su e non risponderò più di me. La mia pazienza ha un limite. Sono pur sempre un ragazzo sessualmente attivo dannazione!" borbottò lui di cattivo umore mentre usciva dalla camera sbattendo la porta.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere mentre le guancie mi si tingevano di rosso. Decisi di non perdere troppo tempo e iniziai a sbottonarmi la camicia a malincuore e a riporla con cura su una sedia mediamente piena e incasinata. Mi chinai per annusarla un'ultima volta, sapeva ancora di lui. Era diventato come una droga per me. Mi tolsi anche i pantaloncini e indossai il vestito di sua madre che mi fece tornare in un'altra epoca nella quale non ero ancora nata. Mi guardai allo specchio e sorrisi al mio riflesso, tutto sommato quel vestito era proprio adorabile. Scesi le scale e incrociai la madre di Noah davanti la porta mentre sussurrava qualcosa al figlio. Quando mi vide le si illuminarono gli occhi e smise di parlargli per venire a prendermi per mano.
"Oh Rachel, sei un incanto! Lo sapevo che questo vestito sarebbe stato perfetto per te!" mi sorrise lei battendo le mani dall'entusiasmo.
"Mamma ma non si può vedere! E' vecchio!" disse Mary facendo una smorfia di disgusto alla vista di tutti quei fiori.
"Grazie signora Puckerman, mi piace molto. Poi glielo resituirò quanto prima."
"Rachel, quante volte ti ho detto di chiamarmi Ruth? Signora Puckerman sa di vecchio e noi ormai ci conosciamo da quando Noah ti ha preso di mira quando eravate piccoli. Il vestito lo puoi tenere, sta decisamente meglio a te."
"Grazie signora...Ruth."
"Ti auguro buon ballo per stasera, divertiti adesso sei ancora giovane. Noah riportala a casa e trattala con i guanti durante il ballo. Sarete una bellissima coppia, vincerete sicuramente la corona." mormorò lei con tono entusiasta mentre fissava me, poi lui e poi di nuovo me.
"Mamma, Rachel ed io non andremo al ballo insieme. Abbiamo entrambi altri accompagnatori." Noah interruppe qualsiasi sogno ad occhi aperti della madre in pochi secondi con quella frase. Forse era stato un pò brusco ma avevo capito le sue motivazioni, improvvisamente era calato un silenzio imbarazzante.
"Ah...pensavo che..."
"No, hai sbagliato. Andiamo Rachel, ti porto a casa."
"Arrivederci Ruth." la salutai un pò dispiaciuta mentre il figlio mi afferrava la mano per trascinarmi fuori. Mise in moto l'auto con gesti impazienti e frettolosi e uscì sgommando dal vialetto di casa sua come se lo stessero inseguendo. Cos'aveva così all'improvviso? Perchè si stava comportando in quel modo?
"Mi dispiace per mia madre."
"Ma no, figurati. Penso che fosse normale arrivare a quella conclusione dopo che una ragazza ha dormito nello stesso letto con il proprio figlio. E' un pò strana come situazione." mormorai guardando fuori dal finestrino.
"Già. Non ho mai lasciato dormire una ragazza da me per la notte." confessò lui a bassa voce.
"Cosa? Mai?" mi girai di scatto verso di lui con aria sorpresa nella speranza di aver capito bene quello che mi aveva appena detto. Non riuscivo a crederci.
"Berry capisco che la mia figaggine a scuola abbia degli altissimi livelli e che le voci di corridoio spesso siano pompate, ma è tutto vero quello che dicono...tranne il fatto di dormire insieme. Questo implica una relazione più profonda della solita sveltina, implica qualcosa di più coinvolgente. Qualcosa che forse non sono ancora in grado di dare a nessuno." da quando Noah Puckerman si era messo a nudo come in quel momento? Mai e la cosa era sconvolgente. Cosa stava succedendo?
"O forse non vuoi. Noah tu sei in grado di amare come chiunque. Guarda Beth per esempio, quando sei con lei ti si illuminano gli occhi. Tu l'ami e sei felice." gli misi una mano sulla sua sorridendogli con affetto.
"Non soltanto con lei sono felice." parcheggiò sul mio vialetto e si girò verso di me incrociando il mio sguardo. Non c'era bisogno di altro in quel momento ed entrambi lo sapevamo, bastava un piccolo avvicinamento e tutto sarebbe cambiato. Dopo qualche secondo, nel quale il mio sguardo si era perso a contemplare le sue labbra carnose e i suoi occhi talmente teneri che mi avevano fatta sciogliere tutta fin dalla prima volta che aveva compiuto un gesto gentile nei miei confronti, mi tirai indietro con l'amaro in bocca e un senso di frustrazione dentro. Avevo paura.
"Grazie del passaggio Noah. Allora...ci vediamo al ballo?"
"Si. Ci vediamo al ballo. Ciao Rachel." mise in moto e ripartì con espressione ferita mentre i sensi di colpa tornarono a tormentarmi di nuovo.
Appena tornai a casa non trovai sguardi di disapprovazione o scenate sul fatto che non avessi fatto nemmeno una telefonata per avvertirli che sarei andata a dormire da un amico. No, niente di tutto questo. Sembravano felici mentre mi chiedevano come stavano Ruth Puckerman ed i suoi figli. Mi sembrava di essere entrata in un mondo parallelo. Mi dissero di essere già stati avvisati da Mercedes quando era arrivata a consegnare la mia borsetta dimenticata in quel locale e che quindi non erano preoccupati perchè sapevano di trovarmi in buone mani. Dopotutto Noah Puckerman veniva da una buona e fedele famiglia ebrea e ai miei papà lui piaceva molto. C'era qualcuno a cui non piaceva? Presi il cellulare dalla borsa e notai sul display diverse chiamate perse, quasi tutte di Jesse e tre di Finn, e un messaggio di Mercedes che mi diceva di richiamarla al più presto. Cosa avrei dovuto fare adesso con Jesse? E con Noah? Probabilmente avevo soltanto peggiorato le cose cercando di essere un'altra Rachel Berry. Sbuffando, iniziai a prepararmi per andare a scuola prima di arrivare tardi e ritrovarmi in presidenza da Figgins. Ci mancava soltanto quello. Appena arrivai, fui travolta dalle mille domande di Mercedes e Tina che mi chiedevano come avessi concluso la serata in compagnia di Puckerman. Quando raccontai loro di aver passato la notte da lui mormorarono qualcosa come "il letto del peccato" e per poco non ci rimasero secche mentre nei loro occhi brillava qualcosa che sfiorava la follia e il divertimento allo stesso tempo. Iniziai a chiedermi se non fossi stata una pedina nelle loro mani mentre mettevano in atto qualche strana macchinazione partorita dalle loro menti malate. Forse dovevo iniziare a preoccuparmi. Al suono della prima campanella, uscii dall'aula e nel tragitto per raggiungere la mia prossima lezione mi imbattei in Finn. Quale incontro poteva essere più funesto di quello?
"Ciao Finn."
"Dove ti eri cacciata? Ho provato a chiamarti ma tu non rispondevi." mi aggredì lui senza nemmeno salutarmi prima.
"Ero fuori a divertirmi con gli altri Finn, ogni tanto esco anch'io. Poi ho dimenticato la borsa con il cellulare al locale e stamattima me l'ha riportata Mercedes a casa. Tutto qui. Mi dispiace di non averti potuto rispondere ma non ti stavo evitando."
"Scusa ma ho qualche dubbio su questo. Perchè non mi avete chiesto se volevo venire?" da quando era diventato così infantile?
"Non ho organizzaio io questa uscita, probabilmente credevano che eri impegnato con Quinn e volevano evitare qualche situazione imbarazzante. Non lo so. Adesso se non ti spiace vorrei andare a lezione." cercai di oltrepassarlo ma lui mi si piazzò davanti di nuovo senza darmi scampo.
"Che intenzioni hai?"
"Su che cosa?"
"Parlo di Jesse e Puck. Continui a fare avanti e indietro tra di loro creando soltanto ancor più confusione. Ti rimetti con Jesse e decidi di andare al ballo con lui eppure sei in atteggiamenti intimi con Puck e lo aiuti con sua figlia. Non ti capisco proprio Rachel! Jesse ti ha fatto soffrire nel peggiore dei modi e Puck...tu e Puck non centrate niente l'una con l'altro. Siete l'opposto come il diavolo e l'acqua santa, a lui tu non interessi. Vuole soltanto divertirsi come fa con le altre, appena avrà ciò che vuole si libererà di te. Perchè ti ostini a stargli dietro? Stai diventando patetica con la tua stupida cotta." sentirmi criticare in quel modo da lui mi fece infuriare.
"Patetica? Come ti permetti di giudicare proprio tu che mi hai mentito su troppe cose? Tu che non hai mai avuto le palle per fare quello che bisognava fare al momento giusto? Tu che hai sempre preferito farti vedere come il quaterback figo piuttosto che essere paragonato a uno degli sfigati di Glee club? Si, ammetto che questo ultimo punto è cambiato da diverso tempo ma ti assicuro che non hai fatto per niente una bella figura con tutti noi. Devi soltanto stare zitto. Quello che faccio con Jesse e Noah non è affar tuo, ormai io non sono più affar tuo. Mi dispiace se con Quinn non va bene come prima ma hai deciso tu di rimetterti con lei quindi non venire a gettare la tua frustrazione su di me. Smettila di perseguitarmi Finn, ci sarà un motivo se gli altri hanno deciso di non invitarti ieri sera. Rifletti la prossima volta prima di parlare di nuovo."
Gli voltai le spalle e me ne andai infuriata lasciandolo da solo nel corridoio. Come aveva potuto parlarmi in quel modo? Se io ero la patetica ragazza infatuata del figo della scuola lui era sicuramente l'imbecille che non sapeva mai decidersi e che quando aveva una cosa iniziava con i ripensamenti e pretendeva di averne un'altra, un pò come lo scambio delle figurine tra bambini. Non riuscivo quasi più a ricordarmi per quale motivo mi ero innamorata di lui all'epoca. Pensavo che fosse tu ciò che volevo, che mi andasse bene così com'era, ma mi sbagliavo. Finn non poteva completarmi ed io non potevo essere più la stessa ragazza che si scioglieva quando il quaterback la degnava di una qualche minima attenzione. Ormai Finn mi aveva persa, non sarei più ritornata sui miei passi per lui. Gli rimasi lontana per il resto della giornata e diedi buca alle ultime prove del Glee Club prima del grande ballo per non averlo intorno e per non fargli capire nulla della nottata precedente. Per non fargli sapere di Noah. Che cos'eravamo diventati adesso? Avevo quasi timore che quella notte fosse stata solamente un sogno. Quando tornai a casa mi resi conto che il display del cellulare continuava ad emettere una strana lucetta. Andai a controllare e capii che c'era un messaggio lasciato in segreteria del quale non mi ero accorta prima. Lo ascoltai e rimasi spiazzata.
"Rachel ciao...come stai? Sono un pò preoccupato per te. Non faccio altro che ripensare a quelle lacrime...a te...a noi...dannazione! Non so nemmeno perchè ti ho chiamato! Tu sei l'unica che mi fa mandare in confusione il cervello! Non so più che fare con te. Prima era tutto diverso e adesso non so più nemmeno cosa dirti per paura di ferirti o vederti sparire di nuovo nei tuoi problemi dimenticandoti della mia esistenza, di quello che siamo o non siamo. Rachel io non riesco più a sopportare tutto questo, davvero...odio essere tuo amico. Stare li e non poter fare niente mentre un via vai di ex continua a circolarti intorno con pretese assurde è troppo per me. Perchè non ti decidi una benedetta volta? Finn o Jesse? Non è poi così difficile. E poi perchè dovresti stare proprio con uno di loro? Potresti anche restare da sola...non è poi così tanto male, non credi? Oppure potresti anche scegliere qualcun'altro, magari qualcuno che ti è vicino...ma tu tanto non ti guardi intorno, giusto? Perchè dovresti poi? Che stupido che sono! Lasciamo perdere, forse non vale la pena nemmeno parlarne con la tua stramaledetta segreteria. Ciao."
Noah aveva lasciato questo messaggio poco prima di vedermi fare la scema con degli sconosciuti. Il tono della sua voce furiosa e frustrata a diceva lunga sul suo stato d'animo. Era gelosia quella che sentivo? Avevo veramente qualche speranza con lui? Con il cuore impazzito, presi una foto di noi due dalla bacheca alla parete e mi sedetti inquieta sul letto ad osservarla attentamente mentre accarezzavo il suo volto con il pollice.

If I fell in love with you,
Would you promise to be true
And help me understand.
Cause i've been in love before
And i've found that love was more,
Than just holding hands.
If I give my heart to you,
I must be sure from the very start
That you would love me more than her.

If I trust in you,
Oh please, don't run and hide.
If I love you to,
Oh please, don't hurt my pride like her,
Cause I couldn't stand the pain.
And i, would be sad if I knew love wasn't made,
So i hope you see,
That i would love to love you.

If I fell in love with you

Chiusi gli occhi e mi asciugai la lacrima solitaria che scendeva sulla guancia. Ero innamorata di lui, era inutile ormai girarci intorno. Non potevo più nascondere ciò che provavo ma era giusto rovinare un'amicizia per provare a stare insieme al ragazzo di cui ero innamorata? E se lui non avesse ricambiato? E se la storia fosse durata poco? E se Finn avesse avuto ragione e Noah mi avrebbe lasciata subito dopo essermelo portato a letto? Maledetti Finn e la pulce che mi aveva messo all'orecchio! Non bastavano già le mie paranoie da sole? No, ci si metteva in mezzo anche il signorino che credeva di dirmi come dovevo comportarmi con gli altri ragazzi. E se per Noah fossi stata soltanto un'amica? Avevo sempre cercato di non aver mai avuto nessun rimpianto nella mia vita ma questo stava diventando il primo di una lunga serie e tutti per la stessa persona. Se la situazione fosse stata un'altra mi sarei buttata alla cieca in questa possibile relazione ma ovviamente non me la sentivo di rischiare il tutto e perderlo persino come amico. Era stato grazie a lui se mi ero ripresa dalla batosta con Finn, come avrei fatto senza di lui? Era stato anche il primo a voler picchiare Jesse per quello che mi aveva fatto, c'era sempre quando avevo bisogno di conforto. Ed io volevo esserci per lui. E con Jesse come dovevo comportarmi? Invece di risolversi le cose stavano peggiorando a vista d'occhio. Un messaggio da parte di Kurt mi segnalò che stava per scattare l'ora x: il ballo era alle porte ed io stavo perdendo tempo per sciocchezze sentimentali. Indossai l'abito rosa, che mi aveva scelto appositamente Kurt per l'occasione, e seguii attentamente delle dritte in fatto di cosmesi che mi aveva dato Brittany in uno dei suoi momenti di lucidità quando non si metteva a parlare con convinzione con il suo gatto che la ignorava bellamente. I miei papà iniziarono a scattarmi mille foto dicendo che ero bellissima e che di certo quella sera avrei fatto capitolare il mio cavaliere ma quando qualcuno suonò alla porta e loro andarono ad aprire rimasero di stucco nel trovarsi davanti Jesse St. James elegantemente vestito con in mano una piccola confezione di fiori da mettermi al polso. Non oobiettarono nulla mentre ci salutavano augurandoci una buona serata ma i loro sguardi dicevano tutto. Non erano d'accordo con la mia scelta del cavaliere. Piena di dubbi e sensi di colpa, incontrai Mercedes e Sam al Bel Grissino come stabilito nel piano originale. Ci divertimmo molto tutti e quattro insieme finchè la coppia dell'anno non si presentò al nostro tavolo per salutare. Stavano davvero molto bene insieme, Quinn era bellissima nel suo abito azzurro e Finn nel suo completo faceva un figurone al suo fianco. Di sicuro avrebbero vinto loro la corona quella sera. La loro apparizione fu un fulmine a ciel sereno e Finn rovinò tutto non riuscendo a trattenere l'astio e il disprezzo che provava nei confronti di Jesse, la tensione si poteva tagliare con un coltello. Quando se ne furono andati tornai a respirare di nuovo ma l'atmosfera in qualche modo si era rovinata. Quando arrivammo al ballo la festa era da poco iniziata e già vedevo la nostra band del club di musica iniziare a suonare i primi accordi. Era tutto stupendo, meglio di come me l'ero immaginato e la palestra non sembrava più la solita aula dove i professori davano il meglio di se per annientare fisicamente e psicologicamente gli studenti che ci entravano. Mi scatenai con gli altri
durante la cover di Noah Artie e Sam che cantavano Friday non riuscendo a staccare lo sguardo dal quel completo bianco e sexy che indossava Puckerman e che metteva in risalto ogni suo minimo movimento di baccino. Notai un mucchio di ragazzi con gli ormoni a mille saltare come delle pazze sotto il palco per urlare i nomi dei cantanti, ma soprattutto il suo, e mi venne voglia di picchiarle tutte gridando a gran voce che quell'uomo era mio. Non potevo farlo ovviamente, mi ero tirata indietro all'ultimo minuto e lui di certo non era mio. Jesse mi venne vicino sussurrandomi che ero bellissima e che adesso toccava a me. Giusto, la ciliegina sulla torta. Gli sorrisi dolcemente e mi feci strada lungo il palco incrociando per un istante lo sguardo risoluto e nostalgico di Finn. Cosa voleva ancora da me? Perchè non guardava la ragazza che aveva al suo fianco? Perchè non si rendeva conto di ciò che aveva? Perchè voleva ancora tormentarmi? Salita sul palco, dissi alla band cosa volevo cantare e loro capirono al volo. Avevo deciso di cambiare canzone all'ultimo secondo ma ormai loro sapevano come prendermi e assecondarono per l'ennesima volta i miei cambi d'umore, ormai ci avevano fatto il callo. Era arrivato il mio momento e avevo bisogno di trasmettere un messaggio importante con la mia voce. Avevo bisogno di cantare.

I know i can’t take one more step towards you
Cause all thats waiting is regret
Don’t you know i’m not your ghost anymore
You lost the love i loved the most

I learned to live, half alive
And now you want me one more time

Incrociai lo sguardo di Finn e cercai di fargli capire quello che sentivo. Stava ballando il lento con Quinn ma ancora guardava me. Perchè non capiva? Perchè restava ancora aggrappato al ricordo di noi? Non potevo dimenticare Finn, come lui non poteva farlo com me, ma volevo che andasse avanti e mi lasciasse libera. Libera di sbagliare, libera di vivere una vita senza di lui.

Who do you think you are?
Runnin’ ’round leaving scars
Collecting a jar of hearts
Tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
Don’t come back for me
Who do you think you are?

I hear you’re asking all around
If i am anywhere to be found
But i have grown too strong
To ever fall back in your arms

La coppia volteggiò lentamente e mi ritrovai a fissare lo sguardo livido e duro di Quinn. Sapevo che in quel momento mi stava odiando con tutta se stessa e, nonostante il colpo basso che mi aveva tirato rimettendosi con Finn spiattellandomelo addosso come se nulla fosse, mi dispiaceva per lei. Non ero arrabbiata con Quinn. Le sue azioni e le sue parole molte volte mi avevano fatta soffrire ma non era colpa sua, era sempre stato Finn la causa di tutto. Ormai ce lo contendevamo da troppo tempo ed io non ne potevo più, volevo mollare la presa. Con la coda dell'occhio vidi Sam dirigersi verso Mercedes, che stava facendo tappezzeria, e invitarla a ballare. Lei per tutta risposta sorrise e accettò la sua mano guidarla verso la pista da ballo e coronare così uno dei suoi sogni. Mercedes era felice e Sam sembrava contento, forse era l'inizio di qualcosa.

Ive learned to live, half alive
And now you want me one more time

Who do you think you are?
Runnin’ ’round leaving scars
Collecting a jar of hearts
And tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
Don’t come back for me
Who do you think you are?

It took so long just to feel alright
Remember how to put back the light in my eyes
I wish i had missed the first time that we kissed
Cause you broke all your promises
And now you’re back
You don’t get to get me back

Mi veniva da piangere mentre cantavo il mio dolore. Incrociai di nuovo lo sguardo di Finn e capii di averlo in qualche modo ferito ma di essere riuscita ad aprigli gli occhi su ciò che stava facendo. Distolsi lo sguardo mentre una lacrima mi rigava il viso e degli occhi fissi su di me attirarono la mia attenzione come dei magneti. Erano gli occhi di Noah, occhi comprensivi e pieni di speranza. Sembrava volesse saltare sul palco da un momento all'altro per venirmi ad abbracciare ed io morivo dalla voglia che lo facesse. Volevo stare tra le sue braccia ma non potevo.

Who do you think you are?
Running around leaving scars
Collecting a jar of hearts
And tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
So don’t come back for me
Dont come back at all

Who do you think you are?
Who do you think you are?
Who do you think you are?

A fine canzone, Jesse mi recuperò vicino al palco e disse di essere orgoglioso di me per l'esibizione e il significato delle parole. Mi abbracciò stampandomi un bacio sulla guancia mentre chiudevo gli occhi appoggiando la fronte sulla sua giacca. Mi sentivo spossata. Sorrisi a Blaine, mentre prendeva il mio posto sul palco seguito da Tina e Brittany, e seguii Jesse mentre mi portava a bere un pò del famigerato ponch per rinfrescarmi la gola. A quanto sembrava, le voci di corridoio che volevano l'aggiunta di una certa dose di alcol dentro a quella bevenda violacea erano parole campate in aria. Meglio così, la professoressa Sylvester non mollava nemmeno per un istante la sua postazione vicino al ponch. Sembrava quasi un cane da guardia e se qualcuno si avvicinava troppo, rovistando nelle tasche dello smoking, abbaiava persino. Era spaventosa. Jesse mi sussurrò una battuta all'orecchio riguardo alla prof Sylvester e mi trascinò in pista mentre ridevamo divertiti. Ballammo seguendo il ritmo incalzante della canzone di Blaine e alla fine ci abbracciammo felici di essere li insieme a divertirci. Ridemmo per l'ennesima volta, era molto facile stare con Jesse.
"Rachel sei bellissima stasera."
"Non fai altro che ripeterlo Jesse. Se continui così potrei pensare che stai mentendo."
"Ti assicuro che non è così e gli sguardi degli altri ragazzi dicono la stessa cosa. Mi sento molto fortunato questa sera."
"Sto passando una bella serata grazie a te." gli dissi con sincerità sorridendogli.
"Sei stata meravigliosa sul palco, l'effetto melodrammatico era stupefacente. Sono sempre più convinto che il tuo posto sia a Broadway e non qui, in questo paesino sperduto. Tu hai bisogno di essere una stella, di brillare nel firmamento delle celebrità. Rachel tu devi venire a New York con me, è quella la tua vita."
"E lo sarà se mi accetteranno dopo il diploma. Non voglio darmi per vinta. Hai ragione, quello sarà il posto ma per il momento questo è il mio."
"Rachel, noi due insieme potremmo conquistare tutti. Lo so che ti avevo promesso di non farti pressioni finchè tu non avessi preso una decisione ma sono felice e mi sento fortunato stasera. Rachel io ti amo e tu lo sai, vieni via con me. Ti prego." mi prese tra le braccia, appoggiando la mia schiena al suo torace, e si chinò per sussurrami all'orecchio le ultime parole. Rimasi paralizzata e un secondo dopo sembravo una statua di marmo quando vidi Noah salire sul palco con una chitarra in mano e l'aria evidentemente imbarazzata. Cosa stava succedendo?
"Ehm...scusate, questo è un fuori programma ma spero che mi scuserete. Pensavo che non potesse succedere anche a me, pensavo che fossero soltanto gli scemi ad innamorarsi. Poi è successo e adesso non posso più farne a meno e vorrei che lei lo sapesse. Questa canzone è per una persona speciale."

Wise men say only fools rush in
But I can't help falling in love with you
Shall I stay
Would it be a sin
If I can't help falling in love with you

Jesse, stringendomi più a se, iniziò a dondolare dietro di me ed io lo seguii incapace di fare altro. Non riuscivo a staccare lo sguardo da quello di Noah. Su quel palco c'era un ragazzo che mi stava dichiarando il suo amore di fronte a tutta la scuola incurante delle opinioni sbalordite degli altri spettatori che si stavano ancora chiedendo chi fosse la ragazza in questione. Non riuscivo a crederci. Quando la prima volta gli avevo detto che non potevo stare con un ragazzo che non aveva nemmeno avuto il coraggio di dedicarmi una canzone al Glee Club ecco che il giorno dopo si era presentato in aula con la sua chitarra mentre mi cantava Sweet Caroline guardandomi negli occhi, in quel momento mi aveva conquistata del tutto. Adesso un altro colpo al cuore. Stava cantando di nuovo per me, solo per me. Mi veniva da piangere per l'emozione, le mie mani stavano tremando e se non ci fosse stato dietro Jesse a tenermi sarei sicuramente crollata a terra...oppure sarei corsa da lui sul palco a dirgli che lo amavo.

Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
So take my hand, and take my whole life too
Cause I can't help falling in love with you

Like a river flows so surely to the sea
Oh my darling so it goes
Some things are meant to be
So won't you please take my hand, and take my whole life too
Cause I can't help falling in love, in love with you
Cause I can't help falling in love, falling in love, I keep falling in love with you

Al termine della canzone avevo le lacrime rigarmi il volto e mi portai una mano alle labbra cercando di trannere i singhiozzi. Continuammo a fissarci per alcuni secondi e la consapevolezza di essere di nuovo sua mi faceva a stento respirare. Cosa stavo combinando? Non mi accorsi dell'arrivo improvviso di Finn finchè non me lo ritrovai davanti a dividere Jesse e me con sguardo infuriato mentre Quinn lo tallonava a un passo di distanza per cercare di trattenerlo invano.
"Ehi! Jesse! Tieni le mani a posto hai capito?" gli gridò dandogli una spinta sulla spalla.
"Bello, non sono più affari tuoi! Hai perso il treno." gli rinfacciò Jesse mettendosi davanti a me per difendermi con il suo corpo. Finn era impazzito e non si sapeva cosa poteva fare in quel momento.
"Questa è la mia scuola quindi sono affari miei."
"Ma lei non è la tua ragazza. Sparisci, è meglio." Finn continuò a spintonarlo sempre più arrabbiato e Jesse rispose con altre spinte altrettanto potenti. La scena si stava svolgendo troppo velocemente e non riuscivo più a capirci niente.
"Che vuoi fare?" lo prese in giro Jesse in tono ironico, cosa che peggiorò soltanto la situazione con il suo nemico.
"Finn, smettila subito! Basta! Finitela tutti e due!" gridò Quinn cercando di fermarli in qualche modo quando Finn cercò di tirare un pugno a Jesse. Io feci lo stesso senza avere risultati migliori finchè qualcuno non si mise in mezzo procurandosi sicuramente qualche livido.
"Finitela!" urlò Noah facendo pressione con le braccia per allontanare il suo migliore amico decisamente in piede di guerra. "Finn basta!"
"Vattene via Puck, ce ne sono anche per te!"
"Oh guarda, la mamma è venuta a difendere il bambino."
"Piantala St. James!" lo minacciò Noah con sguardo duro.
"Ed ecco la mammina che fa di tutto per proteggere gli amici ma non ha le palle per arrivare al sodo. Non è vero Puckerman? Dopotutto il tuo modo di rubare la ragazza agli amici da sotto il naso ormai è entrato negli annali. Non è vero Finn?"
"St. James..." il ringhio di Noah stava diventando sempre più pericoloso ma a Jesse non importava. Si fece avanti fino ad arrivare alla portata del suo orecchio.
"Rachel ha ballato con me tutta la sera, mi ha detto che era molto felice di essere qui con me. Cosa avrà voluto dire secondo te?" lo provocò Jesse con il suo solito tono ironico e altezzoso che usava quando si trovava davanti un rivale. Lo lessi nel suo sguardo ma fu tutto troppo veloce.
"Noah no!" gridai mentre il pugno di Puckerman centrò a pieno il volto di Jesse mandandolo al tappeto. Mi chinai verso il mio cavaliere, cercando in qualche modo di tirarlo su e vedere quanti danni aveva fatto quel pugno, e lanciai uno sguardo sconcertato a Noah. Lui stringeva ancora forte i pugni fremente di rabbia, avrebbe continuato a picchiarlo se non fosse intervenuta la professoressa Sylvester.
"Adesso basta! Voi tre fuori da questa scuola! Subito!" urlò furiosa la professoressa spingendo Finn Noah e Jesse verso l'uscita della palestra continuando a minacciarli come al suo solito. Dopo secondi di assoluto silenzio, iniziarono i mormorii dei compagni di scuola mentre spettegolavano senza sosta su quello che era appena successo additando Quinn e me come fonte di quel problema. Lo sguardo che mi rivolse Quinn era duro e accusatorio mentre scompariva tra la folla lasciandomi sola con i miei pensieri. Quinn aveva ragione, era tutta colpa mia.
Quando arrivarono alla premiazione di re e reginetta della scuola, Sam e Mercedes vennero a riprendermi per cercare di sollevarmi il morale e assistere alla premiazione insieme. Era bello avere ancora degli amici che ti stavano vicino nel momento del bisogno. Tutte le possibili reginette sfilarono mettendosi l'una vicina all'altra sempre più eccitate rispetto ai propri cavalieri. Tra di loro spiccava come un buco nero l'assenza di Finn e l'espressione per nulla felice di Quinn la diceva lunga su ciò che provava in quel momento. Quando il preside Figgins, dopo aver proclamato Dave Karosky come re del ballo, disse imbarazzato il nome di Kurt Hummel assegnandogli il ruolo di reginetta un silenzio imbarazzante piombò nella palestra e tutti gli sguardi andarono dritti al mio migliore amico. Cosa diamine avevano fatto tutti? Quella era la più brutta umiliazione che potessero fargli. Kurt scappò via inseguito da Blaine e Quinn fece lo stesso correndo verso i bagni. Le corsi dietro per carcare di parlarle e scusarmi per tutta la situazione. Entrai in bagno nella speranza che non mi rompesse qualcosa addosso.
"Quinn cerca di calmarti."
"E' tutta colpa tua! Non ci hanno votati perchè lo sanno tutti che Finn preferisce stare con te!" mi ringhiò contro lei guardandomi con puro odio.
"Ma non è vero..." non mi fece nemmeno finire la frase che mi schiaffeggiò di colpo stupendo entrambe. Mi portai una mano sulla guancia dolorante, non aveva mai fatto un gesto simile. L'avevo portata all'esasperazione e adesso ne subivo le conseguenze.
"Scusami tanto..." mormorò lei pentita per lo schiaffo. Dopo alcuni secondi andai a rinfrescarmi la guancia per limitare il dolore mentre Quinn si appoggiò contro il lavandino stringendo i pugni al bordo. Scosse la testa sentendosi ancora un pò umiliata. "Non esiste che rimango in questa scuola. Mi trasferisco."
"Molte ragazze sarebbero turbate dopo uno schiaffo ma ne apprezzo la forza drammatica." mormorai gurdandomi la guancia rossa allo specchio. Dopotutto quanti schiaffi avrei preso sulle scene per seguire il copione? Dovevo essere pronta a tutto se volevo sfondare. Quello schiaffo mi avrebbe aiutato a crescere.
"Credi che sia difficile vivere nei tuoi panni Rachel, ma almeno tu non devi vivere continuamente nella paura."
"Cos'è che ti spaventa?" le chiesi avvicinandomi per poterla guardare meglio negli occhi. Stava piangendo. Avevo visto Quinn poche volte fragile come in quel momento e mi faceva sempre una certa impressione. Poteva fare la dura e la stronza con chiunque ma io conoscevo la vera Quinn ed era proprio la ragazza di fronte a me e sembrava inconsolabile.
"Il futuro, la fine di tutto questo."
"Non c'è niente di cui aver paura. Sei una ragazza bellissima Quinn, la più carina che io conosca...ma sei altro più di questo. Aspetta...vuoi?" le porsi un fazzoletto per asciugarsi le lacrime e lei accettò volentieri facendomi un mezzo sorriso di gratitudine. "Prima o poi tutto si sistemerà e questi problemi ci sembreranno bazzecole un domani. Il futuro non è la fine ma solo un nuovo inizio."
"Finn è ancora innamorato di te."
"Crede di esserlo ma non sa ancora ciò che vuole. Sei preoccupata per questo?"
"Ogni volta che volevo qualcosa c'eri sempre tu ad afferrarla per prima. Nessuno mi vuole veramente, nemmeno mia figlia." fa una smorfia di dolore nel nominare la piccola Beth.
"Non dire così, Beth si deve ancora abituare a te."
"Sai Rachel, non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa ma in realtà ti ho invidiata per molto tempo però adesso non vorrei proprio essere al tuo posto. Devi prendere una decisione e in fretta altrimenti rischi di perdere tutto."
"Lo so." annuii stremata da quella giornata. Aveva ragione.
"Puck non ha mai veramente cantato una canzone d'amore come quella in pubblico. Era una dichiarazione in piena regola. Deve amarti sul serio. Dai, forse è meglio ritornare in palestra a sostenere Kurt." detto questo, la seguii uscendo dal bagno mentre il mio pensiero tornava a Noah e Jesse.


Mi dovrò fare perdonare in qualche modo per tutto questo periodo di assenza, scusatemi. La fortuna è stata che questo capitolo si è scritto praticamente da solo in pochi giorni e spero vi piaccia. Scusatemi per eventuali errori.
Le canzoni aggiuntive a quelle della puntata normale del prom sono due: quella di Rachel è If I fell nella versione cantata da Evan Rachel Wood in Across the Universe
mentre quella di Noah è Can't Help Falling In Love di Elvis ma pensate di più alla cover cantata da Ingrid Michaelson.
Fatemi sapere cosa ne pensate, spero di aggiornare presto. Un bacio
kia


   
 
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