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Autore: Melian    10/04/2012    9 recensioni
"Lì, nel cuore della parte più antica della Scuola di Magia e Stregoneria, quella dove gli studenti raramente si avventuravano, tra le stanze spoglie e polverose, ingombre di cimeli coperti da lenzuola, Piton si fermò ed entrò in una sala apparentemente vuota: un arco di pietra si apriva su un’immensa vetrata da cui filtrava il pallido e freddo chiaro di luna e l’ombra di rade nuvole grigie."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il desiderio più grande


Il sotterraneo era umido e gelato, immerso in un innaturale silenzio: gli orologi del castello avevano da poco battuto i dodici rintocchi della mezzanotte. Nell’aula di pozioni un liquido verde e gelatinoso sobbolliva laconico in un calderone, spandendo nell’aria un odore dolciastro e falsamente rassicurante, mentre nella saletta attigua, Severus Piton era seduto alla sua scrivania, impegnato a scartabellare sui compiti degli alunni del secondo anno. Storceva il naso quando un Serpeverde si dimostrava una vera capra nella sua materia e provava un vago compiacimento nel notare che c’erano Grifondoro che erano riusciti a fare anche peggio. Con un tocco di bacchetta assegnava le valutazioni e, ben presto, annoiato da quel passatempo, andò a controllare a che punto fosse la preparazione della pozione.
Diede una mescolata al composto, aggiunse poche gocce di un ingrediente segreto e accuratamente selezionato dalla propria dispensa personale, e attese che il liquido si chiarificasse.
Normalmente, ottenere un risultato eccellente al primo tentativo con una pozione difficile quanto quella a cui stava attualmente lavorando, dava a Piton una soddisfazione che perdurava per giorni: erano le sue piccole vittorie, le sue creature migliori, non rovinate dalle sudicie ed inesperti mani di studentelli alle prime armi, svogliati e, addirittura, ben poco talentuosi.
Ma, quella sera, nemmeno quel buon risultato gli bastava: il gelo dell’inverno attanagliava anche lui, che pur rimaneva composto nella lunga veste scura e col volto impassibile. O forse era un’inquietudine più profonda del semplice freddo, forse era un moto dell’anima che non faceva increspare la superficie del suo viso, ma si infossava, si insinuava come il pungiglione di uno Schiopodo Sparacoda nella sua mente.
Lasciò il proprio laboratorio, il calderone fumante, la porta socchiusa che tagliava il buio corridoio tortuoso con una lama di sottile luce proveniente dall’interno dell’aula ora completamente disabitata. Percorse i lunghi corridoi di Hogwarts senza mai voltarsi indietro, dritto verso una meta che – man mano che avanzava – si faceva sempre più chiara nella propria mente. Piton camminava al buio, il passo sicuro di un uomo che conosce a menadito le scale sempre in movimento, i corridoi abitati degli spettri delle casate e dai quadri vivi, dove i protagonisti delle scene russavano.
Lì, nel cuore della parte più antica della Scuola di Magia e Stregoneria, quella dove gli studenti raramente si avventuravano, tra le stanze spoglie e polverose, ingombre di cimeli coperti da lenzuola, Piton si fermò ed entrò in una sala apparentemente vuota: un arco di pietra si apriva su un’immensa vetrata da cui filtrava il pallido e freddo chiaro di luna e l’ombra di rade nuvole grigie.
Contro una parete, era poggiato un oggetto coperto da un drappo di pesante velluto; si trattava dell’unico mobilio presente, talmente alto e ampio da occupare buona parte del muro.
Piton si accostò, restò a lungo in piedi a fissare le pieghe del pesante panneggio, gli intarsi sul piedistallo che sfuggiva alla stoffa, la propria ombra che ingigantiva sul pavimento allagato di luce lattea. Persino il suo respiro era leggero, discreto, come se – per la prima volta – fosse indeciso sul da farsi, come se credesse di aver sbagliato i propri calcoli e che stesse commettendo un grosso errore. Eppure, aggrappò le dita al drappo e diede uno strattone deciso: il velluto scivolò sul pavimento, sollevando un leggero pulviscolo, e scoprì la superficie brillante e perfetta di uno specchio.
Piton si vide riflesso interamente: gli alamari d’argento della propria veste erano abbottonati fino al collo e il volto pallido spiccava col suo naso adunco sotto una zazzera di capelli neri e sottili; era una figura severa, inflessibile, dallo sguardo costantemente vigile e rapace. Allungò ancora la mano, sfiorò lo specchio e, d’un tratto, il vetro parve incresparsi come l’acqua d’un lago e, mentre il riflesso del mago tremolava, alla sua destra una nuova, sinuosa figura si sbozzò a poco a poco.
Una donna dai vivaci occhi verdi apparve proprio accanto al riflesso di Piton e gli sorrise, fu un sorriso dolce, amichevole, affascinante, un sorriso che strappò un brivido al mago talmente forte che la sua mano contro lo specchio si contrasse e l’austerità sul suo viso scomparve, rivelando un dolore acuto e mai dimenticato.
«Lily», invocò Piton con voce flebile, un sussurro bassissimo, quasi il mago avesse paura che, chiamandola, lei potesse sparire. Scivolò in ginocchio, si accasciò con la fronte schiacciata contro lo specchio .
La donna ampliò il sorriso un po’ malinconico, sfiorò idealmente la mano del mago in punta di dita.
Passarono alcuni attimi che parvero lunghi come secoli e, anche se lei non aveva mosso le labbra, nel silenzio della stanza, davanti allo Specchio delle Brame, Piton fu sicuro di sentire la voce dolce e cullante di Lily mormorargli all’orecchio un rassicurante: «Ciao, Severus.»





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Note dell’autrice:

Sono praticamente le due e mezza di notte e mi sono ritrovata questa storia tra le dita: doveva essere scritta e voleva essere scritta adesso.
Era da giorni e giorni che cercavo di mettere insieme due righe sui più disparati argomenti, fallendo miseramente, poi – adesso! – signora Ispirazione ha bussato alla mia porta e mi ha reclamata, complice una carrellata di fanart su Harry Potter che mi hanno acceso la fantasia.
Ecco il risultato: credo sia la mia prima fanfiction su Harry Potter e, di certo, so di essermi impelagata in uno dei nodi più particolari della trama della Rowling, misurandomi con un personaggio decisamente difficile.
Spero di essere riuscita nel mantenerlo integro, IC e godibile. Spero di aver dipinto una scena verosimile e piacevole. Spero di essere riuscita a trasmettere il desiderio struggente e più vero di un personaggio quale Piton.
Ringrazio anticipatamente eventuali lettori per i loro commenti.



Melian
 
   
 
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