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Autore: CathLan    10/04/2012    7 recensioni
Harry e Louis si sono persi, in montagna. Decideranno di chiarire qualcosa, un discorso mai finito. Forse mai nemmeno cominciato.
-Le sue dita presero a carezzarmi i ricci, delicatamente. «E' un buon inizio.»
E la certezza che mai l'avrei perso o dimenticato si radicò dentro di me. Odiandolo o amandolo avrebbe sempre avuto un peso nella mia vita. Lontano o vicino ci sarebbe sempre stato.
Lui era il sole dentro di me, il mare che brilla. Il tutto e il niente.-
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole dentro di me,

il mare che brilla.

 

Se potessi rinascerei e rivivrei questa vita mille volte 
solo per poterti stare per sempre accanto.
Giorno dopo giorno.
Vita dopo vita.

 

 

 

Ciao! Okay, sono di nuovo qua con una OS. Ma vi sbarazzerete mai di me? Non so D:
In realtà questa breve storia era nata una notte come una Ziam, poi l'altra sera ci ho pensato e mi sono detta: “ma Chanty, non scrivi più Larry, why?” e così ho deciso di farla divenire una Larry Stylinson.
E' particolare, completamente senza un senso vero e proprio -come tutte le mie illuminazioni d'altronde- quindi come sempre non so che dire. Non sono brava con le parole, lo sapete (?)
Spero come sempre la ff sia di vostro gradimento, ma soprattutto che questo stile di narrare triste e strappalacrime vi piaccia. Lo avete capito, mi piacciono le storie tormentate. Con questa ho pure pianto.

Scusate eventuali errori.
Uh, ascoltate “Il sole dentro di me” di Mattia Cerrito da cui ho preso spunto, è bellissima.
P.s. La Niam l'aggiorno presto, vi toccherà aspettare solo qualche giorno per sapere come vanno le cose tra i due dopo “la grande notte” LOOOL

 


Buona lettura

 

 

Mi domandai come era potuto accadere, perché davvero non riuscivo a spiegarmelo. Era la stessa sensazione di quando ti svegli, ricordi un sogno, ma naturalmente non sai com'è iniziato.
In quel momento, con lui tremante tra le braccia e il tormento nel cuore non riuscii proprio a trovare una spiegazione.
Insomma, quando avevo cominciato a sentire il cuore bruciare sotto la carne soltanto guardando i suoi occhi verdazzurri? Quando era nato quel formicolio sul corpo, al suo sol tocco? Non lo ricordavo, ma sembravo esserne sempre stato cosciente.
«Geleremo, non va bene così» la sua voce roca e flebile mi arrivò a stento e se non fosse stata per la vicinanza, probabilmente non lo avrei proprio sentito. Le sue mani grandi e fredde mi si infilarono nelle tasche del giubbotto, per cercare quel calore che scarseggiava da due ore, o forse anche di più.
«Come facciamo allora? -mi guardai attorno, facendo vagare sulla piccola stanza lo sguardo- qui non c'è nient'altro per riscaldarci e la stufa è rotta.»
Il suo corpo, incollato al mio si mosse appena, facendomi percepire tutto il gelo di quell'inverno per niente gentile. «Il calore umano riscalda di più, spogliamoci no?»
Mi sentii morire, non letteralmente certo, ma il respiro mi si mozzò in gola, facendomi preoccupare seriamente. «Sei sicuro? Non moriremo di freddo?»
Scrollò il capo, facendo ondeggiare i ricci profumati di neve e pesca, e prese a sbottonarsi il cappotto. «Geleremo se restiamo vestiti.»
Dopo vari calcoli e congetture mi decisi e mettendomi a mia volta in ginocchio sul basso materasso, iniziai a spogliarmi. Lui intanto era rimasto a petto nudo, coi soli boxer addosso. «Questi li tengo o li tengo, che dici?»
Le dita rese rigide dal freddo mi si immobilizzarono sull'orlo del maglioncino in lana. Non era possibile, avevo visto il mio migliore amico -perché sì, lui era il mio migliore amico- nudo talmente tante volte che dovevo esserci abituato, eppure la sola idea che si levasse pure le mutande mi fece venire caldo. Non era giusto, non aveva alcun senso, no?

«Se ti si gela, magari poi ti si stacca» optai per una battuta delle mie, perché proprio mi era impossibile rimanere serio in una situazione come quella.
La sua bocca già straordinariamente grande si spalancò e da essa ne uscì una risata bassa e velata, quasi bambinesca, che durò però ancora meno del solito. «Allora li tengo, mi serve l'Edward.»
Mi ritrovai ad annuire, come un ebete, per poi maledirmi mentalmente quasi subito. Dove era finito tutto il mio finto-interesse? Non era mai stato reale, niente lo era mai stato, giusto? Non poteva essere, no.
«Sbrigati a spogliarti però, ho freddo io!» mi rimbeccò, con un sorriso serafico in volto che dissimulava tutta la malizia che invece i suoi occhi sbandieravano a gran voce.
«Ora ho finito» mi levai definitivamente il maglione, la maglietta a maniche corte e poi anche i pantaloni, tutto molto velocemente.
«Se ci abbracciamo e ci copriamo coi giubbotti, dovrebbe andare.»
Quando allargò le braccia e si avvicinò a me, mi si spezzò nuovamente il fiato. Un piccolo sospiro si separò dalle mie labbra, prendendo la forma di una piccola nuvoletta bianca nell'aria pesante.
«No, mi giro» rapidamente, così come la frase aveva abbandonato il mio palato, mi voltai, dandogli le spalle.
«Se sei più comodo così va bene.» Harry però non si arrese a quel semplice rifiuto, così, con il petto si incollò alla mia schiena ed il contatto mi elettrizzò, mandandomi ovunque piccole scosse. Le lunghe braccia mi cinsero la vita ed il suo respiro caldo mi solleticò l'attaccatura dei capelli.
Il calore che quella nostra vicinanza sprigionava era come il fuoco di un piccolo sole, ma comunque non ce la feci a lasciarmi andare e rigido come un manico di scopa cercai addirittura di allontanarmi. L'immagine del sorriso dolce di Eleanor non mi abbandonava mai, nemmeno all'ora, era sempre lì a ricordarmi che non era giusto. Che non potevo pensare al mio migliore amico in quel modo.
«Non va meglio?» un po' lo ferì, quel mio atteggiamento scostante. Fu come un pizzicotto in piena faccia dalle zie venute da lontano. Cercò di allontanarsi, ferito come un gatto, e il sol pensiero che il calore potesse venire a mancare mi obbligò ad afferrargli i polsi e fermarlo. Decisi di rimanere con la pelle ghiacciata incollata al suo torace scottante d'amore. «Sì, va meglio.»
In quel momento mi odiai. Ero così abituato a fare in qualche modo sempre la cosa giusta che rimanere tra le sue braccia mi fece sentire un'idiota, non era mai stata mia intenzione illuderlo, tanto meno prenderlo in giro. Provare a stargli accanto era sempre stata una sfida per me, anche prima della sua dichiarazione. Io, con lui ero sempre stato sul filo del rasoio, a piedi nudi con un masso in mano. Dovevo sempre star attento, non mi era permesso sbilanciarmi o l'avrei perso per sempre. Sia come amico che come qualsiasi altra cosa.
«Mi dispiace di averti cacciato in questa situazione» ed era vero, dentro probabilmente si sentiva ardere di dispiacere anche lui. Non era stata sua intenzione perdersi, lassù in montagna. Non era certo quello il motivo per cui aveva deciso di recarsi in Svizzera in compagnia mia e dei ragazzi. Il suo unico e solo intento era stato quello di farci divertire, di sorridere e bere come dei matti durante quei cinque giorni di vacanza che ci erano stati concessi dopo tutto quel gran da fare.
Ma tutto era andato in fumo quando si era spinto troppo in là, perdendosi, tutto era andato in fumo quando io, andato a cercarlo, avevo perso a mia volta la strada.
Sfregai il naso contro il tessuto morbido del sacco a pelo trovato lì, nella baita che fortunatamente eravamo riusciti a scovare dopo aver camminato tra la neve come dei dispersi per ben tre ore, sbarazzandomi per qualche istante del suo profumo dolce che stava cominciando a farmi perdere la concentrazione. «Non è colpa tua.»
E tutto il peso che gli si era fermato sul cuore se ne andò, così come il peso sul mio. «Grazie» con le dita cercò le mie e quando le trovò le fece intrecciare, senza nemmeno chiedere il permesso.
Non lo chiedeva mai e a me andava sempre bene, mi lasciavo andare a quel tocco come fosse il leggero scorrere di una piuma sulla pelle. Mi piaceva farmi trovare tanto quanto a lui piaceva cercarmi.
«Posso dormire?» E seppur ormai un po' di calore era riuscito ad entrarci fin nelle viscere, avevo paura. Una paura folle di rimanerci secco, a causa della tempesta che imperturbabile sbatteva contro la foresta al di fuori delle finestre.
«Immagino di sì, rimango io sveglio.»
In risposta mi lasciai sfuggire un grugnito, dopodiché solo silenzio. Un silenzio per niente pesante.
Quasi senza rendermene conto mi strofinai contro di lui, intrecciai le gambe alle sue e mi strinsi al suo corpo pieno di vita, per rubargli un po' di quel calore che a me sembrava non arrivare. Con la mano non stretta alla sua andai in cerca dei suoi capelli ricci e spettinati, vi infilai dentro le dita e ci giocherellai, dolcemente.
Continuai ad accarezzarlo, in quella posizione nel quale più che due esseri umani sembravamo due serpenti attorcigliati, finché ad un tratto, con movimenti lenti, non mi addormentai.

 


«Mh» fu il monosillabo con cui mi fece comprendere di essersi ormai svegliato.
«Buon giorno.»

Ritirò la mano che ormai aveva preso tutto il mio profumo e la incastrò tra la sua coscia ed il mio fianco. Era rimasto tutto il tempo a coccolarmi e quando si staccò mi sentii improvvisamente vuoto.
Mi attaccavo ad ogni nostro singolo contatto fisico come fosse ossigeno. Imprimevo ogni cosa di noi due nella mente, dal nostro profumo mischiato, alle sue mani nelle mie, alle sue dita tra i miei capelli, alle sue labbra sulle mie guance, mai troppo vicine alle labbra. Ogni cosa che riguardava noi due era ossigeno, la mia sopravvivenza.
«Ho dormito tanto?» ruotò appena il capo e con un'iride color grigio-azzurra mi osservò, come per accertarsi che quella presenza fossi davvero io e non si trattasse solo di un'illusione.
Cos'era tanto per due dispersi tra le montagne senza possibilità di chiedere aiuto? Cos'era poco? «No, forse un'oretta.»
«Se vuoi dormire, io ora sto sveglio» la sua voce ancora impastata dal sonno era appena meno stridula del solito, quasi maschile.
Scrollai il capo, certo che pur senza guardarmi avrebbe compreso. «Non mi va.»
Lui sbuffò e poi, all'improvviso, lanciò un piccolo grido. Dal nulla.
Si staccò dal mio corpo e si sedette, tirandosi addosso il giubbotto in modo da coprirsi dalle spalle al basso ventre, con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
«Cosa c'è?!» la mia voce raggiunse toni mai raggiunti, così come il mio cuore si mise a battere come non aveva mai osato.
E lui, semplicemente, scoppiò a ridermi in faccia. «Pensavo di aver visto uno scarafaggio, falso allarme» mi rivelò, d'un tratto, tra una risata e l'altra.
In realtà si sarebbe meritato un pugno sul naso, ma mi trattenni solo perché probabilmente non sarebbe stato divertente vederlo morire dissanguato. «Mi hai fatto quasi morire, sai?»
Le sue labbra sottili si distesero, in una linea dritta. «Ma sei ancora qua, insieme a me.»
«Ti ho fatto preoccupare oggi, eh?»
Rimase in silenzio qualche istante, come se ci dovesse pensare. «Ho avuto una paura terribile» disse poi, serio. «Ero così preoccupato di averti perso per sempre che non sono nemmeno stato attento alla strada, è per questo che mi sono perso -sorrise flebilmente-, non ho nemmeno pensato dove mettevo i piedi.»
Gli occhi mi si inumidirono, così mi voltai dall'altra parte, disteso in posizione fetale. Mi faceva male sapere di essere importante, ma non abbastanza da possedere il suo cuore. Forse ne possedevo un quarto, no, forse nemmeno. Che posto può avere un migliore amico? «Lou, mi dispiace.»
«E' questo che fa un amico. Si preoccupa, ti cerca, si perde e poi ti salva, no?»
Un amico. Un amico. «Sì, è questo che fa un amico.»
«Eh sì, noi siamo amici» ripeté, come a volermelo imprimere bene nel cervello.
Strizzai le palpebre, in modo da non far scivolare giù alcuna lacrima. Perché non ero felice? «Ci ho ripensato, dormo un po'.»
«Buona notte Harry.»
Un silenzio colmo di noi, colmo di lui si impadronì di me. Lui c'era sempre, un po' come il sole. Anche se non lo vedi c'è sempre, da qualche parte c'è e risplende, forte, implacabile, lo sai. Un po' come il mare, come il mare racchiuso dentro una conchiglia, ne senti l'odore, il rumore, eppure è lontano, ma brilla, brilla sempre e lo sai anche se non lo vedi. Lui c'era sempre, anche quando non c'era.
«Perché non mi ami?» quasi non riuscii a crederci che a pronunciare quelle parole ero stato davvero io, eppure l'oblio che ne seguì poteva averlo creato solo la mia voce.
«Harry.» Eccola, la sua di voce, stridula, per niente mascolina. «Harry cazzo, rispondimi.»
Lasciai scivolare all'insù una palpebra. «Dimmi.»
«Devo dirti una cosa, aspetta, non dormire» lo sentii muoversi sul sacco a pelo. Le sue dita affusolate si arpionarono alle mie spalle e mi girarono, in modo che fossimo naso contro naso.
«Tomlinson, dimentica, non era importante.»
Un sorriso stronzissimo gli si disegnò sulle labbra e i denti piccoli sbucarono fuori. «Invece sì. Ora ascoltami, è importante.»
«Ti concedo cinque minuti, dopodiché chiudo gli occhi e buona notte.»
Annuì convinto e si avvicinò ancora, come se la sua presenza non mi fosse già abbastanza stretta, posò la fronte contro la mia e inspirò forte. «Harry, te lo dico qui, perché in un'altra situazione non ci riuscirei mai. Insomma, siamo in montagna, ci siamo persi e mi sembra l'occasione giusta. Voglio spiegarti una cosa importante, quindi zitto e ascolta» mi strizzò l'occhio e poi mi fece la linguaccia, io rimasi zitto, con ancora il petto sconvolto «ciò che voglio dirti è che probabilmente sei più di un amico, lo sei sempre stato e sempre lo sarai. Ho Eleanor, lo so, eppure il modo in cui il mio cuore batte quando lei mi è accanto non è uguale a come corre quando ci sei tu. E' strano, siamo due uomini, tuttavia tu mi mandi letteralmente fuori di testa, come non ha mai fatto una donna. La verità è che quando ho saputo che non riuscivano a trovarti mi sono sentito morire, l'idea di perderti mi ha tolto il fiato. L'idea di non poter sentire più il tuo profumo addosso mi ha fatto salire la nausea. Era un dolore più forte di quando perdi un amico, un conoscente. Mi sono sentito perso, come se venisse a mancare una parte di me. E lo so che quel giorno ti risposi che non era possibile, perché siamo due uomini e siamo i One direction, ma la realtà è che l'unico problema sono io. Potremmo fregarcene e amarci, baciarci in pubblico e dichiarare a tutti questi nostri pazzi sentimenti, ma il punto è che non riesco. Non ce la faccio, non sono ancora pronto. E mi dispiace, davvero. Perché in fondo molto probabilmente io ti amo, sotto i brandelli di carne e i battiti di cuore c'è un amore grande come il cielo che prende ossa e sangue, ma non sono pronto. Ho una paura folle Harry, no.»
Mi accorsi di stare piangendo solo quando le sue labbra si adagiarono sulla pelle umida del mio volto.
Quella non era una dichiarazione, era la nostra disfatta. Il più dolce “due di picche” ricevuto.
Un amore grande come il cielo. Come il cielo.
Era giusto? No, non era giusto per niente. Come poteva essere che seppur l'amore fosse grande come il cielo e forte come un tornado non ci fosse possibile stare assieme? Come era possibile che ci stessimo perdendo in mezzo al mare, sommersi da onde troppo grandi, cuori troppo insicuri e labbra troppo silenziose?
«La verità è che ho deciso che ti amerò in qualunque caso. Ho deciso che sarai mio in ogni modo. Farò in modo che il mio corpo diventi per te come quella fetta di torta che ti piace tanto, a cui non sai resistere. Ti regalerò amore, fino a riempirti. E ogni volta che cadrò mi rialzerò e tornerò all'attacco. Ho deciso che le mie mani strapperanno i bottoni delle tue camicie. Che le mie labbra grideranno il tuo nome facendomi esplodere il cuore. Ho deciso che sarai mio, okay? La verità è che ti voglio. Voglio averti accanto, voglio poterti dare soprannomi strani. Voglio poterti accarezzare i capelli, voglio poterti sussurrare qualcosa all'orecchio. Voglio indossare quella maglietta a cui sei tanto affezionato. Voglio poterti stringere e baciare fino a soffocare. Voglio amarti fino a star male. La verità è che ho deciso che ce la farò. Ho deciso che non mi arrenderò fino a che dalle tue labbra non uscirà quel “ti amo” sincero che desidero tanto udire. Perché voglio poter finalmente sentirmi felice. Io ho deciso che posso renderti felice.» Il fiume di parole che da tempo mi scorrevano in testa varcarono l'argine e sprofondarono fuori, rompendo tutto, ogni cosa costruita con tanto impegno.
I suoi bellissimi occhi si strinsero, dopodiché si chiusero, stanchi. «Era questo, questo mi frenava dal rivelarti tutto, avevo paura tu mi rispondessi in questo modo. Harry rimarrai ferito capisci? Non sono pronto a fare la parte del ragazzo omosessuale, innamorato del migliore amico. Non sono pronto a lasciare El, non sono pronto a niente di tutto questo e forse mai lo sarò. Dovresti trovare qualcun altro non credi?»
Il dolore che mi colpì il torace non fu per niente paragonabile a ciò che si vede nei film o si legge nei romanzi, ciò che sentii fu come ricevere venti pugnalate tutte nello stesso punto, proprio al centro del cuore. No, come se un missile grande come il motore di un aeroplano mi si fosse incastrato tra le costole.
Quindi sarebbe stato tutto inutile? Il mio amore cos'era? L'ombra del fallimento, destinata a rimanere chiazza nera. Incolore. Avrebbe mai brillato? Perché amarlo mi costava così tanto? Perché non stava andando tutto bene? Avrei pianto comunque, volendo oppure no. Lottando o mollando.
Le lacrime presero a rigarmi le guance copiosamente, infinite. Sembravano bruciare sempre di più, ad ogni millimetro di discesa, sembravano lasciare scie infuocate sulla pelle.
«Mi dispiace» sempre con gli occhi chiusi, sussurrò scuse su scuse. Come un mantra.
Mi strinse tra le braccia e mi lasciò sfogare, forte, contro il suo petto largo, contro quel profumo che nemmeno dopo giorni interi sarebbe scomparso dalle mie mani.
«Ti odio» sussurrai, in preda ai singhiozzi.
Le sue dita presero a carezzarmi i ricci, delicatamente. «E' un buon inizio.»
E la certezza che mai l'avrei perso o dimenticato si radicò dentro di me. Odiandolo o amandolo avrebbe sempre avuto un peso nella mia vita. Lontano o vicino ci sarebbe sempre stato.
Lui era il sole dentro di me, il mare che brilla. Il tutto e il niente.

 

                                                                                                                           

 

 

 

 


 


 

  
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