Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Louis85    10/04/2012    0 recensioni
"...la vita continua a scorrere e a scorrere e tu la lasci andare così...ti fa star male e non fai nulla per impedirlo..."
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTENZIONE: questo vuole semplicemente essere un racconto per sfogarmi raccontando quello che provo, non aspettatevi molto XD diciamo che lo considero uno sfogo terapeutico!
Scritto qualche mese fa credo che sia giunta l'ora di pubblicarlo sperando abbia i risultati che spero!


"...la vita continua a scorrere e a scorrere e tu la lasci andare così...ti fa star male e non fai nulla per impedirlo..."


Ricordo ancora quella sensazione, il non appartenere a nulla e nessuno...
il sentirsi terribilmente a disagio sempre e ovunque, anche nella mia stessa casa.
Ogni tanto mi ritrovo rannichiato nel mio letto a pensare, l'unico luogo dove riesco a farlo, quella posizione, le coperte che mi avvolgono stringendomi e il calore che mi danno
mi fa sentire protetto, in quel momento sono invincibile e riesco a liberare la mente, riesco a pensare in totale libertà senza la paura che qualcuno possa ribattere o ferirmi...
ma perchè anche in quei momenti di solitudine, dove mi sento forte, gli unici pensieri che mi vengono sono tristi? ricordi dolorosi mi raffiorano e non posso far altro che
lasciare le mie lacrime scorrere sulle guance che bruciano di rabbia, rabbia verso gli altri, rabbia verso tutti ma soprattutto rabbia verso me stesso!
e come ogni volta mi dico "Basta, è ora di reagire" e come ogni volta non faccio nulla.

Eppure non è sempre stato così!
Quando una persona si comporta da stupido, non ragiona, fa cazzate o ferisce qualcuno per motivi futili lo si rimarca con frasi tipo "sei immaturo" o "sei un bambino"...
ma se ci pensiamo a volte i bambini sono meglio degli adulti, tutto questo odio, questa intolleranza e avversione nei miei confronti da bambino non esisteva...ero felice!
avevo tanti amici, amici che mi volevano bene, che piangevano con me se stavo male e che cercavano di farmi star meglio con piccoli gesti...vuoi che sia una carezza o un semplice sorriso,
in quel momento sembravano la cosa più grande del mondo e ti facevano sentire importante.
Poi cresci e le cose cambiano...
Quel giorno mi sembrava di iniziare una nuova vita, una nuova avventura...sapevo che avrei avuto un'altra classe e che i miei amici non sarebbero più stati con me ma ero contento che
i miei due migliori amici avevano fatto la mia stessa scelta, una scuola musicale *___*
avevamo 10 anni ed eravamo usciti dalla nostra classe per andare a fare l'audizione nella scuola media, sapevamo che eravamo in tanti e solo in 26 sarebbero stati presi, ma insieme sapevamo che ce l'avremmo fatta...
Tutti stipati in questa piccola classe non sapevamo cosa fare o cosa pensare se non all'audizione e avevamo paura, le mani iniziavano a sudare e la voce a tremare fino a quando chiamarano proprio il mio nome
(ho sempre odiato essere all'inizio dell'alfabeto -.-) entrai in questa stanza dove 6 professori mi stavano aspettando, mi fecero cantare e fare qualche esercizio di solfeggio, uscito da quella stanza
l'unica cosa a cui potevo pensare era: "ecco, ho fatto schifo e non entrerò mai" e con questo pensiero tornai dai miei amici non facendogli capire nulla...
solo dopo alcuni mesi uscirono i nomi accettati nella classe, mesi passati con il terrore di essere separato dai miei amici, la maestra entrò in classe con il foglio e disse
"mi raccomando se siete stati prese bene, se no non è nulla di grave" e il panico tornò a farsi sentire, mi avvicinai alla cattedra e...inziai a sorridere come un ebete, i nostri nomi c'erano!
TUTTI E TRE!

Tutti i pensieri di un nuovo inizio tornarono, questa volta erano veri non solo fantasie...pensavo che semplicemente attraversando la strada ed entrando nella scuola di fronte sarebbe stata tutta un'altra cosa...
ovviamente non sapevo ancora che il "nuovo inizio" sarebbe stato l'inizio della fine...la fine della felicità, la fine della spensieratezza e purtroppo anche di alcune amicizie...

La nuova classe era piena di ragazzi sconosciuti, anche se è un piccolo paese di provincia non conoscevo nessuno, mi ricordo però di questa ragazza, Alice, una bellissima ragazza
che era inondata dagli sguardi di tutti i ragazzi...era come una calamita che li attirava e io mi chiedevo "ma che fanno?", non capivo perchè io riuscivo a distogliere lo sguardo
e non avere una faccia da stupido come tutti gli altri...
Sentivo che le cose stavano cambiando, la classe non era più un bel gruppo di gente che stava insieme come alle elementari ma si erano creati due grandi gruppi...i maschi e le femmine...
io e Angelo eravamo rimasti molto uniti ma Daniela per forza di cose era nel gruppo delle femmine e stavamo poco insieme...
d'altro canto io stavo con i ragazzi ma iniziavo a sentirmi a disagio, gli unici argomenti erano "quella ragazza" piuttosto che quell'altra e a me non piaceva nessuno, loro insistevano
che io facessi un nome, e più instistevano e più mi sentivo fuori luogo ma lo feci per cercare di sentirmi parte del gruppo...
ma per quanto potessi fingere la sensazione restava...un giorno dopo le prove d'orchestra i ragazzi andarano tutti in un bar ma io dovevo aspettare mia madre che venisse a prendermi
e rimasi a scuola insieme alle ragazze, mi mancava stare con Daniela ed ero felice di essere rimasto...
avevo timore di sentirmi ancora peggio con un gruppo di sole ragazze e invece sorprendentemente non mi ero mai sentito così a mio agio da quando era iniziato l'anno scolastico.
Anche loro facevano un unico discorso, ragazzi ragazzi e ancora ragazzi, non mi intromisi ma riuscivo ad essere d'accordo con loro, tutte innamorate perse di Angelo e se solo me l'avessero
chiesto credo che sarei stato in grado di dire con certezza assoluta anche io "si! assolutamente Angelo è il più bello".
Non mi sembrava una brutta cosa, era il mio migliore amico e mi piaceva, dove stava il problema? ma visto che ero l'unico a pensarla in quel modo me ne stetti zitto e continuai per la mia strada in silenzio.

Ormai ero entrato a far parte di quel gruppo di ragazze e passavo molto tempo con loro, i ragazzi iniziarono a trattarmi in modo diverso...
non mi chiedevano più di uscire la domenca pomeriggio o di ritrovarsi durante la settimana dopo scuola, ma allo stesso tempo incominciai a fare le stesse cose con le ragazze.
Quando eravamo tra di noi ero felice e spensierato, ma quando si usciva avevo gli occhi di tutti puntati addosso...e ridevano...
Non capivo il perchè, o forse non volevo capirlo finchè un giorno mi è stato servito su un piatto d'argento...
era una mattina fredda e grigia, il cielo sembrava dovesse riversare un'enorme quantità d'acqua da un momento all'altro, mia madre mi lasciò fuori il cancello della scuola, come scesi dalla macchina una
goccia d'acqua mi colpi la testa e così mi misi a correre verso la scuola dove sotto la pensilina tutti gli studenti stavano aspettando che le porte si aprissero...
correvo e non riuscivo a vedere nessuno dei miei amici, vedevo tutti ragazzi più grandi che mi osservarono correre e appena arrivai quasi da loro sentii "ecco che arriva il frocio"
Mi bloccai, un vuoto enorme prese possesso del mio petto, lo stesso vuoto che si sente quando arriva la discesa sulle montagne russe, non riesci a gestirlo e non sai cosa fare
non so quanto tempo passò da quando mi bloccai a quando mi ritrovai vicino alla mia classe, non ricordo nemmeno come ci fossi arrivato...ricordo solo quella frase e le risate di tutti gli altri e poi...il vuoto...

Non so come, forse la situazione che non riuscivo ancora a capire, forse quella parola che mi era stata detta per la prima volta di cui non capivo ancora la gravità ma passai la giornata come se fosse normale,
finchè tornai a casa e disteso a letto iniziai a pensare...forse hanno ragione? ma perchè proprio io? no è impossibile!!! io non sono così!!!

Il giorno seguente arrivai a scuola ma non entrai...arrivato al cancello mi fermai, fortunatamente mia madre era già andata via e non mi vide...
aspettai di sentire la campanella e vidi la fiumana di ragazzi che si spingevano entrando nell'edificio, e solo quando l'ultimo fu entrato corsi per entrare anche io...
appena varcata l'entrata chinai la testa e continuando a fissare il pavimento mi diressi in classe...volevo essere invisibile, e se non incrociavo lo sguardo di nessuno nessuno mi notava..doveva essere così...
peccato che la realtà è sempre diversa da quello che ci immaginiamo, e lo stesso ragazzo del giorno prima nel bel mezzo del corridoio nel caos di tutti quegli studenti che si urlano da una parte all'altra
mi chiamò con un'altro nomignolo poco gentile - almeno si era sforzato di trovare un sinonimo - subito dopo il silenzio calò e mi ritrovai di nuovo in mezzo ad una miriade di ragazzi che mi guardavano e ridevano...
al contrario del giorno prima però tenni la testa basta, e continuai a camminare...volevo resistere, non volevo mostrarmi debole davanti a tutta la scuola ma senza volerlo inizia a vederci sempre meno, tutto divenne sfuocato
e delle lacrime calde iniziarono a rigarmi il viso, cercai di nasconderlo ma non ne fui in grado e quello segnò l'inizio dell'incubo...
vedendomi debole e senza un minimo di carattere per poterli fronteggiare, loro presero sempre più coraggio e diventai il passatempo della scuola, quello da prendere in giro quando e come si vuole.
Arrivai in classe sconvolto dalla crudeltà di quei ragazzi, le lacrime non volevano fermarsi, mi avvicinai al mio banco e mi sedetti cercando di far finta di nulla
ma ovviamente non passai inosservato...le urla dei ragazzi del corridoio erano risuonate anche in classe e quindi tutti i miei compagni sapevano già tutto e nessuno mi disse nulla, nessuna parola di conforto, niente di niente
e forse questa è stata la parte peggiore...
quando la professoressa entrò in classe, aspettai 5 minuti per essere sicuro che i corridoi fossero liberi e poi finsi di stare male...
mi mandò in segreteria dove chiamarono mia madre che venne a prendermi...speravo credesse che avevo solo mal di pancia, in fin dei conti cosa potevo dirle?
misi il mio viso più sofferente, le lacrime erano ancora li e fu facile credermi...
il giorno seguente non andai a scuola ne quello successivo ancora, avevo paura e ogni volta che ci pensavo mi veniva il panico e respiravo a fatica...
Purtroppo non potevo fingere di star male per sempre e la settimana successiva tornai a scuola, e lo scenario non cambiò di una virgola ormai era abitudine additarmi ogni qual volta mi si vedesse
e questa divenne la mia quotidianità...addirittura lo divenne anche nella mia classe, Angelo non era più lo stesso, mi evitava e anche se a bassa voce e non direttamente lo sentivo dire le stesse cose di tutti gli altri,
mentre Andrea (il ragazzo che tutt'ora odio) non si fece mai nessun problema a dirmelo in faccia andando anche molto più sul pensante.

Trovai in alcune ragazze un appiglio, una piccola isola felice dove sentirmi quasi libero...
"quasi" perchè non lo ero del tutto, ai primi attimi di confusione cercavo quasi di negare ma fondamentalmente ho capito subito di essere omosessuale e sotto un certo punto di vista lo accettavo anche,
ma un conto è accettare se stessi, un'altro è farsi accettare e avere il coraggio di dirlo agli altri;
è vero che avevo solo 11 anni ma il coraggio è una cosa che non ho mai avuto e mi sono lasciato trasportare da questa situazione per troppo tempo e questa cosa non ha fatto altro che peggiorarmi.
Ogni qual volta mi si chiedeva anche solo un parvenza di domanda sulla mia sessualità ci tenevo a precisare di essere assolutamente etero, convinto che se avessi ammesso la realtà anche le poche persone che mi erano rimaste vicine
potessero sparire in un batter d'occhio come tutti gli altri; mi ritrovai ad uscire con 3/4 ragazze la domenica pomeriggio che con il tempo sono aumentate sempre più fino ad arrivare a 8/9, io mi sentivo bene tra di loro
ma subentrava sempre il problema "dove andiamo?" e io stavo covando una grande fobia per i posti affollati, dove ogni volta mi sentivo soffocare, mi sentivo trafiggere da occhiate che mi facevano sentire sbagliato e fuoriluogo...
loro giustamente non avendo nessun problema, amavano andare in questi posti e io mi limitavo a seguirle, sfoderando il mio più bel sguardo basso e sperando (quasi pregando) di essere risparmiato...ovviamente non succedeva mai...

Anni e anni passati nello stesso modo, le scuole medie divennero un'inferno e di certo non mi aspettavo che alle superiori qualcosa cambiasse, forse una piccola speranza l'avevo ma fu cancellata il primo giorno...
altro paese, altri ragazzi, stesso scenario, stessa reazione...
Ormai era diventata talmente una cosa normale che sapevo conviverci, fino a quel giorno...a quell'incidente che ha cambiato drasticamente il mio mondo...
era il 2000, una domenica pomeriggio d'estate, ero uscito con due mie amiche ed eravamo andati al bar che frequentavano solitamente il gruppo di ragazzi più carini del paese, una domenica pomeriggio come un'altra
se non fosse che quel giorno uno dei ragazzi si avvicinò al nostro tavolo e iniziò a farmi domande stupide solo per prendermi in giro, le mie amiche mi guardavano in silenzio e io completamente nel panico non degnavo
di uno sguardo il ragazzo che divertito continuava "ma rispondi o no? ti piace il cazzo vero?" e più lui rifaceva quella domanda più i miei occhi si gonfiavano di lacrime, mi sentivo umiliato e non riuscivo a dire nulla, avrei
voluto dire qualcosa per farlo smettere ma ero completamente bloccato finchè presi le mie cose e andai all'uscita e le miei amiche mi seguirono, fuori mi sentivo meglio, potevo respirare ed ero solo...o almeno così credevo...
arrivati in piazza mi accorsi che il gruppo di ragazzi del bar ci aveva seguito e lo stesso ragazzo inziò a chiamarmi, tutt'ora non so perchè mi sono avvicinato a loro visto quello che avevano appena fatto...
una volta arrivato da loro il ragazzo fece partire la sua mano tirandomi uno schiaffo così forte che quasi persi l'equilibrio dicendomi "questo è perchè non rispondi" e poi ricominciò a farmi le stesse domande, stavo quasi per
girarmi e scappare ma avevo paura, loro erano in tanti e io ero rimasto solo perchè le miei amiche vedendo lo schiaffo erano scappate...
non so quanto tempo è passato, io ero li pietrificato davanto a loro cercando di capire cosa fare quando il ragazzo mi diede un pugno nello stomaco e mi accasciai a terra per il dolore e quelle stupide lacrime tornarono
a scendermi lungo le guance, odio quando non riesco a controllarle, alzai leggermente lo sguardo e vidi loro che nel ridere mi avevano girato le spalle e presi l'occasione per scappare...iniziai a correre senza guardarmi dietro
correvo e correvo sperando che nessuno mi seguisse fino a quando senza più fiato fui costretto a fermarmi, mi nascosi dietro l'angolo della strada e mi sporsi quel tanto per vedere se qualcuno mi avesse seguito, fortunatamete non fu così.
Tornato a casa, il ripensarci mi faceva stare male...l'essere lasciato solo in quella situazione mi aveva quasi ferito di più del pugno, e l'indifferenza della gente (giovane e vecchia) che riempiva la piazza e aveva visto tutta
la scena mi lasciava un sapore davvero amaro in bocca...non ci si poteva sentire al sicuro...
non un gesto d'aiuto...non una parola...ero solo!

Quel giorno decisamente mi cambiò e iniziai ad aver paura di ogni cosa, ogni mattina nell'andare a prendere il pullman per la scuola speravo di non incontrare nessuno,
ad ogni uscita inventavo una scusa per stare a casa, ancora una scusa e un'altra ancora finchè all'ennesima nessuno mi chiese più di uscire...
Mia madre ogni giorno mi chiedeva perchè non uscivo e io rispondevo semplicemente che non ne avevo voglia.
Non sono mai riuscito a dirgli nulla, volevo tanto averla vicino, volevo che mi abbracciasse che mi dicesse che ero sempre il suo bambino, che lei c'era e ci sarebbe sempre stata...e invece nulla...
I miei già pessimi voti a scuola peggiorarono sempre di più e alla fine dell'anno fui bocciato, il pensiero di avere nuovi compagni di classe l'anno seguente mi terrorizzava e decisi quindi di ritirarmi.
Iniziai a lavorare nel negozio di famiglia, e questo mi allontanò sempre di più da tutti...erano ormai mesi che non uscivo più se non per andare a scuola, e gli unici contatti con persone della mia età erano a scuola
ed ora tutto era svanito...passarono 3 anni così, lavoro-casa, casa-lavoro...nient'altro...

Nel Settembre del 2003 mi feci convincere ad uscire alla festa del paese, uscii presto dal lavoro per andare a fare shopping, era tanto tempo che non uscivo e volevo mettermi qualcosa di nuovo per sentirmi a mio agio
ma per tutto il pomeriggio l'ansia di uscire la sera si fece sentire, tornai a casa e non cenai, ero troppo agitato e lo stomaco era più attorcigliato che mai...
inizia a prepararmi e cercando di mantenere la calma mi avviai verso il centro storico, mi incontrai con le ragazze e nemmeno dopo cinque minuti mi accorsi che nonostante la gente non mi avesse visto in giro
per 3 anni nessuno si era dimenticato di me ne dei bellissimi nomignoli che mi avevano affibiato...come se nulla fosse successo, come se il tempo fosse stato solo messo in pausa e in quel momento qualcuno avesse rifatto play...
Ero stremato, deluso e triste quando una ragazza mi fece capire di piacergli, colto dalla paura presi l'occasione (per poi pentirmene amaramente) e accettai di uscire con lei...
la conoscevo già da tempo, eravamo amici e andavamo d'accordo, credevo forse di riuscire a stare insieme ad una donna...di far felici i miei genitori (più che altro mio padre) e avevo questo insano desiderio
di dimostrare a tutto il paese di non essere omosessuale.
Ovviamente fu una storia disastorsa, che faceva acqua da ogni parte...avevo sperato di poterla far funzionare per il mio bene,la mia felicità e tranquillità, ma era un pensiero egoista...non avevo capito che così
facendo avrei fatto solo del male a me stesso e a quella ragazza...
non riuscivo ad andare oltre un abbraccio o una carezza...come cercavo di avvicinarmi di più o di baciarla mi bloccavo, sentivo che non faceva parte di me, non volevo farlo...così di punto in bianco decisi di lasciarla,
cercai di farlgi capire che era solo colpa mia, che si meritava di meglio ma ovviamente non la prese bene...
in quel periodo uscivamo sempre soli, avevamo perso di vista un po' gli amici e così dopo la rottura ritornai alla mia routine casa-lavoro lavoro-casa questa volta per quasi 5 anni...
Cinque anni in cui ho cercato anche di andarmene qualche volta, l'Italia mi soffocava volevo andarmene, ho tentato prima con la Francia ma sono tornato dopo poco e poi in Canada ma dopo sei mesi rieccomi a casa...

Internet è stato la mia unica valvola di sfogo in tutto questo tempo, ho trovato diverse passioni e conosciuto diverse persone...
ragazzi nella mia stessa situazione che mi davano conforto e cercavano di farmi forza, fino a quel giorno dove per caso scoprii la mia nuova passione, e un forum dove c'erano tante ragazze che coltivavano la mia stessa passione...
così ho conosiuto persone stupende, e ho fatto delle amicizie che spero durino per sempre...ci incontriamo un paio di volte all'anno di persona ma ci sentiamo tutti i giorni...
mi hanno dato nuove speranze, nuova voglia di vivere e tanto affetto e in particolare una ragazza mi ha aiutato molto, ha saputo ascoltarmi ogni qual volta ero giù e mi ha aiutato ad uscire da questi periodi scuri...
mi ha fatto riscoprire il vero significato di amicizia!
ho ripreso ad uscire da circa un annetto e questa volta non con sole ragazze...arrivato a quest'età non so se sarò in grado di riprendere in mano la mia vita, ma lo spero...

"...Sono passati parecchi anni, anni che ho perso, non vissuto e non avrò mai la possibilità di recuperare...mi sono sempre detto che LORO me li avevano rubati, ma pensandoci bene io cosa ho fatto?
mi sono forse ribellato? ho forse fatto valere il mio diritto di vivere a pieno la mia vita? quando mi additavano insultandomi reagivo o scappavo a testa bassa?
la colpa non è loro...la colpa è solo MIA ed è per questo che ora sto scrivendo la mia storia, perchè spero che nel rileggerla io possa capire quanto sono stato stupido, perchè io possa capire tutti gli errori che ho fatto e tutto quello che mi sono lasciato fare, per capire che gli anni più belli e spensierati che potevo vivere non mi sono stati rubati, ma sono io che li ho cestinati con la mia codardia...e perchè no, spero anche che se qualche ragazzo dovesse capitare anche solo per sbaglio su questo racconto possa capire che REAGIRE è LA SOLUZIONE mentre il subire, il fingere o l'isolarsi non porta altro che sofferenza e rimpianto.

Ad una vita migliore..."
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Louis85