Continuare a vivere…
Squall era
fermo, seduto sulla fine sabbia del mare di Balamb, che tutte le città
invidiavano a quell’isoletta sperduta nell’oceano, a pensare come non aveva mai
fatto, noncurante dei Focaral che gli erano attorno, pronti ad attaccarlo al
momento opportuno. Il fatto stran0 era che lui non aveva alcuna intenzione di
difendersi né gli avversari di attaccare, vista l’aura oscura che veniva
sprigionata dal corpo di quel ragazzo dal viso delicato, intento a mandare
all’altro mondo il suo cervello a forza di pensare.
Erano
passati pochi mesi dalla morte di Artemisia, mesi di pace assoluta, ma quel
giorno era cambiato tutto, la sua vita era cambiata, per sempre. Quante ore
erano passate dall’arrivo dell’angelo nero? Neanche mezza giornata, ma lui
sentiva di aver perso tutto ciò a cui era attaccato e tutti gli amici che gli
avevano fatto da famiglia da anni, lunghi anni ormai irrecuperabili. Continuava
a chiedersi perché era successo tutto quello, perché l’angelo del male era
venuto a distruggergli la vita, tutte le certezze che aveva, le persone a lui
care?
I ricordi
dei suoi amici gli sembravano lontani: la riammissione di Seifer, Raijin e Fujin
al Garden, le scappatelle di Irvine e le conseguenti ire della sempre-sorridente
Selphie, le lezioni di Quistis, le figuracce di Zell nel dichiararsi alla sua
amata bibliotecaria, gli scherzi di Rinoa, gli annunci del preside e tutto ciò a
cui aveva sempre partecipato da mesi col sorriso ormai gli donavano solo
dolore.
Era
iniziato tutto quella mattina. Non c’era lezione e decise di andare con Zell sul
balcone del 2° piano a giocare a carte, in modo da poter stuzzicare Seifer che
assieme ai suoi amici che stava mettendo ordine alle idee per il suo comitato.
Dopo l’ennesimo scontro verbale tra i due Gunblader il cielo si oscurò ed
apparve dinanzi a loro un essere bellissimo, dalla carnagione scura, vestito con
una tunica nera e dai lunghi capelli corvini: un angelo, bellissimo ma
dall’animo malvagio, nero come i suoi vestiti, come il suo corpo, come le sue
ali.
Seifer si
lanciò subito sull’essere demoniaco col suo fido Hyperion, ma dopo un lungo
scontro il demone lo trafisse con i lunghi artigli per poi scagliarlo nel vuoto,
nei giardini.
Raijin e
Fujin, accecati dalla rabbia, combatterono l’angelo nero per vendicare l’amico,
ma non fecero in tempo a ferire l’avversario che si ritrovarono anche loro
morti, stesi accanto al loro compagno.
Zell, pur
sapendo che sarebbe probabilmente morto come i tre rappresentanti del CdD,
combatté con furia disumana l’essere, che però riuscì ad avere la meglio dopo
aver riportato gravi ferite. Quando il demone trapassò il ragazzo e lo sollevò
per gettare anch’egli dove aveva lanciato i precedenti avversari Zell trovò la
forza di colpirlo in viso con un Firaga, deturpando il viso celestiale del
nemico, e spirò.
Squall
aveva assistito impotente alla scena, ma appena vide il volto del demone si
riscosse e lo attaccò con tutte le sue forze, senza però riportare alcun
risultato. Per tutta risposta il mostro maligno lo scaraventò verso la porta,
sfondandola, per poi volare in presidenza, dove c’erano Quistis, Cid, Edea,
Nida, Shu e gli altri professori in riunione. Loro morirono senza nemmeno sapere
cosa li avesse uccisi.
Squall
radunò SeeD e studenti esperti che erano al 2° piano per attuare una resistenza
abbastanza decente, ma all’arrivo dell’essere le difese furono praticamente
spazzate via e Squall venne spinto dal demone giù dal ponte che collega la
classe all’ascensore durante un contrattacco disperato, finendo nella fontana
che era stata installata nel Garden. I pochi studenti e SeeD sopravvissuti
cercarono di scendere con l’ascensore al piano sottostante, ma facilitarono solo
la carneficina del mostro, che distrusse i cavi del mezzo, facendo precipitare i
sopravvissuti nel vuoto.
Mentre si
concedeva un attimo per riprendersi dalla rovinosa caduta e dai colpi ricevuti
Squall vide Irvine e Rinoa che attaccavano il nemico assieme ad alcuni studenti
che possedevano armi da tiro e da lancio. Tra loro anche la ragazza con la
treccia, che sparava con un mitra appartenente ad uno degli studenti morti nel
precedente duello per vendicare il suo amato guerriero, ma riuscì solo a
raggiungerlo nella morte assieme a Rinoa ed Irvine subendo l’energia sprigionata
da un fulmine nero.
La
dottoressa Kadowaki era morta anche lei nel tentativo di curare alcuni feriti,
sempre dedita al suo dovere al costo della propria
vita.
Squall
raggiunse l’ultima amica sopravvissuta, Selphie, che stava portando nel garage
le matricole, ma anche lì l’angelo nero lo scovò. I due SeeD combatterono
assieme, ma non riuscirono lo stesso a distruggere il demone. Selphie lanciò un
Mura a Squall ed alle matricole, ma per farlo dovette rinunciare alla sua
protezione, così quando fu colpita da un globo nero lanciato dal demone si
ritrovò scoperta alla magia, ma nonostante stesse in pericolo di vita castò un
triplo Ultima, facendo sparire l’angelo mentre si accasciava al suolo. Nel
frattempo che le matricole salivano su un autobus utilizzato per le gite Squall
si accostò alla sua ultima compagna e vide che era ancora, miracolosamente viva!
Una volta che i bambini furono tutti saliti sul mezzo il Comandante SeeD portò
la ragazza a bordo e si diresse a Balamb, dove la madre di Zell, nonostante
avesse saputo in quel momento della morte del figlio, si offrì di ospitarli
finché Selphie non si fosse ristabilita. In quel lasso di tempo Squall non
lasciò mai da sola la ragazza, l’unica persona viva che faceva parte del suo
passato e che era ancora assieme a lui. Quando la giovane Trabiana si risvegliò
il Gunblader si sentì sollevato, pur avendo perso la sua amata Rinoa sapeva di
poter contare su una persona capace di tirarti fuori un sorriso in qualsiasi
situazione, anche se anche lei ora avrebbe pianto qualche lacrima, visto che
anche il suo fidanzato era morto mentre difendeva il Garden. Al contrario delle
aspettative il ragazzo si trovò dinanzi una Selphie triste, ma non disperata,
senza alcuna voglia di piangere, che appena vide il suo amico al suo fianco si
alzò e gli diede un bacio sulle labbra e sorridente
disse.
Selphie:
Non preoccuparti per gli altri, stanno bene. Stavo per andare anch’io da loro ma
mi hanno respinta dicendomi: “Vai da Squall, ora lui ha bisogno di te più di
quanto ne abbiamo bisogno noi”. Stavo per dire che volevo restare con loro
quando Rinoa si è avvicinata e mi ha detto: “Forza, fà come ti diciamo. Prima o
poi ci rincontreremo, ma fino a quel momento prenditi cura di Squall, e mi
raccomando, rivelagli ciò che provi per lui”.
Il giovane
guerriero rimase scioccato sia per le parole della ragazza sia per ciò che aveva
fatto, ma non disse o meglio non riuscì a dire niente perché Selphie, accortasi
della sua perplessità, continuò.
Selphie:
Forse tu non lo hai capito, ma gli altri si erano accorti che io… insomma… mi
sono innamorata di te! Ecco, l’ho detto. È fin dal giorno in cui ti sono finita
addosso, il giorno dell’esame, che quando ti guardo sento una strana sensazione
al cuore. Irvine ha fatto finta di essere il mio fidanzato per insegnarmi a non
aver paura dei miei sentimenti, per questo faceva il cascamorto con le altre
ragazze, perché non era legato a nessuno. Anche Rinoa lo sapeva, ma mi ha
confidato che si era messa con te per aiutarmi, per, come dire, “scongelarti” un
po’ prima che mi dichiarassi, perché era sempre stata innamorata di Seifer.
Spero che tu capisca…
La Trabiana
arrossì ed abbassò lo sguardo, ma il Comandante glie lo risollevò e
rispose.
Squall: Se
davvero è successo tutto quello che hai detto devo essere stato l’unico cieco in
tutto il Garden per non accorgermene. Se i nostri amici vogliono vederci felici
prometto loro che vivrò per sempre con la persona che mi ama veramente, e che
non lascerò che niente al mondo le faccia del male finché avrò vita. Anch’io
sentivo qualcosa, ma non riuscivo a capire cosa fosse, ma grazie a te ora so
cos’era. Era l’amore che provavo per te, che il mio carattere solitario ha
tentato di oscurare, fortunatamente senza
riuscirci.
Al sentire
quelle parole, pronunciate dal più profondo del cuore, Selphie sorrise e stampò
sulle labbra del suo Gunblader un secondo bacio, più intenso del primo, che
riuniva l’amore di due giovani in un solo gesto. Una volta che il medico ebbe
visitato la ragazza e non ebbe visto niente di grave riferì alla signora Dincht
che, se avesse voluto, la coppia avrebbe potuto lasciare Balamb coi bambini del
Garden senza problemi. I due si congedarono dalla madre di Zell, ringraziandola
per l’aiuto che aveva loro offerto e si avviarono alla stazione, dove avrebbero
iniziato il viaggio per portare i bambini a casa e dare le condoglianze ai
parenti degli studenti morti. Tutto sarebbe andato bene se l’angelo nero non
fosse tornato, nuovamente in ottime condizioni e pronto a distruggere qualsiasi
cosa si fosse messa sul suo cammino. Le ferite erano già tutte rimarginate, ma
non se ne vedeva nessuna all’altezza del cuore o sul collo, probabilmente quelli
erano i suoi unici punti deboli. Anche il suo aspetto era cambiato: i capelli
neri avevano lasciato il posto ad una folta chioma bionda, la sua pelle era
diventata bianca come la neve e gli occhi gialli come l’oro. Squall decise di
affrontarlo da solo, visto che Selphie si era appena ripresa e non era ancora in
grado di combattere, ma anche se lo fosse stato lui glielo avrebbe impedito. Non
voleva perdere anche l’ultima parte del suo passato, la sua amata, la su unica
ed ultima ragione di vita. Durante tutto il combattimento il Gunblader fu in
vantaggio e ferì svariate volte il demone, ma quando fu sul punto di eliminarlo
trapassandogli il cuore scoprì che non si poteva distruggergli solo il cuore o
tagliargli il collo, ma bisognava colpire entrambi i punti a distanza di
pochissimo tempo. La cosa prese alla sprovvista il ragazzo, che fu vulnerabile
all’attacco sferratogli poi dall’angelo, che si trovò stavolta in vantaggio
rispetto all’umano, preparandosi a folgorarlo con una nera saetta. Fu in quel
momento, quando il giovane sentiva che non sarebbe sopravvissuto, che Selphie si
diresse verso i duellanti e fece da scudo a Squall col suo corpo, rimanendo
uccisa. Alla vista della sua compagna morta Squall si alzò in preda all’ira ed
attaccò il demone col suo Cuore di Pietra, riuscendo a colpire entrambi i punti
mortali del mostro, che prima di sparire disse.
Angelo:
Davvero notevole, e dire che bastava uccidere una sola persona per tirare fuori
da quel tuo ammasso di ossa e carne il demone che c’è in te. Mi avrai anche
ucciso, ma adesso che ti è rimasto?
Quella
parola lo tormentava sempre più. “Che ti è rimasto?”, niente! Ormai era solo,
un’altra volta solo. Dopo la battaglia contro Artemisia pensava che lui ed i
suoi amici sarebbero vissuti felicemente, senza dover più rischiare inutilmente
di morire per la pazzia di esseri malvagi, ma ora si trovava perso nei meandri
della sua mente per dare un senso a ciò che era successo. Al suo fianco, in una
cassa, le armi ed alcuni degli oggetti appartenenti ai suoi amici più cari. Si
era voluto occupare lui stesso della sepoltura dei compagni morti, nei giardini
di quello che rimaneva del Garden, la prima casa che lo accolse, dove crebbe,
dove trovò quelli con cui avrebbe voluto vivere, dove capì l’importanza
dell’amicizia ed ora, dove ha perso tutto ciò a cui era legato. In quel momento
avrebbe desiderato di essere morto lui al posto di così tanti altri studenti,
che forse amavano la vita più di quanto l’abbia amata lui. Guardò un’altra volta
con nostalgia sia il Garden che la cassa al suo fianco, senza sapere cosa fare,
dove andare, ma soprattutto, per COSA e per CHI vivere. In effetti dopo ciò che
aveva vissuto non aveva più alcuna voglia di continuare questa esistenza, non
senza i suoi amici, la sua famiglia. Proprio mentre stava per decidere di
andarsene e perdersi in qualche angolo sperduto del pianeta sentì una mano
poggiarsi sulla sua spalla. Era Ellione, la ragazza per la quale più volte aveva
tentato di fuggire dall’orfanotrofio da piccolo per andare a cercarla, la sua
“sorellina”. Come aveva potuto dimenticare di avere al mondo anche lei? Rimase
fermo a guardarla, come se si aspettasse di vedere da un momento all’altro un
miracolo, mentre lei si limitò a sedersi accanto a lui. Quando Elly abbracciò il
suo “fratellino” Squall non riuscì più a trattenere le lacrime ed esplose in un
pianto incontrollato sulla spalla della ragazza, che pazientemente aspettò che
si sfogasse dicendo.
Ellione:
Su, su, vedrai che un giorno tutto tornerà come prima, basta aver pazienza e
finalmente i tuoi amici prima o poi saranno di nuovo al tuo fianco. Abbi fiducia
e tutto passerà anche se ora ti sembra impossibile.
Squall: Non
mi sembra impossibile, È impossibile! Perché quell’angelo è venuto a rovinarmi
la vita quando avevo finalmente trovato un po’ di pace? Perché ha fatto tutto
questo?
Ellione.
Posso sempre mandarti nel suo passato, così potrai capire
perché.
Squall:
Dici sul serio?
La ragazza
fece di si con la testa.
Squall:
Allora fallo, sono pronto.
Il giovane
sentì un giramento di testa prima di ritrovarsi nel corpo dell’ essere che in
quel momento odiava più di ogni cosa al mondo. Si trovava in un posto spettrale,
circondato da fiamme e senza alcuna luce esterna, dall’ atmosfera soffocante,
l’inferno. Ad un certo punto vide dinanzi a se la persona che aveva qualche mese
prima causato tutti i problemi del suo mondo, Artemisia, seduta su un trono di
pietra nera che parlava con autorevolezza al
demone.
Angelo: Mi
hai mandato a chiamare, mia signora?
Artemisia:
Si, mio fidato cavaliere, ho bisogno che tu compia una missione per me. Devi
andare nel mondo dei vivi e distruggere ogni forma di vita che troverai
all’interno del Garden di Balamb, compreso quel povero ingenuo di Seifer, ora
non mi serve più. Anche se fallirai non farà niente, basta che rovini le vite a
quei pivelli che mi hanno sconfitta. Prenditi particolarmente cura di Leonheart,
voglio che soffra più di tutti.
Angelo:
Come desideri.
Squall
tornò in sé, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu prendere a pugni una roccia lì
vicino fino a strapparsi i guanti ed a farsi sanguinare le mani. Ellione lo
fermò e dopo aver curato alla bell’e meglio la ferita
chiese.
Ellione:
Che hai visto? Deve essere stato qualcosa di terribile se ti ha spinto a reagire
in quel modo.
Squall:
Artemisia! È stata lei! Possibile che debba sempre interferire con le nostre
vite?!?
Ellione:
Ma, è impossibile, l’avete uccisa!
Squall:
Quella stronza era all’inferno ed è da lì che ha chiesto a quel suo schiavo di
eliminarci! Se vuoi davvero fare qualcosa fatti avanti, brutta megera che non
sei altro! Sono pronto a distruggerti una volta per tutte, fosse l’ultima cosa
che faccio! Fatti vedere, figlia di puttana!
Ellione:
Lei non può lasciare il luogo della sua pena, ma visto ciò che è successo non
manderà più altri servi. Non puoi fare più di quello che hai fatto fino ad
ora.
Squall
strinse ancora di più i pugni facendo colare altro sangue, che andò a cadere nel
punto dove prima erano cadute le sue lacrime. In pochi secondi, tra sabbia e
sale, nacquero 13 fiori bellissimi, come mai se ne erano visti prima, uno per
ogni persona che fosse entrata nel suo cuore e lo abbia lasciato. Tra tutti loro
spiccava una rosa blu dalle venature rosse, al cui fianco c’era un bocciolo di
tulipano dai colori inversi a quelli della rosa. Il Gunblader riconobbe in quel
fiore Selphie e nel bocciolo l’amore non ancora del tutto sbocciato tra i due,
strappati prematuramente l’uno dall’altro dalla morte. Gli altri fiori si
attorcigliavano, formando una sola pianta, simbolo dell’amore presente tra i
membri del gruppo: la ragazza con la treccia e Zell, Rinoa e Seifer, gli unici
due sposati, che gli avevano fatto da genitori, Edea e Cid, più altre coppie
meno note, come Raijin e Fujin, Nida e Shu e Quistis ed Irvine. Nel Garden si
parlava spesso del tenero che c’era tra
queste coppie ma nessuno ne sapeva di certo qualcosa. Un Lesmathor cercò
di cogliere il nettare da quei petali belli come mai ce ne erano stati, ma
Squall lo scacciò subito e ricavò col suo Gunblade un vaso da un tronco
abbattuto lì vicino, dove trapiantò le ultime cose viventi che gli ricordavano i
momenti felici passati con i ragazzi al Garden. Ellione chiese il perché di quel
gesto ed il ragazzo le rispose.
Squall:
Questi fiori, sento come se fossero i miei amici. Prima non sono riuscito ad
evitare che perdessero la vita, ma adesso non permetterò che muoiano di nuovo.
Li porterò via con me.
Ellione: È
un gesto nobile e forse l’unica cosa che puoi fare per tenere sempre vivo in te
il loro ricordo. Vieni con me, tuo padre ci
aspetta.
Squall ebbe
un sussulto. Da quando era entrato al Garden era rimasto sempre da solo e
l’unica volta in cui decise di non estraniarsi dal mondo fu dopo che si fu
riunito ai suoi amici d’infanzia. Non gli era mai importato prima d’ora di
scoprire quali fossero le sue origini, ma sentendo le parole della ragazza che
stava ora dinanzi a lui non poté fare a meno di provare a capire cosa successe
in passato, nonostante Ellione lo avesse mandato più volte nel passato del
padre. Decise di seguire il consiglio della “sorellina” e si diresse con lei in
città dove avrebbe preso il treno per Timber, dove il padre lo attendeva per
portarlo ad Esthar.
Ellione: Se
vuoi puoi dare un altro sguardo alla città prima di partire, manca ancora un’ora
alla partenza.
Squall: A
quanto pare non solo puoi mandarmi nel passato, sai anche leggermi nel pensiero.
È quello che farò.
Squall
lasciò alla ragazza i fiori ed andò via dalla stazione portandosi dietro le armi
e gli oggetti dei suoi amici. Con quel gesto l’ex Comandante del Garden le fece
capire che le avrebbe affidato anche la sua vita. Dopo tre quarti d’ora il
Gunblader tornò dalla giovane, che rimase senza fiato nel guardarlo: non aveva
più la cassa, ma portava ancora tutto ciò che era appartenuto ai suoi compagni
più intimi. Portava in testa il cappello di Irvine assicurato al collo dalla
benda di Fujin, indossava il giubbotto grigio di Seifer e portava il suo attorno
alla vita, al braccio destro teneva legato il laccio nero di Rinoa, simbolo di
lutto degli abitanti di Timber dalla morte dei padri di Watts e Zone, sul naso
poggiavano gli occhiali di Quistis, non lo aveva mai voluto ammettere, ma a
forza di sforzare lo sguardo fino a tarda sera sui libri aveva bisogno di
occhiali per la stanchezza e fortunatamente la sua prof ed amica aveva la
graduazione che gli serviva, ai polsi i bracciali torchiati di Raijin ed al
collo la collanina di Selphie. Anche le armi erano sistemate ordinatamente sul
corpo del ragazzo: i Gunblade suo e di Seifer attaccati alla schiena a formare
un X assieme all’asta di Raijin, la frusta di Quistis legata alla caviglia, il
Blast Edge di Rinoa sul braccio destro, i guanti di Zell coprivano i suoi, ormai
lacerati dai pugni sferrati alla roccia, lo shuriken di Fujin legato alla
cintura, il fucile di Irvine attaccato alla gamba sinistra ed infine il nunchaku
di Selphie legato alla gamba destra. La ragazza lo guardò perplessa e
disse.
Ellione:
Perché ti sei conciato in quel modo? Sembri pronto ad andare in
guerra!
Il ragazzo
sorrise e rispose.
Squall:
Vivrò la mia vita anche per i miei amici, perciò ho deciso che da oggi in avanti
li porterò con me ovunque vada e questo era l’unico modo che conoscevo.
Ellione:
Però ti manca una cosa, un oggetto appartenuto a
Zell.
Squall:
Beh, per lui ho fatto un’eccezione. Lui è stato il primo a volermi come amico,
perciò in segno di questa amicizia mi sono fatto fare
questo.
Squall alzò
la manica sinistra del cappotto e mostrò alla “sorellina” lo stesso tatuaggio
tribale del guerriero.
Ellione:
Scelta molto azzeccata, non c’è niente che possa ricordarlo meglio.
Il viaggio
fu breve, ma diede il tempo a Squall di fare un’ultima riflessione quella
giornata.
Squall:
“Cari amici, anche se non siete al mio fianco non vuol dire che non siate con
me. Non sono riuscito a mantenere la promessa fatta a Selphie e per questo non
potrò mai essere in pace con me stesso, ma farò del mio meglio per vivere questi
anni che mi rimangono nel mondo dei vivi nel modo migliore possibile. Vivrò
anche per voi, col sorriso sulle labbra e col ricordo dei tempi passati assieme.
Non vi dimenticherò mai, perché se mai mi dimenticherò di voi sarò come morto.
Ci rivedremo un giorno, ma non ancora. Addio, anzi,
arrivederci.”
Fine
NDA: Forse
non sono riuscito ad esprimere bene ciò che volevo scrivere, ma il succo della
storia è facile da capire. Dedico questa storia a chi abbia perso una o più
persone care, affinché possa trovare la forza e la speranza di continuare a
vivere come il personaggio della fanfiction. Dedico questa fanfiction anche ai
parenti del piccolo Tommaso Onofri, il bambino rapito e successivamente morto,
il cui cadavere è stato trovato solo ultimamente, affinché anche loro possano
continuare a vivere col ricordo di quel bimbo innocente, strappato alla vita
dalla crudeltà di un gruppo di uomini.