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Autore: Harry Potterish    10/04/2012    6 recensioni
Regulus Black|Introspettiva|One-shot
Bruciore incessante sull’avambraccio sinistro. Fiamme nere avvolgono quest’esistenza tormentata dalla quale sono soffocato.
Non ho prospettive, non ho possibilità, come se, per uno strano gioco, il destino avesse deciso di negarmi l’accesso a quel futuro le cui porte ho sbarrato io stesso a decine di vittime.

Riflessioni di Regulus Black che, ricordando i momenti salienti della sua vita, cerca di ritrovare se stesso, quel ragazzino insicuro e intelligente rimasto nascosto tra i meandri di Grimmauld Place.
Siamo polvere nel vento, per la quale è difficile, se non impossibile, andare contro la forza dell’aria, ma alla continua ricerca di quella gravità che la riconduca all’ordine.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Sense and sensibility
~Ragione e sentimento~

 

Che mai avesse fatto Edward per essere privato del diritto del primogenito, era cosa che avrebbe messo in imbarazzo molte persone incaricate di scoprirlo; e scoprire cosa avesse fatto Robert per prendere il suo posto, ne avrebbe imbarazzate molte di più.
(Jane Austen, Ragione e Sentimento)

Bruciore incessante sull’avambraccio sinistro. Fiamme nere avvolgono quest’esistenza tormentata dalla quale sono soffocato.
Non ho prospettive, non ho possibilità, come se, per uno strano gioco, il destino avesse deciso di negarmi l’accesso a quel futuro le cui porte ho sbarrato io stesso a decine di vittime.
Non mi riconosco in quello faccio, non so più chi sono.

***

Siamo cattivi per natura e soltanto le menti plagiabili più facilmente diventano buone?

«Novità da Hogwarts, Walburga? Come si trova nostro figlio a Serpeverde?» Eravamo seduti insieme a tavola per colazione. Papà aveva appoggiato il giornale sul tavolo con un gesto brusco, interrompendo quel silenzio freddo e innaturale. Mamma aveva aperto con aria disgustata la busta consegnatale da Kreacher e l’aveva letta con uno sguardo che racchiudeva un disprezzo che non le avevo mai visto prima negli occhi, nemmeno quando mio fratello le disubbidiva e si metteva a giocare con quelle diavolerie babbane che gli regalava zio Alphard.

«Non lo so, considerato che su questa lettera c’è scritto che è stato smistato a Grifondoro». Il suo tono non aveva nulla di quella glacialità cui ero sempre stato abituato. C’erano delusione, biasimo, ma soprattutto vergogna.

«Impossibile, sarà uno dei suoi soliti scherzi per nulla divertenti». Mi sfuggì un sorrisetto che mi affrettai a nascondere: Sirius combinava sempre qualcosa di diverso ogni giorno e, nonostante non avesse dovuto farlo e le urla di nostra madre fossero tremende, non si poteva dire che non fosse a suo modo… piacevole.

«Invece io non stento a crederlo: è un debole, si è sempre lasciato inculcare strane idee sull’uguaglianza da quello svitato di Alphard. Si è fatto coinvolgere dall’idea che siamo tutti uguali. Baggianate. Per fortuna abbiamo Regulus». I loro sguardi si posarono su di me, speranzosi e con una piccola vena di fierezza, orgoglio e riconoscenza. Non avevano mai mostrato tanto affetto e tanta considerazione nei miei confronti fino a quel giorno: Sirius era il primogenito e io il secondo figlio, la ruota di scorta. In quel momento sentii la responsabilità dell’onore del casato crollarmi sulle spalle e fui grato a mio fratello per aver sbagliato. Volevo il potere, ma non sapevo che cosa fosse.

Oppure nasciamo buoni e il dolore, il male, le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano ci spingono verso quella che si può considerare la naturale conseguenza di un inizio innaturale?

«Sei finito a Serpeverde». Il banchetto di inizio anno era terminato da poco e i Prefetti avevano accompagnato noi del primo anno al dormitorio. Prima che riuscissi ad attraversare la parete, però, mi ero ritrovato di fronte Sirius. Credevo che mi avrebbe salutato e abbracciato, perché in fondo, seppur diversi, eravamo fratelli; invece era stato duro e freddo, molto più Black di quanto non volesse sembrare, e io non avevo potuto essere da meno.

«È inutile che usi quel tono sprezzante. Sei tu quello sbagliato, non io». Veleno e cattiveria fu tutto ciò che uscì dalla mia bocca. E non me ne pentii affatto.

«Se essere “giusto” significa avere per amici della feccia come voi, allora preferisco di gran lunga essere “sbagliato”».

«Sei solo un debole, Sirius». Lo aveva detto mia madre, lo aveva confermato mio padre, perfino Bellatrix e Narcissa concordavano e quello mi bastava per decretarla una verità assoluta. E mi sentii perfino più forte e migliore di loro, perché io lo avevo affrontato senza paura, a viso aperto.

«Chi è il debole? Chi decide della propria vita o chi lascia che sia la vita a decidere per lui?» Il mio odio per lui cominciò a crescere: era un solo un ragazzino presuntuoso e arrogante; era troppo uguale e allo stesso tempo troppo diverso da me perché potessimo andare d’accordo. Era ciò che io non sarei mai voluto – o forse potuto – essere.

La verità è che siamo solo animali in balia degli eventi, che cercano di sopravvivere affidandosi all’istinto.

«Ti stanno cambiando, Regulus». Non capii se nella sua voce prevalesse il disprezzo, l’indifferenza o la preoccupazione.

«L’unico diverso qui sei tu».

«Questa è l’ultima occasione: sta per scoppiare una guerra e devi scegliere. Me o loro». Era quella la sua indole: o bianco o nero, non c’era spazio per il grigio nella sua vita, non c’era spazio per me. Non potevo deluderli tutti, ma non potevo nemmeno abbandonare mio fratello.

«Sono la nostra famiglia, Sirius». E più parlavo e più ero grigio, grigio scuro e poi lentamente nero, così distante da quel bianco che lui era diventato. Non capivo di averlo già perso molto tempo prima.

«No, sono la tua. La mia è a Grifondoro, pronta a combattere per i diritti dei maghi e delle streghe di tutto il mondo».

«È facile essere coraggiosi quando sei circondato da persone pronte a proteggerti». È facile essere bianco quando hai un sole che ti irradi, ma era impossibile per me non essere nero, marchiato da quel destino fin dalla nascita.

«Ben più semplice è lasciare che gli eventi ti scivolino addosso senza muovere un dito».

«Chi ti dice che non sia una mia scelta, che non lo voglia davvero?» A chi lo stessi chiedendo, a me o a lui, questo non l’ho mai capito.

«Sei abbastanza intelligente per comprendere che sono tutte stronzate».

«Hai mai pensato al fatto che per noi i cattivi siete voi?»

«Non mi sembra che abbiamo mai dichiarato di volervi sterminare tutti. Anche se, pensandoci, non sarebbe una brutta idea. Ti immagini un mondo senza le urla della cara mamma o le follie della dolce Bella? Un paradiso, ecco che cosa sarebbe, un vero e proprio paradiso». Sarebbe solo un mondo dove avrei potuto decidere se essere nero o bianco. Lo odiai, perché aveva ragione.

«Rimane il fatto che voi buoni avete bisogno dei cattivi per fare gli eroi».

Differiamo dalle bestie semplicemente perché il nostro cervello è più sviluppato.

Da un lato abbiamo i sentimenti, l’irrazionale, ciò che c’è di umano di più simile all’istinto. Sono pericolosi, ci spingono ad agire senza pensare alle conseguenze, ma piuttosto tenendo in considerazione le aspettative altrui. Sono dannosi, creano ferite non rimarginabili, non reversibili, eterne nella loro inconsistenza.

«Regulus, siamo così fieri di te». Avevo sempre apprezzato la schiettezza di mia madre, eppure in quel momento avrei preferito mille volte un sorriso falso, uno sguardo disgustato, come quelli che riservava a Sirius. Perché vederla così soddisfatta mi obbligava ad essere felice per un qualcosa che in realtà mi faceva solo del male.

«Brucia, mamma».

«Significa che dobbiamo andare, cuginetto».

«Mi raccomando, fidati di Bella e tieni alto il nostro nome». Nonostante tutto, era solo una pedina nelle mani di qualcun altro.

Dall’altro c’è la ragione, che mitiga l’istinto, ci consente di fare la cosa giusta. È la parte razionale e allo stesso tempo la più assurda, quella che ci porta ad andare contro tutti i principi, le convinzioni e le promesse fatte solo per sentirci più umani, meno animali.

«Kreacher, ascoltami attentamente, non dovrai raccontare a nessuno quello che succederà stanotte». Il mio tono era fermo, ma allo stesso tempo gentile. Quell’elfo domestico era l’unico che fosse riuscito ad accettarmi per quello che ero, per quello che sono. Forse lo aveva fatto per timore reverenziale, forse per obbligo, ma era tutto ciò che avevo. Era quanto Sirius avrebbe potuto offrirmi se non avessi scelto Serpeverde, era ciò che avevo rifiutato e sopravvalutato, per poi ricercarlo con bramosia.

«Sì, padron Regulus».

«Andremo in una grotta. Lì, dovrai darmi da bere un liquido: starò male, ti chiederò di smettere, ma tu non farlo».

«Ma padrone-»

«Niente ma. Lo farai e basta. Poi prenderai il medaglione e lo sostituirai con questo. Tutto chiaro?»

«E lei, padron Regulus?»

«Io… io me la caverò».

O almeno spero. Dovevo mentire per non fargli del male, per non distruggere mia madre, così orgogliosa e fiera, o mio padre, ogni giorno più soddisfatto di me. Mi avrebbero creduto morto per difendere l’Oscuro Signore e sarebbe andato bene così. Sirius non lo avrebbe mai scoperto, ma di lui non mi importava, non era più mio fratello da tempo. O magari mi importava anche troppo e volevo soltanto lasciarlo libero di vivere senza rimpianti, senza rimorsi.

Vento freddo pungente sulla mia pelle. Non sono sicuro di essere pronto. Il cuore mi dice di tornare indietro, la ragione di andare avanti e non fermarmi.

«Dove vai?» Eravamo tutti a cena, ma lui non si era presentato come al solito: durante le vacanze si chiudeva nella sua stanza e ne usciva soltanto il giorno della partenza per Hogwarts. Kreacher gli portava da mangiare e noi lo ignoravamo. Mamma diceva che era soltanto un bene per me, che sarei cresciuto meglio senza ascoltare le “baggianate di quel babbanofilo traditore del suo sangue che ho il disonore di poter chiamare figlio”. Avevamo sentito del rumore provenire da camera sua e mi avevano mandato a controllare, poiché non avrebbero di certo perso del tempo per lui. Lo avevo trovato con il baule sul letto, la Comet in mano, pronto per partire.

«A casa».

«Questa è casa».

«Forse per te, ma non per me».

«Siamo una famiglia».

«Abbiamo smesso di essere una famiglia molto tempo fa. Inoltre, credo sia giunta l’ora di prendere una posizione».

«Perché scappi?» Dovevo capire, volevo davvero arrivare a comprendere le sue ragioni. Volevo cercare un modo per non essere grigio, anche se non avrei mai avuto la forza di essere nero o bianco.

«Perché è la cosa giusta da fare».

«Non essere ridicolo, Sirius».

«Qui l’unico ridicolo sei tu, ancora convinto che tutto questo sangue versato serva a qualcosa».
Se ne era andato, e questo è l’ultimo ricordo che ho di mio fratello: la freddezza sufficiente per insegnarmi qualcosa e dirmi la verità, per quanto dolorosa e cruda fosse.

***

Ricordo una brezza che entrava dalla finestra, rimasta aperta dopo la sua fuga. Lui e la scopa erano solo un puntino in lontananza, poco più grandi delle stelle, poco più grandi di Sirio e di Regolo, poco più grandi di noi.

Siamo polvere nel vento, per la quale è difficile, se non impossibile, andare contro la forza dell’aria, ma alla continua ricerca di quella gravità che la riconduca all’ordine.

E per quanto assurdo possa sembrare, lui ha scelto la ragione e io il sentimento.
 
 
 
 



Angolo di Harry Potterish
Come promesso, sono tornata!
Allora, quest’idea mi frullava in testa da troppo tempo e l’ho buttata giù. Il “come” è tutto da vedere. Ispirata dal film “The tree of life”, ho scritto la shot ripercorrendo tramite flashback alcuni momenti della vita di Regulus, intervallati da domande sulla nostra vera natura, che mettono in risalto la contrapposizione tra ragione (=gravità) e sentimento (=forza del vento). Sono riflessioni mie, personali, nate dopo la visione del film, appunto.
La citazione iniziale l’ho messa perché rappresenta perfettamente la storia di Sirius e Regulus, mentre la frase finale racchiude una mia considerazione personale sui due: Sirius, di solito visto come quello più sentimentale e istintivo, ha scelto la ragione, mentre Regulus, più serio, ligio e razionale, il sentimento (visti con il significato che gli ho attribuito nella storia). 
Piccolo credit: naturale conseguenza di un inizio innaturale (Jane Austen, Persuasione).

E così, con una sola shot, ricordo sia Jane Austen, sia il mio adorato Sirius, sia un certo Alan Rickman di nostra conoscenza che ha recitato nell'omonimo film.
Per dubbi, critiche, commenti io son qui. Lo spazio bianco qui sotto è molto simpatico e soffre di solitudine.
Sperando di tornare presto con qualcosa di più concreto (leggasi: lungo e noioso)
Harry Potterish
 
 
 
 

 
 
  
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