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Autore: EvgeniaPsyche Rox    10/04/2012    5 recensioni
«In breve io ho combinato un casino, e il preside, per punizione, mi ha ordinato di farti da tutor.Got it memorized?», accidenti, alla fine si era lasciato sfuggire il suo marchio di fabbrica.
Roxas assottigliò gli occhi, assai perplesso; un pò per la sua affermazione, e un pò per quella domanda finale in inglese.Decise di lasciare perdere, dedicandosi al vero argomento della conversazione.«Mi stai prendendo in giro?»
«No.»
«Non ho alcun problema a scuola, quindi ti risparmio la fatica di perdere tempo.», affermò schiettamente il biondino, spostando lo sguardo verso il suo interlocutore, il quale aveva sospirato.
-
[Questa storia ho iniziato a scriverla quando avevo tredici anni e, contando che adesso ne ho quasi diciassette, è normale che io abbia cambiato modo di scrivere, anche perché mi sto dedicando a generi differenti. Da un lato preferirei eliminarla perché i capitoli, soprattutto i primi, non sono scritti esattamente bene (Almeno, per quanto riguarda la punteggiatura e la grammatica). Ma ragazzi, le recensioni sono tante; questa è la prima long che ho pubblicato e mi sono affezionata.]
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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[Titolo preso da questa magnifica canzone: http://www.youtube.com/watch?v=pIz2K3ArrWk&ob=av3e ]

           Tutor And Boyfriend.

7.Vanilla Twilight


«Vaffanculo!», gridò un ragazzo dai capelli fiammeggianti e gli occhi verdi, sbattendo con violenza il bicchiere di plastica che prima conteneva il frullato sul tavolo, schiacciandolo tra la dita della mano sinistra.
Il giovane seduto di fronte a lui si sistemò gli occhiali, distaccando per un attimo lo sguardo dal libro.«Si può sapere che hai oggi, Axel?»
«Gli girano le palle, non si vede?», si intromise Demyx con fare da sapiente, annuendo energeticamente.«E' da stamattina che è in questo stato.Eppure dovresti essere felice!Hai preso giusto ieri la paten-»
«Dem', stai zitto.», lo interruppe il fulvo con aria estremamente irritata, borbottando poi altri insulti tra sè e sè.
«Secondo me ha il ciclo meustrale...», sussurrò furtivamente il ragazzo dai capelli a spazzola nell'orecchio dell'altro, il quale lanciò una fugace occhiata in alto, sotto lo sguardo infuriato di Axel: «Demyx, vaffanculo.»
Zexion chiuse di scatto il libro con un sospiro, scuotendo la testa con aria esasperata, intuendo che non avrebbe potuto continuare a leggere in santa pace insieme ai due compagni.
«Quella brutta strega...», riprese a mormorare il tutor tra sé e sé, mentre gli altri due presenti lo guardavano con fare stralunato, chiedendosi a chi si stesse riferendo.
«Oh, ma che buffa coincidenza.», fu l'improvvisa esclamazione apatica dell'amante dei libri con gli occhi rivolti alla porta trasparente.«Quello non è il ragazzo nuovo?»
Gli occhi smeraldini del rosso si illuminarono improvvisamente, per poi far immediatamente posto ad un'espressione delusa:
«Ma è quell'ameba di Sora.Insieme al lurido verme, per giunta.»
«Uh?Lurido verme?», fece eco il suo migliore amico con aria perplessa, grattandosi i capelli, mentre il terzo presente si intromise:
«Effettivamente, non sembra molto sveglio.», commento così, scrutando attentamente il diretto interessato che continuava a tirare la porta d'ingresso nonostante ci fosse un cartello enorme che diceva chiaramente di spingere.
«E' senza speranze...», mormorò Axel tirandosi una manata in faccia, mentre Riku aveva aperto la porta con un sospiro esasperato, intuendo anch'egli che Sora non sarebbe mai riuscito a collegare il cervello e la forza delle braccia.
«Ti prego, fa che non ci ve-»
«Troppo tardi.», lo interruppe il ragazzo più tranquillo, indicando con la testa il castano che stava saltellando proprio verso di loro.
«Salve gente!», fu l'allegro saluto del più piccolo, sventolando la mano sotto gli occhi di ognuno dei presenti come se fossero dei ritardati.«Che bello vedervi qui!Come state?»
Nel frattempo Riku li aveva raggiunti con il solito passo lento, stile figo di turno, ottenendo infatti diverse occhiate dalle ragazzine presenti.
«Sicuramente prima stavamo megl-», Zexion tirò una gomitata al rosso, impedendogli di continuare la frase poco carina.«Bene, grazie.»
«Allora, Sora, che cosa vuoi?», chiese improvvisamente il giovane dai capelli argentati, incrociando le braccia, ignorando volontariamente le frecciatine del fulvo.«E cerca di muoverti a decidere cosa prendere, lo sai che tua madre non vuole che Roxas resti solo a casa per troppo tempo.»
L'interesse del ragazzo dai capelli fiammeggianti si accese improvvisamente, facendolo così voltare verso i nuovi arrivati.«Roxas è da solo in casa?», si intromise improvvisamente con un sorrisetto storto dipinto sul volto.
Sora annuì energeticamente: «Sì, a lui però piace tanto stare da solo!»
Il ragazzo dai capelli più scuri si alzò improvvisamente, afferrando il proprio libro sul tavolo.«Io devo proprio andare.»
«Aspetta, Zexion, vengo con te!», squillò improvvisamente il chitarrista, aggrappandosi come un koala al braccio dell'altro: «Allora, Axel, andiamo?»
Il diretto interessato scosse lentamente la testa, affrettandosi a rispondere: «No, io resto qua con il tont, ehm, v-volevo dire, con Sora e Riku.»
Demyx lo guardò con aria stralunata, chiedendosi che cosa avesse oggi, limitandosi infine ad alzare le spalle.«Se proprio ci tieni...A domani, Axel!»
Il fulvo ricambiò velocemente il saluto con un cenno della testa, osservando i due compagni che si allontanavano all'uscita, per poi concentrare la propria attenzione sul ragazzo dai capelli argentati che aveva iniziato a parlare: «Si può sapere perchè vuoi restare qui con noi?»
«Oh, andiamo, Riku, non essere cattivo con Axy!», si intromise improvvisamente il castano con tono infantile, facendo partire uno strano tic all'occhio sinistro del più grande.«C-Come mi hai chiamato, scusa?»
«Axy!»
«Non chiamarmi più così.E' patetico.», affermò schiettamente il ragazzo dagli occhi smeraldini, incrociando le braccia e sollevando istintivamente un soppraciglio, per poi picchiettarsi la testa.«Il mio nome è Axel.A-X-E-L.L'hai memoriz-»
«Abbiamo capito il concetto.», lo interruppe bruscamente Riku con fare esasperato, afferrando poi l'amico per il braccio.«Sora, è tardi.Andiamo, muoviti.»
Il giovane si aggrappò al tavolo a cui era seduto il rosso, assumendo una smorfia imbronciata.«No!Non abbiamo neanche preso un frullato!»
«Te l'ho detto che dovevi muoverti, adesso però è tardi!Diamine, lascia la presa!», trillò l'altro iniziando a tirare Sora, il quale, però, non cennava a muoversi.«Io voglio restare qui!»
«Sora!»
«NO!»
«Se lasci la presa giocherò con te a Super-Mario!», e, dopo aver sentito ciò, il castano lasciò immediatamente la presa, facendo cadere Riku e finendo addosso a quest'ultimo.«Oh, sì, che bello!Forza, Riku, torniamo a casa!», si alzò così tranquillamente, spolverandosi i pantaloni e afferrando la mano del ragazzo, costringendolo ad alzarsi.
Il fulvo, nel frattempo, li stava osservando con fare scandalizzato, chiedendosi cos'avessero quei due al posto del cervello.Sospirò, decidendo di lasciare perdere, per poi affrettarsi ad alzarsi anch'egli.«Aspettate!»
I due si girarono contemporaneamente, mentre Axel proseguì con un largo sorriso: «Non è che potrei venire con voi?»
«Cos'è, sei un barbone che ha bisogno di essere ospitato o non hai voglia di tornartene a casa?», chiese aspramente il ragazzo dai capelli argentati, irritato dall'auto-invito del rosso, per poi essere sovrastato dalla squillante voce del castano: «Ma che bella idea, sì!Perchè non resti a cenare da noi?Tanto oggi rimane anche Riku!»
L'ultimo citato sgranò gli occhi, allarmato: «Sora, ma ti sei per caso bevuto il cervello?!», sbraitò, scocciato.Insomma, lui adorava cenare a casa dell'amico, in compagnia dei genitori e, sì, anche di quel nanerottolo dai capelli biondi.
Adorava i racconti senza senso di Sora, le risate della madre, i rimproveri del padre, i silenzi di Roxas e i suoi sorrisi appena accennati.
Non voleva assolutamente che la situazione venisse rovinata da quel diavolo dai capelli rossi che sembrava essere solamente una minaccia.
«Ma perchè, Riku?», frignò il castano, storcendo il naso in una smorfia infantile.
«Perchè è uno sconosciuto, Sora.E gli sconosciuti non si possono invitare a casa.»
«Io non sono uno sconosciuto!», trillò il fulvo, iniziando seriamente ad innervosirsi della presenza indesiderata di Riku.«Insomma, voglio solo vedere la casa di Sora, che c'è di male?!»
«E si può sapere da cosa nasce questa curiosità?», chiese incrociando le braccia Riku con aria indagatoria, sollevando un soppraciglio, mandando in crisi l'altro che si era morso istintivamente il labbro inferiore, trovandosi in difficoltà.
Effettivamente, poi, la sua domanda aveva tutte le ragioni del mondo.
Perchè voleva andare a casa di Sora?
In un primo momento la sua risposta era sicuramente una, anzi, soltanto una:Roxas.
Desiderava vederlo, chiarire, forse.Capire perchè continuasse a comportarsi così.
Eppure non si era mai interessato particolarmente a capire le ragioni delle persone; quando litigava o discuteva con qualcuno, poi lasciava sempre perdere.
E allora perchè questa volta era tutto diverso?
«Perchè voglio vedere Roxas, ecco.», ammise infine, rialzando la testa che aveva abbassato qualche secondo, mentre le sue iridi smeraldine avevano assunto un colore più acceso.
«Roxas?», ripetè perplesso l'altro.«E perchè vuoi veder-»
«Va bene, puoi venire!», si intromise il terzo presente, senza permettere a Riku di terminare l'ennesima domanda, avviandosi velocemente verso la porta e riuscendo così, miracolosamente, ad aprirla.
Il giovane dai capelli argentati sospirò, borbottando qualcosa tra sè e sè prima di scuotere la testa, affrettandosi a raggiungere anch'egli uscita, mentre il fulvo si era guardato attorno, notando che, per l'ennesima volta, aveva ottenuto gli sguardi dei presenti, probabilmente infastiditi della loro accesa discussione.
Si precipitò verso l'uscita, dove lo stavano attendendo gli altri due, e, insieme, iniziarono a camminare per le varie strade della città.
Axel alzò lo sguardo in alto, accorgendosi del magnifico tramonto che occupava l'immensità del cielo: sgranò le sue iridi smeraldine, stupito di fronte allo spettacolo che gli si presentava di fronte.
Il colore dominante, stranamente, sembrava essere il giallo che possedeva addirittura riflessi rosati, mentre l'arancione e il rosso galleggiavano in mezzo al cielo come una grande macchia, e il sole, ormai quasi scomparso dietro l'orizzonte, si preparava a lasciare il posto alle tenebre.
«E' bellissimo.», fu l'improvviso commento del giovane dai capelli argentati, intento a scrutare anch'egli il cielo, facendo voltare di scatto il fulvo, che annuì poco dopo: «Già...»
«Forza, Riku!Roxas ci aspetta a casa!», affermò improvvisamente il castano con la solita energia che lo caratterizzava, afferrando per mano il compagno e trascinandolo così dietro di sè.
Axel rimase per qualche secondo immobile, osservando i due ragazzi che si affrettavano a camminare di fronte a sé, mentre la rumorosa risata di Sora faceva eco nel viale, e Riku, nonostante sembrava essere irritato, sorrideva di tanto in tanto all'amico.
Felicità.
Fu la prima cosa che venne in mente al rosso mentre guardava attentamente il comportamento dei due giovani e, per un momento, si sentì quasi invidioso di quella spensieratezza.


La casa, effettivamente, era piuttosto lontana dal centro della città e Axel si chiese se il biondo non fosse costretto a farsi il lungo tragitto di almeno venti minuti a piedi per arrivare a scuola, ogni giorno.
«Eccoci!», gridò allegramente Sora, spalancando il cancello di legno che permetteva di entrare poi in un grazioso giardino in cui vi erano accuratamente piantate rose e altri tipi di fiori sconosciuti al fulvo.
Ciò che più sicuramente colpiva l'attenzione era sicuramente l'altalena posta al centro, su cui, in quel momento, era seduto il giovane dai capelli dorati, intento ad osservare il cielo, dondolandosi lentamente con un libro appoggiato sulle gambe, mentre la mano sinistra reggeva una piccola vaschetta.
Istintivamente Axel trattenne il fiato per un momento: Roxas gli sembrò improvvisamente così diverso.
Non gli ricordò più il ragazzo scorbutico che non faceva altro che irritarlo a scuola, ma un semplice giovane che sembrava, al contrario, essere particolarmente fragile, attratto dalla bellezza che in quel momento gli offriva il cielo.
Avrebbe voluto rimanere lì, per sempre, ad osservare ogni movimento del biondo; le labbra che lentamente si schiudevano, portandosi alla bocca un pò di vaniglia dal cucchiaio, senza staccare lo sguardo dal tramonto.
«Roxas, svegliati!Siamo tornati!», e in quel momento detestò il castano più che mai.Lo detestò per aver fatto sobbalzare il giovane, spaventato dall'improvviso urlo.Si voltò di scatto, rischiando di rovesciarsi addosso la vaschetta, mentre la sua espressione tornava ad essere impassabile come sempre.«Oh, ciao Sora.Ciao Riku.», e, prima di tornare ad osservare il cielo, sgranò le sue iridi cristalline: «E..E lui che ci fa qui, si può sapere?!»
«Ma che bel modo di dare il benvenuto agli ospiti.», commentò sarcasticamente il più grande, mettendosi le mani ai fianchi con un ghigno dipinto sul volto.
«Qua nessuno si aspettava ospiti.Soprattutto quelli del tuo genere.», ringhiò a denti stretti il biondo, voltando lo sguardo verso il fratello: «Sora, non dirmi che l'hai invitato tu?»
«Si è auto-invitato.», si intromise il quarto presente, passandosi una mano tra i capelli argentati.«Ha detto che voleva vederti.Forza, Sora, andiamo dentro.», si rivolse infine al castano, il quale annuì immediatamente, avviandosi dentro casa.
«Addirittura la sfacciataggine di auto-invitarsi.», farfugliò tra sé e sé il più piccolo, appoggiando la vaschetta di vaniglia ormai vuota sul prato, dedicandosi poi alla lettura.
Axel si sforzò di ignorare il suo commento poco carino, avvicinandosi lentamente a lui, cercando di aprire qualsiasi conversazione che impedisse altre discussioni.«Mmh..Che cosa stai leggendo?»
«Non sono affari tuoi.», fu l'aspra risposta del biondo, limitandosi poi a stringere il libro tra le mani, quasi fosse ansioso.
Assurdo.Cerco di fare il gentile e lui mi risponde così?!, si ritrovò a pensare il fulvo, irritato.«Senti, adesso basta.», affermò improvvisamente con fermezza, posizionandosi di fronte al giovane dagli occhi azzurri, chinandosi poi per raggiungere la sua altezza prima di afferrargli le spalle, ottenendo così la sua totale attenzione.«Voglio sapere cos'hai che non va.»
Roxas sussultò al suo tocco, sforzandosi però di non battere ciglio e di non mostrarsi imbarazzato com'era realmente.«Non capisco a cosa ti stai riferendo.»
Il diavolo dai capelli infuocati strinse appena la presa sulle sue spalle, proseguendo: «Voglio sapere perchè ti continui a comportare così.Non ti ho fatto niente, cazzo.»
E, dopo aver detto ciò, si stupì di se stesso: da quando si interessava così tanto di una persona che conosceva a malapena?
«Io...», iniziò il più giovane, trovandosi in serie difficoltà nel trovare una risposta accettabile; si sentì tremendamente in soggezione.Voleva che lui si allontanasse, voleva spingerlo via, voleva che non fosse così vicino.
Ma, soprattutto, voleva che la smettesse di guardarlo così insistentemente.«Io...Ti ho già detto che voglio solo essere lasciato in pace!», sbottò infine, cercando di alzarsi nella speranza di spostare il fulvo, senza però risultati; anzi, quest'ultimo rimase di fronte a lui, continuando ad osservarlo.«Sei monotono, cambia scusa.»
L'altro rimase immobile, abbassando istintivamente lo sguardo, e, prima di poter trovare qualsiasi altra giustificazione, sentì qualcosa di umido bagnarli i capelli; il rosso alzò di scatto la testa, sgranando appena le iridi smeraldine.«Ma cosa...?Adesso si mette pure a piovere?»
«Oh, no.», si lasciò improvvisamente sfuggire il giovane, scostandosi velocemente dal più grande per poi avviarsi in fondo al giardino, chinandosi verso un vaso in particolare.
«Ehi, dove vai?Dobbiamo rientrare, altrimenti ci bagneremo.», Roxas lo ignorò, appoggiando il proprio libro sul prato che lentamente iniziava a bagnarsi, spingendo poi velocemente il vaso in un angolino.
Il fulvo sollevò un soppraciglio, mentre si avvicinava al più piccolo con aria estremamente nervosa.«I capelli e il trucco mi si rovineranno se continuerò a stare qui fuori.»
«Un momento...», sussurrò a fior di labbra il ragazzo dagli occhi azzurri, sistemando accuratamente la terra nel vaso.«Il seme che deve crescere non deve prendere troppa acqua.»
«E tu come fai a saperlo?», chiese Axel mentre cercava in ogni modo di rifugiare i propri capelli dall'acqua con le mani, ottenendo una risposta dall'altro dopo qualche minuto.«Perchè mi prendo io cura del giardino.Devo saperle per forza queste cose.»
Il più grande spalancò gli occhi, stupito, lanciandosi poi una veloce occhiata attorno: «Vuoi dire che tutti questi fiori li hai fatti crescere tu?»
«Sì, certo.Non sai che faticaccia è stata trasportarli, durante il trasloco.», spiegò con aria assorta il giovane, alzandosi dopo aver preso il libro, nascondendolo sotto la felpa per evitare che si bagnasse ulteriormente.
«Hai delle bellissime mani.», bisbigliò improvvisamente il fulvo, facendo voltare di scatto l'altro presente, mentre le sue guance si tinsero appena di rosso.«S-Scusa?»
«Ho detto che hai delle bellissime mani.Devono essere perfette, se ti hanno permesso di curare tutti questi fiori.», a quel punto il diavolo dai capelli del colore del fuoco si sentì in imbarazzo, accorgendosi solo dopo di quello che aveva appena detto.

Ma che gli era preso?
«Grazie, sei...Sei gentile...», sussurrò in risposta il biondo dopo un'esitazione iniziale, avviandosi verso la porta d'ingresso, introdotta da tre scalini.
Axel analizzò attentamente il suo passo lento, mentre i suoi grandi occhi azzurri andavano ad infilarsi ovunque, divertendosi a scrutare il cielo e ogni singolo dettaglio circostante.
Sobbalzò non appena si accorse che Roxas si era voltato, sentendosi sicuramente osservato: le sue iridi cristalline erano posate sui suoi occhi verdi, e si sentì improvvisamente percosso da un brivido.
Scosse la testa, affrettandosi a raggiungerlo, cercando in ogni modo di ignorare i pensieri che si stavano annidando nella propria testa.
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*Note di Rox'*
Ed ecco a voi il 7° capitolo.Effettivamente, per ora, è il più lungo °-°
Una parte del capitolo l'ho scritto ieri sera [E anche piuttosto tardi, sì; gran' parte della serata l'ho spesa a guardare 'Alice In Wonderland' ^^'], mentre il resto, beh, l'ho appena terminato.Faccio fatica ad aggiornare per il semplice fatto che ho la testa in totale confusione, davvero.Ho troppe ispirazioni, tutte insieme, e, quindi, ahimè, non so mai quale storia continuare, quale iniziare e roba del genere.
Mah, non saprei cosa poter aggiungere...Ah', sì, sono depressa. -E quando mai non lo sono '.'-
Domani ricomincerà la scuola *Sbatte la testa contro il muro* Sarò nuovamente costretta a continuare le mie storie durante le monotone lezioni.*Sighs*
Anyway'..Mah, mi auguro che questo capitolo sia stato di vostro gradimento e, come sempre, spero nelle recensioni.
Auguro un buon rientro a scuola a tutti :\
Alla prossima!
E.P.R

   
 
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