Quello,
forse, fu il vero
inizio della fine.
Raggiungemmo
quasi di
corsa le ragazze in mensa e ci fiondammo al loro tavolo senza neanche
fermarci
a prendere un vassoio.
“Che
succede?” domandò
preoccupata Stivie Rae con la bocca piena di insalata e anche le
gemelle si fecero
attente leggendo l’agitazione sui nostri volti.
“Afrodite
ha fatto bere a
Zoey del vino con dentro sangue.” spiegai in un sussurro,
quindi ripresi subito
senza dare a nessuno di commentare: “Ora, però,
tutte le Figlie Oscure le danno
addosso perché è l’unica matricolo a
cui piace il sangue…”
“Le
piace il sangue?!”
sbottarono in stereo le gemelle strabuzzando gli occhi e Jack le
guardò male: “Certo
che le piace!” sibilò con rabbia, come se quella
domanda gli avesse fastidio: “E’
speciale, il suo Marchio è completo, quindi le piace come ad
un vampiro adulto.
Non è vostro compito giudicarla, sarà
già abbastanza confusa di per sé!”
“Non
la stavano
giudicando.” intervenne Stivie Rae aggrottando le
sopracciglia: “Dicono solo
che beh… è strano. Zy è nostra amica,
non sparliamo di lei alle sue spalle.”
Le
gemelle annuirono con
forza dicendo qualcosa, ma non le ascoltai, troppo preso a fissare
Jack: era
scattato come se si fosse scottato, quasi aggredendo le ragazze. Gli
aveva dato
veramente fastidio… perché? Oh dea, aiutami a
capirlo perché io da solo non ci
riesco! Cosa passava per la mente di quella testolina bionda?
“Coraggio,
andiamo. Zy è
scappata fuori e forse Erik qualcosa l’ha seguita.”
disse in quel momento la
testolina in questione, alzandosi, subito imitato dalle ragazze, che lo
precedettero correndo fuori dalla mensa spinte anche dalla
consapevolezza che
forse “Erik qualcosa”, tornato poche ore prima
vincitore dalla gara di
monologhi, era con la nostra Zoey.
“Ehi
Jack!” lo fermai,
trattenendolo per un braccio e lui si voltò a guardarmi, ma
non era affatto
confuso: “Lo so.” disse infatti: “Sono
praticamente saltato addosso alle
gemelle. Io… forse… non so. Parliamo
dopo.”
Annuii
chiedendomi perché alla
fine ero sempre io ad essere confuso, praticamente ogni volta che
parlavo con
lui… doveva essere una dote!
Raggiungemmo
in un attimo
le ragazze, che, ovviamente, ci lanciarono occhiate sospettose, quindi
ci
avviamo insieme verso la mura est doveva pensavamo potesse essere Zoey
ed
infatti la trovammo raggomitolata a terra, contro un albero. Ma non era
sola:
accanto a lei c’era nientemeno che lo strafigo Erik Night e
quei due stavano
parlando come se si conoscessero da una vita!
Io,
Stivie Rae e le
gemelle rimanemmo imbambolati con le bocche aperte, come un quartetto
di
cretini, ma Jack non perse tempo e si schiarì la voce
richiamando così l’attenzione
dei due neo-piccioncini.
“Ragazzi!”
esclamò
sorpresa Zoey: aveva gli occhi rossi e ancora umidi, ma sorrideva.
Evidentemente Erik aveva doti di consolatore…
“Erik,”
continuò la
ragazza alzandosi ed allungando la mano verso di noi:“Ti
presento i miei amici:
Damien, Stivie Rae e le gemelle, Erin e Shaunee.
Lui
invece è Jack, il tuo
nuovo compagno di stanza di cui ti parlavo poco fa.”
Night
ci rivolse un gran
sorriso, soprattutto a Jack, che lo squadrò con gli occhi
socchiusi: “Ciao,
Erik qualcosa.”
“Night.”
“Non
mi interessa.”
Gli
rifilai una gomitata
dedicando ad Erik, confuso, un sorriso angelico: “Fa lo
stronzo, ma in realtà è
molto gentile e simpatico. Solo, ha qualche difficoltà a
socializzare… sai è
nuovo, deve ambientarsi…”
Erik
sorrise con
gentilezza. Che bravo ragazzo! Speriamo che Jack non gli dia
problemi… avremmo
parlato anche di quello. Dopo.
Rimanemmo
solo pochi
minuti fuori, quindi rientrammo a scuola intenzionati ad andare a
dormire per
dimenticare quella giornataccia e Zoey aveva appena finito di dire che
domani
ci avrebbe spiegato tutto, quando: “Jack.”
Neferet
era comparsa alle
nostre spalle, praticamente dal nulla; tutti sobbalzammo, Zy inclusa
nonostante
la Somma Sacerdotessa fosse anche sua mentore. Mi sembrò
incredibilmente
sbagliato, ma anche il comportamento di Neferet verso Jack lo era: lo
aveva
preso di mira e quello era evidente a tutti.
“Vedo
che hai conosciuto
il tuo nuovo compagno di stanza. Erik, sappi che se ti darà
problemi provvederò
personalmente.”
Suonava
come una minaccia,
talmente tanto che rabbrividimmo, ma Jack le rispose subito, sollevando
il
mento affilato ed indossando la sua maschera da perfetto stronzo
insensibile: “Sta
tranquilla, Neferet, non sarà per i problemi che
creerò ad Erik Qualcosa che
dovrai occuparti di me: io, i problemi, ho intenzione di crearli solo a
te.”
Era
pazzo. Si, non poteva
esserci altra spiegazione: quel ragazzo era completamente pazzo. Folle.
Masochista. Irresponsabile, incosciente, arrogante, pazzo, bellissimo,
coraggioso, libero, pazzo.
Un
po’ complicato vero?
In
ogni caso, a quell’affermazione
Neferet scattò in avanti come una vipera arrabbiata per
affrontare e forse
picchiare di nuovo Jack, ma questa volta fui io a reagire
d’istinto, mettendomi
fra lei e lui.
“Levati
Damien!” sibilò la
mia Somma Sacerdotessa con voce talmente furiosa e cattiva che non la
riconobbi: c’era qualcosa di strano in Neferet, qualcosa di
cui tutti noi ci
stavamo lentamente rendendo conto grazie all’arrivo di Jack.
Lui risvegliava in
lei il suo lato che solitamente nascondeva a tutti, novizi e vampiri, e
la
costringeva a mostrarsi per chi era veramente, anche se sapeva di
mettersi in
pericolo.
“Lo
lasci stare. Sa che
può essere difficile ambientarsi, sono sicuro che quando si
sarà abituato alla
sua nuova casa non farà più così. Gli
dia tempo.” mi
opposi, cercando di apparire calmo, deciso
e ragionevole.
Dovetti
riuscirci perché all’improvviso
il viso di Neferet si tese in un sorrisetto forzato e lei
indietreggiò: “Hai
ragione, non so cosa mi sia preso. A domani. Ciao, Jack
Twist.” quindi sparì,
rapida come il vento, silenziosa come un’ombra. Come se non
ci fosse mai stata.
“Ragazzi,
che strizza che
mi ha messo… era strana!” commentò
Erik, ma noi ci limitammo ad annuire:
avevamo già visto poche ore prima quell’
“essere strana” in Neferet e
non ci piaceva affatto, quindi liquidammo Erik con qualche sorriso e
una buona
notte generale.
Le
ragazze si allontanarono
verso il loro dormitorio, bisbigliando, e noi rimanemmo soli, ma quando
Jack
fece per seguire Erik nella loro stanza comune lo trattenni per un
braccio
lasciando che Night lo precedesse con espressione confusa e curiosa.
“Allora?
Non credi di
dovermi spiegare un po’ di cose?” chiesi inarcando
un sopracciglio e
rifilandogli un’occhiataccia di rimprovero, ma lui si
limitò a prendermi per
mano per costringermi a seguirlo: uscimmo di nuovo in cortile e ci
sedemmo
sotto la stessa quercia sotto cui poco prima stavano Erik e Zoey, alla
mura
est.
“Avanti,
cosa ti succede?”
chiesi ancora, questa volta più dolcemente mentre lui si
raggomitolava contro
il mio petto. In quel momento mi ricordò un sacco Cameron,
la mia gattina,
quindi, quasi istintivamente, cominciai a carezzargli i capelli.
Lui
sospirò: “Non so cosa
mi prende, ma tu mi piaci.”
Rimasi
zitto, aspettando
che continuasse, ma proprio non mi aspettavo un inizio simile.
“Davvero,
mi piaci tanto.
Non avrei dovuto lasciare che succedesse, che mi innamorassi di te. Io
porto
solo guai, come ormai avrai capito e non voglio che ti ritrovi
immischiato nei
miei casini.”
“Non
provare nemmeno ad
allontanarmi da te: mi piaci troppo. Non te lo lascerei mai
fare.” mi tremava
la voce, ma ero davvero convinto di ciò che avevo detto:
“Ora dimmi che ti è
successo prima.”
“Non
volevo trattare male
le gemelle, ma… sai che ne ho passate di tutte con la mia
famiglia, quindi
credo che gli amici non debbano mai permettersi di dubitare o
giudicare. E’
sbagliato e può far molto male.”
Non
ci fu bisogno che
spiegò oltre perché avevo già capito:
aveva il terrore di essere tradito o
trattato male da chi amava.
“Le
gemelle sono brave
ragazze e io non ti ferirò mai, almeno non volontariamente.
Devi imparare a
fidarti delle persone. Ti aiuterò, è una
promessa. Sempre.”
Sentii
il suo sorriso
accompagnato dalle lacrime, quindi lui sollevò appena il
viso per baciarmi;
rimanemmo abbracciati per lunghi minuti, persi nei nostri pensieri, in
quell’
amore così giovane eppure così forte che ci stava
sommergendo.
Stavo
appunto pensando che
forse avremmo dovuto tornare dentro, per dormire un po’ e
poi, forse, saremmo
tornati sull’argomento domani, quando successe: Jack
tossì, ma questa volta,
contrariamente a poche ora fa, non si fermò.
“Jack?!”
esclamai
allontanandolo da me per poterlo guardare in faccia: era pallido,
tremava e
tossiva. Tossiva. Tossiva!! Oh, dea no!
“Sto
bene…” sussurrò lui e
la sua voce mi gelò sul posto: era un rantolò
basso, umido e gorgogliante.
“No,
non stai bene. Ti
porto in infermeria.”
“Ora
passa.” protestò
debolmente lui, quindi tossì di nuovo con un suono
terribilmente sbagliato e a
quel punto il mondo mi crollò in testa: sangue.
La
sua bocca, rosea,
delicata e morbida, era sporca di sangue.
Nyx,
perché? Perché a me? Perché
a lui? PERCHE’ A NOI?
Eccomi
finalmente!!
Scusate il ritardo.. un grande speciale e Sgiach, le tue recensioni
sono sempre
molto gradite! A presto, baci..!!