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Autore: fairy26    10/04/2012    1 recensioni
Arrivati in classe, eravamo tutti felici: saremmo andati in gita in un luogo sconosciuto.
Uscimmo da scuola e arrivammo in una piazza piena di fiori, erba fresca, alberi e cespugli di fragole.
Tra i cespugli di fragole c’erano due uomini, che stavano farfugliando parole incomprensibili, mentre cercavano qualcosa.
Ci avvicinammo e scoprimmo che erano due investigatori in cerca di un amuleto magico.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN’AVVENTURA DA SOGNO

 

Era una bella giornata di primavera. Il sole splendeva e riscaldava tutta la città.

Come ogni giorno, noi bambini andammo a scuola con l’autobus. Ma c’era qualcosa di speciale in quel giorno.

Arrivati in classe, eravamo tutti felici: saremmo andati in gita in un luogo sconosciuto.

Uscimmo da scuola e arrivammo in una piazza piena di fiori, erba fresca, alberi e cespugli di fragole.

Tra i cespugli di fragole c’erano due uomini, che stavano farfugliando parole incomprensibili, mentre cercavano qualcosa.

Ci avvicinammo e scoprimmo che erano due investigatori in cerca di un amuleto magico.

Continuammo a camminare in direzione di un ponticello sul fiume.

Superatolo, trovammo dall’altra parte un mercatino, dove le persone facevano gran chiasso.

Passammo davanti a una bancarella piena di oggetti magici, tra i quali si nascondeva anche l’amuleto magico. Lo individuammo.

A quel punto, chiamammo i due investigatori e li informammo della scoperta. Loro, per ringraziarci, ci offrirono un pranzo in un ristorante vicino alla piazza.

Lì, lavorava una signora molto sbadata e pasticciona. Mentre ci stava portando il pranzo bollente, inciampò e lo rovesciò sui due investigatori che, per il dolore, corsero via, lasciando l’amuleto sul tavolo.

La signora lo prese e, tornando in cucina, scivolò. Così l’amuleto finì in mano alla maestra Alice, una delle insegnanti della scuola.

Dopo un po’ cominciò a piovere e noi ritornammo a scuola di corsa.

La nostra maestra, che si chiamava Laura, si sentì male e dovette andare via. A sostituirla venne un’altra maestra: la maestra Alice!

Con lei ci divertimmo molto.

Alle quattro uscimmo da scuola e andammo a casa di una nostra amica, che abitava poco lontano da scuola. Giocammo un po’ e poi andammo sulla casa sull’albero, che avevamo costruito nel giardino della nostra compagna.

Quando entrammo, ad aspettarci c’era uno strano essere. Aveva il corpo a forma triangolare con cinque braccia e tre gambe.

All’inizio ci spaventammo. Poi capimmo che era buono e la nostra paura scomparve. Ci insegnò a parlare la sua lingua. Parlava in un modo molto strano e, quando capimmo come si dicevano le lettere, per comunicare con lui usavamo solo quelle. Era molto simpatico e burlone: ci fece divertire molto.

Dopo un po’, nella casa sull’albero entrò Michela, la sorella della nostra amica. Michela era una bambina molto antipatica e dispettosa, ci prendeva in giro e ci faceva molti scherzi poco piacevoli.

Stufe dei suoi dispetti e affamate, uscimmo di casa con il nostro amico triangolare. Ci avviammo verso la pasticceria dove, come per magia, incontrammo di nuovo Michela con il suo gruppetto di amici simili a lei.

Mentre ordinavamo un po’ di pasticcini, Michela si mise dietro al bancone e iniziò a tirarceli.

La pasticcera, pensando che quello che stava accadendo fosse anche colpa nostra, si infuriò. Prese la scopa che aveva vicino e ci inseguì fino alla fermata dell’autobus. Entrammo e ci sedemmo. L’autobus era vuoto e avevamo tutti i posti per noi. I pasticcini che eravamo riuscite a salvare, erano quasi tutti in briciole.

Arrivate a casa, mangiammo solo quelli che erano rimasti interi. Tutto andò bene fino a quando il nostro amico si gonfiò come un palloncino e cominciò a volare verso un’altro mondo.

Ci aggrappammo a lui. Arrivammo su un pianeta chiamato Milleforme, dove tutte le persone avevano forme diverse. Eravamo molto curiose e girammo un po’ per il paesino dove ci eravamo fermati. Si stava facendo molto tardi, però. Andammo via e, per la fretta, dimenticammo il nostro amico sul pianeta.

Tornammo a casa con una navicella che avevamo trovato lì.

Il giorno seguente, recuperammo l’amuleto e tornammo con la navicella sul pianeta di Milleforme. Grazie a quell’oggetto magico, trasformammo i corpi dalle strane forme in esseri umani.

Lasciammo l’amuleto, nascosto in un baule, su quel pianeta e andammo via per andare a scuola.

Durante il viaggio, ci perdemmo e ci ritrovammo in un bosco, pieno di animali strani.

In fondo al bosco c’era una bambina: si era persa anche lei. Riuscimmo a riportarla dalla mamma, che abitava davanti alla scuola. Poi ritrovammo la strada di casa.

A scuola la maestra ci diede un compito: dovevamo raccontare un’avventura da sogno, facendo capire le nostre emozioni.

Alle quattro uscimmo da scuola e, con la navicella, tornammo su Milleforme. Non c’era più nessun essere strano. Erano tornati persone normali, anche il nostro amico.

Andammo via, sapendo che l’amuleto era al sicuro sul pianeta di Milleforme.

  
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