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Autore: shiinait    06/11/2006    2 recensioni
Chi è Lily? Cosa nasconde il suo tragico passato perduto? ATTENZIONE:Dal decimo capitolo in poi ci sono riferimenti al secondo film!
Genere: Romantico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cerco di camminare il più velocemente possibile, ma nulla

Cerco di camminare il più velocemente possibile, ma nulla. Confondermi nella folla non serve, con un intuito impensabile, che in lui non avrei mai immaginato, riesce sempre a trovarmi e a raggiungermi. Come fa? Dunque quei giorni passati coi monelli di strada, quando ero più piccola, non sono serviti a nulla, se riesco a farmi seguire tanto facilmente da uno della Marina Britannica! No, no, Lily, pensa… Sì, certo, se finisco in uno dei quartieri più sudici e malvisti di Scott Island, Commodoro non mi seguirà! Offenderebbe il suo senso estetico… Non si mescolerebbe mai a gente “plebea e meschina” come sono sicura che direbbe di pirati, prostitute e ubriachi. Dove si passava per finire nel quartiere più degradato? Ah, sì, di qua…

So bene che Miss Lily cerca di far disperdere le sue tracce, che vuole essere lasciata in pace. Non sono così stupido da non aver capito che il suo ammiccare nella mia stanza, mentre facevo il bagno, era un modo per invitarmi ad essere suo “protettore” fintanto che fosse uscita dalla Perla Nera. Tuttavia non mi decido a lasciarla. Da una parte c’è il mio senso dell’onore: ho promesso che l’avrei accompagnata, e mantengo sempre la parola data. Dall’altra parte c’è la prospettiva di trovarmi davanti al viso di Jack Sparrow, prospettiva non molto rosea se solo provassi a dirgli che ho “perso” per l’isola la sua figlioccia. Anche se lo nascondo, lo temo: i suoi modi sono leggermente effeminati, va bene, ma sa anche essere temibile e crudele, come dicono le chiacchiere a Port Royal. Infine, se non mi separo da Miss Lily è anche per quel sentimento tra la compassione, la tenerezza e l’affetto che ho provato istintivamente per lei dal primo momento che l’ho vista, e che si è acuito col passare dei giorni e con le brevi chiacchierate che abbiamo avuto. Ma perché adesso si dirige verso quel quartiere che sembra così malfamato? Sarà pieno di gente plebea e meschina! Forza Commodoro, devi proteggerla!

Mi giro per l’ennesima volta, ma di Commodoro non c’è più alcuna traccia. Finalmente! Contro ogni mia previsione poco fa era riuscito ad entrare in questo squallido quartiere, vincendo il suo ribrezzo, e mi aveva addirittura seguito per un po’, costringendomi ad allungare la strada e a prendere una serie di sentieri e piccole vie poco conosciute… ma evidentemente mi ha perso in questo dedalo di viottoli mal lastricati e poco illuminati. Poverino, chissà se riuscirà a tornare alla Perla Nera… - Ahi! Faccia attenzione, maledizione! - urlo appena riprendo la strada, andando a sbattere contro il petto di un uomo. Non avendo risposta alzo il capo con aria di sfida per vederne il viso. - Commodoro? - esclamo, tra il costernato e la sorpresa. Com’è possibile? Lui non mi seguiva più, ne ero sicura, non era più dietro di me! L’ufficiale della Marina Britannica deve aver capito che sono stupita: sul suo volto, di solito impenetrabile e perennemente serio si disegna un sorriso sarcastico, appena ombrato dal disappunto per la parola “signor” che ho omesso davanti al suo nome. - Ehm…Volevo dire… Signor Commodoro, pensavo di averla persa… - cerco di rimediare, assumendo il mio solito viso innocente, da vergine pentita, e abbassando il capo in modo che non veda la mia rabbia per essere stata raggirata.

Gli anni passati in Inghilterra come soldato d’infimo grado, addetto ad inseguire i borseggiatori, non sono stati vani. Si deve sempre immaginare cosa cercherà di fare colui che rincorri, ragionare come il ladro… ed ho adottato lo stesso metodo per Miss Lily. Ammetto che ho avuto un po’ di ribrezzo ad entrare in questo quartiere, e ho provato paura a seguire vicoli diversi da quelli della mia “preda” pregando che fossero paralleli, ma infine ce l’ho fatta, e davanti alla sua sorpresa mi esce un sorriso sarcastico. Leggo stupore e disappunto nel suo viso, lo noto nelle parole, dal “signor” omesso davanti al mio nome… e dalle scuse che sta balbettando con il volto basso. Prendo il suo mento con il pollice e l’indice e gli alzo il viso per guardarla nei profondi occhi blu, mentre il mio sorriso si distende in uno più ampio. - Non c’è bisogno di scusarsi. - le mormoro. - Basta che non si allontani più, Miss Lily. - .

Ubriachi, prostitute e gente di infimo grado o dai più che discutibili valori morali sono gli avventori della taverna dove mi sono diretta, seguita con diffidenza da Commodoro. Lui non ci crederebbe mai, ma so quello che sto facendo… Questa locanda è perfetta per avere informazioni sui rapitori di Miss Swann! E’ noto, dopotutto, che la gente, cercando di smaltire una sbornia a un’ora tarda, può vedere molte cose! Parecchio del racconto sarà distorto dagli effetti dell’alcool, ma poco male, si poggia su una solida roccia di verità, senza dubbio. Inoltre le persone che cerchiamo sono dotate di molta fantasia e hanno poca attinenza col reale… se ho capito bene chi sono…Ordino la birra e do un’occhiata in giro per decidere chi può essere il più ciarliero tra la clientela di questo posto: devo giocare d’astuzia, non posso andare al sodo senza un valido (per coloro che mi circondano) motivo. Mentre cerco di concentrarmi per trovare una scusa decente, noto lo sguardo di Commodoro intento ad osservare il locale…E’ un misto tra l’orrore e la paura. - Commodoro, forse qualcosa non va? - gli chiedo, attirando la sua attenzione. - Prenda un po’ di birra, - continuo, precedendolo prima che possa rispondermi - magari le tira su il morale! - .

Il sorriso di Miss Lily, che di solito mi rinfranca l’anima, in questo momento non mi apporta alcun sollievo. Mi chiede se qualcosa non va… Cerco di rassicurarla sul mio stato d’animo, ma dentro di me penso che io, che mi sono eletto a suo protettore, sono quello che ora deve essere protetto! Mi trovo tra gente plebea, di infimo grado e dal dubbio moralismo, persone che non frequenterei neppure nei miei peggiori incubi; sono circondato da uomini con pugnali e pistole, avvezzi ad ogni crudeltà ed avversità che la vita può presentare… Come fa la mia piccola accompagnatrice a mostrare un comportamento tanto sicuro? Come può non essere turbata da ciò che la circonda? La mia mano trema nel portare il boccale di birra alla bocca, e per la prima volta in vita mia ammetto che ho paura. Qui vige la legge del più forte, non ho alcuna autorità e la mia divisa non è altro che un abito diverso sì, ma perché più pulito degli stracci marroni di sporcizia indossati dalla gente comune. - Ehilà pivellino! - mi sento apostrofare. Mi giro appena e mi trovo faccia a faccia con un ubriacone che si è avvicinato senza farsi notare, distratto com’ero dall’indagine del locale. - Fai bene a portare una spada con te… Girano strani tipi di questi tempi! - .

- Strani tipi? Cosa intende dire? - . La rivelazione fatta a Commodoro mi fa perdere ogni prudenza, e non esito a rivolgermi all’uomo che ha parlato senza mascherare la mia voce, che risuona chiara e limpida, con un timbro prettamente femminile. Il beone, però, sembra non farci caso, ed è ben lieto di aver trovato qualcuno che ascolti interessato la sua storia. - Eh, sì, tipi strani… - ripete. - Dai lunghi abiti orientali! Sono venuti senza nave né altra imbarcazione ma con una terra che si muove…Proprio così! Come un’isola che va a loro piacimento sul mare e… - . - Silenzio Rudolph!! - . Il padrone della locanda si avvicina con cipiglio severo a noi tre. Le due parole bastano per mettere a tacere il loquace bevitore che si ritira immediatamente al suo tavolo. - Non ascoltatelo, signore. - continua, rivolgendosi al mio accompagnatore. - E’ da giorni che ripete questa storia degli strani tipi e dell’isola che si muove. Chissà cos’ha visto veramente! E’ un ottimo cliente, ma proprio per questo non mi fido delle sue visioni notturne… - . Il suo sguardo cade su di me, come se mi avesse notato in quel momento, e tace, giusto il tempo di farmi girare lo sguardo affinché non veda i miei occhi. Padron Peter, potrai mai perdonarmi di essere venuta qui senza dirti chi sono veramente?

Lo sguardo di Miss Lily è da vari minuti fisso a terra, senza alcun motivo apparente. Tiene gli occhi sul pavimento fin da quando il padrone di questa bettola l’ha notata, come se temesse di essere… riconosciuta? Possibile. Magari in questa taverna hanno dei conti in sospeso con Jack Sparrow e potrebbero rivalersi sulla “figlia”, o forse la mia accompagnatrice ha pensato più semplicemente che, guardandola, il titolare del locale si accorgesse delle sue fattezze non del tutto maschili… Dunque non si fida di me, non crede che io possa difenderla da qualsiasi tipo di violenza perpetrato nei suoi confronti… - Padron Peter! Padron Peter!! - . Un grido squarcia le chiacchiere del locale, una voce femminile di bambina che proviene dalla porta… E infatti una fanciulla dai capelli biondo cenere, agghindata con abiti pesantemente ornati ma dal gusto pacchiano, corre verso il bancone, con lacrime salate che le rigano le guance, segnate anche dalle rosse tracce di uno schiaffo. - Sally! Ancora? - le chiede con preoccupazione il padrone della locanda, avvicinandosi. - Nasconditi al solito posto, presto! - . Tra le prostitute presenti c’è un leggero mormorio, ma non capisco le parole, attratto da un movimento improvviso alla mia sinistra. Miss Lily ha lasciato cadere il bicchiere di birra che teneva tra le mani! Quando vedo i suoi occhi fissi sulla ragazzina, vacui, capisco subito il perché.

Uno schianto mi porta alla realtà, seguito da un dolore alla gamba. Maledizione, mi è caduto il boccale, e una scheggia mi ha tagliato il polpaccio! Imprecando riprendo il controllo, sia dei sensi che della mente, mentre piccole gocce di sangue iniziano a colare sul pavimento, tingendolo di rosso rubino. Un cameriere accorre velocemente a riparare al danno che ho fatto, mentre io torno a guardare la bambina che si sta sistemando tremante sotto il bancone, il “solito posto” che padron Peter le ha indicato. Quella fanciulla in due secondi è riuscita a far risalire tutti i ricordi che pensavo di aver sepolto in un angolo della memoria diverso tempo fa… Il mio passato a Scott Island. Le fughe che duravano qualche minuto, i pianti dirotti per aver rotto un bicchiere e aver ricevuto una dura punizione, le malattie che fingevo di avere per rimandare l’apprendistato di prostituta, se così si poteva chiamare il primo incontro con un cliente ubriaco… E le corse da padron Peter, l’unico uomo che si preoccupava delle fanciulle costrette a stare nel bordello accanto alla sua locanda, quello dove ero stata trovata da Jack Sparrow. Era stata una “collega” caritatevole a portarmi la prima volta da questo omaccione dal cuore buono, e io avevo eletto immediatamente il posto a rifugio sicuro. Correvo qui quando avevo un momento libero, o con la faccia segnata da un sonoro schiaffo per alcune mancanze…Certo che non capissi l’inglese, il proprietario mi parlava solo a gesti, offrendomi un poco di birra, indicandomi un posto dove sedere… Era il padre che non avevo mai avuto. - Peter! Non nasconderla, so che è qui! - . Ma come adesso il momento idilliaco era interrotto da lui. Rufus, il proprietario del bordello.

Mi basta vedere il viso di Miss Lily, dal colorito terreo, per capire chi è l’uomo che urla dalla porta. Il magnaccio da cui la fanciulla è scappata, colui che la fa patire e la inizia ad una dura vita. - Non hai pietà per questa bambina, Rufus? - chiede con voce autorevole e allo stesso tempo gentile il padrone della taverna, cercando di far rinsavire l’uomo che ha davanti. - Ha solo pochi anni di vita! - continua. - E’ mia… - ringhia l’altro per tutta risposta, come se non avesse sentito nulla, scansando ubriachi e persone che si parano per caso davanti al suo cammino. - Non tentare d’intralciarmi, Peter, non te ne verrà nulla di buono… Forza, esci da quel misero nascondiglio! - urla ora, penetrando con forza dietro il bancone e prendendo la giovane per i capelli. – Si fermi! Questa ragazzina non è un oggetto! Non è di sua proprietà, non è un animale! E’ un essere umano, e come tale è libero! - grida qualcuno. La voce la riconoscerei tra mille: è la mia piccola accompagnatrice che si è alzata, e affronta l’omaccione davanti a lei con inaspettato coraggio per una donna… Coraggio che non la aiuta ad evitare lo spintone che la manda a terra. - Frena le tue passioni ei tuoi istinti, giovanotto… - la schernisce l’uomo di nome Rufus. - Lo so, capisco che questa bambina fa risvegliare le tue parti basse, ma per adesso un cliente l’aspetta già di là… Se passi fra una mezz’oretta forse sarà libera e… - . La voce ironica agisce come una frusta su Miss Lily, che balza in piedi e si sarebbe già avventata sull’individuo se non l’avessi fermata con un braccio. - Se permettete. - dico, con voce ferma, - Vorrei pensarci io. - .

Il capitano Sparrow ama raccontarmi le sue gesta. Tra queste ne compaiono due tre in cui la scena è divisa tra lui, Will e Commodoro, spesso definito “un uomo codardo, traditore, una nullità che non sa neppure capire qual è il rum migliore delle taverne di Tortuga”. Ebbene, appena tornerò sulla nave dirò al mio tutore di aggiungere alla lista la parola “pazzo”: perché solo un pazzo può offrirsi spontaneamente di affrontare Rufus e sperare di uscirne vivo. Per due buone ragioni: prima di tutto il magnaccio è un omaccione di due metri di altezza, e, ad occhio, di larghezza: tutti muscoli che non sono celati dagli stracci che porta. In secondo luogo, non sa misurare bene la propria forza: se sono ancora qui è perché quando mi batteva si tratteneva a stento, sapendo che ero merce preziosa… ma i lividi che mi procurava non passavano tanto in fretta, anche se in me scorre il sangue degli Abbott. Insomma, solo qualcuno con dei seri problemi mentali vorrebbe trovarsi sul cammino di Rufus. Ed ecco che Norrington si permette di sfidarlo, senza rendersi conto che al momento è un Commodoro della Marina, il rappresentante della Legge in un luogo dove la stessa è derisa e violata circa un migliaio di volte al giorno… un avversario, dunque, che il proprietario del bordello non vede l’ora di sfregiare per poter dimostrare il suo disprezzo per l’autorità. Mentre i due si fronteggiano indietreggio verso il bancone, più per trarne sostegno materiale che per altro, e mi ritrovo accanto alla bambina scappata dal bordello, che con gli occhi spalancati si chiede chi sia quell’uomo che cerca di preservarla da un futuro di miserie continue. Quasi non mi rendo conto di quello che faccio, ma le prendo la mano e mi costringo a guardare il combattimento.

- Bene, bene… Cos’abbiamo qui? Un Commodoro, se la vista non m’inganna… - . L’uomo davanti a me sogghigna in modo malevolo. I suoi occhi sarcastici rivelano il giudizio che ha di me: non gli sembro un avversario così temibile, anzi! Si passa la lingua sulle labbra come se stesse già pregustando il mio sangue, il mio corpo privo di vita. Non ritengo necessario rispondergli e non mi lascio intimorire... Son sopravvissuto a ben altro. - Sta attento, imbecille dal parrucchino ordinato, qui non vigono le regole di cavalleria che voi ufficiali della Marina amate tanto… Qui esistono solo le regole di Scott Island… - . Il tono è diventato improvvisamente aspro, dalla voce dello sfruttatore di bambine si è dileguata ogni sfumatura ironica. Accenno un “sì” con la testa, rapidamente, tanto per fargli capire che lo seguo. - Bene. Dunque, la prima regola è niente armi. Quindi faresti meglio a gettare quello spiedo per polli che hai alla cintola. - inizia l’omaccione, osservando attentamente i miei gesti. Eseguo l’ordine, gettando la spada poco lontano, mentre il bruto continua con le sue regole. - Si usano solo i pugni, niente calci alle parti basse… - dice, buttando poi una battuta sul suo pene, che scatena l’ilarità tra gli ubriachi, ma che, per quanto mi riguarda, mi lascia impassibile… Sarà forse rimasto deluso dal fatto che io non abbia reagito?... Senza alcun preavviso, Rufus si avventa su di me.

Un pugno alla mascella non l’ha mandato a terra, ma la testata che è seguita è riuscita nello scopo. Penso che lo scontro sia già finito, ma a quanto pare Norrington è più coriaceo di quanto il capitano Sparrow mi ha descritto. Si è già rialzato, ridendo, ed evita con abilità i calci e gli sgambetti con cui Rufus cerca di colpirlo, incurante delle regole da lui stesso inventate. Non che il Commodoro le segua, beninteso: al primo calcio del magnaccio ha risposto con un colpo dritto allo stomaco dell’altro, facendolo piegare (stranamente) in due. Che sia possibile un miracolo… la vittoria tanto agognata? Fosse vero, inizierei a credere in quel Dio che mi ha deluso fin da piccola. No! Rufus ha sfoderato il coltello che lui non ha gettato quando ha proibito l’uso delle armi! Commodoro è spacciato. Giro il viso per evitare la visione del colpo…Clang!

Ho sempre detto che non ci si deve mai fidare dei magnacci e delle regole inventate. Per questo la spada l’ho buttata a terra, abbastanza vicino da prenderla all’occorrenza… Ho parato il tuo colpo, Rufus.

  
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