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Autore: Ashfenfi_    10/04/2012    1 recensioni
Tante storie diverse e tanti personaggi diversi che vivono questo misterioso sentimento. Chi di noi non lo ha provato almeno una volta nella vita?
Capitolo 1: Infantile.
Fino ad’ allora non l’ aveva minimante sfiorata l’ idea di essere gelosa di un neonato. Invece quella notte, scavando nel profondo dei suoi sentimenti, aveva capito che era proprio gelosia quella che sentiva dentro di sé.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Infantile.
 
 
 
 
 
 

Si strofinò per l’ ennesima volta gli occhi in preda al bruciore lancinante, provocato da quell’ odioso schermo bianco posto ad alcuni centimetri dal suo viso. Le mancava poco alla fine di quella tortura, in proporzione al resto del tempo speso e al lavoro rimanente ci avrebbe impiegato all’ incirca quindici minuti. Fu sollevata. La stanchezza la stava ormai divorando. Diede un’ altra occhiata all’ orologio sul computer, anche se in precedenza si era ripromessa che non lo avrebbe più fatto, e notò che erano le 23:12. Il sollievo diminuì all’ istante, ma ormai la ricerca si poteva considerare decente. Certo, aveva avuto solamente tre ore per svilupparla, anche se gliel’ avevano assegnata tre giorni prima. Era continuamente impegnata a entrare e uscire dall’ ospedale di provincia o da casa di Edoardo, suo fratello maggiore, che in ogni momento poteva diventare padre. Quel poco tempo prezioso che riusciva a ricavarsi lo utilizzava per fare i compiti, mentre sua madre e suo padre da bravi nonni si occupavano della loro nipotina più grande, Angelica (di sei anni). Era una bambina un po’ viziata, che richiedeva continuamente attenzioni. Infatti, per colpa di quel diavoletto, quel giorno la poveraccia aveva addirittura dovuto chiudere la porta a chiave per ottenere della tranquillità e potersi concentrare sul suo lavoro da studentessa delle superiori. Le sue palpebre stavano per cedere,  ma lo stridio della porta che si apriva la scosse.
“Piccola... Non hai ancora finito?”
Sussurrò sua madre affranta, prima di svelare un enorme sbadiglio. Aveva gli occhi affondati da profonde occhiaie violacee, segni di nottate passate a suon di falsi allarmi.
“Ho quasi finito, ma’. Tu vai pure a letto.”
Tentò di accennare un sorriso per salutarla, Renata non sembrò avere l’ idea di dileguarsi. Entrò nella stanza della figlia e in un gesto abitudinari si assicurò che le veneziane della finestra e della portafinestra che collegava la camera al balcone fossero ben serrate. Francesca era sicura che a quel punto la mamma le avrebbe dato un bacio sulla fronte e se ne sarebbe andata (come di consuetudine). Le sue previsioni furono errate. La donna interruppe il suo percorso dalla finestra alla porta per affiancarsi a Francesca. Poggiò una mano sullo schienale della sedia su cui la ragazza era seduta ormai da ore nella stessa posizione, tanto che aveva i muscoli indolenziti.
“Mi dispiace, Franci…”
La ragazza aveva udito poche volte un tono simile usato da sua madre, si potevano contare sulle dita di una mano: quando a quattro anni Francesca aveva avuto l’ intervento chirurgico d’ Appendicite, quando aveva scoperto che i suoi occhi stavano praticamente saltandone fuori dalle orbite a causa del Glaucoma, quando il figlio intermedio aveva quasi rischiato la vita in un incidente gareggiando con la sua auto da corsa, quando è morta sua madre e quando è morto il suocero tanto amato. Perciò Francesca, da queste ipotesi, poteva dedurre che si trattava di qualcosa di grave. Il cuore della ragazza incominciò a palpitare di terrore.
“Mi dispiace, so che ti sei sentita sola in questi giorni...”
L’ ansia di Francesca terminò velocemente come era cominciata. Guardava Renata con espressione confusa, non si aspettava di certo un’ affermazione del genere. Non che sua madre non si interessasse a lei, anzi era fin troppo dolce e perfetta, ma le sembrava una reazione a dir poco esagerata. Anche perché non era assolutamente vero che si sentisse sola.
“Mamma, non mi sento affatto sola.”
Ammise, mentre la donna al suo fianco assumeva un’ espressione di dolore.
“So che non ti abbiamo dato le attenzioni che meriti in questi giorni, ma vedrai che tra qualche giorno ritornerà tut-“
“Mamma ma cosa dici?!” Non volle farle continuare quel delirio “Tu e papà in questo momento dovete pensare solamente al bene di Cinzia e a stare vicini a Edoardo... e soprattutto curarvi di Angelica! Il bambino sta per nascere, io dovrei essere l’ ultimo dei tuoi pensieri!”
“No. Non è vero.”
Disse solo quelle quattro parole, con tono più fermo e convinto, in seguito diede un bacio alla sua figlia più giovane e se ne ritornò nel suo letto insieme a suo marito. La ragazza si accorse che suo padre Alberto stava origliando.
Francesca era sconvolta. Era vero, non poteva dire di essere al centro dell’ attenzione in quegli ultimi mesi, però la madre non poteva pensare a lei in un periodo tanto delicato. Scrisse le ultime parole di quella maledetta ricerca e la salvò sulla Pen Drive, per poi spegnere il computer e ritirarsi sotto le coperte.
Era possibile che sembrasse triste in quei giorni? Eppure era strafelice che sarebbe arrivato il suo secondo nipote e Angelica avrebbe potuto dedicarsi al suo primo fratellino (almeno quella peste di 1 metro e un’ arachide non l’ avrebbe stressata più di quanto non facesse).
Perché allora gli occhi lucidi di Renata l’ avevano indotta a provare quello strano sentimento di... Non sapeva bene nemmeno lei che cosa fosse. Era simile a quando sapeva di non essere abbastanza pronta per un interrogazione e che avrebbe preso un brutto voto. Non avrebbe mai immaginato che sua madre pensasse quelle cose, mai. E questo la faceva soffrire. La cosa che però la faceva soffrire più di tutto era che Renata aveva mentito: non sarebbe passata presto quella situazione, anzi sarebbe peggiorata con la nascita del bambino. Fino ad’ allora non l’ aveva minimante sfiorata l’ idea di essere gelosa di un neonato. Invece quella notte, scavando nel profondo dei suoi sentimenti, aveva capito che era proprio gelosia quella che sentiva dentro di sé. Si vergognava di pensare quelle cose, ma le era inevitabile.
Si addormentò dopo molte ore, con il viso afflitto della sua mamma ben impresso nella mente.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
WOW! Non ci credo, sono tornata a scrivere dopo un anno e mezzo (Asfenfi_= ex Franny97)! Sembra quasi surreale! Sono piena di idee intesta che possono essere buone, ho finalmente un coputer... L’ unica cosa che davvero mi manca è il tempo L.
Comunque, passando a questo abbozzo… questo insieme di parole messe a caso… questa discarica della scrittura… è un’ episodio che mi è capitato veramente… ho cambiato i nomi dei personaggi tranne che della protagonista (me medesima). L’ ho scritto perché ne sentivo il bisogno, avevo l’ istinto di sfogarmi e raccontare questo episodio perché mi rendeva molto triste… Anche se non ha senso, spero che vi sia piaciuto :p un grande graziealle persone che recensiranno o semplicemente leggeranno questo schifo nonsense.
 
Baci, Ashfenfi_
  
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