L’auto
sfrecciava
velocemente sull’asfalto alzando polvere al suo passaggio e
piccoli sassi sulla
strada di campagna, deserta e silenziosa come non ci si aspetterebbe da
un
luogo malvagio.
Alphonse
Elric sapeva
di violare gran parte delle norme stradali ma in quel momento non
poteva
assolutamente pensare di comportarsi da bravo cittadino,
poiché suo fratello
rischiava la pelle in quell’istituto dove lo avevano
crudelmente cresciuto,
cercava vendetta dopo più di sedici anni e chissà
se sarebbe riuscito ad
ottenerla.
Non
lo spaventava la
sua resistenza fisica, dopotutto stava parlando della spia perfetta,
era
sopravvissuto sicuramente a peggio… ciò che lo
preoccupava era la resistenza
psicologica che avrebbe potuto dimostrare in quella situazione.
Immergersi
in un passato
così traumatico troppo in fretta, forse gli avrebbe causato
dei danni,
indebolendolo, rendendolo un facile bersaglio.
E
poi, voleva
proteggerlo, anche se non ne aveva bisogno, anche se non
l’avrebbe mai ammesso
nella sua vita, anche se non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, doveva
fargli
sentire la propria presenza, almeno questa volta, doveva esserci,
lì, al suo
fianco.
-Così…
è stato qui,
per sedici anni-
Sussurrò
sua madre
stringendo le mani tra loro, frustrata.
-Si-
-Ho
sempre pensato che
qui ci fossero soltanto boschi e valli deserte… e invece mio
figlio era qui,
neanche così lontano da me-
-Mi
dispiace tanto
mamma, anche io non ne avevo idea… ma ora non lo
lascerò solo tanto facilmente,
è un tipo testardo ed orgoglioso che mai
accetterà apertamente l’aiuto di
qualcuno… però devo esserci-
-Ma
perché?! Perché
non vuole aiuto?-
-Devi
capire che… è
stato solo per sedici anni, ha badato a se stesso senza pesare su
nessuno, ha
combattuto letteralmente per la propria vita… e anche se
odio ammetterlo,
Tucker ha ragione, è normale che non mi voglia intorno, io
non ci sono mai
stato per lui…-
-Ma
noi non ne avevamo
idea…!-
-Lo
so, per questo
adesso che sappiamo, devo dimostrargli che una persona non nasce da
sola, che
ha una famiglia alle spalle a sostenerla… sai, quando
parlavo di famiglia, non
riuscivo a spiegarmi la sua espressione, è una persona
estremamente
intelligente però… ci sono lacune affettive che
non ha mai colmato… quando alla
fine mi ha detto che non sa neanche cosa sia una famiglia, o come ci si
senta
ad avere dei genitori, mi sono sentito andare il cuore a
pezzi…-
-E’
orribile, non
avrei mai immaginato che un ragazzo potesse avere una simile mancanza
nella
propria vita-
Non
c’erano parole per
descrivere ciò che entrambi si portavano dentro,
ciò che sentissero in quel
momento, però quando l’istituto spiccò
dritto davanti ai loro occhi nel loro
cuore si fece strada una decisione: Non si sarebbero tirati indietro,
non in
quel momento.
Il
minore accostò la
macchina, al fianco di una ferrari nera scintillante quanto un penny.
-E’
la sua-
Iniziò
a guardarsi
intorno, ma evidentemente la spia perfetta era già entrata
tra le fila nemiche
visto che il cancello era distrutto e la rete elettrica disattivata,
intorno
c’era comunque silenzio e le guardie sembravano essere
scomparse.
-Entro,
resta qua
mamma…-
Tirò
fuori la pistola
d’ordinanza sperando di tutto cuore che in
quell’occasione fosse sufficiente,
anche se tra quelle mura poteva accadere tranquillamente
l’imprevedibile.
-No,
io vengo con te
Al, l’hai detto anche tu dopotutto… non lo
possiamo lasciare da solo di nuovo,
ciò include anche me-
Il
figlio minore
rimase ad osservarla per pochi secondi decidendo sul da farsi: Non era
una
scelta facile, non voleva mettere la sua vita in pericolo eppure nei
suoi occhi
si leggeva l’innato desiderio di partecipare, la speranza di
ritrovare quel
figlio che aveva perso, riappacificarsi con lui, dirgli tante cose che
si era
tenuta dentro per anni.
-E
va bene ma stai
dietro di me-
Sbuffò
e insieme si
incamminarono verso la struttura, più silenziosa che mai.
Una
volta dentro ciò
che vide non era proprio preavviso di qualcosa di buono: Ogni guardia,
ogni
carceriere di quella folle postazione era già a terra, forse
soltanto
tramortito visto che non vide tracce di sangue...
Edward
era già stato
lì, poco male però visto che gli aveva spianato
la strada permettendogli di
raggiungerlo più facilmente.
-Okay,
ora sono sicuro
che la loro non è sicuramente stata una rimpatriata,
qualcosa lo ha scosso…
fino ad ora era rimasto soltanto in un’apparente
indifferenza, sembrava che
facesse finta di nulla e continuasse a vivere la sua
“vita” se così possiamo
chiamarla, Tucker deve aver combinato qualcosa…-
Proseguirono
per tutto
il corridoio, e intorno il silenzio era padrone, non incontrarono
nemmeno una
guardia, una minima resistenza, però invece di sentirsi
meglio, Alphonse era
preoccupato.
Se
suo fratello aveva
fatto questo, qualcosa dentro di lui era scattato, qualcosa lo aveva
spinto
sulla vendetta, sulla rabbia…
Non
osava immaginare
cosa avrebbe trovato…
Mentre
i minuti
passavano, girarono l’intero istituto e la solita scena gli
si parava davanti,
ma dei due interessati non c’era alcuna traccia.
Finché
non arrivarono
in una grande stanza, vuota, sembrava un campo per il combattimento ma
al lato
di un grande spiazzo si trovavano alcuni macchinari che non aveva mai
visto
prima.
Giunti
al centro, come
due animali indifesi vennero intrappolati da una gabbia elettrica che
calò su
di loro fin troppo velocemente.
-Ma
che diavolo…!?-
Aldilà
della sbarre
elettriche videro apparire dal nulla, niente di meno che
l’uomo più odioso
dell’intero universo, colui a cui era riservato tutto il suo
disprezzo e
sicuramente anche quello di suo fratello.
-Tu
maledetto…!!-
Si
trattenne dal
tentare di sfondare la gabbia, visto che quell’essere non
aspettava altro che
questo: La soddisfazione di vederlo come un’animale in
gabbia, che si dimenava
ringhiando.
-Guarda
guarda, io
veramente mi aspettavo qualcun altro… ma so accontentarmi-
-Non
prendermi in
giro, so che lui è qui, dimmi dov’è!!-
-Anche
io so che è
qui, eppure ancora non si fa vedere… ma ho pensato che
catturando il fratellino
tanto ingenuo e la madre che non ha mai conosciuto, si sarebbe fatto
vivo-
Tucker
ghignò in modo
perfido iniziando a guardarsi intorno, come se Edward sarebbe sbucato
di lì a
poco da una delle vetrate, da un angolo, una colonna nel buio, per
salvare la
sua famiglia.
-Non
è uno sciocco,
non si lancerà in un combattimento senza essere preparato,
tu non puoi
sconfiggerlo e lo sai, per questo usi questi sporchi ricatti!-
-Io
non ho paura
proprio di nessuno, che si faccia avanti!!- Iniziò a gridare
contro il nulla
–Avanti! Spia perfetta! Mostrami cosa hai imparato
personalmente!-
Parve
anche
arrabbiarsi, le vene sul suo collo si gonfiarono e divenne rosso in
viso, tutto
il sangue gli stava fluendo in testa e non era una cosa buona: Una
persona
dominata dalla propria rabbia cosa avrebbe mai potuto concludere?
Alphonse
e Trisha
rimasero in silenzio, lasciandolo solo con la sua follia,
finché però un rumore
metallico giunse alle orecchie dei tre e la gabbia cadde a pezzi,
insieme alle
sbarre che si disattivarono ai loro piedi.
Voltandosi
incontrarono gli occhi dorati che avevano aspettato per tanto, il volto
coperto
dal solito passamontagna della divisa, lasciava libera la treccia
libera sulla
schiena.
Aveva
conficcato un
tubo in uno dei macchinari facendo saltare il legame con quella
trappola.
-Ti
stavo aspettando-
Malignò
Tucker
guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure scure.
-Ho
notato- Disse
Edward avanzando nella stanza, mentre con un gesto toglieva il
passamontagna
rivelando il proprio volto incorniciato da lucenti capelli biondi
tirati
indietro per comodità. –Non ho mai sopportato le
persone così esagerate…-
-Tsk,
razza di
ingrato!-
L’uomo
non aveva idea
di cosa avrebbe dovuto fare, l’unica arma che possedeva era
il ricatto e la
spia lo aveva già smontato troppo facilmente, di lottare poi
neanche se ne
parlava, avrebbe perso ancor prima di iniziare.
-Volevi
che ti
mostrassi ciò che ho imparato no? Guardati intorno, nessuno
verrà ad aiutarti,
neanche i tuoi così detti allievi dell’ultimo
anno, ci ho già pensato io-
-Li
hai sconfitti
tutti…?!-
-Cosa
avevi promesso
loro? Di diventare la nuova spia perfetta? Di poter uscire da
qui…? Sei
patetico-
-Come
osi rivolgerti a
me in questo modo?!-
-E’
la verità, ti
circondi di persone che tu ritieni in grado di proteggerti, mentre fai
loro
soltanto del male, ma cosa farai adesso? Non c’è
nessuno qui per te, sei solo-
Sembrava
che in quelle
parole volesse esprimere ciò che lui stesso aveva provato in
quegli anni,
rinchiuso in quell’istituto malvagio, era lui ad essere solo
prima, nessuno lo
avrebbe mai protetto.
Ora
la cosa si era
capovolta, finalmente era lui a guardare Tucker dall’alto in
basso, senza
sentirsi una cavia da laboratorio.
Non
era più lui quello
debole, fragile ed indifeso… completamente solo.
-Io
non sarò mai solo,
creerò spie perfette, spie che siano al mio fianco-
-Questa
pazzia finisce
qui, non ci sarà nessuna spia perfetta in futuro, hai perso
Tucker-
L’uomo
scoppiò a
ridere in modo incontrollato, mentre invece l’espressione di
Edward era
incredibilmente seria, lo guardava soltanto come si guarda un povero
folle.
-Se
io ho perso, tu
verrai giù con me non dimenticarlo-
Alphonse
a quelle
parole intervenne nel loro discorso affiancando il fratello.
-Te
lo puoi scordare,
non sei in grado di fare un bel niente!-
-Ah…
allora non hai
mai fatto parola con nessuno, del progetto DSP-
-Che
diavolo sarebbe
questo progetto?!-
Chiese
Alphonse
rivolgendosi ad entrambi, Tucker sorrideva in modo sadico e
soddisfatto, Edward
sembrava sapere ciò di cui stava parlando però
non avrebbe mai voluto rivelarlo
a qualcuno.
-Vedi,
Alphonse Elric-
Iniziò Tucker –Il CSP è il progetto
Creazione di una Spia Perfetta, ma come
dire, una volta terminato i soggetti finivano sempre con il ribellarsi
a noi,
allora è stato creato il Progetto DSP, come
un’eventuale piano B nel caso in
cui la spia perfetta dovesse ribellarsi-
-E
cosa sarebbe questo
DSP?-
-Distruzione
della
Spia Perfetta- Rispose Edward senza scomporsi, sapeva perfettamente di
rientrare in quel progetto, e di correre un rischio più
grande di lui, ma non
sembrava importargli.
-E
in cosa consiste?-
-Ogni
spia perfetta ha
dentro di sé una specie di detonatore, che può
essere attivato in qualsiasi
momento-
Continuò
sempre
Edward.
Mentre
Alphonse a
quelle parole sentì il cuore perdere un battito, e Trisha
rimasta in silenzio
fino ad ora non era da meno, ciò voleva dire soltanto una
cosa: Tucker
attivando quel detonatore avrebbe ucciso Edward.
Non
poteva essere
possibile, aveva ritrovato suo fratello e rischiava di perderlo
nuovamente, per
sempre questa volta.
-Che
cosa?! No non può
essere possibile, perché non me l’hai mai detto?!-
-Non
era una cosa che
ti riguardasse, comunque è tutto apposto- Si rivolse a
Tucker –Non intendo
arrendermi, detonatore o meno-
L’uomo
rise ancora
–Sapevo che non sarebbe stato un ostacolo per te…
eppure, come puoi vedere, ho
preso le mie precauzioni-
Indicò
con un gesto
fluido della mano un tabellone su cui erano scandite ore, minuti e
secondi: Il
tempo che avrebbe impiegato il detonatore ad attivarsi.
-L’hai
attivato!
Maledetto bastardo!-
Gridò
Alphonse
lanciandosi su di lui per sferrargli un altro pugno sul naso che lo
fece cadere
a terra come un mucchietto d’ossa, dal proseguire lo
fermò la mano di Edward
trattenendolo con facilità, mentre le lacrime al lato degli
occhi lottavano per
sgorgare.
-Che
c’è?! Come puoi
restare impassibile dopo che lui…!-
-Calmati-
Sussurrò il
biondo –Questa non è la tua battaglia-
-Si
che lo è!- Gridò
cercando di liberarsi dalla sua stretta –Tu sei mio fratello
lo vuoi capire?!
Mi riguarda eccome questa cosa!!-
Edward
lasciò di botto
la presa facendolo quasi sbilanciare, era sorpreso, glielo si leggeva
in volto,
non avrebbe mai creduto che quell’irritante ragazzino ce
l’avesse così a cuore,
che lottasse per lui mettendo la propria vita a repentaglio.
-Ma
non implica il
fatto che tu debba morire…-
-Non
te n’è mai
fregato niente e adesso ti preoccupi per me?!-
-Dannazione
e poi
sarei io quello che non capisce…!-
-Che
vuoi dire…?-
Il
biondo fece un
respiro profondo alzando qualche ciuffo ribelle di capelli che gli era
andato
davanti agli occhi.
-Era
una facciata, mi
è sempre importato, per questo volevo tenerti lontano, da me
e da questo posto…
sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non mi aspettavo che ti
intestardissi tanto nel volermi ostacolare-
-Sei
un idiota, e non
sai cos’è una famiglia… io sono qui per
aiutarti e non per metterti i bastoni
tra le ruote, un modo per disinnescarlo ci deve essere, smetti di
lottare e
troviamolo insieme…-
Gli
tese la mano,
quella era la volta giusta, sarebbero finalmente tornati ad essere una
famiglia, unita e felice.
-Va
fuori, sistemo
Tucker e arrivo…-
Disse
tranquillamente,
e Alphonse voleva credergli, così si incamminò
verso l’uscita, con l’intenzione
di lasciare qualche minuto a sua madre, che fino ad ora per il timore
non aveva
detto nulla.
La
donna si avvicinò a
Edward con le lacrime agli occhi, era più alta e il biondo
volle ricordarla in
ogni dettaglio, imprimendo la sua immagine nel cervello.
Lo
abbracciò stretto
baciandogli la fronte bagnandola con qualche lacrima.
-Ti
ho sempre amato…
sempre-
Edward
sentì un grosso
peso sciogliersi nel suo cuore e quasi era sul punto di piangere anche
lui, ma
non era quello il momento adatto, doveva fare qualcosa di
più importante.
-Anche
io…-
Confessò,
poi la donna
si allontanò seguendo il figlio più piccolo.
La
porta metallica si
chiuse in un sonoro tonfo e la spia perfetta la bloccò
dall’interno senza dire
nulla.
-Non
sei un bravo
bugiardo…-
Disse
Tucker, lanciando
uno sguardo al tabellone: 00.59.00
-Mi
basta che siano al
sicuro…-
Dallo
stivale tirò
fuori la solita pistola puntandola alla testa dell’uomo,
ancora a terra, come
l’insetto insignificante che era.
-Ho
vinto, tu morirai
con me-
-Non
credo Tucker, ora
qualcosa per cui vivere ce l’ho, a differenza tua…-
Nel
silenzio di quella
stanza premette il grilletto liberandosi dell’unico fantasma
che era rimasto
nella sua anima macchiata di nero.
Era
rimasto solo, solo
con un quasi cadavere immerso in una pozza di sangue scarlatta, che
tendeva a
spandersi a terra in silenzio.
Decise
che per quel
giorno sarebbe bastato così… ormai non contava
più nulla, non disattivò
l’uscita per raggiungere suo fratello e sua madre,
bensì si diresse verso la
terrazza, la torre più alta dell’istituto
guardando di sotto, attraverso quegli
spessi vetri.
Non
pensava di essere
rimasto lì per così tanto, ma il sole era
già scomparso oltre l’orizzonte, era
uno scenario perfetto per la sua fine.
L’edificio
era
circondato da auto della sua ex agenzia, riuscì a vedere
Alphonse che si
agitava nel prendere coscienza che la porta era stata bloccata e che
quindi
nessuno sarebbe mai uscito.
Sua
madre, preoccupata
cercava di rassicurarlo.
Il
suo ex capo cercava
degli esplosivi per crearsi un’entrata e raggiungerlo.
Tirò
fuori il
cellulare, guardando quanto tempo gli restasse ancora: 00.30.04
Trenta
minuti appena.
Gli
dispiaceva aver
mentito ad Alphonse, ma non avrebbe messo a repentaglio la sua vita per
una
cosa inutile, forse lì sotto lo stava già
maledicendo per non averlo raggiunto,
o stava maledicendo se stesso per avergli creduto.
Poi
qualcuno arrivò
alle sue spalle, voltandosi incontrò due occhi
più neri della notte che lo
osservavano, non arrabbiati, non dispiaciuti, ma con amore, solo quello.
-Cosa
credi di fare? Il
detonatore è attivo e neanche mi chiami-
Si
avvicinò
prendendogli il viso tra le mani, delicatamente.
-Perché
sei qui razza
di idiota…? Non voglio che tu muoia con me…-
-Ma
tu non morirai-
-Anche
io vorrei
crederlo, sai non è il massimo, proprio adesso che ho
trovato una specie di
equilibrio nella mia vita, ma non c’è altra scelta-
-Ma
che dici,
stupido…- Si avvicinò al suo viso baciandogli una
gota, osservando i suoi occhi
deliziosamente lucidi, ma troppo orgogliosi per lasciarsi andare.
-Non
ho il tempo per
cercare di disattivarlo, non so neanche com’è
fatto, è l’unico tipo di bomba di
cui non so niente…-
-Io
qualcosa so sulle
bombe, se non possiamo disinnescarla, prendiamola e lanciamola
più lontano
possibile, dove esploderà senza far del male a te-
-Non
posso, non la
vedo… taglierei alla cieca-
-Dimmi
dov’è…-
Gli
prese la mano
sussurrandogli all’orecchio, doveva fidarsi di qualcun altro
che non fosse lui.
-Non
abbiamo tempo…-
-Dimmelo
Ed… fidati di
me, la toglierò-
-Rischi
di morire con
me… va via, per favore-
Parlavano
sussurrando,
labbra su labbra a pochi centimetri, finché il moro non lo
baciò prima
castamente, ma poi si unirono come se fosse l’ultima volta,
in un bacio dolce e
profondo.
-Fidati
di me…-
La
spia perfetta
guardò nuovamente il telefonino: 0.10.01
-Hai
dieci minuti…
pensi di farcela?-
-Si-
-D’accordo…-
Prese un
respiro profondo –Mi fido di te-
Tolse
l’elastico dalla
treccia legando i capelli in una coda alta per scoprire la nuca, dove
più in
basso la pelle era poco arrossata.
-Che
bastardi-
Sibilò
il più grande,
quel punto, così delicato lo avrebbe ucciso
all’istante, in pratica la testa
sarebbe stata la prima cosa a saltare.
Tirò
fuori un
coltellino e lentamente individuando i bordi del piccolo cip esplosivo
iniziò a
tagliare.
-Dimmi
se ti faccio
male…-
-Non
importa…- Strinse
i denti per cercare di sopportare –Non
c’è tempo per le premure fallo e basta-
-Tranquillo,
ho quasi
fatto…-
Vide
nella carne quel
piccolo oggetto lampeggiante, tirando fuori delle pinzette
cercò di estrarlo
facendo la massima attenzione.
-Ah…!-
-L’ho
preso Ed
tranquillo, è quasi finita…-
Era
un momento di
estrema tensione e precisione, quando finalmente con le pinzette
riuscì a
toglierlo mostrandolo al ragazzo.
-Ce
l’hai fatta…-
-Ce
l’abbiamo fatta…-
Sorrise
sollevato,
strappandosi la manica della camicia per legarla attorno al collo del
biondo,
in un tentativo di fermare il sangue.
-Non
preoccuparti, in
agenzia medicheranno il tutto…-
-Tienila
sulla ferita
senza fiatare…-
-Va
bene, ora lascia
quel piccolo bastardo e andiamo via-
Roy
lasciò il cip a
terra e insieme si avviarono verso l’uscita: Un buco nel
soffitto che aveva
creato pur di raggiungerlo.
Lì
un elicottero li
caricò allontanandosi.
Intanto
per strada…
-Quel
idiota! Mi ha
mentito!-
Sbraitava
Alphonse in
preda alla rabbia.
-L’ha
fatto per
proteggervi-
Sentì
una voce alle
sue spalle: Il suo capo.
-Si
però… adesso
morirà lui, e ha anche chiuso le porte!-
-Non
credo… sentiremo
ancora parlare di lui-
Sorridendo,
sollevato
anche lui, alzò il mento del giovane Elric perché
guardasse un elicottero che
si allontanava, dell’agenzia nemica.
-Dice
che è lì? Che
stanno cercando un modo per salvarlo?-
-Edward
è tutto
fuorché prevedibile… ma non morirà, lo
rivedrai-
-E
allora perché non
mi ha raggiunto qui?!-
-Per
non essere
arrestato… è scaltro dopotutto-
Insieme guardarono quell’elicottero allontanarsi, senza sapere chi fosse a bordo, poi però pochi secondi dopo la torre più alta di quell’istituto malvagio esplose e crollò sull’intera struttura che finì divorata dalle fiamme.
[Angolino Autrice]
Ta-daaan ^^ ecco la più folle autrice della storia xD che ve ne pare del chappy?? E' il mio preferito ùwù
c'erano tante cose che avrei voluto fare, ma alla fine ho scelto questa.... nn so xke, mi ispirava di più xD
Ringrazio chi mi ha recensito lo scorso chap :) spero che vi piaccia anche questo:
Melanie7997HaChiElriC
Ormai siamo agli sgoccioli :) penso che un ultimo capitolo come prologo ci stia ù.u
Fatemi sapere :) un bacione a tutti!!!!!