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Autore: Alex Simon    10/04/2012    1 recensioni
[Autrice:_Titti_(ho solo cambiato il Nik)] Allora, questa nuova Fic parla di un'agenzia di spionaggio che al suo interno purtroppo ha diversi traditori che si sono uniti al nemico... in particolar modo ce n'è uno che dovrà essere scovato da Edward (spia perfetta) e Alphonse (spia per scelta). Come andrà a finire...? Chi è il misterioso traditore che controlla il tutto?
{Buona Lettura} Per la vostra gioia... RoyxEd!
Genere: Azione, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Roy Mustang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’auto sfrecciava velocemente sull’asfalto alzando polvere al suo passaggio e piccoli sassi sulla strada di campagna, deserta e silenziosa come non ci si aspetterebbe da un luogo malvagio.

Alphonse Elric sapeva di violare gran parte delle norme stradali ma in quel momento non poteva assolutamente pensare di comportarsi da bravo cittadino, poiché suo fratello rischiava la pelle in quell’istituto dove lo avevano crudelmente cresciuto, cercava vendetta dopo più di sedici anni e chissà se sarebbe riuscito ad ottenerla.

Non lo spaventava la sua resistenza fisica, dopotutto stava parlando della spia perfetta, era sopravvissuto sicuramente a peggio… ciò che lo preoccupava era la resistenza psicologica che avrebbe potuto dimostrare in quella situazione.

Immergersi in un passato così traumatico troppo in fretta, forse gli avrebbe causato dei danni, indebolendolo, rendendolo un facile bersaglio.

E poi, voleva proteggerlo, anche se non ne aveva bisogno, anche se non l’avrebbe mai ammesso nella sua vita, anche se non avrebbe mai chiesto il suo aiuto, doveva fargli sentire la propria presenza, almeno questa volta, doveva esserci, lì, al suo fianco.

-Così… è stato qui, per sedici anni-

Sussurrò sua madre stringendo le mani tra loro, frustrata.

-Si-

-Ho sempre pensato che qui ci fossero soltanto boschi e valli deserte… e invece mio figlio era qui, neanche così lontano da me-

-Mi dispiace tanto mamma, anche io non ne avevo idea… ma ora non lo lascerò solo tanto facilmente, è un tipo testardo ed orgoglioso che mai accetterà apertamente l’aiuto di qualcuno… però devo esserci-

-Ma perché?! Perché non vuole aiuto?-

-Devi capire che… è stato solo per sedici anni, ha badato a se stesso senza pesare su nessuno, ha combattuto letteralmente per la propria vita… e anche se odio ammetterlo, Tucker ha ragione, è normale che non mi voglia intorno, io non ci sono mai stato per lui…-

-Ma noi non ne avevamo idea…!-

-Lo so, per questo adesso che sappiamo, devo dimostrargli che una persona non nasce da sola, che ha una famiglia alle spalle a sostenerla… sai, quando parlavo di famiglia, non riuscivo a spiegarmi la sua espressione, è una persona estremamente intelligente però… ci sono lacune affettive che non ha mai colmato… quando alla fine mi ha detto che non sa neanche cosa sia una famiglia, o come ci si senta ad avere dei genitori, mi sono sentito andare il cuore a pezzi…-

-E’ orribile, non avrei mai immaginato che un ragazzo potesse avere una simile mancanza nella propria vita-

Non c’erano parole per descrivere ciò che entrambi si portavano dentro, ciò che sentissero in quel momento, però quando l’istituto spiccò dritto davanti ai loro occhi nel loro cuore si fece strada una decisione: Non si sarebbero tirati indietro, non in quel momento.

Il minore accostò la macchina, al fianco di una ferrari nera scintillante quanto un penny.

-E’ la sua-

Iniziò a guardarsi intorno, ma evidentemente la spia perfetta era già entrata tra le fila nemiche visto che il cancello era distrutto e la rete elettrica disattivata, intorno c’era comunque silenzio e le guardie sembravano essere scomparse.

-Entro, resta qua mamma…-

Tirò fuori la pistola d’ordinanza sperando di tutto cuore che in quell’occasione fosse sufficiente, anche se tra quelle mura poteva accadere tranquillamente l’imprevedibile.

-No, io vengo con te Al, l’hai detto anche tu dopotutto… non lo possiamo lasciare da solo di nuovo, ciò include anche me-

Il figlio minore rimase ad osservarla per pochi secondi decidendo sul da farsi: Non era una scelta facile, non voleva mettere la sua vita in pericolo eppure nei suoi occhi si leggeva l’innato desiderio di partecipare, la speranza di ritrovare quel figlio che aveva perso, riappacificarsi con lui, dirgli tante cose che si era tenuta dentro per anni.

-E va bene ma stai dietro di me-

Sbuffò e insieme si incamminarono verso la struttura, più silenziosa che mai.

Una volta dentro ciò che vide non era proprio preavviso di qualcosa di buono: Ogni guardia, ogni carceriere di quella folle postazione era già a terra, forse soltanto tramortito visto che non vide tracce di sangue...

Edward era già stato lì, poco male però visto che gli aveva spianato la strada permettendogli di raggiungerlo più facilmente.

-Okay, ora sono sicuro che la loro non è sicuramente stata una rimpatriata, qualcosa lo ha scosso… fino ad ora era rimasto soltanto in un’apparente indifferenza, sembrava che facesse finta di nulla e continuasse a vivere la sua “vita” se così possiamo chiamarla, Tucker deve aver combinato qualcosa…-

Proseguirono per tutto il corridoio, e intorno il silenzio era padrone, non incontrarono nemmeno una guardia, una minima resistenza, però invece di sentirsi meglio, Alphonse era preoccupato.

Se suo fratello aveva fatto questo, qualcosa dentro di lui era scattato, qualcosa lo aveva spinto sulla vendetta, sulla rabbia…

Non osava immaginare cosa avrebbe trovato…

Mentre i minuti passavano, girarono l’intero istituto e la solita scena gli si parava davanti, ma dei due interessati non c’era alcuna traccia.

Finché non arrivarono in una grande stanza, vuota, sembrava un campo per il combattimento ma al lato di un grande spiazzo si trovavano alcuni macchinari che non aveva mai visto prima.

Giunti al centro, come due animali indifesi vennero intrappolati da una gabbia elettrica che calò su di loro fin troppo velocemente.

-Ma che diavolo…!?-

Aldilà della sbarre elettriche videro apparire dal nulla, niente di meno che l’uomo più odioso dell’intero universo, colui a cui era riservato tutto il suo disprezzo e sicuramente anche quello di suo fratello.

-Tu maledetto…!!-

Si trattenne dal tentare di sfondare la gabbia, visto che quell’essere non aspettava altro che questo: La soddisfazione di vederlo come un’animale in gabbia, che si dimenava ringhiando.

-Guarda guarda, io veramente mi aspettavo qualcun altro… ma so accontentarmi-

-Non prendermi in giro, so che lui è qui, dimmi dov’è!!-

-Anche io so che è qui, eppure ancora non si fa vedere… ma ho pensato che catturando il fratellino tanto ingenuo e la madre che non ha mai conosciuto, si sarebbe fatto vivo-

Tucker ghignò in modo perfido iniziando a guardarsi intorno, come se Edward sarebbe sbucato di lì a poco da una delle vetrate, da un angolo, una colonna nel buio, per salvare la sua famiglia.

-Non è uno sciocco, non si lancerà in un combattimento senza essere preparato, tu non puoi sconfiggerlo e lo sai, per questo usi questi sporchi ricatti!-

-Io non ho paura proprio di nessuno, che si faccia avanti!!- Iniziò a gridare contro il nulla –Avanti! Spia perfetta! Mostrami cosa hai imparato personalmente!-

Parve anche arrabbiarsi, le vene sul suo collo si gonfiarono e divenne rosso in viso, tutto il sangue gli stava fluendo in testa e non era una cosa buona: Una persona dominata dalla propria rabbia cosa avrebbe mai potuto concludere?

Alphonse e Trisha rimasero in silenzio, lasciandolo solo con la sua follia, finché però un rumore metallico giunse alle orecchie dei tre e la gabbia cadde a pezzi, insieme alle sbarre che si disattivarono ai loro piedi.

Voltandosi incontrarono gli occhi dorati che avevano aspettato per tanto, il volto coperto dal solito passamontagna della divisa, lasciava libera la treccia libera sulla schiena.

Aveva conficcato un tubo in uno dei macchinari facendo saltare il legame con quella trappola.

-Ti stavo aspettando-

Malignò Tucker guardandolo con gli occhi ridotti a due fessure scure.

-Ho notato- Disse Edward avanzando nella stanza, mentre con un gesto toglieva il passamontagna rivelando il proprio volto incorniciato da lucenti capelli biondi tirati indietro per comodità. –Non ho mai sopportato le persone così esagerate…-

-Tsk, razza di ingrato!-

L’uomo non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare, l’unica arma che possedeva era il ricatto e la spia lo aveva già smontato troppo facilmente, di lottare poi neanche se ne parlava, avrebbe perso ancor prima di iniziare.

-Volevi che ti mostrassi ciò che ho imparato no? Guardati intorno, nessuno verrà ad aiutarti, neanche i tuoi così detti allievi dell’ultimo anno, ci ho già pensato io-

-Li hai sconfitti tutti…?!-

-Cosa avevi promesso loro? Di diventare la nuova spia perfetta? Di poter uscire da qui…? Sei patetico-

-Come osi rivolgerti a me in questo modo?!-

-E’ la verità, ti circondi di persone che tu ritieni in grado di proteggerti, mentre fai loro soltanto del male, ma cosa farai adesso? Non c’è nessuno qui per te, sei solo-

Sembrava che in quelle parole volesse esprimere ciò che lui stesso aveva provato in quegli anni, rinchiuso in quell’istituto malvagio, era lui ad essere solo prima, nessuno lo avrebbe mai protetto.

Ora la cosa si era capovolta, finalmente era lui a guardare Tucker dall’alto in basso, senza sentirsi una cavia da laboratorio.

Non era più lui quello debole, fragile ed indifeso… completamente solo.

-Io non sarò mai solo, creerò spie perfette, spie che siano al mio fianco-

-Questa pazzia finisce qui, non ci sarà nessuna spia perfetta in futuro, hai perso Tucker-

L’uomo scoppiò a ridere in modo incontrollato, mentre invece l’espressione di Edward era incredibilmente seria, lo guardava soltanto come si guarda un povero folle.

-Se io ho perso, tu verrai giù con me non dimenticarlo-

Alphonse a quelle parole intervenne nel loro discorso affiancando il fratello.

-Te lo puoi scordare, non sei in grado di fare un bel niente!-

-Ah… allora non hai mai fatto parola con nessuno, del progetto DSP-

-Che diavolo sarebbe questo progetto?!-

Chiese Alphonse rivolgendosi ad entrambi, Tucker sorrideva in modo sadico e soddisfatto, Edward sembrava sapere ciò di cui stava parlando però non avrebbe mai voluto rivelarlo a qualcuno.

-Vedi, Alphonse Elric- Iniziò Tucker –Il CSP è il progetto Creazione di una Spia Perfetta, ma come dire, una volta terminato i soggetti finivano sempre con il ribellarsi a noi, allora è stato creato il Progetto DSP, come un’eventuale piano B nel caso in cui la spia perfetta dovesse ribellarsi-

-E cosa sarebbe questo DSP?-

-Distruzione della Spia Perfetta- Rispose Edward senza scomporsi, sapeva perfettamente di rientrare in quel progetto, e di correre un rischio più grande di lui, ma non sembrava importargli.

-E in cosa consiste?-

-Ogni spia perfetta ha dentro di sé una specie di detonatore, che può essere attivato in qualsiasi momento-

Continuò sempre Edward.

Mentre Alphonse a quelle parole sentì il cuore perdere un battito, e Trisha rimasta in silenzio fino ad ora non era da meno, ciò voleva dire soltanto una cosa: Tucker attivando quel detonatore avrebbe ucciso Edward.

Non poteva essere possibile, aveva ritrovato suo fratello e rischiava di perderlo nuovamente, per sempre questa volta.

-Che cosa?! No non può essere possibile, perché non me l’hai mai detto?!-

-Non era una cosa che ti riguardasse, comunque è tutto apposto- Si rivolse a Tucker –Non intendo arrendermi, detonatore o meno-

L’uomo rise ancora –Sapevo che non sarebbe stato un ostacolo per te… eppure, come puoi vedere, ho preso le mie precauzioni-

Indicò con un gesto fluido della mano un tabellone su cui erano scandite ore, minuti e secondi: Il tempo che avrebbe impiegato il detonatore ad attivarsi.

-L’hai attivato! Maledetto bastardo!-

Gridò Alphonse lanciandosi su di lui per sferrargli un altro pugno sul naso che lo fece cadere a terra come un mucchietto d’ossa, dal proseguire lo fermò la mano di Edward trattenendolo con facilità, mentre le lacrime al lato degli occhi lottavano per sgorgare.

-Che c’è?! Come puoi restare impassibile dopo che lui…!-

-Calmati- Sussurrò il biondo –Questa non è la tua battaglia-

-Si che lo è!- Gridò cercando di liberarsi dalla sua stretta –Tu sei mio fratello lo vuoi capire?! Mi riguarda eccome questa cosa!!-

Edward lasciò di botto la presa facendolo quasi sbilanciare, era sorpreso, glielo si leggeva in volto, non avrebbe mai creduto che quell’irritante ragazzino ce l’avesse così a cuore, che lottasse per lui mettendo la propria vita a repentaglio.

-Ma non implica il fatto che tu debba morire…-

-Non te n’è mai fregato niente e adesso ti preoccupi per me?!-

-Dannazione e poi sarei io quello che non capisce…!-

-Che vuoi dire…?-

Il biondo fece un respiro profondo alzando qualche ciuffo ribelle di capelli che gli era andato davanti agli occhi.

-Era una facciata, mi è sempre importato, per questo volevo tenerti lontano, da me e da questo posto… sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma non mi aspettavo che ti intestardissi tanto nel volermi ostacolare-

-Sei un idiota, e non sai cos’è una famiglia… io sono qui per aiutarti e non per metterti i bastoni tra le ruote, un modo per disinnescarlo ci deve essere, smetti di lottare e troviamolo insieme…-

Gli tese la mano, quella era la volta giusta, sarebbero finalmente tornati ad essere una famiglia, unita e felice.

-Va fuori, sistemo Tucker e arrivo…-

Disse tranquillamente, e Alphonse voleva credergli, così si incamminò verso l’uscita, con l’intenzione di lasciare qualche minuto a sua madre, che fino ad ora per il timore non aveva detto nulla.

La donna si avvicinò a Edward con le lacrime agli occhi, era più alta e il biondo volle ricordarla in ogni dettaglio, imprimendo la sua immagine nel cervello.

Lo abbracciò stretto baciandogli la fronte bagnandola con qualche lacrima.

-Ti ho sempre amato… sempre-

Edward sentì un grosso peso sciogliersi nel suo cuore e quasi era sul punto di piangere anche lui, ma non era quello il momento adatto, doveva fare qualcosa di più importante.

-Anche io…-

Confessò, poi la donna si allontanò seguendo il figlio più piccolo.

La porta metallica si chiuse in un sonoro tonfo e la spia perfetta la bloccò dall’interno senza dire nulla.

-Non sei un bravo bugiardo…-

Disse Tucker, lanciando uno sguardo al tabellone: 00.59.00

-Mi basta che siano al sicuro…-

Dallo stivale tirò fuori la solita pistola puntandola alla testa dell’uomo, ancora a terra, come l’insetto insignificante che era.

-Ho vinto, tu morirai con me-

-Non credo Tucker, ora qualcosa per cui vivere ce l’ho, a differenza tua…-

Nel silenzio di quella stanza premette il grilletto liberandosi dell’unico fantasma che era rimasto nella sua anima macchiata di nero.

Era rimasto solo, solo con un quasi cadavere immerso in una pozza di sangue scarlatta, che tendeva a spandersi a terra in silenzio.

Decise che per quel giorno sarebbe bastato così… ormai non contava più nulla, non disattivò l’uscita per raggiungere suo fratello e sua madre, bensì si diresse verso la terrazza, la torre più alta dell’istituto guardando di sotto, attraverso quegli spessi vetri.

Non pensava di essere rimasto lì per così tanto, ma il sole era già scomparso oltre l’orizzonte, era uno scenario perfetto per la sua fine.

L’edificio era circondato da auto della sua ex agenzia, riuscì a vedere Alphonse che si agitava nel prendere coscienza che la porta era stata bloccata e che quindi nessuno sarebbe mai uscito.

Sua madre, preoccupata cercava di rassicurarlo.

Il suo ex capo cercava degli esplosivi per crearsi un’entrata e raggiungerlo.

Tirò fuori il cellulare, guardando quanto tempo gli restasse ancora: 00.30.04

Trenta minuti appena.

Gli dispiaceva aver mentito ad Alphonse, ma non avrebbe messo a repentaglio la sua vita per una cosa inutile, forse lì sotto lo stava già maledicendo per non averlo raggiunto, o stava maledicendo se stesso per avergli creduto.

Poi qualcuno arrivò alle sue spalle, voltandosi incontrò due occhi più neri della notte che lo osservavano, non arrabbiati, non dispiaciuti, ma con amore, solo quello.

-Cosa credi di fare? Il detonatore è attivo e neanche mi chiami-

Si avvicinò prendendogli il viso tra le mani, delicatamente.

-Perché sei qui razza di idiota…? Non voglio che tu muoia con me…-

-Ma tu non morirai-

-Anche io vorrei crederlo, sai non è il massimo, proprio adesso che ho trovato una specie di equilibrio nella mia vita, ma non c’è altra scelta-

-Ma che dici, stupido…- Si avvicinò al suo viso baciandogli una gota, osservando i suoi occhi deliziosamente lucidi, ma troppo orgogliosi per lasciarsi andare.

-Non ho il tempo per cercare di disattivarlo, non so neanche com’è fatto, è l’unico tipo di bomba di cui non so niente…-

-Io qualcosa so sulle bombe, se non possiamo disinnescarla, prendiamola e lanciamola più lontano possibile, dove esploderà senza far del male a te-

-Non posso, non la vedo… taglierei alla cieca-

-Dimmi dov’è…-

Gli prese la mano sussurrandogli all’orecchio, doveva fidarsi di qualcun altro che non fosse lui.

-Non abbiamo tempo…-

-Dimmelo Ed… fidati di me, la toglierò-

-Rischi di morire con me… va via, per favore-

Parlavano sussurrando, labbra su labbra a pochi centimetri, finché il moro non lo baciò prima castamente, ma poi si unirono come se fosse l’ultima volta, in un bacio dolce e profondo.

-Fidati di me…-

La spia perfetta guardò nuovamente il telefonino: 0.10.01

-Hai dieci minuti… pensi di farcela?-

-Si-

-D’accordo…- Prese un respiro profondo –Mi fido di te-

Tolse l’elastico dalla treccia legando i capelli in una coda alta per scoprire la nuca, dove più in basso la pelle era poco arrossata.

-Che bastardi-

Sibilò il più grande, quel punto, così delicato lo avrebbe ucciso all’istante, in pratica la testa sarebbe stata la prima cosa a saltare.

Tirò fuori un coltellino e lentamente individuando i bordi del piccolo cip esplosivo iniziò a tagliare.

-Dimmi se ti faccio male…-

-Non importa…- Strinse i denti per cercare di sopportare –Non c’è tempo per le premure fallo e basta-

-Tranquillo, ho quasi fatto…-

Vide nella carne quel piccolo oggetto lampeggiante, tirando fuori delle pinzette cercò di estrarlo facendo la massima attenzione.

-Ah…!-

-L’ho preso Ed tranquillo, è quasi finita…-

Era un momento di estrema tensione e precisione, quando finalmente con le pinzette riuscì a toglierlo mostrandolo al ragazzo.

-Ce l’hai fatta…-

-Ce l’abbiamo fatta…-

Sorrise sollevato, strappandosi la manica della camicia per legarla attorno al collo del biondo, in un tentativo di fermare il sangue.

-Non preoccuparti, in agenzia medicheranno il tutto…-

-Tienila sulla ferita senza fiatare…-

-Va bene, ora lascia quel piccolo bastardo e andiamo via-

Roy lasciò il cip a terra e insieme si avviarono verso l’uscita: Un buco nel soffitto che aveva creato pur di raggiungerlo.

Lì un elicottero li caricò allontanandosi.

Intanto per strada…

 

-Quel idiota! Mi ha mentito!-

Sbraitava Alphonse in preda alla rabbia.

-L’ha fatto per proteggervi-

Sentì una voce alle sue spalle: Il suo capo.

-Si però… adesso morirà lui, e ha anche chiuso le porte!-

-Non credo… sentiremo ancora parlare di lui-

Sorridendo, sollevato anche lui, alzò il mento del giovane Elric perché guardasse un elicottero che si allontanava, dell’agenzia nemica.

-Dice che è lì? Che stanno cercando un modo per salvarlo?-

-Edward è tutto fuorché prevedibile… ma non morirà, lo rivedrai-

-E allora perché non mi ha raggiunto qui?!-

-Per non essere arrestato… è scaltro dopotutto-

Insieme guardarono quell’elicottero allontanarsi, senza sapere chi fosse a bordo, poi però pochi secondi dopo la torre più alta di quell’istituto malvagio esplose e crollò sull’intera struttura che finì divorata dalle fiamme.

[Angolino Autrice]

Ta-daaan ^^ ecco la più folle autrice della storia xD che ve ne pare del chappy?? E' il mio preferito ùwù 

c'erano tante cose che avrei voluto fare, ma alla fine ho scelto questa.... nn so xke, mi ispirava di più xD 

Ringrazio chi mi ha recensito lo scorso chap :) spero che vi piaccia anche questo:

Melanie7997

 HaChiElriC


Ormai siamo agli sgoccioli :) penso che un ultimo capitolo come prologo ci stia ù.u
Fatemi sapere :) un bacione a tutti!!!!!

  
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