Il
volo della civetta bianca
Capitolo 3
La richiesta
d’aiuto
Massimo
abitava molto lontano dalla scuola. In una zona di periferia sperduta
tra le
strade piene di querce e cipressi. Le case in quella zona erano tutte
molto
grandi e a due piani, con il giardino sul retro. Le solite case
americane per
ricconi. Infatti Massimo stava molto bene economicamente, suo padre
insegnava
greco e latino all’università. Aveva anche scritto
qualche libro.
Rachele era
stata a casa di Massimo solo una volta, per il suo compleanno, quello
in
cui Daria aveva
fatto una torta
disgustosa. Si ricordava ben poco:
casa
sua era molto grande e moderna. Molte librerie sparse per la casa e
qualche
foto a grandezza naturale appese alle pereti.
Veronica
bussò al campanello. Rachele sperò per un secondo
che Angela e Massimo non
fossero in casa, ma il suo piccolo desidero non si avverò:
Quando il
ragazzo le
aprì la porta il suo cuore
mancò un battito e il gelo regnava nel suo corpo e nei suoi
pensieri. Le venne
voglia di scappare.
Massimo
esercitava una stana forza su di lei. La impauriva, ma allo stesso
tempo la
disgustava. E anche il ragazzo non simpatizzava molto per Rachele. Come
c’erano
arrivati ad odiarsi così tanto loro due? Per Daria. Massimo
non l’amava
veramente. I due ragazzi si conobbero nell’inverno del 2011 ,
in palestra.
Daria non aveva mai visto Massimo, invece lui la conosceva eccome. Per
Daria
l’incontro in palestra fu puramente casule, ma per Massimo
no. Pianificò ogni
dettaglio, ogni minuto, ogni secondo di quell’incontro. Per
via di una stupida,
stupidissima scommessa fatta con il suo gruppo di amici.
“Riuscire
a conquistare la ragazza più strana
di tutta la scuola”, questa era la scommessa che, purtroppo,
vinse Massimo.
Ricordando
quella scommessa si riaccese in lei l’odio per quel ragazzo
così bello, ma si
spense per via della paura che lui le suscitava. Non sapeva spiegarsi
il
perché, ma era così: Massimo le metteva paura.
Tanta paura.
<<
Volete
entrare? >> chiese Massimo stupito. Sicuramente lui non
sapeva nulla del
piano della madre.
Veronica
entrò con disinvoltura dirigendosi in cucina dove
c’era Angela. Rachele seguì
titubante la madre. Le tremavano i denti e non si sentiva le gambe.
Massimo si
appoggiò alla porta della cucina mentre
Rachele salutò Angela.
<<
Ragazzi
perché non andate in camera? >> disse Veronica.
“Nella
tana
del lupo?” pensò Rachele
Massimo si
diresse verso la sua camera al piano di sopra e Rachele lo
seguì ad almeno un
metro di distanza.
La stanza di
Massimo era priva di luce. Le persiane erano completamente calate
giù. Era una
camera molto pulita per essere di un ragazzo: il
letto era perfettamente rifatto, anche se con
un piumone nonostante il caldo d’Aprile. Appena Rachele entrò in quella
camera buia fu subito
attratta da una vasta libreria, che si notava benissimo
nell’oscurità per il
suo colore bianco acceso
<<
Scusa
per la luce... è che la mattina guardo sempre qualche film
in TV prima di
andare a scuola >> Disse il ragazzo mentre alzava le
persiane.
Appena ci fu
luce Rachele andò verso la libreria, piena di film
anziché libri come si era
aspettata.
C’erano
DVD
di tutti i generi, tutti in versione originale. C’erano
alcuni film che
conosceva benissimo e che le piacevano molto, altri che non sapeva
nemmeno
l’esistenza.
<<
E’
la mia piccola collezione personale >> disse Massimo
spavaldo
Rachele non
batté ciglio
<<
V-vuoi
vederne uno? >> chiese lui
<<
Dovrei
fare i compiti >>
<<
Ah...
va bene... cosa devi fare? >>
<<
Devo
imparare quattro pagine di storia >>
Massimo fece
una smorfia e poi squillò il telefono.
Prese
il cellulare, guardò il display, uscì
dalla stanza, chiuse la porta dietro le spalle e poi rispose.
Rachele si
sentiva una stupida stando in quella camera. Era costretta a
trascorrere un
pomeriggio insieme a una persona che non gradiva la sua compagnia e che
odiava
proprio il giorno che doveva fare meno compiti.
Frustrata
dalla programmazione del suo tempo libero guardò fuori dalla
finestra. La vista
non era un granché, si
vedeva solamente
il ramo di un albero pieno di fiori di pesco. Se Rachele fosse stata
una
ragazza romantica come Daria, oppure fissata con il paesaggio e la
natura
avrebbe gradito senz’altro quel piccolo panorama. Ma Rachele
non era nulla di
tutto questo, perciò per lei quello era solo uno stupido
ramo.
Fino a
quando su quel ramo si
posò il volatile
che la ragazza tanto conosceva.
La civetta
bianca la fissava con i suoi ammalianti occhi dorati. Rachele si
pietrificò
quando quella iniziò a stridere. Prima lievemente come un
sussurro.
Poi sempre
più forte. Rachele guardava il becco del volatile aprirsi
sempre più, provò
l’impulso di otturarsi le orecchie, ma rimase immobile. Anche
quando il
volatile smise di cantare.
La porta si
aprì all’improvviso. Rachele guardò la
civetta chiudere gli occhi – quasi in
segno di rassegnazione- e volare via prima di voltarsi.
Massimo
aveva ancora il cellulare in mano, poi lo posò sulla
scrivania dove c’era il
suo diario scolastico.
Rachele
guardò quei gesti stupita.
Era stata
l’unica a vederla?
<<
L’hai
vista anche tu? >> chiese la ragazza supplicando con gli
occhi una
risposta affermativa.
<<
Visto
cosa? >> disse
Massimo con gli
occhi incollati sul diario.
Rachele,
frustrata dalla risposta, emise un gemito.
<<
L-la
civetta. Su-sul ramo! E-era b-bianca >>
balbettò la ragazza indicando la
finestra.
Massimo
distolse gli occhi dal diario e inarcò un sopracciglio.
Guardò
fuori
dalla finestra: c’era solo un ramo vuoto.
Sbuffò
e poi
si rivolse a Rachele: << Non è il momento di
pensare agli uccelli. Mi ha
chiamato la madre di Daria >>
<<
Che
ha detto? >>
<<
Fanno
il funerale domani >>
Il cuore di
Rachele mancò un battito. Non era ancora pronta per quello.
***
Rachele e
Massimo andarono a riferire la notizia alle rispettive madri.
Veronica e
Angela decisero di non mandare i figli a scuola. Ma la ragazza decise
di fare
comunque le quattro pagine di storia. A Massimo disse che le faceva per
non
rimanere indietro, ma sapeva benissimo che quella era solo una scusa
per
perdere una mezz’oretta. Meno tempo passava con Massimo
meglio era.
Quattro
pagine di storia dopo...
<<
Bene abbiamo finito >> disse il ragazzo
che aveva ascoltato tutta la spiegazione fatta da Rachele
<<
Già... >> rispose lei chiudendo il libro
<< Allora... domani c’è il funerale
>>
Voleva
iniziare a parlare con lui, affinché la madre non
la portasse più lì. Affinché non
rivedesse più Massimo.
Il
ragazzo accennò un sorrise e poi si avvicinò a
Rachele.
<<
Mi credi stupido? >> le chiese
all’orecchio.
Rachele
ebbe l’impulso di svenire, ma rimase ferma sulla
sedia. Lentamente si voltò e lo guardò negli
occhi.
<<
So cosa ci fai qui >> disse Massimo con un
sorriso molto maligno.
Le
pulsavano le orecchie, il cuore le batteva a mille, i
denti tremavano freneticamente: era
stata scoperta.
<<
Non so di cosa stai parlando >> disse lei
neutra con un coraggio trovato chissà dove e che non sapeva
di avere.
<<
Mia madre ha chiamato la tua per farmi una
seduta, ma Veronica ha rifiutato. Ha preferito mandare la figlia
>> disse
lui spavaldo mentre si sedeva sul
letto.
Rachele
si girò e lo guardò di nuovo. Un po’ le
faceva
pena.
<<
I-io voglio aiutarti >>
<<
Non ho bisogno di aiuto >> fece Massimo
mentre si portava le mani sugli occhi.
Rachele
si avvicinò piano al letto. Si sedette vicino a
lui.
Guardò fuori dalla
finestra e capì.
Capì
tutto.
<<
Allora aiutami tu >> disse. << Ho
bisogno del tuo aiuto >>
Massimo
la guardò.
Quella
piccola figura esile non poteva essere un
pericolo. Poteva fidarsi di lei. E lei poteva fidarsi di lui.
Qualsiasi
cosa volesse.
***
Bianco.
Un enorme spazio
bianco l’accecava gli occhi.
Rachele
era distesa su un pavimento freddo e lucido
completamente bianco.
Si
alzò e iniziò a camminare.
Una
figura lontana avanzava verso di lei. Piano piano si
faceva più vicina.
Adesso
Daria era di fronte a lei e la sorrideva felice.
Anche
Rachele sorrise. Sembrava un angelo. Aveva un
vestito bianco lungo fino alle ginocchia con le maniche lunghissime e
larghe,
molto simili a quelle di una strega. I capelli erano sciolti e
sembravano anche
più chiari con tutto quel bianco.
<<
Daria... >> sussurrò Rachele.
<<
Ascoltami. Guardami. >>
disse Daria con un sorriso.
<<
Come? >>
Il sorriso era scomparso dal viso di Daria. I suoi occhi non guardavano
più
quelli di Rachele. Erano incollati su un punto fisso aldilà
delle spalle
dell’amica. Rachele si voltò e non vide niente, ma
quando girò di nuovo la
testa Daria non c’era più.
La
paura l’assalì. Ma quello era solo
l’inizio del suo
incubo.
Uno
stormo di avvoltoi la circondò. Non aveva idea di
quanti fossero Non riusciva a gridare talmente che era scioccata. Non
capiva
cosa le stesse succedendo. Sopra la sua testa volava la civetta bianca
e gli
avvoltoi sbattevano
le ali in un modo
spaventoso. Le piume nere cadevano sulla pelle di Rachele,
terrorizzandola
quasi fossero gocce di sangue.
Rachele
lanciò un grido. Cadde a terra sui ginocchi.
Vide
la civetta volare via prima di svegliarsi madida di sudore .
***
Questa
è una foto che ho modificato da sola per farvi vedere un
po’ la mia “civetta
bianca” <3.
L’angolo
della civetta:
1.
Graaaazie
di cuore a
tutte le persone che hanno recensito, non solo a lla mia storia ma
anche alle
mie poesie.
2.
Grazie
soprattutto a
Libera45 che l’ha indicata per le scelte <3
3.
Anche
se non
c’entra manca precisamente 1 ora al mio
compleanno <3 __ <3
4.
Pubblico
la storia a
mezzanotte perché non riuscirò a pubblicarla
domani: la mia professoressa di
greco mi vuole interrogare il 12 e voglio prepararmi bene, tanto non fa
niente.
Per me l’importante è che ci sia
l’aggiornamento l’11 aprile, perché
credo
moltissimo in questo numero <3
5.
Troppi
<3 eh?
6.
Recensite
mi raccomando!
7.
Buona
giornata/pomeriggio/sera/ a tutti e sogni
di platino se state per andare a dormire.