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Autore: MrStark    11/04/2012    0 recensioni
Durante la corsa che vede come traguardo l'Antartide per il raggiumento di Pandora, ci sono numerosi altri combattenti che si muovono secondo i loro fini per raggiungere questo obiettivo...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Venendo a conoscenza di Pandora grazie alla sua rete informativa, Lee decide prontamente di dirigersi in Antartide per ulteriori approfondimenti riguardo il misterioso oggetto.

Tuttavia, a causa della natura misteriosa di Pandora, Lee opta per non dirigersi in Antartide da solo. Facendo ritorno alla Violet Systems, si dirige nei magazzini per recuperare il secondo prototipo di Combot, creato in occasione del quarto Torneo del Pugno D’Acciaio.  

“Non posso di certo affidarmi ad una guardia del corpo qualsiasi per dirigermi in Antartide...quindi, chi meglio di una copia perfetta del mio raffinato stile di combattimento potrebbe accompagnarmi fin laggiù?”

Rimanendo in silenzio, Combot muove il primo passo seguendo il proprio creatore, avviando il protocollo di combattimento.

-

Malgrado Bison sia sceso in prima linea per raggiungere Pandora, ulteriori necessità lo spingono a mettere in campo altre pedine nella sua ricerca.

“Il tradimento di Cammy ha portato alla perdita delle nostre Dolls. Tutto ciò è inaccettabile!”

Tuonando attraverso lo schermo, Birdie concorda con il suo capo, mentre alle sue spalle giacciono le capsule distrutte all’interno delle quali erano rinchiuse Dolls, in uno stato di sonno criogenico.

“Non si preoccupi, capo. Abbiamo la situazione sotto controllo!”

“Silenzio! Porta con te Shadow...intercettate Lee Chaolan, figliastro del vecchio Mishima. Ha creato un robot che, replicato da S.I.N., potrebbe rivelarsi oltremodo utile. Ora vai!”

Riluttante, Birdie apre l’unica capsula rimasta intatta, e Shadow ne esce con espressione assente.

“Avanti, ragazzone...andiamo a recuperare questo robot!”


“Combot! Apri un canale di comunicazioni con il pilota!”, esclamò Lee sovrastando per un momento il fragore dei tuoni.
Dall’automa iniziarono a provenire diversi suoni meccanici, mentre questi si immobilizzò sul posto con le braccia rigide lungo i fianchi. Il suo creatore, cercando di schermarsi il viso dalla pioggia con la mano destra, lo osservò mentre aspettava qualche risposta dall’altro lato. Stavano aspettando un velivolo che li conducesse in Antartide: l’infiltrazione nell’edificio di proprietà della G-Corporation era stata piuttosto semplice, visto il risibile schieramento di forze disposte a difesa dello stabile. Una semplice tempesta non avrebbe ritardato i piani di Lee. La piattaforma per elicotteri davanti a loro attendeva l’arrivo del trasporto.
“Signor Chaolan! Le condizioni meteorologiche sono troppo avverse. Non possiamo atterrare!”, gracchiò improvvisamente una voce dall’altoparlante del robot.
“Cosa vi pago a fare? Vedete di muovervi, non possiamo posticipare ulteriormente la partenza!”, rispose lui con rabbia.
La comunicazione venne tuttavia interrotta bruscamente. Qualcosa colpì Combot alle spalle, facendolo cadere in avanti temporaneamente disattivato. Il fragore metallico venne sovrastato dall’ennesimo tuono.
La pioggia incessante batteva sul cappuccio dell’aggressore: questi era immobile, con l’avambraccio destro in avanti e le gambe leggermente divaricate. Alle sue spalle, dalla porta dell’ascensore, stava uscendo un secondo uomo, di carnagione scura e l’abbigliamento alquanto singolare. Al collo, portava una catena d’oro con appeso il nome “Birdie”.
“Combot! Rimettiti in piedi!”, urlò Lee, senza tuttavia riscontrare nel robot alcuna reazione.
L’ultimo arrivato scoppiò in una fragorosa risata.
“Ben fatto, Shadow! Vai pure a prendere quell’ammasso di rottami, così possiamo andarcene. Questa pioggia mi scombina i capelli...”, commentò con voce lamentosa, passandosi un pettine fra la cresta bionda che faceva capolino sulla sua testa tonda.
In un guizzo, l’uomo incappucciato compì un balzo che lo portò esattamente sopra a Lee, il quale in tutta risposta si preparò a saltare per intercettarlo. Nel mentre, l’elicottero si stava avvicinando alla piattaforma sul tetto.
“Cosa credete di fare?”, disse.
Con un urlo, eseguì il salto mortale che aveva imparato durante gli allenamenti con Paul Phoenix e Marshall Law, convinto di poter colpire l’attaccante durante la sua discesa. L’altro, tuttavia, eseguì un contrattacco alquanto singolare che spiazzò Lee: abbassò un calcio su di lui, producendo con questo movimento una lama di energia verdastra che causò al ragazzo una violenta caduta.
“Shadow, smetti di perdere tempo! Metti fuori gioco quel bamboccio e andiamocene!”, esclamò l’altro mentre si caricava in spalla il pesante corpo del robot, ancora inattivo.
Shadow atterrò di fronte a Lee, che rialzandosi approfittò per tentare un attacco a sorpresa con un pugno. L’attacco andò a vuoto, facendolo incespicare in avanti. Alle sue spalle, l’aggressore caricò un nuovo colpo simile a quello che aveva atterrato Combot.
Gli occhi del robot, improvvisamente, si riaccesero: da sopra le spalle del compagno di Shadow si liberò colpendolo alla schiena con entrambi i pugni, accorrendo in aiuto di Lee. Colpì l’altro aggressore con un calcio volante superando il proprio creatore con un balzo.
“Quella lattina si è riattivata!”, esclamò Birdie afferrando le catene che teneva come cintura ai pantaloni.
Roteandole con fare provocatorio, si avvicinò a Lee, che aveva recuperato l’equilibrio ed attendeva il primo colpo. Combot, alle sue spalle, stava rispondendo agli attacchi di Shadow con grazia e potenza.
“Io ti conosco...lavori per la Shadaloo!”, urlò il ragazzo puntando il dito contro Birdie, che in tutta risposta ghignò caricandolo poi con con una testata.
Lee lo evitò facendo una capriola all’indietro, trovandosi schiena contro schiena con il robot, che stava bloccando un calcio alto di Shadow.
“Combot, vedi di non deludermi...rispediamo questi topi di fogna da dove sono venuti!”
Il robot annuì, e così i due compagni diedero il via ad un contrattacco coordinato che, se fosse stato visto da occhi ignari, l’avrebbe scambiato per una danza ordinata e perfetta.
“Ti sistemo io!”, esclamò Birdie scorgendo un’apertura nella guardia di Lee.
Con un rapido movimento delle braccia, avvinghiò l’avversario con le sue catene, colpendolo con una serie di tre testate per poi liberarlo sull’ultima. Davanti a lui, con Combot a terra dopo uno sgambetto, Shadow lo attendeva: uno strano bagliore sembrò provenire da sotto il cappuccio.
Senza dire niente, iniziò a compiere rapide rotazioni su sé stesso rilasciando dagli avambracci lame di energia dello stesso colore verdastro, che all’impatto sembravano avvolgere Lee in una fiammata, per poi concludere con uno scoppio generato dall’impatto dei propri pugni l’uno contro l’altro. Al finire di questo assalto combinato, Lee venne sbalzato oltre Birdie, contro la porta dell’ascensore.
Combot, tuttavia, era ben lungi dall’essere sconfitto, e contrattaccò Shadow con una serie di rapidissimi calci portati con la sola gamba sinistra dalle caviglie al capo. Ogni colpo aveva come il suono di una frustata: al termine del contrattacco, Combot spedì Shadow addosso a Birdie colpendolo alla schiena con un ulteriore calcio rotante.
I due aggressori finirono a terra e Shadow perse il cappuccio che continuava a celarne il volto: sotto di esso, apparve un viso giovane, con lunghi capelli biondi ed un paio di occhiali da vista rettangolari. Birdie lo scansò bruscamente, rimettendosi in piedi e caricando Combot gridando di rabbia.
Il robot lo aspettava, ed avendo notato che Lee stava per accorrere in suo soccorso, lo intercettò mettendosi in posizione: gambe piegate, braccio destro ritratto, mentre con la mano sinistra invitava l’aggressore a farsi sotto.
Ad un attimo dall’essere colpito, Combot lo colse alla sprovvista con una spazzata bassa, seguita da un calcio diretto allo stomaco che fece volare Birdie indietro di diversi metri. Lì, Lee lo aspettava, e diede il via allo stesso attacco che il robot aveva usato contro Shadow poc’anzi, una serie di calci rapidissimi che lo spedirono a terra nuovamente.
Il compagno di Birdie, tuttavia, si stava rimettendo in piedi tenendosi premuta una mano sulla fronte e lasciando trasparire un dolore lancinante sul volto.
“Ne volete ancora?”, li canzonò il ragazzo, affiancandosi a Combot, che imitò specularmente la sua posa trionfale.
Birdie, malconcio e con un labbro sanguinante, si stava rimettendo in piedi, mentre sulla piattaforma stava atterrando l’elicottero che riportava il logo della Violet Systems.
“Shadow...maledizione...fai qualcosa!”, ringhiò, ma Shadow era prossimo ad un crollo.
“Ringraziate il vostro capo da parte mia...questo combattimento è stato un eccellente rodaggio per Combot! Addio, buffoni!”, e così dicendo, Lee salì sull’elicottero che partì poco dopo in direzione dell’Antartide.
Rimasti soli sul tetto dell’edificio, Birdie si alzò e, carico di rabbia, si avvicinò a Shadow per colpirlo. Rimase sorpreso nel vedere il suo pugno afferrato prima che potesse colpire alcunché.
“Missione...fallita...”, balbettò Shadow.
“Per colpa della tua incapacità! Dovrei buttarti da questo tetto seduta stante!”
“Buona...idea”, replicò l’altro.
Birdie venne colpito da una serie di salti mortali che lo fecero finire oltre il ciglio della piattaforma, ma venne afferrato da Shadow prima che potesse precipitare.
“Non ti lascerò andare. Così potrai andare a dire a Bison che Shadow non esiste più. Ora rimane solo il tenente Charlie Nash!”.

  
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