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Autore: greatlerons    06/11/2006    0 recensioni
Per tutti gli appassionati di calcio. Un giovane attaccante inglese viene catapultato in Germania ed al suo esordio in Bundesliga si trova subito di fronte al miglior portiere del mondo, Benji Price. Il suo sogno è quello, un giorno, di riuscire a batterlo. Ce la farà?
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
Cambio di modulo.


La settimana che conduceva l’Hannover alla sfida di Monaco di Baviera fu intensa e piena di lavoro. Matt si stava preparando a quella che probabilmente sarebbe stata la sua prima partita da titolare della stagione e non voleva deludere. Non riusciva però a smettere di pensare alla gara di Coppa dei Campioni a cui aveva assistito. Il Werder e il Barcellona avevano pareggiato per 2 a 2, con una doppietta del formidabile Karl-Heinz Schneider e un gol bellissimo da fuori area nel finale di partita di Oliver Hutton, rete da cineteca.
Ma c’era da pensare al Bayern, che veniva da una secca vittoria per 2-0 con l’Inter in Champions e non voleva perdere punti preziosi in classifica. Soprattutto c’era da pensare al suo portiere, Yury, che Zure avrebbe voluto battere. Dopotutto il suo sogno da quando era arrivato in Germania era quello di segnare un gol a Benjamin Price dell’Amburgo. Ma per riuscirci avrebbe prima dovuto dimostrare di saper battere gli altri due bravi portieri della Bundesliga, un gradino sotto Benji: Otto Heppner del Borussia Dortmund e appunto Thomas Yury del Bayern.
La partita tra Munchen e Hannover era in programma per sabato pomeriggio (uno degli anticipi della settima giornata, altre partite invece si giocavano come al solito alla domenica), nella calda ma ostile atmosfera dell’Allianz Arena.
Al termine della rifinitura di venerdì, con la squadra di Shnield già al completo in ritiro a Monaco, il mister convocò tutti i suoi giocatori negli spogliatoi per comunicare la formazione titolare.
-Ragazzi, da domani comincia per noi un nuovo campionato!- iniziò l’allenatore –Dopo la bella partita con l’Amburgo abbiamo capito che non ci possiamo accontentare della salvezza, e quindi proveremo a vincere anche contro una grande squadra!
I giocatori lo fissavano ascoltandolo in silenzio. Come previsto dopo i pareri espressi dal presidente, Denny Shnield aveva deciso di cambiare il modulo di gioco.
-Passeremo dal solito 4-4-1-1 a un più offensivo, ma sempre equilibrato 4-2-3-1. La scelta dei tre trequartisti dietro a un’unica punta mi è venuta in mente riflettendo accuratamente sulle vostre migliori caratteristiche.
Matt strinse il pugno con un pizzico di disapprovazione. Essendo lui non un trequartista ma un attaccante puro avrebbe preferito un modulo a due punte, per avere la certezza di essere titolare, invece era ormai sicuro che avrebbe giocato il più esperto Thorns e lui sarebbe entrato nel secondo tempo.
-Questa la formazione…
Silenzio rituale.
-In porta Patrick (Dresher)! La difesa a quattro sarà formata da due centrali, Timo (Kern) e Sven (Reumann), terzino destro giocherà Marcus (Ackermann), a sinistra invece Daniel (Schmidt)!
Il centrocampo era la parte più attesa, perché rappresentava la novità dopo il cambio di modulo.
-Giocheremo con due registi centrali più arretrati rispetto al solito, poiché invece quelli sulle fasce come già detto diventeranno dei trequartisti. A ricoprire il ruolo di regista saranno Lucas (Stone) e Frode (Hansen)! Davanti a loro e dietro all’unica punta, che sarà Micheal (Thorns), giocheranno Dario (Franceschini) a sinistra, Frank (Vettel) centrale, e Matt (Zure), a destra!
Matt credeva di non aver sentito bene –Come mister?
-Parti titolare, Zure!- ripetè con un sorriso il mister –Lo so che sei mancino e che hai sempre giocato da punta, ma voglio metterti a destra così potrai interagire spesso con Frank ed effettuare con lui diverse sovrapposizioni –spiegò accuratamente -Ho visto contro l’Amburgo che partivi spesso da destra tagliando al centro e in effetti ti mette meglio fare così sui lanci lunghi perché puoi girarti e concludere di sinistro di prima intenzione.
Matt quasi si inchinò davanti a Shnield –Non la deluderò, mister!

Teso per quella partita in cui avrebbe dovuto improvvisare la sua prima prestazione da titolare in un campionato così importante come la Bundesliga, Matt non riuscì quasi a chiudere occhio. Ma davanti ad un’occasione così, contro una squadra forte come il Bayern, non ci sarebbe comunque stato il rischio di addormentarsi in campo.
La mattinata del sabato volò e l’Hannover era già allo stadio di Monaco. Meno di mezz’ora al calcio d’inizio. Le squadre scesero in campo precedute dalla terna arbitrale. Il Munchen indossava una maglietta e i calzoncini color argento e tratti di rosso e nero, gli ospiti la solita divisa uniformemente rossa.
Il cronista della famosa rete televisiva tedesca annunciava le formazioni delle due squadre.

F..C. BAYERN MUNCHEN: 1 Yury; 3 Krug, 14 Wolf, 27 Davidson, 5 Alvarez; 7 Mendes, 18 Benitez, 8 Hartmann, 17 Scholz; 20 Weller, 9 Maciejewski. Allenatore Ryan Bailey.
HANNOVER 96: 1 Dresher, 2 Ackermann, 4 Kern, 5 Reumann, 15 Schmidt, 6 Hansen, 8 Stone; 19 Zure, 10 Vettel, 21 Franceschini; 9 Thorns. Allenatore Denny Shnield.

Ore 16,00.
Chiacchere a zero. Calcio d’inizio.
Hansen fu il primo a gestire il pallone, Franceschini scattò subito a sinistra. Servito. Con il modulo a tre trequartisti non si poteva far girare il pallone sulle fasce come con il centrocampo in linea, ma bisognava subito lanciare lungo a muoversi in velocità. Questo il capitano lo sapeva bene. I giocatori del Bayern, quasi sorpresi di questo atteggiamento così offensivo da parte degli ospiti, furono costretti subito ad indietreggiare. L’allenatore bavarese Bailey, inglese, nel frattempo fu stupito di vedere un giovanissimo connazionale come Matt Zure in campo dal primo minuto in Bundesliga. Non ne aveva mai sentito parlare.
Intanto spiovevano dalle fasce i cross per Thorns, anticipato dal bravo Davidson e da capitan Alvarez in due occasioni. Nel Munchen era da tenere d’occhio centrocampista cileno Benitez, sempre pungente con i suoi lanci e con un buon tiro da fuori, una sorta di Hansen del Bayern.
Proprio Benitez controllava in quel momento palla nel cerchio di centrocampo, scodellò a sinistra per Hartmann, e subito di prima al centro per il colpo di testa della torre Weller, che non impensierì l’attento Dresher. 3’ di gioco. 0 a 0, ancora nessun pallone per Zure sulla destra.
-Matt!- lo richiamò Stone da centrocampo mentre il portiere dell’Hannover si preparava per rinviare –Devi muoverti di più su quella fascia! Fatti vedere!
A centrocampo lotta dura, il Bayern con quattro giocatori in linea sembrava meglio disposto e inoltre aveva la bravura tecnica dalla sua parte, ma la grinta dell’Hannover dei primi minuti annullò la differenza. Finalmente Hansen rubò palla a Scholz, traversone immediato per Vettel, che improvvisamente si disinteressa del pallone spostandosi a destra. Davidson, che marcava il numero 10, fu ingannato dal suo movimento e così si aprirono gli spazi per la sovrapposizione di Zure al centro, che ricevette palla e puntò la porta. Conclusione secca di sinistro, rimpallata dalla schiena di Alvarez. I padroni di casa spazzano l’area, occasione sfumata, ma vivi furono i complimenti di Shnield a Vettel e Zure. Era quello il tipo di gioco imprevedibile che intendeva. Sul successivo lancio di Hansen, il difensore Davidson, sempre in stretta marcatura su Vettel, memore dell’azione precedente si spostò istintivamente verso Matt. Questa volta però a tagliare al centro fu Dario Franceschini dalla parte opposta, causando ancora una volta scompiglio tra gli avversari. Alvarez fu costretto ad uscire in scivolata su Dario, che un attimo prima però aveva servito sul destro di Thorns un assist perfetto. Thorns sfuggì al controllo di Krug, gran diagonale, che sfiorò il palo. Al 15’ del primo tempo il risultato non si era ancora sbloccato, ma il dominio assoluto dell’Hannover aveva già ammutolito l’Allianz Arena.
-Ma come diavolo stanno giocando?- domandò il capitano dei bavaresi Benitez, al compagno al suo fianco –Fino alla partita scorsa si coprivano e basta!
-EHI, NON STIAMO A GUARDARE! IMPOSTIAMO NOI IL GIOCO!- urlò dalla panchina il mister del Bayern.
Il Monaco provò allora a spingere di più sulle fasce, per costringere almeno uno dei tre trequartisti avversari a tornare ogni volta. Sulla destra però Mendez non saltava quasi mai il giovane Daniel Schmidt (21 anni) e quindi Franceschini raramente dovette dargli una mano. Dall’altra parte Hartmann non sembrava in giornata e Stone, quel giorno regista ma abitualmente esterno destro, gli chiudeva lo spazio con facilità. E così le ripartenze degli ospiti piombavano inesorabili sulla difesa avversaria: Vettel per una volta rinunciò alla sovrapposizione e si rese pericoloso in prima persona, Thorns gli venne incontro per ricevere il passaggio, e nel frattempo Zure da destra tagliò nuovamente al centro, questa volta in area, da prima punta. Frank fu lesto a servirgli il pallone morbido prima che il Bayern potesse far scattare il fuorigioco, Matt aspettò che la palla arrivasse precisa sul sinistro per incrociarla di prima sul palo più lontano.
Colpì al volo, senza pensarci due volte. Yury intuì da sul suo sguardo la direzione del tiro, e fu pronto con un tuffo da vero felino, respingendo in corner e negandogli la gioia della prima rete in Bundesliga. Matt si mise le mani nei capelli, non capacitandosi del miracolo che aveva appena compiuto il portiere bavarese. Ma nel frattempo l’Hannover aveva creato la sua seconda limpida palla-gol della partita.
Era anche grande sfida di nervi, tra i due allenatori. “Se non fai qualcosa prima o poi segniamo!” pensò Shnield fissando il collega avversario.
Bailey continuava da parte sua a incitare i propri giocatori e a predicare attenzione, ma dentro di sé non sembrava minimamente preoccupato “Ci basterà contenere e lasciarli sfogare come abbiamo fatto mercoledì contro l’Inter! Prima o poi il loro ritmo dovrà calare e coglieremo l’occasione giusta in contropiede!”
Si avvicinava la mezz’ora del primo tempo. I padroni di casa quando entravano in possesso di palla la gestivano bene, ma erano lenti e macchinosi nell’inventare una manovra offensiva, e l’Hannover non aveva corso fino a quel momento un solo pericolo. Al 30’ la prima vera mossa dell’allenatore del Bayern. Benitez arretrato davanti alla difesa, Weller spostato a centrocampo, per un modulo che passava da un semplice 4-4-2 a un insolito 4-1-4-1. -Questa sì che è bella!- commentava il telecronista –Adesso il Bayern sembra quasi voler proteggere lo 0 a 0!
“Ma che diavolo fanno?” si domandava curioso Shnield. Doveva esserci una contromossa nascosta in quella scelta tattica. Il Bayern non era certo una formazione che si difende quando gioca contro un avversario di centro-classifica, e per di più in casa.
E così erano ancora gli ospiti a fare la partita, con Yury miracoloso su Thorns al 34’ e ancora su Zure al 37’. Il giovane inglese ci aveva provato di testa su calcio di punizione di Hansen, ma la sua deviazione aveva trovato pronto il portiere ad alzare in angolo. Il Bayern rispose due minuti più tardi, con una conclusione da fuori di Benitez che Dresher parò in due tempi. Poca cosa. Il pubblico iniziava a rumoreggiare.
Al 42’ Ackermann, terzino destro dell’Hannover, rubò palla ad Hartmann che si stava avvicinando all’area di rigore.
Avendo un centrocampo più fitto, il Bayern poteva ora sfruttare un maggior pressing sui difensori. Un pressing che ebbe successo, poiché Marcus avanzò di qualche metro, poi pressato, sbagliò malamente il passaggio. Benitez si avventò come un avvoltoio sulla palla, mentre Weller tagliava a sinistra per occupare lo spazio lasciato libero da Ackermann. Splendido fu il servizio di Benitez per il compagno, che stoppò e guardò al centro. Essendo Ackermann tagliato fuori, toccò a Reumann occuparsi di Weller, il quale furbescamente attese l’arrivo dell’avversario per poi pennellare al centro.
Il numero 9, il polacco Macejewski, era marcato solo da Kern, ma poteva sfruttare a suo vantaggio i centimetri di altezza sul cross alto del compagno. Kern non potè far niente per impedire la conclusione a rete di testa, per altro da distanza ravvicinata, e Dresher si ritrovò sorpreso senza riuscire a coprire adeguatamente lo specchio della porta. La sfera si insaccò impietosamente sul secondo palo, facendo esplodere lo stadio. Come una beffa, Bayern in vantaggio.
“Lo sapevo che con un centrocampo ben organizzato prima o poi saremmo stati noi a colpirli” sorrise Bailey, il mister del Bayern “bastava solo sfruttare la prima occasione, ora possiamo tornare al 4-4-2, in contropiede saremo più velenosi!”
“Non meritiamo la sconfitta!” commentava tra sé e sé Denny Shnield, “Abbiamo dominato e quindi continueremo con questo modulo!”
“Yury mi ha negato la rete per due volte” pensò Matt “ma ora basta devo fare goal!”


[TO BE CONTINUED… Bayern Munchen 1 – 0 Hannover ‘96]
  
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