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Autore: greatlerons    03/11/2006    1 recensioni
Per tutti gli appassionati di calcio. Un giovane attaccante inglese viene catapultato in Germania ed al suo esordio in Bundesliga si trova subito di fronte al miglior portiere del mondo, Benji Price. Il suo sogno è quello, un giorno, di riuscire a batterlo. Ce la farà?
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Grandi campioni.


Mentre sul maxischermo del Hannover Stadium scorreva la classifica della Bundesliga, con l’Hamburger SV provvisoriamente solo al comando in attesa del posticipo Werder Bremen - Bayern Leverkusen, negli spogliatoi dei Rot era cupa l’atmosfera dopo la sconfitta. A termine delle interviste da parte della stampa, l’allenatore Shnield aveva ricevuto una improvvisa convocazione da parte del presidente della società.
-Il presidente non tollera il modo in cui arrivano certe sconfitte!- commentò Hansen uscendo dallo spogliatoio assieme a Zure, cercando di spiegare la situazione al nuovo arrivato –Ma ciò non toglie che oggi abbiamo giocato bene! Tu, a proposito: quella traversa di ha impedito di segnare a Benji Price! Lo avevi quasi fregato!
Matt sorrise appena.
L’Hannover aveva subito la seconda sconfitta in sei partite, la prima in casa. Era stato un inizio di campionato perfettamente in media per una formazione di centro-classifica. Due vittorie, due pari, due perse, anche se ancora nessun successo davanti al proprio pubblico, fatto che la critica aveva fatto pesare sulla squadra di Shnield.
Dresher e compagni fecero ritorno a casa senza l’allenatore. Matt Zure risiedeva in un modesto albergo vicino allo stadio, dove condivideva una stanza con il capitano Frode Hansen (28 anni) e Dario Franceschini (25), che anche loro provenienti dall’estero non avevano cercato una sistemazione fissa ma si erano accontentati di quel piccolo hotel, le cui spese venivano ovviamente pagate dalla squadra. Matt, 20 anni, per quattro mattine alla settimana frequentava una scuola universitaria inglese nelle vicinanze, per poi dedicarsi ai normali allenamenti nel pomeriggio.
Hansen e Franceschini erano stati senza dubbio i compagni con cui aveva subito legato di più, e ora che finalmente anche lui era sceso in campo, potevano dedicarsi tutti e tre a un vero e proprio commento della partita. Dario e Matt ne stavano già parlando da un po’, quando Hansen, che era stato richiamato al telefono non poco tempo prima, entrò in camera sorridente.
-Lunga questa telefonata!- esclamò Dario –Facevi prima ad andare direttamente in Norvegia dalla tua ragazza e poi tornare indietro!
-Scemo! Era il mister!- gli fu risposto –Ha parlato con il presidente e mi ha dato due notizie da riferirvi!
-L’hanno cacciato?- domandò allora Matt che credeva di aver intuito.
-No no, tranquilli!- disse invece Frode – Il presidente crede che nonostante la battuta d’arresto, la squadra abbia giocato bene e creato diverse occasioni da gol. Proprio per questo ritiene che sia d’obbligo d’ora in poi osare qualcosina di più rispetto all’attuale 4-4-1-1. Ha preteso dal mister di affrontare già la prossima partita con una formazione più offensiva, altrimenti lo manderà via.
-La prossima partita???- Dario restò allibito –Ma giochiamo fuori casa col Bayern!
Dario e Frode si guardarono come se ritenessero una pazzia la decisione del amministratore della società. L’F.C. Bayern Munchen era assieme all’Hamburger SV e al Werder Bremen una delle migliori squadre della Bundesliga, sicuramente la più titolata.
-Beh, ragazzi, non vogliatemene, ma io sono d’accordo con il presidente!- intervenne Zure.
-Sei diventato matto anche tu?- gli chiese allora Dario –O forse ce l’hai con Shnield perché ti ha utilizzato poco in questo inizio di stagione?
-Ma che c’entra!- esclamò scuotendo la testa il giovane inglese –Secondo me entriamo sempre in campo con uno spirito diverso a seconda dell’avversario che abbiamo davanti! Invece bisogna giocare sempre per vincere! E quindi condivido questa scelta non difensivistica!
Hansen alzò il pollice. Il ragionamento di Matt in effetti non faceva una piega. Giocando sempre troppo coperti difficilmente si può puntare alle zone celebri della classifica. Bisogna anche rischiare qualcosa ogni tanto.
-A proposito!- riprese il capitano –La seconda notizia è per te, Matt!
-Per me?- Zure non comprese subito.
-Già! Mi è stato riferito che è saltata la trattativa per il tuo prestito al Freiburg, il nostro presidente non vuole che tu sia ceduto! – gli disse Hansen –Contento di restare con noi anziché tornare in Serie B?
Non rispose subito, poi disse con noncuranza –Sarà per l’infortunio di Thorns! Non hanno altri attaccanti a parte me e Frank!
-Ti sbagli- ribattè il norvegese –L’infortunio di Thorns è meno grave del previsto e potrà giocare già contro il Bayern! Resti qui perché c’è estrema fiducia nelle tue possibilità!
La notizia aveva lasciato il ragazzo senza parole, fino a pochi giorni prima anche lui riflettendoci aveva pensato che era meglio per lui giocare in un team minore piuttosto che restare dove non poteva avere spazio per maturare. Gli era successo già in Inghilterra. Ora poteva finalmente dimostrare il suo valore in un “campionato che contava”.
Immediatamente fu distolto dai suoi pensieri perché i suoi due compagni lo aggredirono iniziando a grattargli la testa, in segno di festeggiamento per il mancato trasferimento.

La serata passò noiosa davanti alla televisione, e quando mancava poco alle 23, Zure cambiò canale passando alle notizie sportive. C’era una rubrica che parlava esclusivamente della Bundesliga.
“Nel posticipo di questa sera conclusosi da poco, il Werder Brema ha sconfitto il Bayer Leverkusen per 3 a 2. Straordinaria la prestazione del cannoniere del Werder, Karl-Heinz Schneider, che entrato dalla panchina, con una tripletta e un gol fenomenale ha ribaltato lo 0-2 del primo tempo!”
Grazie al successo sul Leverkusen, il Werder balzava in testa alla classifica con 16 punti in 6 partite, davanti all’Amburgo (14 punti) al Bayern (12 punti) e al Borussia Dortmund (11 punti). L’Hannover veleggiava a centro gruppo con 8 punti, tre in meno del Dortmund, ma solo tre in più della zona salvezza.
-Karl Heinz Schneider!- ripetè Hansen a occhi sgranati –Quello sì che è un vero fenomeno!
-Uno dei migliori giocatori professionisti!- sottolineò Franceschini –In tutto il mondo si sente parlare di lui!
-Già! E’ davvero grande!- esclamò Zure –Non ho capito perché il mister lo abbia addirittura tenuto tra le riserve nel primo tempo!
-Si vede che non voleva farlo stancare!- spiegò Dario –Mercoledì c’è la Champions League! Il Werder Brema di Schneider contro il Barcellona di Oliver Hutton!
-Ragazzi! Che partita magnifica! Già me la immagino!- Hansen era in delirio –Non dobbiamo perderla! Andremo allo stadio a vederla!

E infatti il mercoledì successivo tutto l’Hannover 96 era in trasferta a Brema per seguire l’incontro europeo tra Werder e Barcellona. Il biondo cannoniere tedesco contro il fantasista giapponese Oliver Hutton, detto Holly. I due giovani (23 anni) più conosciuti a livello internazionale si mettevano a confronto in una sfida infuocata. In tribuna, accanto a Matt e compagni mancava l’allenatore Shnield, che si era recato invece a Milano per seguire il match tra Internazionale e Bayern Monaco e conoscere meglio i prossimi avversari alle prese con una grande squadra italiana. Bayern, Werder e Amburgo erano le tre squadre tedesche militanti nella Champions League in quella stagione.
Alle 20.45 in punto, la partita di Brema ebbe inizio.
Squadre contratte, che si studiavano. Zure era esaltato per vedere questo bel confronto non solo tra due grandi squadre europee, ma anche tra due nazioni e due diverse filosofie di gioco. Il calcio tedesco a suo parere era più tattico e duro, molto simile a quello italiano, mentre quello spagnolo era basato di più sulla velocità, come era abituato anche lui a giocare in Inghilterra. La tattica del Werder convergeva senza dubbio sulla potenza fisica e atletica di Schneider, quella del Barça sui lanci precisi di Hutton.
-Un giorno anche io giocherò in Champions League e potrò confrontarmi con te, Oliver Hutton!- pensò Zure ad alta voce. Non era proibito sognare e lui lo faceva spesso. Anche lì, stretto in tribuna, muoveva velocemente tra i piedi un pallone.
Lancio lungo sulla destra. Il numero 7 del Werder aveva anticipato il terzino e aveva crossato al centro. Colpo di testa di Schneider! Rete!
Karl Heinz Schneider era andato a segno con una perfetta incornata che non aveva lasciato scampo al portiere spagnolo. Splendidi lo stacco e la scelta di tempo. Il pubblico applaudiva ammirato.
-Quando Schneider segna in casa è spettacolo non solo sul campo, ma anche in tribuna!- esclamò Daniel Schmidt, difensore e compagno di squadra di Zure.
Al 27’ del primo tempo il Werder conduceva quindi per 1 a 0 sul Barcellona. I blaugrana tentarono subito di reagire, gli arancioverdi contenevano. Sulla fascia sinistra avanzava l’uruguaiano Dos Santos, poi in orizzontale ecco il servizio per Hutton. Oliver riuscì facilmente a liberarsi del suo marcatore e si ritrovò al limite dell’area di rigore.
Mentre un altro difensore tedesco interveniva in scivolata su di lui, Hutton con un pallonetto morbido lo aveva scavalcato. Al centro c’era l’attaccante Fernando Vidal che colpì di testa, mettendo però fuori di poco.
-Peccato! Un ottima occasione!- disse Thorns.
-Grande giocata di Hutton!- gli fece eco Frode Hansen.
Si seguivano continui capovolgimenti di fronte. Al 40’ Schneider faceva tremare la traversa con un destro potentissimo, ancora immobile il portiere avversario. 3’ più tardi Hutton aveva invece dribblato in serie due giocatori del Werder, pennellata al centro ancora per Vidal che questa volta trovava l’angolo giusto. Lo stadio si ammutolì per qualche secondo. Le due squadre andavano a riposo sull’1-1.
Era stupendo vedere giocare Hutton e Schneider, spiccavano i loro numeri di alta classe facendo calare un velo d’ombra sui 20 restanti giocatori in campo.
13’ della ripresa. Schneider ricevette spalle alla porta e voltandosi si trovò di fronte proprio Hutton. Sarebbe stato uno scontro decisivo questo tra i due numeri 10.
L’attaccante del Werder tentò prima una finta a sinistra, poi una a destra, ma Holly rimase concentrato sulla palla senza cadere in errore. Quindi l’intervento decisivo in tackle del centrocampista nipponico lasciò stupito Karl.
Per la prima volta in quella partita il capitano casalingo aveva perso palla. Non ci fu tempo però per inchinarsi di fronte alla bravura di Hutton perché il pallone rilanciato era finito in una zona dove non c’erano calciatori spagnoli e la sfera era stata così rilanciata di nuovo in avanti verso l’area del Barcellona.
Questa volta Schneider fece prevalere le sue doti fisiche e superò il rivale in velocità, giungendo per primo sul pallone e pronto per calciare il porta. Nonostante la pressione di Hutton, il tiro del cannoniere fu preciso come sempre.
Imprendibile.
La rete si gonfiò per la seconda volta alle spalle del portiere blaugrana. Il Brema era tornato in vantaggio. Mentre i suoi compagni applaudivano Schneider, Zure rimase fermo a riflettere su come avrebbe mai potuto raggiungere o solamente avvicinarsi al livello calcistico dei due ragazzi che fino a quel momento lo avevano estasiato.
  
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