Scena Quinta: III Atto.
Piango
così forte che non sento nemmeno bussare alla porta che si apre con velocità
facendo apparire quell’uomo.
<<
Perché piangi? >>
<<
Non ricordo! >>
È
stupito ma mi circonda subito in un abbraccio accarezzandomi la base del collo,
che comincia a bruciare, e la scapola destra, anch’essa arde. Piango più forte
sentendomi stordita da quel contatto.
<<
Non mi ricordo di te! Non ricordo cosa ci leghi; non ricordo nulla della mia
vita passata a Milano; nulla di questi ultimi mesi. Voglio sapere se quello che
manca è collegato a te! >>
Scoppio
a piangere più forte stringendo convulsamente la maglietta di cotone
sforzandomi di rimanere lucida per ottenere una risposta. Quello che riesco a
fare è procurarmi solo un mal di testa allucinante che mi fa girare la testa.
<<
Elisa... io... >>
Mi
tiene stretta, adesso, bloccandomi tra il muro alle spalle e il suo corpo
mentre il suo viso è a qualche centimetro dal mio. Fremo. Fremo sentendo il suo
respiro accelerato sferzare contro il mio irregolare.
Guardo per un attimo le sue labbra schiuse
avendo voglia di... divorarle. Ho
anche una strana e sconcertante voglia...
<<
Intanto... >>
Dice
in un modo, ai miei occhi, sensuale.
<<
Calmati... respiri profondi, Elisa. >>
Questa
scena...
Mossa
da non cosa mi alzo appena sulle punte premendo le labbra sulla sua fronte e
stringendomi a lui il più possibile, dopo, il buio mi accoglie per la seconda
volta in poco tempo
facendomi
cadere in avanti fino a scontrarmi con qualcosa di caldo all’altezza delle
labbra.
Certo
che è strano il semplice fatto che io non riesca a ricordare nulla di lui. Eppure provo un sentimento intenso
che mi graffia il petto e il cuore premendo per poter uscire. Fa male e bene
contemporaneamente. Ah! Un ricordo, fugace ma sono convinta che sia un ricordo:
sono
su un autobus, non ricordo il numero, e sto piangendo.
Perché
piango?
Sto
parlando al telefono con qualcuno, sicuramente Sam. Sono convinta: sto parlando
al telefono con Sam per parlare di un certo... “fratellone”? Possibile?