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Autore: Ami For a Dream    12/04/2012    2 recensioni
Scuoiata viva, lacerata cosparse le sue ceneri, seppellito il suo cuore.
Sorgo sopra, alto sopra e vedo..
Prega il tuo dio, apri il tuo cuore. Qualunque cosa tu faccia, non aver paura dell'oscurità... copri i tuoi occhi, il diavolo dentro.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Ho notato che l’header non si vede, grazie Strix per avermelo detto! >_<
Non so come mai ci sia quel brutto coso di TinyPic al posto del mio caro Header, per cui ho impiegato due ore per farlo. Questa volta ci riprovo e speriamo bene…

 

Buona lettura, ci vediamo in fondo.

 

Night of the Hunter

Chapter II

 

 

« Ti aspetto in sala » George mi precede, mentre finisco di sistemare i capelli in una coda.

« Ti raggiungo subito George » dico frettolosamente.

Alla fine ieri sono riuscita bene o male a passarla liscia, tra una chiacchiera e l’altra abbiamo fatto tardi così se ne sono andati tutti, senza che Jared o Shannon abbiano avuto modo di farmi il terzo grado.

In realtà non so proprio cosa aspettarmi da Jared, capirlo è un po’ difficoltoso, non si riesce mai a comprendere o intuire bene cosa gli passi per la testa.

Scuoto la testa cercando di scacciare questi pensieri, ho di fronte a me una lunga serata di lavoro e l’ultima cosa di cui ho bisogno è di pensare a lui.

Devo gettarmi nel lavoro, in questo modo le cose andranno lisce come l’olio.

Un’ultima occhiata allo specchio dello spogliatoio, per accertarmi che sia tutto in ordine e faccio il mio ingresso nella sala, la quale deve essere sistemata prima dell’apertura per la cena. Questo è un grande ristorante di lusso e molto rinomato di Los Angeles, la clientela abituale è tutta di alta classe e persone famose; insomma per dirla breve una persona come me, non si potrebbe permettere di mangiare qui.

Però mi piace come lavoro, anche perché la paga è ottima e non posso lamentarmi. Ormai sono ben dieci anni che lavoro qui, il padrone del ristorante si può definire mio amico e nel corso del tempo mi ha dato molte responsabilità. Come quella di addestrare i nuovi arrivati per esempio, o quella di dover riprendere il personale se non si dovesse comportare adeguatamente; questo lato del mio lavoro non mi alletta moltissimo, perché sono di indole pacifica, ma aimè non posso tirarmi indietro dal farlo.

La moquette dai disegni dorati attutisce i miei passi, adoro questo rumore, come quello delle posate, dei piatti e dei bicchieri che vengono posizionati al loro posto. La grande vetrata che da su un giardino privato interno fa entrare ancora la luce del sole, quando essa sarà calata i grandi lampadari formati da piccole gocce di cristallo illumineranno questo posto.

Sistemo la tovaglia bianca in modo che non abbia la minima piega, sopra ci adagio tutto il necessario per permettere la consumazione della cena a due persone; questo tavolo è appartato, uno di quelli che la clientela prenota per avere più riservatezza. Ce ne sono molti di tavoli simili nel locale, oltre ai tavoli centrali sempre ben separati l’uni dagli altri.

« Tieni Kate » Carla mi porge un vaso di cristallo, con al suo interno posizionate delle rose rosse, così belle che ne resto incantata.

« Come mai delle rose? » chiedo, in genere non sono cose che usiamo fare.

« Richiesta specifica del cliente » mi dice sorridente « Sarà una cena speciale, forse »

« Beata lei allora! » rido mentre posiziono il vaso al centro del tavolo.

« E’ meglio che ci sbrighiamo, altrimenti questa sera va a finire che ci sgridano » con il capo indica Tomas, il padrone del locale.

Sorrido in sua direzione e come tutto era iniziato, tutto svanisce in un istante, facendo piombare di nuovo il ristorante nel più assoluto silenzio, tranne i tipici rumori che tanto amo.

 

« Kate » mi volto verso Tomas, il quale mi indica di seguirlo nello studio.

Poso i bicchieri che avevo in mano e lo raggiungo velocemente, appena entrata nella grande stanza chiudo la porta alle spalle.

« sì? » chiedo.

« Questa sera un nostro cliente importante ha richiesto di essere servito da te, mi raccomando Kate seguilo a dovere, Roger ti dirà di quale tavolo si tratta »

« Perfetto, allora vado subito da lui e mi faccio dire il numero, è tutto? »

« Sì, puoi andare grazie » mi sorride.

Gli sorrido a mia volta prima di voltarmi e raggiungere la porta, poso la mano sulla maniglia però mi blocco prima di abbassarla in modo da aprirla.

« Scusa se te lo chiedo… » mi volto verso di lui, vorrei far finta di nulla, ma proprio non riesco a farlo.

« Dimmi pure Kate »

« Tuo padre come sta? » qualche mese fa gli hanno diagnosticato il morbo di Alzheimer .

Per un secondo i suoi occhi neri si abbassano sulle carte che ha poggiate sulla scrivania, ma subito ritornano a posarsi nei miei. Non gli piace apparire debole, nemmeno di fronte a me che lo conosco da tanto tempo; mi dispiace metterlo in questa situazione, ma ci tengo veramente a sapere come stia.

Conosco anche lui bene ed è una persona estremamente gentile e delicata, anche se l’impero che ora manda avanti Tomas è tutta opera sua, è stato geniale in gioventù ed ora si vedono i risultati di un duro lavoro.

« Per il momento bene » si alza e si avvicina a me, talmente tanto che riesco a sentire l’odore del profumo che indossa.

« Capisco » qualcosa mi inebria il cervello, ma non riesco a capire bene di cosa si tratti.

« Ha iniziato la cura con le medicine, i medici dicono che la malattia è ai primi stadi, quindi ci sono speranze che possa andare bene, non guarire ma almeno mandarla alle lunghe e tenerla sotto stretto controllo.. » la sua voce è sicura, il tono lento e cadenzato, mi rilassa.

« Sono felice di questo Tomas, almeno una buona notizia in questa brutta situazione »

« Grazie,  mi ha fatto piacere che tu me l’abbia chiesto »

« Veramente avrei voluto chiedertelo già da un po’, solo che mi sembrava di essere invadente » ammetto con un po’d’imbarazzo.

« Invadente? Ma che ti dice questa testolina? Ci conosciamo da così tanto tempo, che non dovresti pensarle certe cose.. » mi abbraccia stretta ed io ricambio.

« Hai ragione, scusa » sussurro.

Qualche istante dopo lui mi lascia andare ed io mi volto verso la porta, questa volta uscendo sul serio richiudendola alle mie spalle.

Ho ancora il suo profumo addosso e spero che nessuno se ne accorga, perché potrebbero pensare male di noi due e non voglio assolutamente che accada. Siamo solamente amici, non c’è stato mai nulla di più e non sarebbe carino che qualcuno pensasse che me la intendo con il capo.

Prendo un gran respiro, scacciando l’ansia che troppo facilmente riesce a prendere le redini e a condurre i giochi in questo periodo.

In breve raggiungo il caposala, colui che accoglie gli ospiti quando arrivano e che controlla che tutto vada per il verso giusto.

« Roger perdonami » dico avvicinandomi a lui.

« Dimmi tutto Kate » resto sempre affascinata da lui, non è bello anche perché ha sessant’anni, quindi per me è eccessivamente grande, però quella sua elegante barba bianca, i capelli dello stesso colore sempre in ordine e la divisa lo fanno sembrare un uomo in carriera; mi ricorda moltissimo Sean Connery.

« Mi è stato riferito che un cliente ha chiesto di essere servito solo da me, puoi dirmi gentilmente di che tavolo si tratta? »

« ma certo subito, è quello del cinquantasei, ha richiesto delle rose rosse e te » mi sorride.

« Ah, ok..ho capito di quale tavolo si tratta, grazie »

« Di nulla Kate »

 

La serata sta procedendo a gonfie vele, c’è il pienone e ad appena le dieci di sera sono già stanca e avrò servito qualcosa come duecento pietanze. Tra l’altro devo andare in bagno, altrimenti rischio di farmi la pipì addosso.

Mi avvicino a una mia collega e subito lei mi guarda « Vado al bagno » l’avverto.

« Ok, tranquilla, dopo ci vado io » ride, oggi è una di quelle serate che è difficile anche fare una cosa semplice come questa.

« Va bene » rido di rimando.

Finalmente riesco a raggiungere l’agoniato bagno, ma appena mi alzo la gonna e scendo le calze, qualcuno mi chiama a gran voce.

« Kate! È arrivato il tuo tavolo! »

Impreco silenziosamente alzando gli occhi al cielo, non c’è tregua oggi.

« Arrivo subito! » in un batter d’occhio faccio ciò che devo e mi ricompongo, mi lavo le mani prima di tornare in sala.

Passo vicino a Roger, il quale mi dona un’occhiata di traverso, ti prego non ti ci mettere anche tu.

A passo svelto raggiungo il tavolo del cliente e appena riesco a scorgere di chi si tratta, mi arresto all’istante.

Jared.

E non è da solo, ma è con Carol; che serata di merda.

Tiro gli angoli della giacca nera, in modo da stenderne il tessuto così come con il colletto bianco della camicia e mi dirigo verso di loro.

« Buonasera » dico attirando la loro attenzione, tropo presi l’uno dall’altra per accorgersi di me, classico direi.

« Ciao » il sorriso di Jared.

« Ciao » la smorfia di Carol.

Odio trovarmi in queste situazioni, dove il lavoro e la mia posizione mi costringono a dovermi comportare servizievolmente con tutti.

Porgo loro i menu che prontamente afferrano ed aprono davanti ai loro occhi, mentre Carol è persa tra le righe con le possibili pietanze da ordinare, Jared mi guarda di nuovo.

« Come va? » mi chiede con tono basso.

Sorrido « Bene, un po’ stanca per il pienone ma non mi lamento »

Sorride a sua volta, prima di guardare di nuovo il menù.

« Vi occorre altro tempo, o siete pronti per ordinare? » chiedo.

« Puoi lasciarci soli per un po’? così decidiamo » ecco che vorrei prendere quel collo da gallina secca e stringerlo fino a soffocarla.

« Certo » dico, voltando loro le spalle e allontanandomi in tutta fretta.

La odio, più di qualsiasi cosa o persona esistente al mondo e odio Jared, perché si è innamorato di lei. Mi chiedo se lo faccia di proposito, o se davvero lui non ha capito nulla sul mio cambiamento nei suoi confronti, vorrei non dovermi più avvicinare a quel tavolo, ma invece dovrò servirli in modo attento e curato per tutta la durata del loro pasto; almeno che non voglia perdere il mio prezioso lavoro.

Aspetto almeno una decina di minuti, intenta e indaffarata a servire gli altri clienti, prima di avvicinarmi di nuovo al tavolo maledetto.

« I Signori sono pronti? » chiedo cordiale, cercando di ignorare Carol.

« C’è proprio bisogno? » sussurra Jared sorridendo.

« Sì » la mia risposta secca, devo comportarmi come se di fronte a me ci fosse un qualsiasi cliente e non, un mio amico di vecchia data.

« Ok, allora siamo pronti per ordinare » dice senza smettere di sorridere.

Afferro il taccuino e la penna, poggiando la punta di essa sul primo foglio libero.

« Posso consigliare il piatto del giorno? » chiedo.

« Certo »

« Filetto d’anatra con scaglie di tartufo e scorza d’arancia » sorrido mentre consiglio, un piatto che so Jay non ordinerebbe mai.  

« Per questa volta passo » ghigna lui.

« Insalatina di campo? » ribatto prontamente.

Il suo sguardo si affila, mentre gli occhi di Carol saettano da me a lui, senza capire cosa stia succedendo.

« Credo che sceglierò tra la vasta scelta di piatti vegani, grazie » risponde infine.

« Prego, dite pure » torno professionale, pronta a segnare tutto ciò che mi verrà chiesto.

 

Sbuffo chiudendo l’anta dell’armadietto, sono esausta per la mole di lavoro e l’ora tarda non aiuta.

« Stanca Kate? » Tomas mi sorprende alle spalle spaventandomi.

Faccio un balzo, portandomi una mano al petto.

« Scusa » sorride.

« Non fa nulla, ero soprapensiero » spiego « Un po’, oggi era davvero pieno il locale »

« Ho notato.. » fa due passi in mia direzione e mi ritrovo ad indietreggiare come una scema.

« Come mai Jared Leto, dovrebbe chiedere esplicitamente di te? » mi chiede, inclinando la testa leggermente verso destra e sorridendo, ma senza distogliere i suoi occhi dai miei.

« Non lo so.. » mento abbassando gli occhi a terra, non so nemmeno perché stia mentendo adesso.

« sai è una cosa strana..almeno che non vi conosciate.. » adesso è talmente vicino che sento il suo profumo invadermi le narici, proprio come nel suo ufficio.

Con un dito preme sul mio mento, facendomi alzare il volto verso il suo.

« Hai dei bellissimi occhi Kate » sussurra.

« Grazie » rispondo usando il suo stesso tono.

Cerco di indietreggiare ancora un po’, per sfuggire al suo sguardo magnetico che mi sta incatenando a lui; ma il mio piede viene a contatto con l’armadietto, impedendo la mia fuga.

« A dire il vero..sei bellissima tu, non solo i  tuoi occhi.. »

Le sue labbra si fanno sempre più vicine alle mie, vorrei scappare, dire qualcosa per fermarlo, schiaffeggiarlo anche; invece me ne resto ferma, aspettando questo bacio senza significato da parte mia.

Il contatto non viene a mancare, subito le sue braccia, appena intuisce che non ho intenzione d ribellarmi, mi cingono la vita, attirando il mio corpo al suo; siamo così stretti che mi sembra di entrargli dentro.

Continuo a baciarlo, facendo in modo che le nostre lingue s’incontrino, le mie mani strette sulle sue spalle lo incoraggiano a darmi di più. Stringo gli occhi, quando scende a baciare il mio collo tralasciando le labbra, non è lui che voglio.

Le sue mani mi alzano la maglia attillata, arrivando a palparmi i seni attraverso il reggiseno, mentre la sua bocca lascia scie di saliva tra il mio collo e le labbra, non è lui che amo.

Apre con qualche difficoltà il bottone dei jeans, ma velocemente fa scendere la piccola zip, in modo da poter lavorare meglio; sento un suo dito alzarmi l’elastico delle mutandine, non sono i suoi occhi che mi fanno impazzire.

« No..basta.. » dico, spingendolo con le mani, ma lui non ne vuole sapere.

« Tranquilla Kate.. » nella sua voce, vi leggo tutta l’eccitazione che prova.

« Ti prego Tomas..no » provo di nuovo.

Ma la sua mano, incurante delle mie richieste si insinua tra i jeans e le mutandine, palpandomi il sedere; gli sento stringere la presa e delle lacrime solcano i miei occhi, in che pasticcio mi sono andata a cacciare?

Raccolgo tutte le forze che ho e lo spingo lontano dal mio corpo, questa volta scostandolo quanto basta per avere vi libera e fuggire via lontano, non mi volto nemmeno quando sento la sua voce gridare il mio nome. Ho paura, anzi sono terrorizzata, da lui, da me, dal mondo intero.

Continuo a correre, mentre i miei occhi piangono, il mio cuore sanguina, il mio stomaco si ribella e i polmoni, gridano di fermarmi. Ma non posso, voglio raggiungere casa e non sentire più niente e nessuno.

Finalmente riesco a raggiungere casa, apro di corsa la porta e la chiudo di nuovo, dando due mandate con la chiave e mettendo il chiavistello, come se qualcuno potesse tentare  di entrare qui. Il cuore mi batte all’impazzata e i polmoni bruciano per la corsa, mi lascio scivolare a terra fino a sedermi sul freddo pavimento, sento le ginocchia talmente deboli che non credo possano reggermi in piedi. Mi afferro il volto tra le mani, lanciandomi in un pianto dirotto; questa è stata la più brutta esperienza della mia vita.

 

 

 

 

Le vicende di Kate vanno avanti, ora ci si mette anche Tomas a complicargli le cose e Carol non la sopporto XD

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che non sia troppo noioso >_<

Al prossimo,

Grazie a tutte! <3


P.S. L'header si vede ora? é_è

 

   
 
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