Prologue

Alison, sixteen, London.
Io? Odio la mia vita, odio la mia famiglia, odio la scuola, odio i miei compagni, odio tutti. Perché? Perché non ho mai avuto affetto, nessuno mi ha mai insegnato ad amare. Sono una ragazza molto chiusa, sono permalosa, rispondo male a tutti, odio le persone che cercano di attaccare bottone, odio le persone che cercano di fare colpo, non c’era qualcosa che amo. Sono sola, invisibile per la mia famiglia, l’unico mio sfogo è la musica, basta che mi metta quelle cuffie nelle orecchie per sorridere. Si, è solo in quel momento che posso dire di star bene con me stessa, di essere felice, poi stop. Si ritorna alla solita vita, con una madre che non ti considera perché non pensa che tu sia la figlia ‘perfetta’, quindi sono un pensiero secondario per lei, ci sono o non ci sono non fa differenza. Poi un padre sempre in giro per lavoro che a malapena sa il tuo nome. Torna una volta al mese per stare solo due giorni con noi, sono assolutamente sicura che abbia un’altra donna, con mia madre non si parla nemmeno, poi conoscendo com’è, non penso che stia lì a poltrire negli orari liberi. E infine mia sorella, Caroline. Oh lei è bellissima, bionda, alta, magra ma non ha niente, zero sostanza. E’ antipatica, pensa solo a quanto sia figo essere popolare e poi nulla, pensa a farsi più ragazzi possibile e ad andare alle feste, ecco la sua vita, perfetta no? Noi ci odiamo, beh, io odio tutti infondo. Mi rinfaccia sempre il fatto che sia un’emarginata sociale, che non ha amici e che non ha una ‘reputazione’, a volte si vergogna anche ad avermi come sorella, ma penso che lei nei miei panni non vorrebbe mai una sorella come lei. Siamo addirittura gemelle, ma abbiamo in comune solo il gruppo sanguigno. Lo ammetto, vivo in un mondo tutto mio, non ho amici, sono una sfigata. Il peggio iniziò quando incominciai a tagliarmi perché avevo problemi alimentari, non mangiavo. Cercavo di affrontare la mia mancanza di amore e quello stato di solitudine facendomi del male e succede tutt’ora. Ho affrontato l’anoressia, una malattia molto grave, e sono stata fortunata perché mi hanno curata in un centro ed ora sono tornata come prima, ma non ho mai smesso di tagliarmi e di non mangiare; spesso vomito, non so perché, in fin dei conti non mangio quindi non ho la minima idea di cosa caspita esca dalla mia bocca. Ho sempre avuto disturbi alimentari, ma penso sia una cosa psicologica, più mi sento sola, più non mangio. Alla fine penso di rimediare a questo ma peggioro solo le cose. Mi taglio, si, ma non so perché lo faccio, di fronte agli altri faccio la dura ma sotto sotto sono debole, fragile. Non so come sfogare la mia rabbia, ho le cicatrici di tutti quei tagli, ho affrontato un periodo bruttissimo, ma sono testarda, continuo a fare le stesse identiche cose, sapendo che potrei correre rischi gravissimi, ma non lo so, riuscissi a capire almeno io cosa mi giri per la testa.