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Autore: Sarugaki145    12/04/2012    2 recensioni
Heiji correva a perdifiato, sentiva i polmoni lacerati dall’aria fredda di quel pomeriggio invernale, mentre delle gocce di sudore iniziavano a scorrere sulla sua fronte.
Dove poteva essere finita? Perché non era rientrata a casa dopo scuola??
Se solo quella mattina fosse stato più gentile, se solo non l’avesse ferita con quelle parole. La mente di Heiji continuava a ripensare a tutto ciò che era accaduto quella mattina, cercando una spiegazione di cosa poteva aver spinto Kazuha a sparire, ma più si sforzava più l’orribile sospetto che le fosse accaduto qualcosa di grave gli penetrava fin dentro le ossa.
Ma da ora non ti avrei più lasciata, sarei sempre stato con te, come il tuo angelo custode.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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_Your Guardian Angel_

 

Si svegliò tardi quella mattina, ma non si impegnò minimamente per recuperare il tempo perso. Si alzò pigramente dal letto, mentre si trascinava verso il bagno.

Si sciacquò la faccia per svegliarsi con acqua fredda, ma quando sollevò gli occhi rabbrividì vedendo due pesanti occhiaie che le contornavano gli occhi. Non aveva voglia di andare a scuola quel giorno e il suo umore sicuramente non avrebbe aiutato a migliorare la cosa. Siccome la faccia da ammalata l’aveva scese e disse al padre di non sentirsi per niente bene e che quel giorno avrebbe preferito restare a casa a riposarsi. Il padre accettò la sua scelta, preoccupato seriamente della salute della figlia vedendola così sciupata.

Kazuha tornò in camera e si buttò sul letto, piombando immediatamente in un sonno nero, pieno dei suoi peggiori pensieri.

 

***

 

Il cellulare suonava a vuoto ed Heiji stava iniziando a preoccuparsi. Kazuha quella mattina non si era presentata a scuola, ma aveva immaginato che entrasse nelle ore seguenti perché aveva sicuramente fatto tardi a chiacchierare la sera prima con Sonoko, ma quella non si era vista.

Non aveva avvisato le sue amiche di quell’assenza, cosa che era solita fare. Heiji non si sarebbe preoccupato in quel modo se non fosse stato per quel fatto accaduto poco tempo prima, in cui la ragazza aveva rischiato la vita. Il ragazzo aveva una mezza idea di chiamare il padre della ragazza per chiedere se stesse bene, ma sembrava anche a lui qualcosa di esagerato, neanche fosse il suo fidanzato!

Alla parola fidanzato uno strano brivido percorse la schiena del detective, che subito si diede dello stupido per quel pensiero. Lui non era e mai sarebbe potuto essere il fidanzato della sua amica d’infanzia, perché lei era quello: un’amica. Lui era una sorta di fratello maggiore per lei, qualcuno su cui contare in ogni momento in cui avesse bisogno, qualcuno che l’avrebbe difesa anche a costo della vita, qualcuno che provava per lei un profondo sentimento d’affetto, di fiducia e la rispettava più di chiunque altro.

E il povero Heiji non era abbastanza sveglio nell’argomento “ragazze” per capire che lui era il fidanzato perfetto.

Decise comunque di passare da lei subito dopo gli allenamenti di kendo, in modo da poter controllare come stesse la ragazza e mettersi l’animo in pace.

 

***

 

Gli allenamenti furono disastrosi, la testa del ragazzo era concentrata altrove e a causa di ciò rimediò un grosso livido sul braccio e una rovinosa sconfitta da parte di un novellino. Questo non fece altro che aumentare la sua irritazione sempre più crescente quel giorno.

-Hey Hattori! Che ne dici di uscire a mangiare qualcosa adesso? Non mi sembri proprio in forma, non è che ti denutriscono a casa?-

Heiji rispose con un mezzo sorriso tirato e commentò:

-No guarda, ora ho un impegno mi spiace..-

-Un impegno?!-

Lo punzecchiò immediatamente l’altro mentre spuntava sulle sue labbra un sorriso malandrino.

-Sarà sicuramente con la Toyama visto la tua testa tra le nuvole oggi e la sua misteriosa assenza da scuola!-

Il detective si limitò ad incenerirlo con lo sguardo, poi commentò acido:

-Vado a casa sua a vedere come sta, visto che non risponde al cellulare ne a  me ne alle sue amiche!-

Quello scoppiò a ridere seriamente divertito e ribatté:

-Ma seriamente la vai a trovare? Sembri un fidanzatino in pena per lei!! E ti consulti pure con le amiche per sapere come sta!! Ma che gelosone che sei!!-

Questa volta Heiji risposo con quell’aria innocente che lo contraddistingueva nell’argomento “donne”:

-Perché mai fidanzatino? Sono un suo amico d’infanzia, mi sembra un obbligo informarmi sulla sua salute!-

Il suo interlocutore rimase spiazzato per qualche secondo, poi tornò alla carica:

-Si ma Hattori, pensaci un po’ su.. Insomma sei un detective di fama nazionale dovresti arrivarci semplicemente come fare un’addizione idiota! Come due più due fa quattro tu e lei siete innamorati! È lampante come cosa!!-

Il colorito di Heiji assunse le tinte di un bel pomodoro maturo, mentre iniziò balbettante:

-Ma no! Cosa dici! Non sono mica innamorato di lei io!! Ne tantomeno lei lo è di me!!-

L’altro scoppiò nuovamente a ridere e commentò serio:

-Sono serissimo. Per me dovreste essere più sinceri con voi stessi e dichiararvi, formereste la coppia più bella del liceo! E dico sul serio amico, se qui non ti muovi qualcuno cercherà di rubartela. La Toyama è una delle più belle ragazze della nostra scuola, è affascinante, brava nello sport e ha una media eccellente. Chi non la desidererebbe affianco? Sii sincero con te stesso amico. Fai in fretta a legarla a te seriamente.-

 

***

 

L’aria gelida scompigliava i capelli del giovane seduto ormai da più di un’ora sui gradini dell’ingresso di casa Toyama. Un’aria cupa occupava il suo volto solitamente disteso e sorridente, mentre il suo cervello sempre in azione rimuginava sulle parole dette a lui nello spogliatoio poche ore prima.

“La Toyama è una delle più belle ragazze della nostra scuola, è affascinante, brava nello sport e ha una media eccellente. Chi non la desidererebbe affianco?”

Queste parole martellavano incessantemente la sua testa.

Lui sapeva che Kazuha era una ragazza magnifica, aveva sempre riconosciuto le sue doti anche se glielo dimostrava raramente. Lui meglio di chiunque altro la conosceva e sapeva che ragazza eccezionale stesse diventando, anche perché da quando i suoi tratti avevano abbandonato quelli di un’adolescente facendosi più adulti aveva assunto quella bellezza che in molte invidiavano. Anche se spesso era in litigio con lei, anche se la punzecchiava la maggior parte delle volte, anche se la prendeva spudoratamente in giro sminuendola lui sapeva quanto valesse.

E non aveva mai sfiorato l’anticamera del suo fin troppo arguto cervello il fatto che qualcun altro potesse accorgersene.

Si scompigliò i capelli nerissimi cercando di scacciare tutti quei brutti pensieri dalla testa e diede un’occhiata all’orologio: era ormai un’ora e mezza che restava seduto su quei gradini aspettando che lei. L’inverno stava mostrando l’aspetto di se che Heiji più detestava, il freddo gelido gli stava entrando fin dentro le ossa. Non ricordava che lo scorso gennaio avesse fatto così freddo, ma probabilmente non lo ricordava perché non aveva aspettato che qualcuno rincasasse seduto sui gradini di casa sua per tutto quel tempo.

Appoggiò la testa sconfitto alla porta d’ingresso e socchiuse gli occhi, restando in quella posizione per qualche minuto, finché una voce non lo ridestò da quel mezzo torpore in cui era caduto.

-Grazie mille della cena!! Ho apprezzato moltissimo che tu ti sia preoccupato per me oggi! Sei riuscito a tirarmi veramente su il morale!-

Gli occhi di Heiji si aprirono più svegli che mai sentendo quella voce famigliare a pochi metri da lui, nascosta soltanto dalla siepe che nascondeva la casa da sguardi indiscreti.

Lo sguardo del ragazzo si fece una fessura. Non doveva volerci un genio per capire con chi stesse parlando la sua Kazuha, quel damerino di Morita. Si tirò una pacca sulla testa mentre la definiva sua e restò in silenzio ad ascoltare il resto del discorso.

-Ma cosa dici? È stato mio dovere venire a vedere come stessi! Mi sarei sentito in colpa se tu ti fossi ammalata a causa della nostra uscita di ieri!-

Lei scoppiò  in quella sua risata cristallina che Heiji amava tanto e poi commentò:

-Ti ripeto che non sono stata a casa per quello, ho semplicemente passato una brutta nottata per colpa di un amico che credevo diverso.-

-E allora toglimi la curiosità ora che la serata è finita, chi è questo tuo amico?-

Lei rimase in silenzio, mentre una lenta fitta dolorosa iniziava a farsi spazio nelle viscere di Heiji fino a raggiungere il cuore.

- È Hattori?-

Chiese Morita con aria innocente e preoccupata. La ragazza impiegò ancora qualche secondo a rispondere, poi commentò:

-Si, lo credevo diverso. O almeno, credevo diverso il rapporto che aveva con me. Forse mi ero illusa di avere un rapporto esclusivo con lui, che io fossi veramente importante. Ma in fondo lui non è mica il mio fidanzato e quindi non è solo mio. È più che legittimo che stringa a se altre ragazze.-

La ragazza si interruppe un momento ed Heiji immaginò che quel sorriso triste che  non sopportava sulle sue labbra fosse appena apparso.

-E anche oggi, non è venuto a vedere come stavo. Non so, mi ha un po’ deluso, probabilmente ero io l’illusa. Però mi hai cambiato la giornata Morita, grazie mille!-

Heiji vide la sagoma alta di Morita che si sporgeva ad abbracciare Kazuha ed in quel momento non ce la fece più ad assistere a quella scena. Corse sul retro della casa scavalcando agilmente il cancello, come aveva fatto tante volte per introdursi in casa della ragazza “ad orari poco consoni”, come l’aveva più volte rimbeccato il padre di lei.

Corse, corse finché non sentì i polmoni lacerarsi, finché non cadde sulle ginocchia distrutto, finché non vide grosse gocce scendere dai suoi occhi chiari e macchiare l’asfalto.

Kazuha stava male e stava male per colpa sua. Ma la cosa che gli faceva ancora più male era il suo egoismo, che vedeva lui come unica soluzione per la felicità della ragazza. Ora però aveva avuto sotto gli occhi un altro corpo che la stringeva, un altro uomo che raccoglieva le sue lacrime sul suo petto.

Il suo compagno del club di kendo aveva pienamente ragione.

“E dico sul serio amico, se qui non ti muovi qualcuno cercherà di rubartela.”

E qualcuno ormai c’era riuscito.

Heiji tirò un pugno al asfalto sentendo le sue nocche che si laceravano contro quel materiale duro e nero, ma se ne fregò, continuando a sfogare la sua ira contro quel oggetto inanimato che non poteva provare dolore.

Perché a volte l’unica speranza che ti resta è che il dolore fisico possa superare quello dell’anima e farti smettere di sentirti straziato.

Si, ma resta una vana speranza, niente di più.

 

Nessun dolore fisico poteva superare quello che provava ora l’anima lacerata di Henji Hattori, il famoso detective dell’ovest.

 

 

 

 

 

 

*Angolo della disgrazia*

Ed ecco qui dopo poco più di un mese (quasi puntuale cavoliiii!!!) il sesto capitoloooo! :D

Sono abbastanza presa bene con questa storia in questo momento, quindi potrei quasi quasi mettermi ad iniziare a scrivere ora il prossimo capitolo..!!! (Ho detto quasi quasi, non vi illudete!! xD )

Spero che sia questo capitolo che lo scorso vi siano piaciuti!!

Prometto di tornare presto, nel frattempo non mi dispiacerebbe qualche parere su come sta procedendo la storia!!

Detto ciò,

a presto!!

  
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