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Autore: elis    25/04/2004    9 recensioni
Dawson si trova davanti al suo computer e comincia a raccontare cosa è successo dopo l'ultima puntata.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutti i diritti riguardanti il telefilm Dawson's Creek sono di Kevin Williamson, della WB e del produttore Paul Stupin

Per te

by elis

 

 

 

Sembra quasi ridicolo quello che sto facendo. Sono seduto davanti al mio computer e sto tentando di raccontare una storia. Non una qualunque, ma la mia storia.

Sarai a conoscenza della mia infanzia, della mia intera vita, ma non sai tutto. Non sai cosa è successo dopo il college, dopo che la mia carissima Jen è morta, dopo che io ho incontrato Spielberg. E sinceramente non vorrei nemmeno che tu lo sapessi, ma questo resterà un segreto, tra me e te.

Una volta che avrò scritto la mia storia la metterò insieme a quella scatola, vicino al fortino, sperando che ci sia ancora, con il primo biglietto per vedere Jurassik Park e il secondo, il terzo...insieme al coltellino dell'agente Doug, alla foto mia e di Joey da piccoli e al codice, fatto da me e Pacey quando siamo diventati fratelli di sangue.

Già, Pacey. Il mio migliore amico. Anche dopo tutto quello che è successo, lo è ancora, inutile negarlo.

Mi ricordo ancora quel giorno. Erano passati tre anni da quando Jen era morta, da quando Joey aveva fatto la sua scelta, e questa volta definitiva. Lo ricordo come se fosse ieri, anche se ormai sono passati veramente tanti anni. Mi trovavo come sempre nella mia camera, seduto nella stessa scrivania, davanti a questo stesso computer, tentando inutilmente di scrivere una sceneggiatura. Sento qualcuno che apre violentemente la porta di casa mia, dire un veloce e affannoso "ciao" e salire di corsa le scale che portavano alla mia camera. Mi giro, e vedo sulla porta Pacey. Aveva le mani appoggiate sulle ginocchia, intento a riprendere fiato. L'ho guardato incuriosito. Lui alza la testa, mi guarda e sfodera uno dei suoi sorrisi...ma questa volta era diverso...questa volta sembrava euforico. Non riusciva a contenere la sua gioia. Avevo visto anche qualche lacrima nei suoi occhi. Doveva aver pianto.

Si avvicina verso di me dicendo "Non ci crederai". Incuriosito gli chiedo spiegazioni e lui, seduto sul mio letto, luogo di mille nostri discorsi, dice "Gliel'ho chiesto". Sussulto un attimo sulla mia sieda. Passo la mano tra i capelli e accenno un sorriso misto tra incredulo, felice e triste. Non pensavo che glielo avrebbe chiesto e tanto meno non avrei immaginato che quella proposta fosse stata fatta proprio a Capeside. Non pronuncio parola, ma Pacey è troppo felice da poter aspettare un mio commento, così risponde alle domande che avevo formulato nella mia mente, ma che non avevano trovato voce "Sai, non so come sia successo..." ride "...non è vero, ci avevo pensato da mesi, ogni singola parola, ogni singolo gesto e ogni singolo sguardo...ma poi..." stava gesticolando freneticamente "...ma poi, quando è arrivato il momento non ho detto niente di quello che avevo preparato, non ho fatto quello che avevo programmato e non ho nemmeno aspettato il momento che avevo deciso. Ero lì, sai, quella casa vicino al fiume?" annuisco "E' abbandonata, cioè, ora è abbandonata, e sono apparsi tanti ricordi, tante emozioni ed è come se proprio lì, in quel momento fosse perfetto" annuisco nuovamente "...non un ristorante francese con vista sul mare...no, troppo raffinato" ride di nuovo "...così mi siedo, faccio un respiro profondo e la guardo negli occhi..." si ferma per un attimo, forse stava riguardando nel suo cuore i suoi occhi "...e sai benissimo che effetto può fare il suo sguardo. Le prendo la mano. Stavo tremando e lei doveva essersene accorta, perchè mi ha accarezzato la mano e mi ha sorriso" non riusciva a smettere di parlare "così, mi sono inginocchiato davanti a lei e ha sgranato gli occhi" sorride "mi sentivo così ridicolo! Prendo dalla tasca dei jeans il cofanetto e glielo porgo...lo apro...e glielo chiedo" una lacrima era comparsa nei suoi occhi, ma solo per un attimo "...vuoi sposarmi?". A questo punto non riesco più a trattenere la mia curiosità, così gli chiedo "E lei?" Sorride di nuovo...è un buon segno. Si gratta velocemente la guancia e si fa un attimo serio "Bhè, lei..." tentenna ha rispondere e questo mi fa incuriosire ancora di più "...lei mi guarda. Non capisco se era sorpresa o incredula o felice...non l'ho capito. Si alza e si inginocchia davanti a me, mi prende la mano" si sfiora la mano "e abbassa lo sguardo, quando lo rialza stava piangendo, così ho capito che avevo fatto male ha fare quella domanda. Mi sono sentito male. Pensavo che avessi commesso qualcosa di irrimediabile. Avessi rotto un bene fragile. Così mi scuso. Le parole non mi sembravano sufficienti, allora faccio cadere il cofanetto e l'abbraccio" si ferma un altro attimo. Incurva la schiena e appoggia i gomiti sulle ginocchia "Io l'abbracciavo e la sentivo tremare dalle lacrime...e siamo rimasti così fino a quando non mi ha risposto" un sorriso gli compare sul volto "si è scostata da me, si è asciugata le lacrime e ha detto..." altre lacrime stavano comparendo nei suoi occhi "...si"

Ripeto anche io la risposta di Joey "si". Pacey annuisce. "Si"

Ebbene si. Il mio migliore amico, aveva chiesto alla mia anima gemella di sposarlo, e lei aveva accettato. Ma questo non importava, ero felice lo stesso...in quel momento. Apparirò egoista, ma quando Pacey se n'era andato dalla mia camera e mi aveva chiesto di fargli da testimone, io mi sono sdraiato sul letto e fissando il soffitto il sentimento che provavo da diciassettenne è riapparso. Ero triste, perché ormai era un segno evidente...loro si amavano. Mi sono girato da un lato verso il comodino in cui tenevo la foto di Joey. L'ho guardata, dicendo "E' questa la tua scelta?", ho chiuso gli occhi e ho messo la foto dentro un cassetto.

Penserai che sono egoista vero? Ma prova ad immaginare...ho passato la mia intera vita con lei, all'inizio inconsapevole di amarla e dopo amandola. Ho passato la mia intera vita a fidarmi del mio migliore amico. Prima ciecamente, poi inconsapevolmente. Le persone più importanti della mia vita mi aveva portato via qualcosa. Pacey mi aveva portato via la mia unica anima gemella e Joey mi aveva portato via il mio migliore amico. Come ti sentiresti?

La mia reazione è stata ben diversa, non ho fatto sceneggiate, non ho gridato, non sono nemmeno fuggito, ma ho sorriso, mi sono congratulato e ho partecipato al loro matrimonio. Il tempo è saggio.

Quel giorno era limpido. Il sole vegliava sul paesaggio e il fiume era diventato incredibilmente cristallino. Una giornata perfetta. Accanto all'altare, Pacey. Schiena diritta, con il suo smoking e una faccia decisamente tesa. Accanto a lui c’era suo padre. Orgoglioso. Non avevo mai visto il signor Witter con quello sguardo. Guardava suo figlio con occhi fieri. Qualche minuto prima l’avevo visto che lo stava abbracciando, dicendogli qualcosa, dandogli una pacca sulle spalle e passarsi le dita sugli occhi. Questo era proprio un gran giorno. La chiesa piena di fiori. Se chiudevi gli occhi e respiravi profondamente, sembrava di essere in un giardino. I vetri della chiesa faceva passare raggi di sole che creavano una scena quasi magica. Mancava una persona per far rendere tutto quanto magico. Mi avvicino a lui, per dirgli due parole di conforto. Sarebbe andata tutto bene. Ne ero certo. Non so nemmeno io come sono riuscito a strappargli un sorriso. Forse erano state le mie parole o forse perché lei era comparsa. La musica cominciò ad accompagnarla. Attraversò la navata, con accanto suo padre. Era bellissima. Un finissimo vestito bianco le  scivolava come neve sulla sua pelle. I capelli raccolti in una coroncina e un velo che sfiorava il pavimento al suo passaggio. Sorrideva. Mentre la musica suonava all’interno di quel luogo che per un momento aveva abbandonato la terra per rifugiarsi nel paradiso, lei cominciò ad attraversare la chiesa. Mi voltai verso di Pacey e lo vedi immobile. Le mani che gli tremano, le gambe rigide, il volto estasiato da quella magnifica visione. E vedi lei. Il suo sguardo rivolto verso il suo unico punto. Ad ogni passo diventava sempre più sicura. Guardò suo padre, gli diede una bacio sulla guancia. Fece un passo, distese il braccio, chiedendo a Pacey di prenderle la mano. Lui pronunciò qualcosa con le labbra, senza che nessuno lo sentisse, ma in modo che solo lei potesse ascoltare “Ti amo”.

Davanti a quell’altare, le persone più care della mia vita sono diventate un’unica cosa. Era come se stessi sognando. Fui svegliato al suono di alcune parole. Ora Pacey e Joey si trovavano uno di fronte all’altra. Lui le prese le mani tra le sue, e cominciò a far prendere forma la promessa che li avrebbe legati per tutta la vita. “Io, Pacey Witter…” prese l’anello “…prendo te come mia legittima sposa…”  la guardò negli occhi “…e prometto davanti a Dio e a questi testimoni di amarti…” le prende la mano tra le sua “..onorarti, proteggerti, curarti…” una lacrima scivola sulla guancia di Joey “…nella malattia o nella salute, nella buona o nella cattiva sorte…” sorride, abbassa lo sguardo e fa passare lentamente l’anello nel dito sottile di Joey “…di esserti fedele finché morte non ci separi” Pacey le guarda la mano, con al dito quell’anello e poi guarda lei. Joey pronuncia le stesse identiche parole, ma con emozioni diverse “Io…” alza lo sguardo verso di lui “…Josephine Potter…” sorride forse ripensando a quante volte Pacey l’aveva chiamata in quel modo, anche lui sorride “…prendo te come mio legittimo sposo…” la sua sottile mano sfiora la sua “…e prometto davanti a Dio e a questi testimoni di amarti…” alza la sua mano e sfiora con le sue dita il palmo di lui “…onorarti, proteggerti, curarti nella malattia o nella salute…” prende l’anello “…nella buona o nella cattiva sorte di esserti fedele…” fa passare l’anello nel suo dito “…finché morte non ci separi” lo guarda.

Mancava l’ultima cosa, la più importante, quello che avrebbe suggellato la loro eterna promessa. Il prete li guardò, sorrise, prese il respiro e spostando il suo sguardo da Pacey a Joey disse “Ora può baciare la sposa”

La chiesa era avvolta dal silenzio. Quasi non si sentivano i respiri. Bessie stava piangendo, come del resto anche la madre di Pacey. Jack teneva per la mano la piccola Emy e Andie tratteneva a stento le lacrime.

Come nei più bei film, le figure che si trovavano davanti all’altare si avvicinavano sempre di più. Pacey prese il volto di lei tra le mani. Si baciarono. Se in quel momento qualcuno fosse entrato lì dentro si sarebbe trovato davanti a lui un uomo e una donna, davanti ad un altare che si scambiavano amore eterno, come in un quadro.

La cerimonia finì, gli sposi vennero sommersi da una montagna di riso, molto del quale era stato buttato da Doug. Si tenne un piccolo rinfresco, per pochi intimi.

Magari ti starai chiedendo se sono riuscito a ballare con lei. Sì. E’ tradizione che il testimone dello sposo balli con la sposa…ma anche se non fosse stato così, sarebbe successo lo stesso.

All’inizio non siamo riusciti a parlare. Io ero letteralmente agitato. Stringere tra le mie braccia la donna della mia vita vestita in abito bianco. Non sono riuscito a fare a meno di dire le solite frasi di routine, come “Congratulazioni”, “Sei bellissima”, “Sono felice per voi”. Mentre stavo ballando con lei vidi Pacey e Andie abbracciati che facevano la stessa cosa. Ma per loro era diverso. Si leggeva nei loro sguardi felicità per entrambi, senza la malinconia di cose non dette o non fatte.  Non so nemmeno io come spiegare quello che è successo durante il loro ballo. Io le parlavo, la guardavo negli occhi ed è come se leggessi nel suo sguardo la più completa felicità. Non riuscivo più ad intravedere il suo sguardo cupo, di quando era quindicenne. Ad essere sinceri, quello sguardo era scomparso quando lei si era innamorata di Pacey. Non mi sentivo estraneo a lei, ma semplicemente non mi sentivo più l’unica persona che poteva renderla felice. Lei aveva raggiunto la sua isola.

Quando la canzone finì, Pacey mi picchiò sulla spalla e mi disse “Posso rubarle la damigella?” Io sorrisi e gli porsi la mano di Joey “Mi permette questo ballo, signorina Potter?” Joey tirò un attimo su la gonna del vestito, in modo da poter camminare meglio e disse, con un suo sorriso sbarazzino “Signore ha sbagliato persona…io sono la signora Witter” Si sorrisero a vicenda e cominciarono a ballare. I miei migliori amici, anche se erano passati molti anni, non erano cambiati.

Quando Pacey e Joey avevano salutato gli ultimi invitati andarono in mezzo alla pista da ballo ormai sommersa da striscioni, tovaglioli e pezzi di carta. Io, Jack e Andie li abbiamo raggiunti. Per un attimo era come se il tempo non fosse passato. Mi trovavo accanto ai miei migliori amici e mi trovavo a Capeside, la nostra città. In una situazione come questa non potevo certo starmene in silenzio, così “E’ una cosa veramente strana trovarci ancora qui dopo tanto tempo…se ripensate alla prima volta che ci siamo visti, le cose erano ben diverse. Tu Andie, cercavi disperatamente di mettere la testa sulle spalle a quest’uomo” dissi indicando Pacey e provocando una piccola risata “Tu Jack, mi avevi portato via Joey…ma questo te lo posso perdonare” Jack sorrise “e voi due…” mi rivolsi ai due sposi “…voi due mi avete dato il mio più grosso dolore…ma oggi avete rimediato…oggi mi avete dato la mia più grossa felicità…” alzai il bicchiere “…vi voglio bene”. Eccoci lì,  cinque amici che brindano accompagnati dai magici tramonti della nostra magica Capeside.

I contatti non vennero persi. Pacey e Joey si erano trasferiti in una casa vicino a New York. Alcuni pomeriggi li passavamo insieme a parlare, ricordare i nostri momenti più belli e a fare progetti per l’estate. Tutte le volte che li vedevo, era come rivivere la stessa scena. Io seduto sui gradini della mia casa e loro, che si avvicinavano verso di me, mano nella mano, sorridendomi.

Un pomeriggio io mi trovavo seduto in giardino e sento una macchina che si avvicina a casa mia. Distolgo un attimo lo sguardo dal mio giornale e vedo la macchina di Pacey. Scende e mi saluta con la mano, poi chiude lo sportello e si dirige dalla parte opposta. Apre lo sportello, porge la mano alla persona che si trovava dentro. Vedo un’esile mano che si posa su quella di lui. Era Joey. Aveva un vestito rosa pallido. Le fasciava il seno allargandosi sempre di più. Pacey l’aiutò a rialzarsi. Chiuse la macchina e si avvicinarono a me che ero rimasti a guardarli. Pacey intanto sbraitava il mio nome con un sorriso enorme sul volto. Joey si mise un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. Più si avvicinavano e più vedevo che qualcosa era cambiato. Joey si portò una mano dietro la schiena e più che si faceva distinta davanti ai miei occhi mi accorsi della novità. Era incinta. Rimasi senza parole nel vederla. Pensavo di aver visto la sua splendida bellezza nel giorno del suo matrimonio, ma ora era ancora più bella. Abbracciai Pacey e guardai negli occhi lei. Aprii le braccia e non dissi niente. Lei mi sorrise e mi abbracciò. “Come sempre Pacey ha fatto il danno” disse con quanta più dolcezza avesse nella sua voce. Pacey rise “Credo che questo non lo definirei proprio un danno!” Joey sorrise e disse a bassa voce “Decisamente no” e lo guardò negli occhi.

Joey aspettava una bambina. Non riuscivo a capacitarmene. Quella ragazza che saliva sulla mia scala ed entrava dalla finestra in camera mia, stava per diventare madre. Quel ragazzo che passava il suo tempo a combinare guai, stava per diventare padre. Era veramente incredibile.

Veramente incredibile come le cosa possano cambiare, e come due ragazzini che prima si odiavano ora possano avere una figlia…una meravigliosa figlia.

Sai una cosa? Tu pensi di aver visto tutto dalla vita, che qualsiasi emozione tu l’abbia provata, ma non è così. All’improvviso il tuo migliore amico può regalarti una sensazione che non avevi mai provato e che solo lui poteva darti.

Un pomeriggio, uno di quei pomeriggi in cui Pacey e Joey mi venivano a fare visita, ho sentito Pacey parlare a sua figlia. Si trovavano sulla riva del fiume, e io mi stavo avvicinando a loro. Mi bloccai quando sentii parlare Pacey con sua figlia “Hai visto quel signore che siamo venuti a trovare oggi? Devi sapere che lui è come un fratello per me e che potrai sempre contare su di lui…è come se fosse il tuo secondo padre…però il tuo papà preferito rimarrò io, vero?” lo disse mentre rideva.

Incredibile come ti possa stupire e come io abbia impiegato veramente tanti anni, anche dopo quell’episodio, a capire che l’unica cosa che avrei dovuto fare è stata di accettare i sentimenti di Pacey e Joey e che non avrei dovuto provare del risentimento verso loro.

Ma ce ne possiamo accorgere quando veramente diventa troppo tardi, quando trovi le parole, quando tutto quanto si fa più chiaro, quando finalmente puoi dire che sei cresciuto e che puoi guardare negli occhi il tuo migliore amico e dirgli quanto tu sia fiero di aver solo potuto trascorrere un singolo giorno come suo amico.

Ma come sappiamo, questo non accade, quando finalmente troviamo le risposte alle domande che ci siamo posti da adolescenti, succede qualcosa che ti impedisce di chiarire e di poter vedere oltre ai sentimenti di rancore che si erano creati.

Ma questa volta trovo che sia veramente ingiusto il modo in cui si sono evoluti i fatti, Lo trovo ingiusto e alquanto crudele. Non doveva succedere, non doveva…solo questo.

Pioveva, realmente, non sto enfatizzando la cosa, aggiungendoci degli effetti speciali. Era tutto il giorno che stava piovendo a dirotto. Il cielo era grigio ed era uno di quei giorni in cui il solo immaginare il sole non ti bastava.

Mi ricorderò sempre di quel giorno, come mi ricorderò sempre di quella telefonata, tre squilli, qualche secondo di silenzio, per poi sentire qualcuno che singhiozzava “Vieni…devi venire all’ospedale” Una fitta al cuore. Una terribile fitta al cuore e improvvisamente sentii freddo. Dei brividi gelidi mi facevano tremare. Continuava a piovere. La pioggia si faceva sempre più insistente, ma certo non fu quella che mi fermò. Non so nemmeno io quanto tempo ci misi ad arrivare all’ospedale. Dieci, cinque, due minuti? Erano pur sempre troppi per me.

Entrai nel corridoio e vidi Joey seduta su un divanetto della sala d’aspetto. Il suo sguardo era vuoto. Cosa stava guardando?

Mi avvicinai a lei, impaurito di sapere qualsiasi cosa. “Lui dov’è?” Eppure sono bravo con le parole, ma in quel momento ero come bloccato, immobilizzato. “E’ dentro con i medici” Quanti anni abbiamo passato insieme a parlare, quanti? Mi misi a sedere dalla parte opposta a lei, non volevo che il mio dolore arrivasse a lei e non dissi parola. Le confortanti parole che mi ero creato per circostanze tragiche le avevo perse, dimenticate…erano così squallide.

La luce rossa che si trovava sopra la sala operatoria si spense. E lo vidi. Disteso su quel letto, con gli occhi chiusi. Quel ragazzo che lo vedevo arrivare tutte le mattine in bici si trovava disteso lì, quel ragazzo che correva sempre per raggiungermi nei corridoi della scuola, ora era immobile, quel ragazzo che con un solo sguardo mi faceva sentire a casa, ora aveva gli occhi chiusi. Joey corse verso di lui, ripetendo il suo nome e gli sfiorò la mano prima che i medici lo portassero via.

In mezzo al corridoi ormai deserto sentii dei singhiozzi trattenuti, sempre più forti diventare un pianto. La disperazione si faceva largo tra le lacrime, che erano troppo poche per poter liberare tutto il dolore che Joey stava provando. E io ero incapace di fare qualsiasi cosa. Lei era seduta a terra, con le mani che le coprivano il volto e le lacrime che si facevano spazio tra le dita. Più ami una persona, più sei completamente perso per lui, più sei incapace di respirare senza di lui e più il dolore si fa più forte e impossibile da sopportare.

Entrai in quella stanza illuminata solo da una fioca lampadina. Lui era disteso in quel letto, ma era sveglio.

“Ehi” disse voltandosi verso di me. Era pallido. “Ehi” cercai di dire senza fargli notare il mio dolore. “Sono incorreggibile, combino sempre casini” ma come riusciva a scherzare in un momento come questo? Mi misi a sedere sulla sedia che si trovava vicino al suo letto. “Sai ho avuto modo di pensare in queste ore” Lui sorrise “Devo dedurre che stai per dire qualcosa di estremamente profondo...allora aspetta che mi metto comodo” Si sistemò, mentre io accennavo ad un sorriso “In tutti questi anni non ho mai trovato l’occasione per dirti cosa penso veramente di te” mi stavo per commuovere “cioè che sono un traditore?” lo disse mentre rideva “No, mai…io non penserei mai questo di te…” Lui sorride “Nemmeno quando mi sono messo con Joey?” Stava forse cercando di sviare l’argomento per non distruggere la barriera che si era creato? “No, e nemmeno quando te la sei portata via per tre mesi su una barca” Se era quello che voleva, allora…va bene, l’avrei accontentato “Mi fa piacere” L’avrei accontentato, perché, lui aveva sempre fatto così con me “Ora che ci penso nemmeno quando l’hai sposata” Ma quello che dicevo era la pura verità “Lo so, quello è stato uno scacco matto” Entrambi ci siamo messi a ridere, ma poi le risate si affievoliscono, fino a cessare e quello che una persona voleva dire, ma cercava insistentemente di nasconderla, ora trovava lo spazio per uscire “Pacey…” avevo catturato la sua attenzione “…ti voglio bene” La sua barriera crollò, una lacrima scivolò sulla sua guancia “Anche io, amico”.

Questo discorso lo dovevamo fare molto tempo fa…ma come sempre l’orgoglio ce lo impedisce. Uscii, dopo averlo abbracciato amichevolmente.

Dopo qualche minuto entrò Joey. Io mi appoggiai vicino alla porta in modo che loro non mi potessero sentire e seguii il loro addio.

 

 “Ehi, ragazzina, cosa sono quelle lacrime” disse scherzando Pacey. Lei sembrava quasi arrabbiata “Non fare l’eroe”. Pacey la conosceva bene, sapeva che non lo era “Ma io non lo sto facendo” Il suo volto era ben segnato dal doloro, ma in quel momento era come se stesse vivendo un meraviglioso sogno “Io invece sto pensando proprio del contrario…” alcune lacrime si fecero spazio, lei cercò di trattenerle, ma inutilmente. Si mise a piangere. Quella sua maschera non poteva durare a lungo di fronte a lui.

“Ehi…” si misi a sedere con la schiena appoggiata ai cuscini ”No, non devi muoverti…” disse con parole strozzate. “Ti prego…fammi fare l’eroe.” Disse con estrema dolcezza. Lei sorrise. Si mise distesa accanto a lui, l’abbracciò e si accoccolò tra le sue braccia. Era l’unico posto in cui lei voleva stare…tra le sue braccia…per tutta la vita “Non te ne andare.” Lo disse con un solo filo di voce “Ma non voglio” la strinse più forte, appoggiando la guancia sui suoi capelli “Allora perché lo stai facendo” Lui sorrise “Ti rendi conto che stiamo litigando anche in una situazione come questa?” Lei sorrise mentre continuava a piangere “Io non ho mai realmente litigato con te…come avrei potuto” Come avrebbe potuto… “Voglio dirti una cosa” Lei si asciugò le lacrime lo guardò negli occhi “Io non mi sono mai pentito di aver trascorso ogni singolo attimo con te” Joey si rimise a piangere e lo baciò. Con un sussurrò si dissero per l’ultima volta “Ti amo”. Si accoccolò nuovamente tra le sue braccia. E come per magia le lancette del tempo tornarono indietro. Loro all’altare che si scambiano amore eterno, loro che si punzecchiano amichevolmente, loro che parlano del loro futuro, loro…su quel molo, a recitare per il mio primo film. Sembra ieri. “L’hai rifatto, eh, mi hai toccato il sedere” quella ragazzina che ancora era inconsapevole dell’amore che avrebbe provato “Perché secondo te quello è un sedere” quel ragazzo che sarebbe diventato forte, solo per lei…loro…i miei migliori amici.

 

E proprio come nei film la musica si attenuò, fino a scomparire per poi farci sentire solo il silenzio…

 

Il vero amore…avrei riso se mi avreste parlato del vero amore qualche anno fa, ma ora, dopo tutto quello che è successo…io ci credo. Credo che esista qualcosa che superi qualsiasi cosa e che permette di regalarti un piccolo pezzetto di paradiso…

 

E ora che mi sono svuotato, che ti ho raccontato la mia storia, posso darti il mio consiglio, non essere accecato dal rancore, non permettere che delle stupide paure ti fermino e ti impediscano di perdonare, ma soprattutto, quando senti il cuore che ti batte forte, le mani che ti tremano e la voce che ti viene a mancare non chiudere il tuo cuore…perché quello è il vero amore.

La mia storia è finita, posso aggiungere la parole fine, e come nei miei film, senti la musica che si sta affievolendo…ed ecco, ora il silenzio.

 

Ti voglio bene, Pacey

 

 

Dawson

  
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