Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: damnhudson    12/04/2012    2 recensioni
Settimana Finntana. Dedicata a Finn Hudson e Santana Lopez, va dal 2 Aprile fino all'8.
Day 1 (April 2): Movie/TV AU
Day 2 (April 3): kid!Finntana
Day 3 (April 4): Personality Swap
Day 4 (April 5): Pregnancy/Babies/Family
Day 5 (April 6): Angst
Day 6 (April 7): Wedding Planning/Wedding
Day 7 (April 8): Deleted Scenes
-------------------------------------
Che io ho ovviamente iniziato in ritardo, ma ci tenevo a farla, quindi, niente, eccola. :) Enjoy.
------------------------------------
Dalla prima settimana :
“Puoi dire qualcosa, per favore?” Chiese, in maniera supplicante, quasi.
“Dovresti saperlo Santana. Se tu ti avvicinassi io non ti lascerei mai più andare via.”
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finn Hudson, Santana Lopez
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Day 2 : kid!Finntana.

 

I promise you, we'll be always friends.”

 

L’allora signora Hudson per badare alla sua famiglia, composta dall'unico figlio Finn, aveva bisogno di dedicare il suo tempo al lavoro. Lavoro di qualunque genere che potesse servirle per portare a casa un po’ di pane, per permettere a Finn di crescere sano e forte. Al momento ne aveva tre, più uno che non la retribuiva. Era un lavoro che a rendeva felice però. Era un canile molto povero quello in cui prestava servizio, uno di quelli dove i cani sono malati e nessuno li prende mai, nemmeno se si prova molta pena a guardarli. Se il suo salario glielo avesse permesso, li avrebbe portati tutti a casa sua. A Finn non sarebbe dispiaciuto, anche perché amava gli animali. Una volta gli aveva comprato un canarino, l’aveva chiamato Oliver, perché a detta di Finn, il colore del manto dell’uccellino gli ricordava un’oliva, detto questo poi implorò la madre di comprargli un barattolo di olive.

Quella sera, fu richiamata d’urgenza. Uno sceicco proveniente da chissà quale paese dell’Arabia, si era offerto per comprare quel canile e offrire una cura a tutti i cani lì dentro. E, a detta di Carole, c’era qualcosa di sospetto. Finn aveva otto anni, troppo pochi per essere lasciato da solo in casa e, nonostante la sua prestanza fisica facesse presagire che il ragazzo aveva dodici anni, ne aveva solo otto. Come sempre, quando succedevano queste cose, Carole si prese la briga di chiamare la vicina. Non era proprio la vicina, era la tata dei vicini. Per quanto Finn e Carole ne sapessero, la bambina che abitava lì aveva perso sua madre e da allora, aveva sempre avuto una tata. Finn, fin da sempre, ricordava che la donna aveva un aspetto portoricano, forse argentino – non ne conosceva la differenza, ma portava un accento spagnolo. Aveva un buon odore di arancio appena sbucciato, come se qualcuno avesse messo la buccia sul fuoco e quel aroma riempisse la casa, portava i capelli sempre legati in uno chinon, ben tirato sopra la testa. Il suo nome – quello della donna – è Marianna.

Carole e Marianna, passavano un sacco di tempo assieme, quando la seconda non doveva lavorare, in altre parole raramente. Doveva occuparsi di quella che era una sua figlia acquisita, aiutarla con la scuola, a lavarsi i dentini. La bambina, non aveva la fama di essere molto simpatica, forse era molto viziata essendo figlia unica, ma Marianna le voleva molto bene. D’altronde, si prendeva cura di lei sin da quando era in fasce. Nessuno sa molto sulla madre della bambina, Carole sapeva che si chiamava Rosa e che aveva lasciato il marito con una figlia troppo piccola da accudire. Non avevano mai fatto domande a riguardo. La cosa bella di quel quartiere era che tutti si facevano gli affari propri. Ovviamente, tutti sapevano che Christopher aveva perso la vita in modo onorevole.

In ogni caso, quando la bambina insistette affinché Marianna la portasse con se dagli Hudson, la donna sorrise cordialmente. Si sarebbero fatti compagnia, almeno, nonostante Santana non brillasse per simpatia. Le pettinò i lunghi capelli corvini in due trecce. La sua bellissima bambina, da grande sarebbe diventata una modella. Ne era sicura, era troppo bella per essere vera.

 

*

 

“Signora Hudson, siamo a casa.” Disse Marianna, entrando dentro casa, mentre teneva una mano dietro la schiena della bambina a cui nello stesso tempo teneva la mano. Con una faccia un po’ schifata, la bambina si guardava intorno. Non sapeva come Marianna facesse a stare per tutto quel tempo in una casetta così piccola e brutta, ma almeno non puzzava.

“Mamma è andata via, aveva che era veramente di fretta.”. Finn comparve da una stanza in fondo alla casa, camera sua forse. Sta di fatto che sembra annoiato. Inizialmente non notò la bambina, stava andando a prendersi un po’ di latte, ma quando Marianna tossicchiò spingendo in avanti la bambina che guardò la donna con fare confuso.

“Finn, lei è Santana.” – Finn si girò a guardare la ragazzina. “E’ la bambina cui bado da anni e anni.” Oh, ecco ora si spiegava. Ma a Finn, cosa importava?

“Latte?” Chiese, guardando la bambina.

“No, mi piacerebbe un tè.” Con fare educato rispose lei, mentre Marianna guardava i due molto fiera. Voleva bene a Finn, per questo ci teneva tanto che i due andassero d’accordo.

“Non ho la più pallida idea di come si possa preparare, mi dispiace, miss.”- Disse, Finn con un ghigno sulla faccia. Era una plateale presa in giro. Lui non beveva tè. Secondo sua madre quello era ‘nettare per i ricchi’. Avevano qualche bustina aromatizzata dentro la credenza, ma era per le occasioni speciali. – “Ripeto, latte?”

La bambina annuì lentamente, guardando il bambino che si arrampicava sulla credenza per prendere un bicchiere che sciacquò con cura prima di porgerglielo pieno di latte.

“Grazie Finn.”

“Prego Santana.”

 

*

 

Finn era tornato nella sua camera con fare stanco, anche se non aveva poi fatto niente di eccezionale. Si buttò sul letto e riaccese la tv, mentre sentiva le voci di Santana e Marianna provenire dal salotto. Anche loro stavano guardando la tv, ridendo e scherzando. Non si sentiva solo, lui c’era abituato. Sua madre non c’era quasi mai e la sua migliore compagna era la tv.

“Ciao, Finn. Ti va se giochiamo assieme?” Chiese, Santana entrando dentro la stanza dove Finn stava coricato.

“No.” Rispose brevemente.

“Che cosa fai qui tutto il tempo?” Chiese ancora Santana, saltando sul letto di Finn.

“Guardo la tv. Non ti sembrava ovvio?” Si girò a guardarla, mentre lei guardava la tv. Non era un programma interessante, forse era una cosa che solo i ragazzi potevano capire, perché lei no, non lo capiva.

“Sì, scusa, che domanda stupida.” Finn sorrise, tornando a guardare la tv, con fare annoiato.

“Uhm, San... Ripensandoci, mi piacerebbe giocare, hai qualche idea?” Saltò giù dal letto, aspettando che la bambina lo seguisse. Se Noah Puckerman l’avesse visto, l’avrebbe ammazzato di botte. Giocare con una bambina – per di più ricca – non poteva esistere. Almeno secondo Puck. Lui non aveva amiche, aveva solo una quantità di persone che facevano tutto quello che lui voleva. Era la legge della giungla, e a parte Finn, la seguivano.

“Hai mai giocato a moglie e marito?” – Chiese Santana, il bambino la guardò e scosse la testa con un cenno negativo, aspettando che la bambina gli spiegasse il gioco. – “Bene, noi ci fingiamo sposati. E’ la versione distorta di ‘mamma e figlio’ – fece agitando le manine in piccole virgolette – noi facciamo delle cose così, tipo far finta di andare a fare la spesa, o che so io.. insieme. Ti va?” Chiese, accennando ad una risata.

“Santana..”

“Sì?” Chiese la bambina, mettendosi le trecce davanti.

“Conosci Noah Puckerman?” Chiese Finn, guardandola.

“No, chi è?”

“Bene, giochiamo!”

 

 

*

 

“Tesoro, ti piace il prosciutto?” Chiese Finn, facendo finta di spingere un carrello, stavano in cortile, mentre Marianna li osservava dalla finestra principale. Santana lo aveva obbligato a chiamarla tesoro, ma a Finn, non conoscendone il vero e proprio significato, non importava. Santana annuì lentamente, mentre teneva tra le braccia un bambolotto tutto brutto che apparteneva a Finn, quando era più piccolo.

“Non piangere Mr. Noggle.” - Avevano deciso insieme di chiamarlo così, in realtà era il nome di un pupazzo che Finn aveva visto alla tv, e Santana acconsentì. Portò il bambolotto in alto, esponendolo alla luce del sole, e gli sorrideva, come se fosse un vero bambino. – “ Andrà tutto bene. Adesso papà ti compra il prosciutto e appena torniamo a casa, ti faccio un bel paninetto. Contento, piccolo?”
Finn, con una leggerezza d’animo che solo i bambini avevano, si girò verso Santana e gli sorrise, costringendo la bambina a sorridergli di rimando.

“Che carne prendiamo, caro?” La bambina gli passò il bambolotto, prendendo – fingendo – di prendere tra le mani il carrello. Finn strinse a se il piccolo, e gli sorrise. Lo trovava davvero brutto, a dirla tutta. Era tutto sporco di penna, perché no, lui non aveva niente da fare.

“Uhm, il pollo, il tacchino.. il cammello e perché no, la carota.”. Rispose Finn, sorridendole.

“Finn, la carota non è un tipo di carne, è una verdura.” Santana lo rimproverò con fare calmo, mentre aveva stampato un sorriso sul suo viso.

“Ops, non sono molto bravo in queste cose, scusa.” Si portò una mano dietro la nuca, e se la accarezzò, gesto tipico di quando era imbarazzato. Odiava sbagliare, specialmente davanti agli amici. Ormai per lui, Santana era una amica, e sentiva di volerle già un sacco di bene. Le cose tra bambini sono più semplici, ed è impossibile spiegare cosa leghi due bambini tra loro. La complicità forse. La pura innocenza.

“Si è fatto buio ed è arrivata tua madre.” Disse, Santana con fare triste mentre tornava dentro casa. Suo padre gli aveva sempre proibito di stare fuori al buio e senza nessuno che potesse controllarla.

“Oh.” Finn si strinse nelle spalle entrando dentro casa, si guardò intorno cercando di capire dove fosse Marianna che li chiamava dalla cucina. “Torni domani?”

“Non lo so. Ti faccio sapere, d’accordo?” Chiese, Santana. In qualche modo i due avrebbero trovato un modo per tornare a vedersi.

Avevano passato un buon pomeriggio assieme e anche se a Finn era sembrata antipatica, la bambina si era rivelata più interessante di quanto potesse sembrare.

Le voleva bene, quasi si conoscessero da sempre, quasi fossero sempre stati amici. Era quella l’amicizia che tutti – compresi gli adulti – dovrebbero provare e Finn sapeva che per la sua nuova amica Santana, valeva lo stesso perché le cose – compresa l’amicizia – si fanno in due e tra loro aveva funzionato alla grande.

 

-------------------------------------

Mimimimi, ho portato a termine un altro capitolo della ma week.

Dopo essere stata fuori per le vacanze, mi sono dovuta arrangiare con qualche bozza trovata nel mio cellulare, perciò ne è uscito questo. Mi farebbe molto piacere se mi diceste cosa ne pensate. J Marti.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: damnhudson