Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Shadowshine    12/04/2012    2 recensioni
Una catastrofe improvvisa. Una decisione inaspettata. Cosa saresti in grado di fare per salvare chi ami?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora…
La storia finirebbe qui, ma questo finale a dirla tutta è stato forzato; in questa prima versione lo posto originale così com’è, ma appena avrò superato questa fase in cui mi ritrovo prometto di cambiarlo…
 

 
Tórshavn, Isole Fær Øer, Europa
22 Gennaio 3020, ore 08.53




Avraham era appena uscito dal dormitorio. Dopo averlo fatto curare, Hilbert aveva ordinato ai suoi uomini di preparargli una cuccetta per riposare. Ora lo aspettava lì, seduto sopra una panca, con lo sguardo fisso nel vuoto. Appena lo vide si ridestò, e si incamminò verso la porta.
-Seguimi- lo intimò bruscamente. Condusse Avraham attraverso una serie infinita di corridoi, sale zeppe di macchinari e celle, finchè non si ritrovarono sul tetto dell’edificio. Un vento sfrerzante soffiava da Nord, e il mare era molto agitato. Le onde si infrangevano sugli scogli che ornavano le coste dell’isola, alzando la spuma bianca come fuochi d’artificio. L’orizzonte era piatto, dominato dal mare che pareva prolungarsi all’infinito. Hilbert condusse Avraham verso una scala, che scendeva serpeggiando lungo il fianco della scogliera. Arrivarono alla spiaggia, che era dominata dalla desolazione, eccetto per un pontile in legno, al quale era ormeggiata una barca. Era un cabinato, grande come due porte di football, che ospitava sul ponte due capsule grandi abbastanza da contenere un uomo. Hilbert indugiò un po’, ma alla fine salì sulla barca con passo rapido, seguito da Avraham. Il capitano prese con destrezza il comando della barca, governandola abilmente nel mare in tempesta. Erano arrivati a circa un kilometro dall’isola, che Hilbert spense il motore e gettò l’ancora. Con grande stupore del suo passeggero, scese dalla cabina ed entrò in una delle due capsule, prima di chiudere la porta, ordinò ad Avraham di fare lo stesso. Entrò anch’esso, con un po’ di fatica, e richiuse la porta. Dopo circa venti secondi, una botola si aprì sotto le capsule e queste furono sparate a 100 km/h sotto la superficie del mare. Con precisione millimetrica, esse atterrarono dentro una camera impermeabile. Il portellone della camera si richiuse e l’acqua venne risucchiata completamente. Hilbert uscì e condusse Avraham  lungo uno stretto corridoio, che sfociava in un immenso hangar, il più grande del mondo,  posto a 5000 metri di profondità. Il capitano si destreggiò rapidamente tra aerei, navicelle e armi nucleari, finchè non trovò il suo fedele aereo privato, già rifornito, sulla rampa di lancio. Salì senza proferire parola, e con un cenno indicò ad Avraham il suo posto. Hilbert avviò il motore e, arrivato ad una quota sufficientemente elevata, schiacciò il pilota automatico. Due ore dopo, stavano sorvolando l’Ucraina. Non si erano rivolti neanche una parola. Avraham non riuscì più a trattenersi.
-Credo tu mi debba delle spiegazioni- disse, non senza timore.
Con sua sorpresa, Hilbert rispose solo con un secco “sì”.
-Dove siamo diretti?-
-A Barnaul, in Siberia
-Cosa c’è lì?-
-Il nostro quartier generale-
-Cosa hai intenzione di fare?-
-Questo non posso dirtelo-
-Sono tuo fratello, ora- enfatizzò Avraham.
Hilbert sospirò –Ho intenzione di eliminare l’Armata. Distruggendo il capo, la coda crollerà da sé-
-E perché mai?-
-Per tutto questo tempo…per tutto questo tempo mi hanno tenuta nascosta la verità. Per tutto questo tempo hanno affossato il mio passato, plasmandomi sugli eventi presenti. Mi hanno creato dal nulla, a loro immagine e somiglianza, come una macchina da guerra. Per anni la morte mi è passata davanti, adesso vado a portarla a loro-
-E come intendi fare? La loro base sarà enorme, e abbiamo poche armi su questo aereo.
-Lascia fare a me-
Un ora dopo, Avraham stava osservano le montagne del Caucaso che sparivano dietro l’orizzonte. Le varie cime della catena erano immerse in una fitta nebbia, che lasciava intravedere solo qualche guglia rocciosa. L’aereo aveva perso un po’ di quota, e stava volando molto basso. Avraham si spostò lo sguardo sul vetro del conducente, e spostò lo sguardo verso la terraferma. Ciò che vide era semplicemente incredibile. Un’ enorme castello medioevale era arroccato sulla sommità di una sporgenza rocciosa, alta forse più di ottocento metri. Il castello era pieno di guglie e pinnacoli, con delle enormi pietre di granito squadrate; da quella distanza si intravedevano però anche dei torrioni di difesa, che sorvegliavano i confini con degli enormi cannoni.
-Questo è il nostro quartier generale, o perlomeno una parte di esso- disse Hilbert –Sotto il castello, dentro la sporgenza, c’è un’enorme stiva contenente armi e velivoli-
-È difeso bene, a quanto vedo-
-Già. Oltre ai cannoni sonici che sparano ultrasuoni, ci sono anche altre barriere che rendono il castello inespugnabile-
-Come credi di entrare?-
-Sono pur sempre uno di loro, riconosceranno il mio codice-
-E cosa farai dopo? È impossibile distruggere la struttura-
Hilbert non disse niente. Semplicemente, prese un jet pack, lo diede in mano ad Avraham, aprì lo sportello e spinse il suo passeggero. Avraham volteggiò nel vuoto, incredulo; poi si ricordò del jet pack e lo indossò in fretta, riuscendo a schivare l’impatto col suolo per un soffio. Atterrò dolcemente su una collina poco distante dal castello. Prima che potesse riprendersi, vide l’aereo che si schiantava a tutta velocità contro la sporgenza, scatenando un’enorme esplosione che fece crollare di colpo tutto il castello. Nell’ora che seguì, Avraham osservò il devastante incendio che si era formato. Due ore dopo, volò sopra il complesso, completamente carbonizzato. Tre ore dopo, prese un aereo intatto,  e si diresse a Manaus, in Brasile. Non smise per un secondo di piangere. Era piuttosto lucido, e sapeva bene che ciò che stava per fare era semplicemente pazzesco. Andare nella base dei ribelli per proporre una pace immediata era assolutamente assurdo. Ma lo avrebbe fatto. Il sacrificio del fratello che solo per un giorno aveva potuto conoscere non sarebbe stato vano. No, il mondo sarebbe diventato unito. Troppi morti aveva fatto questa guerra, e non ce ne sarebbero stati più. Il mondo sarebbe stato unito e sviluppato, proprio come volevano tutti. Lo avevano voluto gli uomini del passato, che avevano ucciso tutti per il bene dell’umanità. Lo avevano voluto gli scienziati della capsula, prima di dividersi. Lo avrebbero voluto tutti i figli che non erano ancora nati, tutti i soldati che non erano ancora morti, tutti gli innocenti che non erano ancora stati trafitti da quella malvagità. In fondo, tutti volevano questa pace, ma non c’era nessuno che osava proporla. In fondo, la guerra è la via più facile. In fondo, c’era solo bisogno di qualcuno che avesse il coraggio di fare un grande gesto. E senza commettere gli stessi errori.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Shadowshine