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Autore: TrollFace    12/04/2012    6 recensioni
Salve a tutti, siamo Kappinias e Ari_92 :D
In un momento di sclero totale abbiamo iniziato a scrivere questa long a quattro mani e ora, con questo account che dice tutto, abbiamo avuto il coraggio di pubblicare questa cosa...
E se Kurt e Blaine vivessero entrambi a New York ma non si fossero mai incontrati?
Uno scontro accidentale a Central Park potrebbe cambiare le loro vite, ma sanno davvero tutto l'uno dell'altro?
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"Gli dico il mio nome, e lo invito a prendere un caffè.
Prima che possa fermarlo mi dice come si chiama: Kurt.
Non voglio saperlo. Non voglio dare un nome ai ragazzi con cui vado a letto: in un certo senso sarebbe come se mi rimanessero addosso, e io non li voglio ricordare."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hell Yeah, we are back! Lo sappiamo: siamo scomparse nella nebbia per settimane, ma a grande richiesta (?) rieccoci a pubblicare ;)
Senza ulteriore indugio (vi abbiamo fatto aspettare anche troppo tempo) ecco il nuovo capitolo!
Blaine: Ari_92








Sono un idiota. Un enorme, gigantesco ed emerito idiota.
 
Ma dico: come mi è saltato in mente di dire a quel ragazzo che ci saremo rivisti, che sarei venuto a cercarlo, che per la terza volta saremo stati insieme?
È una follia, lo è stata fin dal primo momento.
Ho voluto mettermi alla prova, provandoci con questo ragazzino tanto diverso da quelli che frequento di solito, e ora ne pago le conseguenze.
 
Non potevi essere uno dei tanti, Kurt? Cosa diavolo mi hai fatto, cosa ti rende così speciale?
 
Mi sento sempre più simile a una merda giorno dopo giorno: ormai non fingo neanche più di avere qualcosa da fare.
Semplicemente resto in casa, perché è l’unico posto dove lui non potrà trovarmi, e dove io non correrò il rischio di ricascarci di nuovo; perché è così: se lo rivedessi, ci ricascherei, lo so fin troppo bene.
 
“Blaine.. Si può sapere che cos’hai?” Jessica. Come al solito si preoccupa per me, quando invece dovrebbe preoccuparsi per se stessa, e per la vita che io le sto rovinando.
Non rispondo: non le rispondo mai. Lei si siede sul letto accanto a me, passandomi una mano sulla schiena.
 
A un tratto mi è chiaro: quelle stesse dita sono destinate a consolarmi, a stare con me per sempre.
E allora mi viene da piangere, perché la mia vita è inutile e insensata, e a me andrebbe anche bene così com’è, ma adesso no. Il mio egoismo sta ferendo troppe persone.
 
Jessica non merita il mio odio, e Kurt non merita la mia ossessione.
 
Non posso sentirmi a disagio in casa mia, non posso non essere in grado di guardare mia moglie negli occhi e dirle che così non si può più andare avanti, che non è possibile continuare a prenderci in giro.
 
“Sto bene Jess.. Esco per un caffè.” Mormoro con la faccia sprofondata nel cuscino.
La sento sospirare appena, mentre ritira la mano dai miei capelli.
 
Odio il suo profumo, quel miscuglio di fiori e frutti troppo dolciastri che fanno tanto sciroppo per la tosse.
..Kurt invece profuma di Kurt, ed è l’odore più buono che abbia mai sentito.
 
Scuoto la testa, sforandomi di non rievocare il pensiero del suo corpo sul mio, i suoi occhi nei miei, le sue mani ancorate con forza alle mie spalle.
 
Qualcosa mi si stritola all’altezza dello stomaco. Sarà la fame.
 
 
Saluto Jessica con un bacio leggero, prendo il portafogli ed esco, in questa tiepida domenica mattina.
 
Mi dirigo verso Central Park, con l’intento di fare colazione sul prato.
 
Prima di conoscere Kurt la mia finzione andava più che bene: non ero felice, ma tiravo avanti. Perché arrivando ha infranto tutto? Gli è bastato alzare i suoi occhi trasparenti sui miei, arrossire qualche volta di troppo, e avermi fatto conoscere come ci si può sentire dopo aver fatto qualcosa in più di semplice sesso.
Non abbiamo fatto l’amore, anche se lui ne era convinto. Io non faccio l’amore, perché io non sono capace di innamorarmi.
 
Mi siedo sull’erba fresca, e non faccio in tempo a portarmi il caffè bollente alle labbra che il telefono mi squilla nella tasca dei jeans.
Guardo chi è, sbuffo e rispondo.
“Papà.”
“Ciao Blaine! Come stai?”
“Come se te ne fregasse qualcosa..” Un silenzio arrabbiato arriva dall’altra parte.
“Quante volte devo ripetertelo che non devi parlare così a tuo..”
“A chi? A mio padre? Lo stesso padre che non si fa sentire da più di un mese? Che c’è? Qualche amico o parente ti ha ricordato che esisto anch’io?”
“..Non ho voglia di litigare, per cui farò finta di non aver sentito.” Sta fremendo di rabbia, ed io sto al suo gioco.
“Scusami.”
“Così va meglio. Come sta Jessica?” Questo è il colmo.
“Mmh, vediamo, come sta Jessica? Jessica sta di merda, ecco come sta!”
“Cos’ha?” Spero vivamente che stia scherzando.
“Oh, niente di niente! Semplicemente è sposata con un uomo che non la ama..”
“Non dire così!”
“..che non fa un cazzo nella sua vita e sta lontano da casa più tempo possibile, dato che non ha neanche il coraggio di guardarla in faccia!”
“Blaine..”
“Blaine un cazzo! Perché hai insistito tanto che ci sposassimo papà? Così giovani poi! Perché? Ammetti la verità una volta tanto!”
“Non ti azzardare ad alzare la voce con me!!”
“Perché no? Hai paura che i tuoi amici del cazzo ci sentano? Hai paura che vengano a sapere che hai un figlio omosessuale?!”
“Oh mio Dio!! Blaine non ci hai ancora messo una pietra sopra a quella storia?!”
“Non è una storia papà, è quello che sono! E stare con Jessica mi sta avvelenando l’esistenza!”
Fa una pausa, ma non demorde.
“Quante volte te lo devo ripetere che è solo una fase?! Ti passerà e sarai felice con Jess..”
“Non è una cazzo di fase papà! Sono ventidue anni che è così, e non cambierà! Fattene una dannata ragione!”
“Tu.. tu..”
Io mi scopo tutte le notti uno diverso, nel disperato tentativo di sopravvivere alla mia fottutissima vita, ok? Pensi che sia divertente? Pensi che sia giusto?” Ci mette un’eternità a rispondere.
“Spero solo che tu sappia quanto sia innaturale quello che fai.” Mi sbatte il telefono in faccia.
Vaffanculo papà.
 
Ficco il cellulare in tasca e riprendo a fare colazione. Vorrei solo che questo dannato caffè mi vada di traverso, così magari crepo e la smetto di rovinare la vita a me e alle persone che mi circondano.
 
Mi stendo sull’erba, con le mani incrociate dietro alla testa. Mi faccio pena da solo.
 
Poi la sento.
 
Una risata familiare, che non raggiungeva le mie orecchie da un mese a questa parte.
Ok, sono davvero messo male.
Addirittura immaginarmi Kurt.. sto veramente toccando il fondo.
Poi però torno a sentirla, e scatto a sedere tanto in fretta che ho un mezzo capogiro.
 
Mi guardo intono spaesato, scrutando una ad una le numerose panchine di Central Park, senza però riuscire a scorgerlo da nessuna parte.
 
Un’altra risata e mi volto di scatto: è lì, qualche sprazzo verde più avanti, seduto sull’erba.
 
Mi alzo in piedi, perché le mie gambe si muovono da sole, e il mio cervello sembra comandare loro di raggiungerlo, in questo preciso istante.
 
È bellissimo, esattamente come lo ricordavo. Voglio tornare a stringerlo, guardarlo arrossire, e magari baciarlo come mi sono sempre impedito di fare: in quel modo dolce e romantico che, ne sono certo, gli piacerebbe tanto.
 
Poi mi fermo.
 
Non solo io, tutto il mondo si ferma.
 
C’è un ragazzo insieme a lui: un biondino tutto muscoli ed estremamente carino che gli sta offrendo una briosce, aiutandolo a spazzare via con l’indice lo zucchero a velo fermatosi sulla punta del suo naso.
E Kurt lo lascia fare, e ride.
Kurt ride perché è felice.
Kurt ride perché ha quello che con me non potrebbe mai avere.
 
Non lo so perché, e forse nemmeno lo voglio sapere, ma mi si spezza il cuore.
 
Mi si spezza il cuore perché Kurt è felice con qualcuno, e quel qualcuno non sono io.
Mi si spezza il cuore perché io non lo merito, né mai lo meriterò.
Mi si spezza il cuore perché quel ragazzo lo sta baciando proprio nel modo in cui vorrei essere capace di baciarlo, ma non ci riesco.
 
Sono uno stronzo, una merda della peggior specie.
Dovrei essere felice che Kurt abbia trovato qualcuno in grado di offrirgli qualcosa di meglio di una scopata ogni tanto. Dovrei essere sollevato dal fatto che ora non mi cercherà più, così che io possa trovare qualcun altro da portarmi a letto.
 
Dovrei, ma non ci riesco.
 
Non ci riesco perché solo uno stronzo, che invece di volere la felicità di una persona si limita ad aggrapparsi a lei egoisticamente, perché è disposta a trascinarla in quel vortice di disperazione che è la sua vita pur di averla accanto.
 
Faccio schifo, e Kurt non merita le mie paranoie. Eppure sono geloso: non di quel biondino in particolare, ma di chiunque possa dare a Kurt quello che non posso dargli io.
 
Non è colpa sua se ha cercato di voltare pagina, non è colpa sua se c’è un bel ragazzo che si è innamorato di lui.
 
Perché è così, anche se mi fa tanta paura: qualunque cosa sia l’amore, immagino che è così che ci si deve sentire quando lo si prova.
 
Stritolo il bicchiere di carta tra le mani e mi avvio verso casa.
 
Ci rivedremo Kurt. Prima di quanto immagini.

 
   
 
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