Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    13/04/2012    5 recensioni
L'aria entrava nella macchina mentre le buie stradine di campagna avevano sostituito quelle della periferia e, ancora prima, quelle della città.
Oltre al getto luminoso dei fanali dell'auto non vi era altra fonte di luce. Solo buio, vento e la voce alterata della donna.
Quella voce lo innervosiva, il buio totale lo opprimeva.
Ribatté alle accuse della donna, arrabbiato, la macchina che continuava a sfrecciare nella tortuosa stradina deserta. Accellerò. Voleva tornare a casa. Voleva lasciarsi alle spalle quell' irritante voce, quell' opprimente buio.
In un attimo una intensa luce abbagliante riempì l'abitacolo, la donna si ammutolì e il bambinò gridò, svegliandosi all'improvviso e spalancando gli occhioni verdi:
"Papà!"
E poi fu buio di nuovo.
[Synacky]
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, Zacky Vengeance
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Winter Sun - cap 5












L'edificio sembrava pericolante e  prossimo a cadere a pezzi, mentre la pioggia schiaffava i vetri e sembrava sfidare quel già instabile equilibrio.
All'interno la situazione era appena migliore, anche se le lampade al neon davano un'aria inquietante all'intero corridoio.
Per tutto il piano c'era un silenzio innaturale, quel silenzio che è presagio di qualcosa di brutto.
Un bimbo moro dagli occhi verdi se ne stava con lo sguardo fisso su una lucina rossa posta sopra un cartellino che diceva "sala operatoria" e aspettava soltanto che quella lucina si spegnesse, segno che avrebbe finito di aspettare.
Eppure era li in piedi da ormai ben sei ore, non si era mosso, né seduto, né aveva spostato lo sguardo dalla lucina rossa, che gli diceva di aspettare ancora e ancora.
Dovette aspettare ancora altre due ore prima di vedere finalmente la luce spegnersi, ma invece di poter correre incontro alla donna dai capelli biondi che era sua madre, uscì un medico a sguardo basso che si limitò a guardare l'uomo che era seduto in una delle sedie della sala d'aspetto e a scuotere la testa.


***


Il suono insistente del cellulare che squillava fece svegliare Brian di soprassalto, che si sporse immediatamente verso il comodino di fianco a lui per mettere a tacere quel suono fastidioso. Si strofinò gli occhi e guardandosi un attimo intorno non riuscì immediatamente a capire dove si trovava. Poi il rumore del respiro leggero di Zack che dormiva con la testa appoggiata al suo petto gli ricordò della serata prima e di quanto avesse fatto tardi, tanto da non poter tornare a casa a piedi, soprattutto per via della pioggia.
La serranda era tirata su e oltre la finestra scorgeva dei pesanti nuvoloni, ma non sembrava che stesse piovendo.
Afferrò di nuovo il cellulare e vide che erano quasi le sette. Per un attimo gli prese quasi un colpo, pensando che fosse in ritardo per il lavoro, ma poi si ricordò che era sabato e che quindi il suo turno cominciava alle dieci. Comunque ormai era sveglio e perciò decise di alzarsi.
Si scostò piano Zack di dosso, stando attento a cercare di non svegliarlo e  si tirò su in piedi. Rimase qualche secondo a guardare l'altro dormire e si chiese se era il caso di lasciarlo solo, ma Zack, dopo quei primi momenti di agitazione, era stato calmo per tutta la notte quindi Brian decise che poteva scendere per bersi qualcosa dato che aveva la gola secca.
Tirò giù la serranda dato che di li a poco avrebbe cominciato a entrare una luce troppo forte e avrebbe potuto svegliare Zack. Gli lanciò un ultimo sguardo e si chiuse la porta alle spalle. Non poteva negare che la sera prima si fosse abbastanza spaventato. Ormai aveva intuito che c'era qualcosa che lo tormentava e che lui glielo nascondeva, ma dopo quella notte ne aveva avuto la conferma, e ormai si era convinto a provare a chiedergli delle spiegazioni. Dopo il lavoro ci avrebbe parlato e questa volta non lo avrebbe lasciato scappare come la prima volta che si erano incontrati.
Una volta sceso in cucina aprì tutti gli sportelli delle mensole fino a che non trovò il pane per i tost e della marmellata da metterci sopra. Si sentiva un po' a disagio a rovistare nella cucina di Zack, ma era certo che lui non si sarebbe arrabbiato, e poi preferiva non svegliarlo.
Preparato il suo toast si sedette al tavolo, rimase seduto a smangiucchiare, senza neanche avere realmente fame, e si perse nelle sue riflessioni che avevano come unico punto di riferimento il moro che dormmiva al piano di sopra.
Con un certo nodo allo stomaco Brian si rese conto che ogni volta che aveva tempo per pensare, che si fermava a riflettere o semplicemente cercava di staccare per liberarsi un po'  da tutte le sue preoccupazioni era proprio il pensiero di Zack che prendeva ad occupargli la mente. Non erano sempre pensieri concreti, ma spesso lo vedeva con gli occhi della mente,  lo vedeva ridere, o semplicemente sorridere ogni volta che faceva l'idiota, vedeva i suoi occhi a volte felici e a volte tristi. Era come se da quando l'aveva conosciuto fosse diventato un po' il centro del suo mondo, gli amici gli chiedevano che fine avesse fatto e Al si ritrovava a riprenderlo ogni volta che, distratto com'era, serviva il cliente sbagliato o faceva cascare e rompere qualcosa.
-Buongiorno. Già sveglio?
La voce di Zack, che era appena entrato in cucina,         alle sue spalle lo fece riscuotere dai suoi pensieri e sorridere stupidamente.
-Sì, mi sono scordato di disattivare la sveglia del cellulare e ha suonato presto. Ti ho svegliato?
-No no- fece Zack strofinandosi gli occhi e mettendosi a sedere di fronte a Brian -mi alzo sempre presto.
-Se l'avessi saputo avrei preparato qualcosa anche a te- disse Brian indicando il suo toast.
-Non ti preoccupare, tanto non ho mai fame la mattina... Comunque- riprese Zack, come se stesse per dire qualcosa di difficile -hai dormito bene sta notte? Cioè, non ti ho tirato calci o che ne so... parlato, qualcosa del genere?
Brian si morse la lingua indeciso se parlare e esporre i suoi dubbi.
-Io ho dormito bene. Tu?- decise di dire semplicemente, nella speranza che fosse l'altro a dargli qualche indizio.
-Meglio del solito- fece Zack sovrappensiero.
Brian lo guardò con un mezzo sorriso e qualche secondo dopo Zack arrossì e abbassò lo sguardo.
-Non perché hai dormito con me- si affrettò a dire -Cioè, sì mi ha fatto piacere, ma...
Zack sembrava essersi incartato e Brian, tanto per metterci il carico, si mise a ridere. Ma lo fece anche per alleggerire la situazione. Era sicuro che il più piccolo si stesse riferendo al fatto che la sua vicinanza aveva fatto sì che non avesse avuto incubi, anche se lui non sapeva che era perché gli era stato abbracciato per tutta la notte. A quel pensiero Brian sentì quasi una fitta al cuore. Guardò l'altro che cercava di dissimulare il suo imbarazzo, ma per il resto sembrava che fosse tranquillo e i suoi occhi sembravano sereni. Ma per quanto tempo ancora li avrebbe visti così, prima che tornassero di nuovo a oscurarsi?
-A che pensi?
Brian si accorse di aver staccato per un attimo il cervello solo quando la voce di Zack lo richiamò. Ormai era talmente abituato a quei vuoti di silenzio che ormai quasi non se ne accorgeva.
-Niente- rispose Brian, anche se la risposta giusta sarebbe stata, a te. Lo guardò intensamente negli occhi tanto che ebbe paura che Zack gli avesse potuto leggere nella mente la vera risposta, così distolse lo sguardo e si alzò improvvisamente in  piedi.
-E' meglio che vado, devo passare a casa a cambiarmi e poi andare a lavoro- disse sbrigativo.
Zack parve confuso dal repentino movimento dell'altro.
-Stasera ci vediamo?
-Certo- fece Brian sorridendo, essendosi accorto di essere stato un po' troppo brusco -a stasera.
-Ok... ma non è meglio se prima ti vesti?
Brian abbassò lo sguardo su di sé e si ricordò solo in quel momento che indossava giusto un paio di boxer e una maglietta a maniche corte, quelle con cui aveva dormito.
-Mi pare il caso- disse e lasciò l'altro a ridere, mentre lui correva di sopra a cambiarsi.
Imprecò constatando che i suoi vestiti erano ancora umidi e gli sarebbe preso un colpo se fosse uscito con quelli. Rimase un attimo incerto sul da farsi e poi prese i jeans e la maglietta che gli aveva prestato Zack il giorno prima. Glieli avrebbe riportati la sera stessa.
-Allora passo come al solito verso le sei e mezzo, ok?- domandò Zack quando Brian tornò di sotto.
-Ok, ciao Zacky- gli disse e l'abbracciò per salutarlo.
Zack rimase un attimo sorpreso e poi ricambiò. A Brian non importava che all'altro potesse sembrare strano, a lui era mancata la sensazione di stringerlo fra le braccia e, nel momento in cui lo lasciò, desiderò di poterlo fare di nuovo presto.
-A dopo- salutò un'ultima volta prima di dirigersi a lavoro sotto la pioggia.



Zack aveva passato l'intero pomeriggio sul divano a guardare i programmi musicali alla TV, in particolare era riuscito a trovare un live dei Misfits che lo aveva tenuto occupato per un'oretta.
Per il resto della giornata si era annoiato tutto il tempo. Aveva pensato di andare a fare un giro fuori, ma il tempo non era dei migliori e pensò che non si sarebbe divertito senza Brian, e senza neanche accorgersene  se ne rimase sdraiato sul divano, ignorando la TV accesa, a pensare all' amico. Sentiva  sui suoi vestiti il suo odore e rimase per qualche istante a ispirare aria per sentirlo il meglio possibile. Era davvero buono. Sapeva di Brian, per questo era buono.
Più ci pensava e più ringraziava il destino per averlo condotto in quella città e in quella Caffetteria qualche settimana prima. Il fatto di poter contare su qualcuno dopo aver passato una vita da solo era più di quanto si sarebbe mai aspettato.
Dopo un'altra ora a riflettere sul divano decise di alzarsi e raggiungere Brian. Erano solo le cinque, ma non ce la faceva più a starsene li senza fare niente, preferiva aspettare che Brian finisse di lavorare direttamente alla Caffetteria.
Una volta fatto la doccia e vestito, circa una mezz'ora dopo, era pronto per uscire, ma la vibrazione del cellulare lo fermò. Era un messagio da Brian:
"So che mi avevi detto che saresti venuto qui, ma vediamoci direttamente al solito locale. Ho appena incontrato un amico che non vedevo da tempo e Al mi ha fatto staccare prima. Mi dispiace davvero che salteremo la nostra solita cena, stasera ti offro un drink!"
Zack sbuffò e si appostò nuovamente sul divano dove sprofondò stancamente, senza avere niente da fare.
Diverse ore dopo camminava fiancheggiando il lungo mare, diretto verso il luogo di incontro con Brian. Teneva un'andatura piuttosto accellerata, perché era riuscito a fare tardi nonostante non avesse fatto niente per tutto il pomeriggio.
Quando si fu avvicinato abbastanza lo scorse davanti all'entrata che si stava fumando una sigaretta, ma non era da solo.
-Ciao Zacky, ce l'hai fatta! Pensavo ti fossi perso- lo accolse Brian non appena lo vide.
-In qualche modo sono riuscito comunque a fare tardi- si scusò grattandosi il capo.
-Fa niente... ah, questo è l'amico di cui ti parlavo, Matt. Matt lui è Zack.
Il ragazzo alto dagli occhi verdi che stava a fianco a Brian gli porse la mano -piacere di conoscerti Zack. Anche se, in sole quattro ore, ho sentito talmente parlare di te che mi sembra già di conoscerti.
Brian rifilò una gomitata a Matt mentre Zack se la rideva e gli stringeva la mano -Piacere mio.
-Bene, vogliamo entrare? Così ti presento gli altri- fece Brian prendendo Zack per un braccio e portandolo dentro.
All'interno come al solito la musica era sparata a tutto volume e Zack notò due ragazzi ad un tavolo che stavano facendo cenni verso di loro.
Brian gli fece segno di seguirlo e s'incamminarono verso gli altri. Farsi strada fra le miriadi di persone non era affatto cosa facile e Zack riusciva malapena a stare dietro a Brian,  tanto che questo, una volta che se ne fu accorto, gli afferrò la mano e lo trascinò dietro di sè in mezzo alla folla, facendolo arrossire leggermente per quel contatto, ma Zack si costrinse a pensare che il rossore sulle sue guance fosse dovuto al caldo.
Arrivati al tavolo Zack fu presentato anche agli altri due ragazzi, tali Jimmy e Johnny.
Gli amici di Brian sembravano abbastanza simpatici, anche se a Zack sembrava strano che non gli avesse mai parlato di loro.
-Quindi sei tu il motivo per cui Brian è sparito in tutto questo tempo?
Zack si voltò verso il ragazzo dagli occhi azzurri intuendo che si stava riferendo a lui. Nonostante la domanda potesse sembrarlo, il tono che aveva usato Jimmy non era accusatorio, ma una semplice constatazione. Nonostante questo non sapeva che rispondere e si limitò a grattarsi il capo e balbettare qualcosa senza senso.
-Lascialo in pace Jimmy- fece Brian mettendogli un braccio intorno alle spalle -sono io che non ho saputo gestire bene le cose... e poi tu non avevi da fare per lavoro?
-Si, ma il tempo per una birra lo avevo.
-Te ne offro una ora?- chiese Brian per farsi perdonare.
-Si, bravo. Fai qualcosa di utile nella vita!- lo prese in giro Jimmy alzandosi in piedi e Brian scosse la testa e lo seguì, lasciando Zack a chiacchierare con Matt e Johnny.
Jimmy e Brian tornarono una decina di minuti dopo con in mano cinque birre.
-Offro una birra ciascuno per farmi perdonare, così non potete dubitare che io non sia un buon amico!- fece Brian appoggiando i bicchieri sul tavolo.
-Lo sai che con la birra  vai sempre sul sicuro- fece Johnny gustandosi immediatamente la sua.
Brindarono a qualcosa di non ben precisato e ordinarono altre birre, tanto che dopo  nemmeno un' ora sia Johnny che Matt erano partiti.
-Odio essere quello che guida- si lamentò Jimmy -ho preso solo una birra e neanche avrei dovuto.
-Infatti vederti sobrio è abbastanza una novità- constatò Brian.
-Solo perché Sanders ha la macchina dal meccanico- sbuffò -credo che andrò al bancone, c'è una tizia che mi fissa da venti minuti- e detto questo fece l'occhiolino e sparì in mezzo alla folla di gente.
Johnny e Matt stavano qualche metro lontano da loro e ridevano come se avessero sparato la battuta del secolo.
-Che ne dici di andare un attimo fuori?- chiese Brian -comincio a sentire un po' troppo caldo qui.
-Sì, andiamo- rispose Zacky e, afferrate le loro giacche, a fatica riuscirono a farsi strada nel senso opposto fino a raggiungere l'uscita.
 Il contrasto fra il caldo soffocante del locale e il venticello freddo all'esterno fece rabbrividire entrambi, ma infondo si sentivano meglio.
Brian tirò fuori immediatamente una sigaretta e prese a fumare appoggiato al muro, tanto per rilassarsi un po'.
Aveva intenzione di chiedere a Zack spiegazioni sul suo comportamento un po' cupo, ma era certo che l'altro non ne sarebbe stato felice. Però doveva provarci.
-Comunque sei sicuro di esser stato bene sta notte?- chiese, come se non avessero mai sospeso il discorso che avevano avuto quella stessa mattina.
Zack lo guardò subito confuso prima di capire a cosa si riferisse.
-Sì, te l'ho detto... meglio del solito almeno- fece, puntando lo sguardo in un'altra direzione.
-Cosa c'è di solito che non va?
Brian sapeva che quel discorso era scomodo per Zack, che infatti cominciò a dare i primi segni di nervosismo.
-Niente...
Zack si torturava le mani e Brian decise che era di nuovo il caso di lasciar perdere. La serata stava procedendo bene e non se la sentiva di rovinarla. Spense la sigaretta che aveva fumato neanche a metà e la gettò a terra.
-Non importa. Se un giorno ti andrà di parlamene lo deciderai tu.
Zack lo guardò e poi abbassò lo sguardo prima di parlare di nuovo:
-Ho avuto un incubo vero?
Brian fu sorpreso del fatto che glie l'avesse chiesto.
-Credo di sì- si limitò a rispondere.
-Immaginavo- disse con gli occhi bassi -ma non mi sembra l'argomento più felice di cui parlare in questo momento.
-Zacky, io vorrei solo aiutarti- fece Brian mettendosi davanti a lui per costringerlo a guardarlo negli occhi.
Zack ora sembrava come intrappolato da quello sguardo, da quegli occhi scuri in cui riusciva a percepire  quanto l'altro fosse preoccupato per lui.
-Tu neanche lo sai quanto mi hai aiutato in queste settimane- disse dopo un attimo di esitazione, e Brian riuscì a leggere nei suoi occhi quanto fosse dannatamente sincero.
Gli portò una mano fino alla frangia e gli scostò i capelli che ricadevano quasi sugli occhi.
-Vorrei vederti felice. Ti vedo sempre sorridere con le labbra, ma i tuoi occhi rimangono sempre tristi. Cosa posso fare?
Zack rimase spiazzato da quelle parole. Era tanto che qualcuno non si preoccupava per lui in quel modo. Neanche se lo ricordava quanto.
-Perché ti interessa così tanto che io sia felice?
-Non lo so. So solo che è stato il mio unico scopo dal momento che ti ho incontrato. Ma non pare che ci stia riuscendo più di tanto.
-Stare con te mi fa stare bene Brian- fece Zack guardandolo serio, per fargli capire che non mentiva -è solo che è tanto tempo che scappo dagli altri....
Brian gli accarezzò delicatamente il viso, poi gli prese la mano e la strinse nella sua, e Zack non fece opposizioni.
-Se provo a fare una cosa mi prometti che ora non scappi?
Zack rimase immobile per un paio di secondi, il viso vicinissimo a quello di Brian, e poi annuì. Qualche istante dopo Brian premeva dolcemente le labbra nelle sue. Zack si stupì di non esserne rimasto sorpreso, ma anzi si aggrappò all'altro attirandolo più vicino.  Era come se non si fosse reso conto di quanto avesse desiderato quel contatto, di quanto ne avesse realmente bisogno, ormai inconsciamente aveva capito quanto stare con Brian gli avesse fatto bene. Si sentiva completo, protetto e sicuro. E fu proprio quello a spaventarlo maggiormente.
Si staccò di colpo e mise le mani sul petto di Brian per spingerlo via.
Si guardarono per un interminabile istante in cui il più grande lo guardava confuso e preoccupato.
Zack voleva spiegargli che lo aveva spinto via perché non voleva soffrire, perché quando vuoi bene a qualcuno può succedere che te lo portano via e lui era andato incontro a quel destino troppe volte per poterlo sopportare ancora. Voleva spiegarglielo, voleva farlo davvero.
Invece si voltò solamente e corse via  per le strade buie di Huntington Beach.










Mi ci è voluto un po' di tempo, ma ecco il quinto capitolo!
Ringrazio subito chiunque abbia letto, sperando che sia stato di vostro gradimento, io non ne sono tanto convinta ^^"
Ma l'ho riscritto trecento volte e se lo scrivevo un'altra volta credo che avrei dato di matto D:
Comunque alla fine mi sono decisa ad aggiungere anche gli altri tre perché infondo che ff sugli avenged è se non ci sono tutti? Non ho resistito :3 Anche se comunque avranno un ruolo piuttosto marginale.
Bene, basta con le chiacchiere, passo subito a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, e scusatemi se vi ho fatto aspettare!
Amelie_, Vengeance_As, LoveLeonScottKennedy e _Mpenziwe, grazie mille! *^* Non c'è bisogno che ripeto ogni volta che vi adoro vero? ...ma si dai, una volta in più non fa mai male :'D vi adoro *-*

Come al solito se c'è qualche errore che mi è sfuggito, qualcosa che non va, vi invito a segnalarmelo :)

Ps: ma avete visto il Cionni che si è fatto i capelli... che colore è, lilla? LOL Bellino lui :') E i capelli di Syn *-*
Ok, basta bimbominkieggiare :'D

Al prossimo capitolo! Un bacione,

Josie






   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Josie Walking_Disaster Vengeance