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Autore: Stepp    13/04/2012    2 recensioni
'Quando quella mattina di pioggia le arrivò quella fottutissima chiamata il mondo cominciò a spezzarsi e a cadere su di lei, prima piccoli pezzi, piccolissimi frammenti, ma ,col passare del tempo, sempre più grandi, sempre più rocciosi, spigolosi e dolorosi.'
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angel se ne era andata. Angel era morta stroncata dalla leucemia.
Se ne era andata via e con se aveva portato l’anima di Juliette. L’aveva strappata via dal suo corpo e se l’era portata con se da un mese o poco più. Forse per questo Juliette non era più la stessa, forse per questo rifiutava tutti.
Quando quella mattina di pioggia le arrivò quella fottutissima chiamata il mondo cominciò a spezzarsi e a cadere su di lei, prima piccoli pezzi, piccolissimi frammenti, ma ,col passare del tempo, sempre più grandi, sempre più rocciosi, spigolosi e dolorosi.
Aveva provato ad accettare che lei se ne fosse andata, aveva provato a parlare, ma il dolore non glielo permetteva ormai da un mese.
 

*-Mi hanno chiesto di fare un discorso, perciò eccomi qui.
Angel se ne andata e questa cosa mi distrugge.
Ricordo ancora le giornate passate a bere il té come le principesse, ricordo il primo giorno alle elementari a correre nel cortile, ricordo alle medie il nostro banco scritto, era così personale. Ricordo quando abbiamo scelto il liceo classico, quando agli esami di maturità abbiamo pianto. Ricordo il suo diciottesimo compleanno e quando abbiamo scelto la facoltà. Ricordo le prime litigate serie, i primi compiti copiati, ricordo i rimproveri dalla professoressa perché ridevamo troppo durante la lezione. Ricordo il modo in cui parlava dei suoi sogni e come le brillassero gli occhi mentre lo faceva. Ma soprattutto ricordo lei quando era con me, quando mi consolava e mi aiutava.
 Ho sempre creduto che il nome Angel fosse un nome perfetto per lei. Un angelo caduto, così la definivo.- In quel momento Juliette ansimò un attimo. Stese zitta per qualche secondo rimurginando sulle parole dette e sui tempi passati. Tutte le persone in quella chiesa stesero zitte, l’unica cosa che rompeva il silenzio erano i singhiozzi delle professoresse e delle ragazze che piangevano.- Ora dovrei accettarlo, no? Dovrei dire Dio l’ha chiamata a se era questo il suo destino. Ma Dio Santissimo, non potevi prenderla dopo? Non potevi aspettare? Non potevi rinunciarci, per la miseria. Lei aveva dei sogni, aveva delle speranze!
Negli ultimi mesi di malattia aveva sempre finto di essere forte e poi si era per fino stancata. Così, il 15 Settembre del 2012 ci ha abbandonato; se ne andata via lentamente e col sorriso sul volto, aveva accettato la morte diceva. E per lei era un bene, forse.
Vorrei solo..Vorrei solo che, non fosse successo. La vorrei qui con me a ridere e scherzare, dovevamo prendere la laurea a Gennaio e avevamo in programma di partire e andare a Madrid e poi in Francia. Ma non sarà così perché Angel è.. E’ morta.- Scappò via correndo, ma senza piangere, perché in fondo lei non aveva mai pianto per la sua morte, mai.*
 

Juliette era distesa sul suo letto a pensare a quelle parole per la millesima volta. Il giorno della sua laurea si avvicinava sempre di più, ma lei lo rifiutava. Il suo ragazzo, Will, le era stato accanto ogni giorni di quel mese senza alcun risultato erano poche le volte che l’aveva fatta sorridere o parlare, ma il motivo di tutta questa depressione era il fatto che non piangeva e così facendo non dava libero sfogo a tutte quelle emozioni che si erano imprigionate nella sua testa, attimo per attimo. Perché ,lo sappiamo tutti, quando quelle piccole gocce di acqua salata cominciano a scorrere sul tuo viso, allora li ti stai sfogando.
Si alzò facendo attenzione a non muovere le coperte del letto, andò in cucina e prese un biscotto di quelli che preparava sua madre per poi avvicinarsi a quest’ultima e darle un bacio sulla guancia.
Juliette abitava con Angel in una casa vicino la facoltà di medicina,ma dopo la sua morte era tornata da sua madre senza neanche pensarci. Aveva lasciato quella casa piena di ricordi e ogni giorno lottava per non ricordare niente, voleva distruggere i ricordi e prendere in mano la sua vita, ma niente era troppo difficile.
 
  
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