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Autore: dawnechelon    13/04/2012    1 recensioni
« Voglio stare con te, Sarah. L’ ho sempre voluto, fin dall’inizio. Ero solo troppo orgoglioso per ammetterlo. »
Quando l'amore nasce spontaneo, e puro, tra due persone apparentemente incompatibili, che trovano l'uno nell'altro un rifugio.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tyler Lockwood
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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E come sempre, la felicità svaniva, si dissolveva nell’aria e mi abbandonava, lasciando che le mie più grandi paure ed il dolore mi prendessero.
Why do all good things come to an end?
Era forse la frase più vera che io avessi mai sentito in una canzone, una domanda alla quale nessuno aveva trovato risposta.
This is the life.”, era la conclusione. Così è la vita, quello era ciò che da sempre accadeva nella storia; un filosofo li aveva definiti “i corsi e ricordi della storia”. La vita era fatta di alti e bassi, era così da sempre e così sarebbe sempre stato.
Tyler non veniva a scuola ormai da una settimana, non rispondeva a scuola ormai da una settimana, non rispondeva ai miei messaggi, né tanto meno alle mie chiamate.
Non sapevo a cosa pensare, perché in realtà la mia mente era assalita da un vortice di pensieri che combattevano l’uno sull’altro nel tentativo di prevalere.
Mille pensieri di diverso genere affollavano il mio inconscio: non sapevo cosa potesse essere accaduto e questo mi torturava. Avrei voluto aiutarlo, avrei voluto esserci per lui ma mi aveva chiaramente tagliato fuori dalla sua vita.
Tuttavia, la preoccupazione era tale che decisi di andare a cercarlo. In serata raggiunsi casa sua, e parcheggiai l’auto nel vialetto di fronte.
Esitai una decina di minuti prima di andare a bussare alla sua porta: l’ansia, il panico, mille paure e paranoie mi attaccavano tentando di schiacciarmi, e talvolta riuscendoci.
Non era semplice mantenere la lucidità: le emozioni erano la forza più potente, tanto costruttive quanto distruttive.
Presi un respiro profondo, ripetendomi che ero lì per una giusta causa.
Non sapevo nemmeno come comportarmi, se l’avessi trovato in casa: ero divisa tra rabbia e dolore.
Non accettavo che mi avesse esclusa in quel modo, ed avrei voluto urlarglielo contro ma probabilmente di fronte ai suoi meravigliosi occhi mi sarei paralizzata.
Scesi dall’auto e raggiunsi il portico: l’ansia andava e veniva riempiendomi di preoccupazioni.
Bussai, ed aspettai facendo avanti e indietro che qualcuno venisse ad aprirmi.
Di fronte a me si presentò la signora Lockwood, come sempre vestita del suo brillante sorriso.
« Salve, sono Sarah, un’amica di Tyler.. è in casa? »
Essendo la prima volta che la incontravo, non sapevo se presentarmi come “la ragazza di Tyler”; forse lui non ne aveva parlato con sua madre, anzi, nemmeno io sapevo se effettivamente potevo considerarmi la sua ragazza, dato il suo comportamento scostante.
« Si, è di sopra.. entra pure. » - mi disse sorridendomi.
Le risposi a mia volta con un sorriso ed entrai in casa, lasciandole chiudere la grande porta d’ingresso alle mie spalle.
« Gli dico di scendere, se intanto vuoi accomodarti, fai pure. »
« Lo aspetto qui, grazie signora Lockwood. » - le risposi, cercando di dare una buona immagine di me.
« Chiamami pure Carol, signora mi fa sentire vecchia. » - disse mentre saliva le scale con leggerezza.
Aspettai un paio di minuti, e vidi finalmente scendere Tyler: sembrava distrutto, ed emotivamente scosso. Lo salutai con un sorriso, ed a sua volta lo fece anche lui, anche se non sembrava particolarmente convinto.
Non volevo essere invadente né tanto meno inopportuna, quindi controllai le mie emozioni non lasciandomi andare a quel contatto di cui avevo disperatamente bisogno.
Avrei voluto abbracciarlo, lasciare che il suo corpo mi scaldasse e che il battito del suo cuore risuonasse nella mia testa come un carillon.
« Ehi.. »
Ehi? Che voleva dire “ehi”? Per una settimana era sparito dalla faccia della terra e tutto quello che riusciva a dirmi era un misero “ehi”? Come prevedevo, non riuscii ad esternare la mia rabbia perché si era trasformata in tristezza e pena per lui.
Il suo sguardo non mi diceva nulla di positivo: comunicava uno stato di confusione, un perfetto mix tra rabbia e delusione.
« Vorrei parlarti.. » - gli dissi cercando di mantenere la calma.
Mi fece cenno di uscire di casa, e ci sedemmo sui gradini del suo portico.
« Sei sparito senza dire niente, Tyler. »
Le parole mi uscirono così spontaneamente che non riuscii a frenarle. Evitò il mio sguardo, guardando distrattamente a terra: era assente, come se fosse lì con il corpo, ma la sua mente fosse astralmente proiettata in un’altra dimensione.
Cercai invano il suo sguardo più volte, ma mi stava palesemente evitando.
Il suo silenzio era estremamente fastidioso.
« Tyler che ti prende? »
« Niente, non c’è niente. » - rispose freddamente.
Mi stava escludendo, mi aveva appena sbattuto la porta in faccia. Non ero emotivamente pronta a perderlo così, non volevo lasciarlo andare.
Si dice che quando si tiene veramente a qualcuno, si è disposti persino a lasciarli andare. Io però non volevo, ero egoista perché volevo che Tyler rimanesse per me e con me.
Non accettavo di essere esclusa, non accettavo la solitudine che provavo in sua assenza.
Si era creato uno spazio dentro di me in così poco tempo, e la sua mancanza mi uccideva.
« Tyler, ora mi dici che sta succedendo. Non voglio credere che succede nulla, perché è palese che non è così. Sembra che tu non voglia che a nessuno importi di te e mi dispiace, ma a me importa di te, chiaro?»
Gli risposi a tono, lasciando che fosse la Sarah adirata a parlare in totale libertà.
Volevo che mi aprisse il suo cuore, volevo prendermi cura di lui, dare me stessa per vederlo sorridere. Alzò il suo sguardo come un cucciolo bastonato e si soffermò sui miei occhi, come se implorasse perdono.
« Touché. »
Il silenzio scese tra di noi, complicando ancora di più la situazione che era già abbastanza intricata.
« Tyler ti voglio solo aiutare. »
Gli dissi avvicinandomi a lui. Gli alzai il volto e carezzandogli la guancia lo baciai caldamente, in preda all’insicurezza più totale. Sentii una lacrima colma di rabbia scendere dal suo viso e bagnare il mio. Mi staccai ed aspettai una sua risposta.
« Non c’è niente che va bene nella mia vita, Sarah, niente. E’ tutto un tremendo caos e non voglio metterti in mezzo, tu non lo meriti.»
« Ma io voglio solo esserci per te, Tyler, perché non riesci a capirlo? »
« Perché sei una persona meravigliosa, perché tu mi piaci sul serio Sarah e non meriti di stare male per i miei problemi. Meriti una persona migliore di me. »
« Ora ascoltami, senza obiettare. Io ho bisogno di te, tanto quanto tu ne hai di me. Non mi respingere.. »
Non l’avevo mai visto così fragile, così a pezzi. Il suo cuore era ferito, segnato da crepe che rischiavano di diventare solchi inguaribili.
Ero disposta a sanguinare pur di riempire quei vuoi che lo affliggevano.
Mi rifugiai tra le sue braccia, lasciando che i nostri cuori si sincronizzassero e battessero all’unisono.
« Non ti voglio perdere, Sarah. » - mi disse in un sussurro, come fosse una confessione.
Mi strinsi di più a lui, chiudendo gli occhi. Non capivo come poteva pensare di perdermi quando in sua assenza mi sentivo inutile.
« Non mi perderai, non potresti mai. »
Ancora una volta il legame straordinario che si era creato tra di noi, aveva frenato la mia rabbia, facendola assopire e trasformandola in tenerezza.
Tyler era molto più di quanto pensava, ed avrei fatto del mio meglio per farglielo capire.
  
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