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Autore: living_dead    13/04/2012    2 recensioni
C'è una tempesta nelle vicinanze e il respiro del vento annuncia la sua imminenza. L'unica salvezza per i due amanti è laggiù.
Nel faro.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Lighthouse

 

Una lieve brezza marina spirava sul pendio trascinando con sé l' aria salmastra.
Le piaceva.
Mentre si spazzolava i lunghi capelli biondi pensava al suo amore, di lì a poco si sarebbero incontrati. Sorrise felice all'idea, posò la spazzola e si diresse fuori casa verso la scogliera a piedi nudi.
L'erba verde le solleticava i palmi dei piedi, il venticello le scompigliava i capelli ma il sole brilllava timido e caldo ad est; sentiva il calore scaldarle il capo e non riusciva a smettere di sorridere.
Si sedette tranquilla ad aspettare. Aspettò respirando l'aria estiva umida e calda.
Dopo pochi minuti una figura conosciuta si stagliò all'orizzonte, si avvicinò e lentamente le si sedette accanto silenziosamente.
“Sei venuto”
La figura si voltò rivelando un paio di occhi verdi che la fissarono sorridenti. Sospirò e le passò le robuste braccia abbronzate attorno alle spalle con un gesto abituale. Poi strinse dolcemente e infine la cullò fra le sue braccia.
Gli unici rumori erano lo scrosciare delle onde e i loro respiri.
Era bellissima: adesso i capelli biondi resi ancora più lucenti dal sole le coprivano il viso dalla pelle diafana spruzzato dalle lentiggini e l'espressione di pace che regnava sul suo volto era di pura perfezione.
Lui delicatamente le scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sussurrò così piano che nemmeno il vento avrebbe potuto sentire:
“Scapperesti via con me amore ?”
Lei aprì lentamente gli occhi coronati dalle folte ciglia chiare e lo guardò.
“Dovunque”
Lui la baciò dolcemente e si stesero a contatto della folta erba.
Passarono diversi istanti, forse minuti oppure ore.
Il cielo cambiò sfumatura e il vento direzione. Poi la temperatura scese e i primi tuoni fecero capolino, ma i due innamorati non se ne accorsero.
Quando la pioggerellina si trasformò in pioggia più insistente una chiara risata cherubina scosse il silenzio della natura.
“Vorrei rimanere così. Con te. Proprio qui.” Disse lei sorridendo e passandosi una mano sui capelli ormai bagnati.
“Sotto la pioggia ?” Gli occhi color schiuma marina tornarono a fissarla curiosi ma lui continuò a stare steso accanto a lei.
“Dovunque... Te l'ho detto.”
Lui si alzò fra l'erba ormai umida e scivolosa e le tese la mano, lei la prese e si incamminarono verso un riparo dalla tempesta ormai imminente.
Ridendo risalirono la collina per tornare al villaggio sotto un ormai scrosiante temporale, ma accorgendosi che era tutto buio lei gli prese la mano spaventata.
Improvvisamente una forte luce gli illuminò il paesaggio, si voltarono e scorsero un bianco faro al di sotto della scogliera.
“Guarda amore, nemmeno 500 metri e saremo all'asciutto...” Le sorrise confortante lui.
“Andiamo”
Corsero sotto la pioggia e i fulmini, fra l'erba bagnata e scivolosa, e più si avvicinavano più le pareva di udire una dolce nenia provenire dal mare.
Il vento soffiava forte ora e le onde sbattevano violente sulla scogliera al di sotto, lei aveva paura, ma il ragazzo accanto a lei e quella strana melodia la confortavano.
Più si avvicinavano al faro e più la musica si faceva presente, sempre lieve e delicata, ma più udibile; adesso dubitava che fosse solo un effetto sonoro provocato dal vento che soffiava fra i fiordi.
Sparite le paure e sempre più incuriosita sfilò la mano da quella del ragazzo e incominciò a correre sull' erba bagnata in direzione della melodia.
I capelli biondi erano ormai l'unica cosa che riusciva a scorgere lui fra il buio e la pioggia. Nervoso urlò:
“Torna qui amore... Amore ?”
Un acuto grido risuonò in quell' insolito temporale esitvo.
Poi un tonfo.
Infine un tuono rombò in lontananza e il fulmine illuminò per un breve istante la scogliera.
I capelli chiari non mandavano più nessun riflesso ora.
Acqua. Nel naso, in bocca, negli occhi. Acqua pesante che ti spinge giù, lei voleva lottare, ma era così difficile... Lui mi ama. Lui mi salverà.
Lui non arriva.
Acqua. Le braccia erano stanche di muoversi disperate. Sempre più acqua, adesso basta. Basta. BASTA.
Poi udì nuovamente quella melodia, sbarrò gli occhi e smise di muoversi.
Poteva quasi capire le parole, era una voce femminile ? Sì le sembrava. Stava impazzendo ? O peggio stava morendo ? E' probabile. Ormai non era nemmeno più preoccupata.
Era felice, felice di sentire quella fantastica voce.
Ora poteva morire in pace.
Improvvisamente sentì un paio di mani stringerla, lui è qui, lui mi ama pensò estasiata.
Questo è il paradiso. Poi sentì il suo corpo venire spostato e poi più nulla.
Buio pesto, nessuna melodia.
Una luce fioca la svegliò.
Prima che fosse riuscita a mettere a fuoco dove si trovava sentì la voce melodiosa che aveva sentito prima parlare:
“Stai bene ? Perchè ti sei buttata in mare ? Non vedi, c'è una tempesta.”
“Io, non – non mi sono buttata... Sono ca – caduta...” Cercò di rispondere lei.
“Senti lasciala in pace...”
Cosa diavolo ?
“Tieni amore...” Sentì una coperta venire stesa su di lei e un bacio posarsi sulla fronte.
Poi sentì dei passi allontanarsi e gli occhi richiudersi.
Dopo un lasso di tempo che le smbrò infinito sentì il torpore dissolversi, e che lei lentamente si stava svegliando di nuovo.
Aprì gli occhi e mise a fuoco ciò che la circondava, si trovava in una stanza circolare, spoglia e bianca. Probabilmente adesso che ci pensava era nel faro che aveva visto in lontananza prima. Prima. Le doleva la testa al solo pensiero.
Con fatica portò una mano alla testa per massaggiarsela ma uno strano suono colpì la sua attenzione.
Girò la testa lentamente e vide la ragazza del faro che la fissava con aria contrita.
“Scusa non era mia intenzione svegliarti...” Disse lei con voce flebile ed un sorriso di scuse.
Poi imporvvisamente disolse lo sguardo e si mise a fissare il mare dalle grandi vetrate del faro.
Era giovanissima, adesso che poteva osserlarla meglio vide che aveva un corpo acerbo e fragile, come una sottile canna al vento.
I capelli lunghissimi dovevano essere stati rossi una volta, ma forse il tempo, forse la salsedine li avevano resi di una strana sfumatura verdastra.
Gli occhi grandi erano sempre velati da un insolita tristezza che si celava sotto il suo comportamento sempre gentile e a modo.
Doveva essere stata una bella ragazza una volta. Ora non sembrava nient'altro che un relitto, lasciato a se stesso nelle profondità del mare.
Poverina.
 Quasi si fosse resa conto che l'altra avesse finito di osservarla voltò la testa e incominciò a parlare:
“Sai, una volta ero come te... innamorata. Cara ragazza.” Sembrava  parlare più a se stessa che a lei.
“Lui era un giovane bellissimo, ma un marinaio.” Sospirò al ricordo.
“La mia famiglia non poteva accettarlo, così un giorno ci decidemmo, saremmo scappati insieme.”
Nel frattempo il suo amore dagli occhi color schiuma mare le si sedette accanto al letto e le strinse la mano.
“Mi aveva detto di aspettarlo nel faro... E io l'ho aspettato.” Si fermò nuovamente e sembrò sul punto di mettersi a piangere.
Infine prese un bel respiro e andò avanti:
“Ma lui non è mai arrivato sapete... Io lo sto ancora aspettando.”
I due innamorati si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“Lui mi ha detto di aspettare qui, e cosi fo fatto finora e farò per sempre. E poi adesso ho compagnia.” Aggiunse lei con un sorriso inquitante.
Poi come se nulla fosse successo, i suoi occhi tornarono gentili e sfoderò un sorriso pacato.
“Io vorrei una tazza di tè, ne volete una anche voi per caso ?” E dopo aver visto i suoi ospiti fare un cenno di dinniego si incamminò tranquilla verso la sua umile cucina canticchiando la solita nenia, che però ora non sembrava più dolce, ma spaventosa e inquitante.
Per un paio di minuti i due amanti non si dissero nulla.
Erano entrambi turbati dal racconto di quella strana ragazza che li aveva salvati.
Il ragazzo silenziosamente si alzò e prese in braccio la sua amata e si diresse verso la porta del faro cercando di fare il meno rumore possibile.
Prese la maniglia e la sforzò affinchè si aprisse, ma nulla da fare. Era chiusa dall''esterno.
Erano chiusi dentro.
“Ehi, cosa ci fate lì ? Il tè è pronto !” Il viso allegro della ragazza spuntava dalla piccola cucina lì accanto.
I due ragazzi erano troppo spaventati per dire alcunchè si accasciarono a terra.
Passarono anni e anni, i due ragazzi vennero cercati dappertutto, le famiglie si disperarono e la tristezza scese su quel villaggio ai piedi di quella meravigliosa scogliera.
Nessuno cercò in quello strano faro bianco, dove tutti e tre stavano ancora aspettando.

 

 Three ghosts in a lighthouse. 


NOTE: Allora ! Non ho mai scritto nulla nella sezione “Originali” e quindi non so :/
E' una one- shot, quindi non abbiate paura di un seguito, so che è strana e probabilmente non la leggerà nessuno ma se volete è stata ispirata da questa bellissima canzone : The Lighthouse ( Ovviamente :) - The Hush Sound
Ascoltatela ! Vi piacerà ! * annuisce convinta *
Alla prossima !

Siska.
  
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