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Autore: LaMusaIspiratrice162    13/04/2012    2 recensioni
Tratto dal documentario "Stay Strong" è una storia scritta da me sul tempo trascorso in clinica.Spero vi piaccia!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Screaming
-Capitolo 2-

L’auto si fermò in una strada asfaltata davanti ad un cartello che vietava l’accesso.Aprii la portiera e osservai il paesaggio.Gli alberi davanti a me erano tutti spogli e tristi.Soltanto uno,un’enorme quercia aveva conservato le foglie che avevano assunto una speciale tonalità di rossa mista al giallo.
L’aria fredda mi fece rabbrividire ed io mi strinse nel mio cappotto di pelliccia.
Lessi il nome sul cartellone posto nel centro di quel giardinetto.”Timberline Knolls”
-Andiamo?- chiese mia madre ed io la seguii lungo un viale alberato.Pensai che in estate dovesse essere un bel posto,tuttavia in quel momento così triste anche l’ambiente circostante mi sembrava deprimente.Infilai le mani gelate nelle tasche del cappotto e accellerai il passo.
A quel punto cominciammo a vedere il centro.Era un grande edificio che somigliava ad un cottage.
Varcammo la soglia dello stabile e cominciai a tremare. Mia madre e il mio patrigno si allontanarono da me dirigendosi alla direction.Io invece fui guidata da un’infermiera in un piccolo salottino.Questo,arredato in stile spagnolo,era pieno di mobili scuri e piccole poltroncine bianche posizionate in ogni lato del muro.Al centro della stanza vi era un piccolo tavolino su cui era sistemato un vaso contenente delle calle.La luce era filtrata da pesanti tende color cioccolato.
Mi sedetti in disparte su una poltrona.Per i primi dieci minuti tenni lo sguardo basso ma poi lo alzai.La stanza era piena di ragazzi di età e qualità diverse.Ebbi l’impressione che nonostante l’arredamento quella fosse più simile al pronto soccorso di un ambulatorio che ad un salotto.
Osservai i visi delle ragazze davanti a me.Sembravano così ostili,lontani.Forse soffrivano quanto me ma in quel momento ero così piena di me che non riuscivo a comprenderlo.
Nella sala regnava un silenzio tombale che metteva i brividi.Tutte noi eravamo chiuse in noi stesse e arrabbiate col mondo.
Una ragazza per interrompere quell'attimo di tranquillità disse:-Ma tu sei Demi Lovato?La cantante di Camp Rock?-
Osservai i suoi capelli corvino che circondavano un viso pallido e spento.
-Si...-sussurrai mortificata.Ero la ragazza che aveva avuto la fortuna di realizzare il suo sogno.Quella che era diventata attrice e cantante.La ragazzina più promettente della Disney.Eppure mi sembrava così lontano tutto questo ora.
Ripensai a ciò che stavo facendo solo una decina di ore prima.
-Sicuramente se le cose non fossero andate così adesso sarei sul palco a provare il soundtrack-pensai triste.Come aveva fatto la mia vita ad arrivare a quel punto?Da un giorno all’altro ero passata dal palco da un centro.
-Lo ero-mi corressi-ma non credo di esserlo più-
Abbassai lo sguardo piegando le ginocchia davanti al mio petto.Tuttavia sentivo gli occhi di quella ragazza su di me.Erano pieni di pietà…ne ero sicura.Al solo pensiero fui inondata da un’ondata di tristezza e rabbia.
-Demi-mi chiamò mia madre-vieni-
Mi alzai di scatto e la seguii.Sarei andata ovunque pur di fuggire da lì.Entrammo in una grande sala piena di tavole accanto alle quali erano già sedute alcune ragazze a pranzare.Anche questa era arredata in modo elegante e sofisticato.
Mia madre si sedette ad un tavolo libero ed io mi accomodai davanti a lei.
-Le ho detto che non mangi da ieri sera…-mi spiegò lei-così ci ha condotto in questa mensa.Anche se più che una mensa sembra una sala di ricevimenti.E’ molto bello qui,vero?-
Le lanciai un’occhiataccia e osservai l’infermiera servirmi del pollo.Lo posizionò davanti a me e lo fissai toccandomi la pancia:il disagio mi aveva fatto passare la fame.
Ne mangiai un piccolo boccone e poi dichiarai di essere piena.
-Ma come tesoro?Non hai mangiato nulla!-disse mia madre
-Sono piena!-ripetei convinta.
-Devi mangiare tutto…-mi ordinò l’infermiera.
-Ma io non ce la faccio…-esclamai vergognandomi
-Vostra figlia è molto testarda.-commentò-e a quanto pare non è solo depressa-
Udendo quella frase il viso di mia madre divenne una maschera di dolore.Lei sapeva,lo sapeva benissimo ma non aveva mai voluto accettarlo.Ora però,tra quelle maledette mura,davanti a quell’odiosa infermiera,in faccia all’amara realtà aveva dovuto ammettere che sua figlia era malata.Credo che per una madre sia una grande sconfitta!
-Che ne dici di parlare in un posto più tranquillo?-mi chiese con tono gentile quell’odiosa donna.
Io annuii e ci rialzammo di nuovo.Uscimmo dalla sala e ci accingemmo ad attraversare un lungo corridoio.Ogni passo per me era doloroso.Sapevo che stavo andando in contro ad una situazione critica.Dopo averle parlato dei miei problemi non mi avrebbe più guardato allo stesso modo.Sarei diventata la ragazza bulimica autolesionista.
Mi contorcevo le dita delle mani ormai sudate e cercavo difficilmente di trattenere le lacrime.
Le mie labbra si muovevano da sole sussurrando le parole di una canzone a me familiare.
Aveva fatto parte del mio album di esordio ed ero molto legata a quel testo che mi rappresentava così tanto.Ricordavo ancora che emozioni forti avevo provato quando l’avevo registrata in studio…


i dont want to be afraid
i wanna wake up feeling
beautiful today and know that
im okay,
cause everones perfect in usual ways.
so see
i just wanna believe in me
(la la la la)


Varcammo la soglia e sospirai.
  
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