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Autore: phoenix_esmeralda    14/04/2012    0 recensioni
Vera è la futura regina di Katathaylon e Allegra non vede l'ora di accompagnarla nel suo mondo, per assistere al matrimonio con il principe Alexen. Ma qualcosa di strano succede nel regno che Allegra ha sempre sognato di visitare, e la ragazza si ritroverà travolta nella grande avventura che ha sempre sognato di vivere... Un libro, un racconto, una favola... questo è "La valle dell'altro mondo", una storia fra l'avventuroso e il fantasy, tra il romantico e l'introspettivo, alla scoperta dei 4 personaggi principali, ciascuno con il suo piccolo mondo interiore da proteggere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 -Epilogo-
 
Katathaylon
 
 
 
“Ora era insieme luna e sole, sasso e nuvola,
era insieme riso e pianto,
o soltanto era un uomo che cominciava a vivere.
Ora, era il canto che riempiva
la sua grande immensa solitudine,
era quella parte vera che ogni favola d’amore
racchiude in sé per poterci credere.”
 
“Favola”- Eros Ramazzotti
 


 
Nella foresta a ovest di Arco d’Occidente, Vera viene trascinata dalla corsa frenetica di due enormi cani al guinzaglio. I due animali scodinzolano e guaiscono, seguendo una pista che solo loro sono in grado di percepire, poi si fermano sotto a un albero preciso, uggiolando.
- È qui? – domanda Vera, e i cani abbaiano impazienti. Lei ordina loro di accucciarsi e poi si china ad accarezzarli.
- Grazie per l’aiuto cuccioli, siete stati bravi.
Sorride alle sue stesse parole, perché i due cani messi assieme pesano ben più di lei e quando si alzano sulle due zampe riescono a leccarle la faccia. Non solo, hanno una forza erculea e una volta all’anno prolificano senza pudore. Eppure non riesce a fare a meno di chiamarli ancora “cuccioli”.
- Aspettatemi qui – li reguardisce. Poi alza gli occhi sull’albero.
È alto, imponente e non offre molti appigli, ma per Vera non è un problema. Quando cerca Edhuar, indossa sempre abiti adatti e negli ultimi sei anni è diventata un’esperta arrampicatrice.
Sale rapida, con poco sforzo, lo raggiunge in  un paio di minuti.
Lui è quasi in cima, accasciato contro il tronco, e il suo viso denota la fatica di una lunga giornata di lavoro. La stanchezza, nella vita che conducono, è all’ordine del giorno, ma  le sembra di notare nel suo sguardo anche una spossata esasperazione.
- Cosa succede? – gli chiede.
- Nulla – Edhuar si sforza di sorridere, ma i lineamenti del viso restano tirati per la tensione – È stata solo una giornata pesante. A est di Boralon alcuni koryonos avevano rapito due bambini per portarli a palazzo. L’ho saputo solamente perché i genitori hanno avuto il coraggio di riferirmelo di persona.
- Di nuovo? Succede in continuazione, eppure hai abolito quella legge da anni! È ingiurioso che siano i koryonos stessi a infrangerla!
Lui annuisce, condividendo la sua indignazione.
- È difficile cambiare una tradizione durata secoli – mormora – Dovremo insistere ancora a lungo, perché le cose cambino definitivamente.
I suoi occhi, dalle chiome degli alberi, si spostano su di lei e il suo volto si addolcisce.
- Tu piuttosto… non è pericoloso che tu salga fin qui nelle tue condizioni?
Il suo sguardo corre al ventre che non mostra ancora segni di cambiamento.
- Non preoccuparti, è solo il primo mese. Non mi sono stancata, sto benissimo.
Stavolta Edhuar sorride e le appoggia un braccio sulle spalle.
- Sarà un’altra principessa? – la stuzzica.
- È un maschio.
Lui è sbalordito.
- Hai avuto una visione?
- Più che vedere, ho sentito.
Ciò significa che Katathaylon avrà presto un erede. Il viso di Edhuar si apre in un sorriso, i koryonos ribelli sono al momento dimenticati.
- Lissa e Aranta lo sanno già?
- No Edhuar – sorride divertita – Pensavo di doverlo dire prima a te!
Lui ride. È sereno e lei si accorge della pace che gli scende nel cuore e diventa un riposo corroborante per il suo animo.
Nonostante la vita frenetica e i doveri pressanti, Edhuar è spesso sereno. È una pace che si è guadagnato negli anni, faticosamente, un pezzetto alla volta. Un traguardo eccelso se paragonato alle condizioni in cui era iniziata la loro vita insieme.
Senza quasi che se ne renda conto, i pensieri di Vera scivolano indietro negli anni, a cercare un ricordo che si adatti ad un confronto. E quasi automaticamente nella sua mente si apre un’immagine sigillata dal tempo.
Il loro matrimonio. La loro notte di nozze.
 
 
La sera che seguì il momento dell’incoronazione e del matrimonio, Edhuar si chiuse in bagno per rinfrescarsi e non ne uscì per molto tempo.
Dopo aver atteso un tempo più che ragionevole, Vera, preoccupata,  provò a bussare senza successo e alla fine si decise a spalancare la porta.
Trovò Edhuar seduto a terra, scosso dai singhiozzi, la faccia nascosta nelle ginocchia. Sentendola entrare cercò invano di allontanarla, ma lei gli sedette accanto, in silenzio.
Edhuar era stato perfetto per tutto il giorno, si era comportato in modo impeccabile e non aveva mostrato il minimo turbamento. Durante il matrimonio e all’incoronazione, si era comportato come se non avesse mai avuto occhi che per lei. Come se Allegra non fosse appena uscita irrevocabilmente dalla sua esistenza.
Ma ora era crollato.
Vera intuì che era insolito per lui lasciarsi andare a quel modo. Quella crisi incontrollata l’aveva colto a tradimento ed Edhuar se ne vergognava.
- Mi dispiace – provò a dire, in un singulto – Questa è la nostra notte di nozze.
- Avevi predetto che sarebbe stato difficile – lo interruppe lei – Lo sapevamo entrambi. Non ho fretta Edhuar e tu non devi fare quello che non ti senti, stanotte. Lasciamo passare il tempo, abituiamoci poco alla volta. Io devo essere l’ultimo dei tuoi pensieri, abbiamo altro di cui preoccuparci ora… del nostro rapporto ci occuperemo più avanti.
Quella notte si stesero l’uno accanto all’altra e Edhuar, nel silenzio, le prese una mano. La strinse finché non si addormentarono.
Poi iniziò la loro vita da sovrani e fu un principio intenso, privo di tempi morti. C’era un nuovo kalashà da eleggere, leggi da cambiare e altre da far rispettare. Combattevano fianco a fianco ogni giorno, discutevano e si confrontavano, approntavano miglioramenti dove era necessario. Erano entrambi perfezionisti, lavoravano fino a esaurirsi e ogni sera si stendevano nello stesso letto discutendo ancora, all’infinito, di ogni minimo problema.
Correvano nella stessa direzione, naturalmente, senza forzature. Era semplice per loro collaborare, sostenersi, condividere gli obiettivi. E alla fine di ogni giornata, Vera sentiva il suo desiderio per il marito crescere e i suoi sentimenti intensificarsi.
Passarono tre mesi senza sostanziali cambiamenti se non nei suoi sentimenti verso Edhuar, che sfumarono dall’apprezzamento all’interesse, fino a una forte attrazione. Vivere accanto a lui a quel modo, stava diventando un tormento dolceamaro. Condividere il governo del regno era un’esperienza gratificante, ma non era sufficiente a placare la voragine dei suoi desideri. Prima di allora non aveva ritenuto possibile  provare un’attrazione così forte, tanto a livello intellettivo quanto fisico. Tuttavia non poteva far nulla per modificare la loro situazione, era stata lei a suggerire di mantenere una relazione distaccata finché Edhuar non si fosse sentito meglio.
Ma lui, invece di migliorare, a un certo punto divenne cupo e insofferente. Anche se mantenne il suo zelo lavorativo, in lui crebbero la frustrazione, il nervosismo, l’irritabilità. Vera tenne d’occhio Edhuar per qualche giorno, cercando inutilmente di capire da dove provenisse quel cambiamento d’umore. Alla fine, non venendo a capo di nulla, decise di affrontarlo apertamente.
Lo trovò un pomeriggio affacciato al terrazzo, immerso in un alone di cupa riflessione e gli si affiancò.
- So che sei insoddisfatto – gli disse – Ma non capisco cosa ti tormenta.
Lui si strinse nelle spalle, cercando di restare evasivo.
- È solo stanchezza.
Vera allora usò il suo potere per avvicinarsi al suo animo, lo sfiorò delicatamente solo quel tanto necessario a capire cosa stesse accadendo. Scoprì con sollievo di non c’entrare con il malumore del marito. Edhuar desiderava solo tornare ad arrampicarsi sugli alberi, ne sentiva la nostalgia come se a mancargli fosse lo stesso ossigeno. Senza quello sfogo saltuario, Arco d’Occidente diventava per lui una prigione claustrofobica.
- Non devi rinunciarci, puoi farlo ancora – lo incoraggiò.
Edhuar però non sembrava del parere.
- Un sovrano non si comporta da selvaggio…Nessun re ha mai fatto nulla del genere.
Vera avrebbe potuto essere d’accordo con lui, ma la frustrazione del marito la addolorava. Lo prese per mano e lo condusse all’aperto, fino all’inizio della foresta.
Quando fu in mezzo agli alberi, Edhuar cercò i suoi occhi, esitante, quasi a chiederle il permesso. Poi fece un salto verso il ramo più basso, si attaccò, oscillò avanti e indietro… e si trasformò in un gatto selvatico. Vera era certa di non aver mai visto nessuno muoversi a quel modo, quasi volando da un ramo all’altro.
Poi Edhuar tornò verso di lei e le porse la mano. Lei l’accettò senza esitare, sorprendendosi di se stessa. Ma voleva vivere quel momento di inaspettata intimità con Edhuar, così lo seguì, faticosamente, fino in cima.
In alto era bellissimo, ne fu incantata.
- Penserai che sia un folle – disse lui, senza riuscire a mascherare la gioia di trovarsi in quel luogo.
Lei però era piuttosto affascinata dal modo in cui Edhuar sapeva godere di quella libertà… e glielo disse. Trovava facile parlare con lui più che con chiunque altro, l’aveva pensato fin dal principio.
Alle sue parole, lui rise. Vera percepì il suo stato d’animo euforico e gioì della sua serenità.
- Grazie per avermi convinto a farlo – le disse – Sai… non ho mai conosciuto una persona che fosse così attenta ai miei bisogni… ai miei stati d’animo come invece sai fare tu.
- Non è così difficile, quando ho un potere che mi permette di leggerti dentro.
Edhuar le restituì uno sguardo ricco di calore e fu in quel momento che lei si rese conto, piuttosto tardivamente, che anche lui poteva leggerle dentro. E dalla sua espressione capì che conosceva i suoi sentimenti.
Prima però che potesse reagire in qualunque modo, Edhuar si sporse a baciarla.
Era il primo bacio che scambiava con il marito, nonché il primo di tutta la sua esistenza, ma invece di goderselo, Vera istintivamente scandagliò le sensazioni di Edhuar. Non trovò nulla di ciò che cercava: né pietà, né disgusto, né forzature.
Allora si avvicinò al suo cuore per cercare tracce di Allegra. Edhuar non le chiudeva mai il suo animo, cosa che in realtà avrebbe potuto fare: nessuno poteva leggere nel cuore del re senza il suo accordo. Ma lui non la ostacolava mai, per quanto Vera sapesse che non gli riusciva facile lasciarsi conoscere. Aveva deciso di non difendersi davanti a lei.
Lui invece era molto discreto nei suoi confronti, sapeva di ciò che Alexen le aveva fatto e non intendeva replicare l’accaduto. Si affacciava al suo animo con delicatezza, non si spingeva mai fino alle zone più sensibili del suo cuore. Captava solo ciò che per la naturale sensibilità datagli dai suoi poteri, non poteva evitare di sentire.
Come i suoi sentimenti per lui.
Edhuar si staccò prima che lei potesse portare a termine la sua indagine.
- Sono lusingato dai tuoi sentimenti – le disse, serio – Ma non sto facendo la carità a nessuno. Specialmente non a te.
Vera s’impose di non abbassare lo sguardo, anche se si vergognava di aver cercato così spudoratamente Allegra nel cuore del marito.
- Vera… - mormorò lui – Se vuoi che ti parli di Allegra, di quello che ancora sento per lei, di quanto avverto la sua mancanza, di quanto mi ritrovo a pensarla… lo posso fare. Se è questo che vuoi, sarò io stesso a parlartene apertamente. Ma non so quanto questo ci aiuterà.
I suoi occhi chiari la studiarono con calma.
- Se cercherai Allegra nel mio cuore, la troverai sempre, anche fra cinquant’anni. Magari sarà un puntino polveroso e nascosto, ma lo troverai. Ha cambiato la mia vita, ha segnato un punto di svolta cruciale nella mia esistenza, anche volendo non potrei dimenticarla.
Vera fece un cenno d’assenso per indicare che capiva.
- Non voglio ferirti – aggiunse lui – Ma succederà se in ogni mio gesto affettuoso cercherai quanto amore mi resta per Allegra per scoprire se puoi reggere al confronto. Continuando a focalizzarti sui miei sentimenti per lei, soffrirai, diventerà un’ossessione… verrai ferita continuamente, giorno dopo giorno, anno dopo anno.
- Hai ragione – sussurrò lei.
- Allora ti chiedo una cosa. Non cercare più Allegra dentro di me, cerca solo te stessa. Concentrati sulla stima, sull’affetto, sull’attrazione che provo per te. Solo sul nostro rapporto e nient’altro.
E così Vera aveva fatto, scoprendo nel suggerimento di Edhuar una profonda saggezza. Guardando solo al loro rapporto, aveva visto crescere giorno per giorno i sentimenti del marito per lei, e quello era stato gratificante. Rassicurante. Non aveva più cercato una sola volta Allegra, nel suo cuore.
Dopo un mese circa da quell’episodio, avevano fatto l’amore per la prima volta, e dopo altri tre mesi Vera era rimasta incinta.
Ora, Lissa aveva quattro anni e mezzo e Aranta due. Lei era incinta per la terza volta, e ancora Edhuar non sapeva tutto.
 
 
L’ultima riflessione fa tornare Vera al presente.
Sa che deve radunare il coraggio per affrontare un argomento che le sta a cuore. Istintivamente si copre il ventre con una mano.
- Edhuar… cosa faresti se fossero due gemelli?
Lui si irrigidisce, perde colore in viso, come se gli avesse dato un pugno nello stomaco.
- Lo sono?
- C’è la possibilità, lo sai.
- Se hai visto il sesso, sai anche quanti sono – replica.
Vera esita. La preoccupazione di lui le martella le tempie come un mal di testa.
- Sono due – confessa alla fine – Ma conosco il sesso di uno solo dei due.
Aspetta che lui assimili il concetto.
- Potrebbero essere un maschio e una femmina – aggiunge – Oppure due maschi.
La tensione gli attraversa il corpo come corrente elettrica.
- Hai paura che possa ripetere gli errori di mio padre? – le chiede, con i nervi a fior di pelle.
- Non credo che lo farai.
- Non ho intenzione di allontanare nessuno dei miei figli – dice, rigido – Anche se fosse la soluzione più giusta per il Paese!
Vera sorride e aspetta.
Negli anni ha dovuto affrontare più volte il fantasma del vecchio re, nelle reazioni di Edhuar. I primi tempi riconosceva spesso, negli scatti del marito, l’esperienza di rifiuto vissuta nella giovinezza, così come un onnipresente complesso d’inferiorità e inadeguatezza. Poi gli episodi si sono gradualmente diradati. Edhuar è diventato lui stesso consapevole del significato del proprio comportamento, vedendosi riflesso negli occhi della moglie ha appreso un modo più equilibrato di vivere.
Anche ora, notando l’atteggiamento di Vera, Edhuar si blocca. Trattiene il respiro, riflette.
- Scusa – sospira alla fine – Che reazione assurda.
- Neanch’io sono intenzionata ad allontanare nostro figlio, e comunque nessuno può costringerti a fare ciò che non desideri.
- Eppure ho paura che il senso del dovere o la responsabilità nei confronti di Katathaylon possano obbligarmi a scelte forzate. Come… se non mi restasse la libertà di decidere. So che sembra pazzesco, eppure è questo che è accaduto a mio padre.
Alza il viso al sole e i suoi occhi si concentrano su qualcosa di distante. Vera sa che sta ripensando al suo passato e alle ripercussioni che le decisioni del padre hanno avuto sulla sua vita.
Non è stato semplice per lui rimettersi in piedi, dopo un’intera esistenza costretta in ginocchio. Ma adesso è sereno ed è un sovrano degno di nota, di quelli che la storia ricorderà, come disse un tempo Allegra. Nonostante tutto riesce a essere un padre equilibrato, che utilizza la propria esperienza per riproporre qualcosa di meglio di ciò che ha ricevuto.
Anche il rapporto fra loro è sereno, la condivisione completa degli stessi valori permette loro di lavorare fianco a fianco in sintonia, di sostenersi e incoraggiarsi a vicenda.
Edhuar per lei ha sempre un’attenzione particolare, una delicatezza costante. E poi la cerca spesso, la desidera.
La ama?
Non lo sa. Ha smesso da tempo di investigare nel cuore del marito come una moglie ossessiva.
Lei di certo si sente amata, non potrebbe immaginare nulla di più.
È felice. Entrambi sono felici ora, di questo ha la certezza.
Anche lei è cambiata negli anni, si è addolcita e ha lasciato, a poco a poco, che le sue emozioni salissero un po’ più alla superficie. È stata la maternità a cambiarla, è stato Edhuar con il suo rispetto e la sua fiducia… è stato Alexen, che molti anni prima le ha svelato il punto debole della sua corazza.
Da allora ne ha fatti di cambiamenti, Alexen stesso non smette di sottolinearlo ogni volta che viene in visita.
E le parole stesse di Alexen, quelle che le ha rivolto sei anni prima, le tornano ora in mente venendole in soccorso.
- Edhuar – mormora con dolcezza – Non aver paura per questi bambini. Non sei solo, io non ti lascerò fare nulla di sbagliato. Qualunque decisione la prenderemo insieme.
Il volto del re si distende. L’avvolge con un braccio e la stringe, mentre il momento più difficile passa.
È sicura che non abbia dimenticato Allegra, ma non ha più nessuna importanza.
Oggi è lei quella seduta in cima al mondo con il marito, e ai piedi di quell’albero c’è l’intera Katathaylon che attende la nascita di un erede.
O di due.


****************************-Nota dell'Autrice-****************************

So che la maggior parte dei lettori adorava la coppia Allegra/Khail, ma personalmente trovo questa accoppiata Vera/Edhuar assolutamente deliziosa.
Due anime delicate, bisognose di un approccio gentile, che si incontrano, si rispettano a vicenda, si avvicinano e imparano ad amarsi. Li trovo un connubio affascinante.
E spero che anche qualcun altro possa amare  come me, questo legame che nel tempo si è venuto a creare...

 
 
 
 
 
 
  
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