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Autore: roxy_xyz    14/04/2012    9 recensioni
Era venerdì 17 e aveva mangiato dei dolci preparati da Hermione.
Da quando si fidava delle abilità culinarie di Hermione?
Perché si trovava al San Mungo?
[Questa storia partecipa all'iniziativa "Chi ha incastrato l'Auror" del gruppo su Facebook Cercando chi dà la roba alla Rowling Team Harry/Hermione]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Nick su Efp: roxy_xyz
Nick sul gruppo: Rex… bau bau
Prompt: San Mungo, Terzo Piano.
Persona che mi ha dato alcuni suggerimenti per la storia: Nadia, alias Seven, e le sue idee straordinarie della mezzanotte. La statua dove la vuoi messa?





Venerdì 17, il ladro di pasticcini e la Pozione Chiacchierina


Pioveva a Maggio.
Insomma, come poteva essere? Fino a qualche giorno prima c’era stato caldo, un caldo terrificante e ora stava correndo per le vie di Londra sotto un terribile acquazzone.
Chi aveva detto che bisognava correre quando piove perché così ci si bagna di meno? Non una persona che aveva preso in pieno una pozzanghera! Se non avesse corso come un pazzo, a quest’ora avrebbe visto quel piccolo lago di fronte a sé e non si sarebbe bagnato tutti i pantaloni.
Doveva attribuire la colpa al venerdì 17 o solo al meteo? Non aveva mai badato a quel genere di superstizioni, ma nulla era andato nel verso giusto, sin da quando si era alzato.
Arrivato di fronte alla casa di Hermione non si era minimamente curato del suo aspetto, aveva bussato e, quando questa aveva aperto la porta, si era catapultato al suo interno.
“Sì, certo… hai ragione, mamma.” La sua amica stava parlando al telefono e gli aveva rivolto uno sguardo truce alla vista delle impronte che aveva lasciato all’ingresso. Aveva allontanato la cornetta solo per fargli segno di togliersi le scarpe, altrimenti si sarebbe ricordato quel venerdì 17 per molto, moltissimo tempo.
“Va bene, vediamo che posso fare… no, non è una promessa! Non ricominciare…”
Fradicio, con i nervi a fior di pelle, le aveva sorriso, intuendo che la discussione sarebbe durata ancora a lungo e aveva alzato i pollici in modo da rassicurarla.
Ci si può alzare stanchi, di cattivo umore e con nessuna voglia di lavorare?
Credeva che fosse impossibile e invece, si era dovuto ricredere anche su quello.
I suoi pensieri furono distratti da un odore proveniente dalla cucina. Delizioso? Di più.
Una teglia di dolcetti sembrava fargli l’occhiolino, invitarlo ad assaggiarli e chi era lui per rifiutare tale invito? Aveva dimenticato la forza di resistere sotto le lenzuola.
La sua mano si allungò in automatico e anche la sua bocca si aprì in automatico. Insomma, era affamato e i dolci erano perfetti per donargli un brevissimo momento di felicità dopo una vera e propria giornata da dimenticare.
Anche se il gusto non era dei migliori, nulla fermò Harry, nemmeno il pensiero che forse quei dolci non erano per lui, che forse Hermione li aveva preparati per qualcun altro, che forse non doveva mangiarli proprio tutti. Ma la forza di resistere era sempre lì, sotto le lenzuola, a una decina di miglia da dove si trovava ora.
“Che diamine… Harry, no!” Sentì l’urlo di Hermione in cucina mentre si leccava le dita, con un sorriso sornione stampato in viso.
“Complimenti alla cuoca” fu il suo unico commento.
“Sei un idiota.”
Perché tutti lo trattavano male quel giorno?
Quando cominciò a sentire delle forti fitte al ventre capì che forse Hermione aveva ragione. Da quando era diventato così sensibile? Il suo stomaco si era forse rimpicciolito?
“Quelli non erano dolcetti normali…”
“In che senso?” aveva domandato con la voce strozzata dal terrore.
“Oh, lo scoprirai tra poco, intanto andiamo al San Mungo. Un dolcetto serve allo scopo, dieci… direi che ti sei intossicato. È il terzo o il secondo piano? Non ricordo mai!” Parlava con voce monotona, ignorando le smorfie di Harry che ormai immaginava Apocalissi su Apocalissi.
“Di quale scopo parli? Hermione, che ho mangiato?”
La vide ridere sotto i baffi mentre prendeva la bacchetta e i cappotti.
Era venerdì 17 e aveva mangiato dei dolci preparati da Hermione.


Il San Mungo era sempre lo stesso, frenetico e pieno di Medimaghi che provvedevano a curare le malattie e i casi più insoliti. Con la pioggia, sembrava che i disastri causati da incantesimi fossero anche aumentati; seduto sulla sedia a rotelle osservò un mago con il corpo da donna e il viso da uomo o un altro con la testa da canarino, di un bel giallo fosforescente.
Oh, ma perché lo stavano trattando come un malato terminale? Aveva solo placato la fame con dei dolcetti di Hermione. Sì, sapeva bene che Hermione non era una cuoca da cinque stelle, ma quel dolcetti avevano un odorino così invitante… insomma, provare per credere.
“Quindi mi faccia capire: il signor Potter ha mangiato dei dolcetti modificati con una Pozione preparata da lei e mai testata?”
Cosa aveva fatto Hermione?
“Oh, be’, sono sempre stata portata in Pozioni,” aveva detto per giustificarsi.
“Di che tipo di Pozione, signorina?” aveva indagato il medico, prendendo appunti sulla cartella.
“Una specie di Veritaserum, ma serve solo a farli parlare più del solito… adatta a quei maghi che riescono a resistere ad ogni tipo di interrogatorio. Sa, sono una persona che non ama la tortura o forme di interrogatorio più invasive.”
“Quali sono gli ingredienti?”
“Forse è meglio se gliele scrivo.” Aveva rivolto uno sguardo preoccupato a Harry prima di continuare. “Sì, meglio, non vorrei causare qualche crisi di panico.”
Harry Potter aveva guardato Hermione e aveva capito che quel venerdì 17 non sarebbe finito tanto presto.
“Direi che c’è un bel po’ da fare. Quando crede che comincerà a fare effetto?” aveva chiesto il Medimago.
“Non saprei… e se lo provassimo?”
“Giusto.” Si era sistemato gli occhiali sul naso e aveva proseguito. “Mi dica le sue generalità, signore.”
“Generalità? Ma come parla? Non lo sa che dovrebbe usare un linguaggio meno forbito? Manco si trovasse di fronte al Ministro della Magia in persona! Anzi, nemmeno in quel caso, visto che è un troglodita con una forte dipendenza dal dichiarare stupidaggini alla stampa… non ne ho mai visto uno così stupido, anche se forse Caramell avrebbe potuto batterlo, ma almeno lui ha avuto il buon senso di ritirarsi prima. Ma che stavo dicendo? Ah sì, mi chiamo Harry James Potter e, a quanto pare, c’è ancora qualcuno che non mi conosce. Da dove viene? Era rinchiuso in qualche tomba di un faraone egiziano? Tutti quanti mi conoscevano già al mio primo compleanno grazie a quell’intelligente di Voldemort. Anche se la colpa è tutta di una Profezia. C’è gente che crede a queste cose, ma se ne rende conto? E ammazza gente! Nel mondo Babbano, quello che criticate tanto, queste cose non succedono mica… no, no, avete qualche problemino con le superstizioni. Credete ad ogni stupidaggine!” Parlava e si grattava. “E vi credete così intelligenti, superiori agli altri!”
“Noto che ha cominciato a fare effetto, ma c’è qualche effetto collaterale a quanto pare…”
“Per un po’ di prurito non morirà mica.”
“Giusto! Ma lo sa chi sono? Ah, crede che dei dolcetti possano uccidere Harry Potter! Non sia mai… io sono Harry Potter, il Prescelto, il Bambino che è Sopravvissuto… e anche il Mago che è Sopravvissuto, visto che quel maniaco bipolare di Tom ha cercato di farmi fuori ogni anno. Anatema che uccide? Tsè! Crucio? Tsè! Sono Harry Potter…”
“Sì, abbiamo capito!” lo aveva fermato Hermione.
“Vado a preparare la cura, lei… lei, parli pure con il paziente.” Ed era uscito velocemente dalla stanza, lasciando ad Hermione l’arduo compito di fare compagnia a Harry.
“Non sono il paziente, sono Harry Potter…”
“Sì, sì, l’ha capito.”
“Ma te ne rendi conto?”
“Me ne rendo conto.”
“Hermione?”
“Dimmi, Harry.”
“Ti ho mai detto che sei la donna più bella che io conosca e che, ogni volta che ti guardo, vorrei prendermi a sassate perché non sono mai stato capace di rivelarti i miei veri sentimenti, nascondendomi dietro a stupide e ignobili scuse quando invece avrei dovuto baciarti e amarti ogni singolo giorno della mia esistenza? Perché io non riesco a stare senza di te, mi manca l’aria, mi manchi tu, Hermione. Sono sempre stato cieco, lo so, ma prima c’era Voldemort, poi Ginny… oh, mamma, messo così sembra terribile, come se io la paragonassi a quel maniaco bipolare, invece no, ti assicuro che l’ho amata, davvero tanto, ma poi un giorno mi sono svegliato e ho capito che ci sono varie forme di amore e che non ero proprio, proprio innamorato di lei, ma solo della sua forza, della sua grande voglia di vivere e io in quel periodo volevo vivere, disperatamente. Invece, tu ci sei sempre stata e per questo non capivo; eri a portata di mano, eri di Ron più che altro! Ma ora Ginny mi ha mollato, tu hai mollato Ron, è perfetto? Non vedi come le stelle ci dicano di stare insieme? Ti serve una Profezia? Vuoi che ti legga la mano per dirti che insieme staremo benissimo, che non litigheremo e che invecchieremo insieme? O preferisci il fondo di una tazzina di…”
Aveva fermato il fiume di parole con una mano, mentre l’altra si trovava all’altezza del suo cuore.
Era venerdì 17 e Harry Potter si era finalmente dichiarato a Hermione Granger.
“Forse non te lo dovevo dire, ma vedi…”
Le labbra di Hermione si erano poggiate sulla bocca ancora aperta di Harry in un bacio un po’ rude, forse frettoloso, ma perfetto secondo il punto di vista di entrambi.
“Ma alla pozione che hai inventato darai il mio nome, vero?” aveva chiesto, interrompendo il momento magico.
“Mi devi convincere, Harry James Potter, alias il Prescelto, conosciuto anche come il Bambino che è…”
“Oh, ma quanto parli?”
Può un bacio far sì che una giornata iniziata in modo terribile finisca nei miglior dei modi?
Era venerdì 17 e Harry Potter ne era fermamente convinto.


   
 
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