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Autore: Viki_chan    14/04/2012    6 recensioni
Mia mamma mi diceva sempre che prima di dire "che schifo" bisogna assaggiare.
Harry e Hermione hanno l'imbarazzo della scelta.
Venti tipi di cioccolata diversi, venti sapori.
Venti, due, zero.
Storia parteciante all'iniziativa "C.I.A. - Chi ha Incastrato l'Auror" - organizzata dal gruppo di FB "Cercando chi dà la roba alla Rowling [Harry/Hermione]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'All we need is Harmony'
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Storia parteciante all'iniziativa "C.I.A. - Chi ha Incastrato l'Auror" - organizzata dal gruppo di FB "Cercando chi dà la roba alla Rowling [Harry/Hermione]".
Mi dispiace per tutto questo silenzio.



20.



“Perchè proprio io?”
“Perchè Ginny e Ron amano le sorprese e Luna... Beh, Luna aveva da fare.” mentii uscendo dalla cabina telefonica in cui ci eravamo appena smaterializzati.  “Dai, si tratta solo di un'oretta.”
“Ma è lunedì mattina, Hermione. Chi si sveglia alle sette il lunedì mattina?”
“I babbani, gli studenti, i medici.” snocciolai contando con le dita. “Gli impiegati e... noi.”
Harry mi lanciò un'occhiataccia, scandendo con il labiale la parola “noi”.
“Avevo detto che volevo stare un po' con te, è vero. Ma non intendevo all'alba.”
Non un suono uscì dalla mia bocca per il resto della strada.
Harry riprese il mio ritmo e infilò una mano nella tasca del mio cappotto.
“E si gela pure.”
“Siamo arrivati.” dissi fermandomi davanti ad una vetrina coperta da una saracinesca abbassata per metà.
“Ed è chiuso, fantastico.”
“Aspetta.” sbuffai bussando alla porta. “Signor Sweets?”
Come avevo previsto, la serranda si alzò con un forte rumore di ingranaggi, scoprendo per intero la vetrina piena di vassoi vuoti.
“Entriamo.” esortai Harry, intento a guardarsi intorno, confuso.

La pasticceria era deserta. Il bancone, solitamente pieno di dolci di ogni forma e sapore, era totalmente vuoto e brillava alla luce del neon, i tavolini e le sedie dalle gambe sottili erano preparati di tutto punto, ma nessun avventore li animava. L'allegro vociare che caratterizzava “Le delizie di Sweet” era assente. Un'assenza pesante, notai mentre rumori sempre più insistenti provenivano dalla cucina, che mi rendeva piuttosto triste.
“Signorina Granger!” esclamò il proprietario, facendo capolino dalla porta dietro al bancone. “E è in compagnia! La aspettavo!”.
Nonostante la sua mole, in signor Sweet si mosse con un'agilità non indifferente e ci raggiunse all'ingresso.
“Buongiorno Alexandre. Lui è l'amico di cui ti parlavo, Harry.”
“Che piacere!”
Il pasticcere si avvicinò a Harry e gli porse la grossa mano paffuta. Harry si aprì in un sorriso e fece un mezzo inchino con la testa.
“Allora, ci mettiamo al lavoro?” gli chiesi osservando lo scampolo di cucina che intravedevo dalla porta semi aperta del laboratorio.
“Oh, sì. Vi ho preparato la saletta più piccola. Ne ho preparati venti, vi bastano?”
“Venti?” chiesi sorpresa. “Magnifico. Harry?”
Harry mi guardò ancora spaesato. Alla luce fredda dei neon, le sue occhiaie violacee erano perlescenti. Mi sentii un po' in colpa.

La saletta più interna della pasticceria era il posto più ambito. Durante l'orario di apertura era impossibile trovare un posto libero in quella stanza piccola, con le pareti dipinte a stucco rosa antico e divani tanto morbidi da sembrare fatti di nuvola.
“Ok, cosa stiamo facendo?” mi chiese Harry abbandonandosi in quello più grande in un angolo.
“Ora.” dissi spingendo verso di lui un carrello pieno di piattini di ceramica bianca, il cui contenuto era nascosto da coperchietti da portata in acciaio. “Sceglieremo il cioccolato per l'uovo di pasqua!”
“Daaai.” commentò lui con un tono a metà tra lo scettico e l'entusiasta. “Vuoi dire che questi...”
“Sì. Venti tipi di cioccolato. Venti, Harry! Li assaggiamo e poi scegliamo. Allora, che ne dici?”
“Figo.” sussurrò lui, piegandosi fino ad arrivare con lo sguardo all'altezza dei piattini. “Ma come hai fatto a convincerlo a farti tutto questo, nel giorno di chiusura?”
“Diciamo che quando hai a che fare con i dolci tutto il giorno, il dentista diventa il tuo migliore amico. Soprattutto se hai due figlie molto golose.” dissi sedendomi accanto a lui. “Ok, iniziamo.”
Harry prese il primo piattino e alzò il coperchio rivelandone il contenuto. Un quadrato di cioccolato bianco copriva un cartoncino celeste.
“Cioccolato bianco al 45%.” lesse mentre alzavo il mattoncino bianco. “Assaggia.”
Non me lo feci ripetere: spezzai il cioccolato in due lo assaporai.
Era buonissimo, tanto che per gustarlo meglio chiusi gli occhi.
Harry mi prese l'altra metà dalle mani e fece lo stesso, facendo seguire l'assaggio da un mugugno di piacere.
“Non penserò mai più che non voglio uscire con te. Mi hai portato in paradiso.”

Al primo assaggio ne seguirono cinque, alla fine dei quali Harry aveva ripetuto “scegliamo questo!” praticamente ogni volta.
All'ennesimo “questo è perfetto” - Fondente 50% e nocciole intere – capii che dovevamo trovare un metodo migliore per scegliere.
“Ok, ho un'idea.” dissi rosicchiando lentamente la mia metà di fondente, per gustarmelo meglio. “Indoviniamo i gusti. Chiudi gli occhi e te ne do un morso: se lo indovini lo teniamo, se no lo scartiamo. Altrimenti non finiremo mai.”
“Va bene. Però inizi tu.”
Annuii e chiusi gli occhi, in attesa.
Sentii Harry prendere un piattino, appoggiare il coperchio sul carrello, spezzare il cioccolato.
“Questo è facilissimo.” disse. “Apri la bocca.”
“Aaaaaaaaahm.”
Il cioccolato era molto croccante e dolce. Mi ricordava la colazione della domenica che mia madre mi preparava quando ero piccola.
“Latte con riso soffiato.”
“Bingo.” disse prendendo il cartoncino dal piatto e appoggiandoselo sulle gambe. “Questo lo teniamo. Adesso tocca a me.”.
Harry chiuse gli occhi e io scelsi il piattino più lontano da me.
Il colore del cioccolato – bianco con variegature arancioni – non faceva ben sperare.
“Ok, apri la bocca.”
“Perchè lo dici con quel tono?” mi chiese un po' allarmato.
“Apri la bocca.” ribadii cercando di rimanere seria.
L'espressione di Harry mentre masticava il cioccolato era meravigliosa: strizzò gli occhi, arricciò il naso, tirò fuori la lingua.
“Che cos'è questa roba?” disse strappandomi il foglietto di mano. “Bianco con arancia sanguigna liofilizzata. Elimina, elimina.”
In un istante il foglietto venne disintegrato in mille coriandoli azzurri.

Passarono altri dieci assaggi e i gusti di cioccolato si fecero sempre più strani e particolari.
Ridemmo, molto.
Alla fine rimasero solo due piattini.
Ne presi uno e spezzai il cioccolato – Fondente e crema alla menta – e lo misi in bocca a Harry.
Un po' di crema gli colò sulle labbra e sul mento.
“Lo so, ma voglio godermelo.” borbottò con la bocca piena.
Rimasi ad osservarlo, cercando di distogliere lo sguardo dalla crema che gli tagliava le labbra, cercando di resistere, di non avvicinarmi.
Per tutta risposta Harry aprì gli occhi e si leccò le labbra soddisfatto.
“Non mi assaggi?” mi chiese sorridendo.
“COSA?”
“Non lo assaggi? Il cioccolato.” disse indicando la mezza porzione che avevo in mano. “Lo mangio io se no.”.
Mentre gliela passavo, Harry rise.
“Che c'è?”
“Niente, niente.” disse piegando la testa all'indietro e premendo il cioccolato affinché la crema gli colasse direttamente in bocca.
“Cosa stai facendo?”
“In che senso?” chiese confuso, leccandosi le dita.
“Niente. Ultimo assaggio.”
Presi il piatto e glielo misi in grembo. Harry fece per aprirlo, poi mi guardò.
“Devi chiudere gli occhi.” mi invitò sorridendo.
Lo ascoltai.
Di nuovo, il rumore del coperchio metallico sul carrello.
Di nuovo, il rumore del cartoncino spostato.
Il pezzo di cioccolato, però tardò ad arrivare.
Rimasi in attesa con gli occhi chiusi, respirando lentamente il profumo che sembrava sempre più intenso.
Alla fine, ci fu il contatto.
Il sapore del cioccolato – speziato, piccante, forte – arrivò alla mia bocca, così come la delicata pressione delle labbra di Harry, che tenevano stretta l'altra metà della tavoletta.
Durò solo un istante, giusto il tempo per l'ennesimo rumore, quello secco del cioccolato spezzato, come il contatto tra le nostre labbra.
Calde, rosse.
Come il peperoncino.
Quando aprii gli occhi, Harry era ancora lì, a pochi centimetri da me.
“Strano.” disse ancora con gli occhi chiusi. “Non riesco a capire se questo cioccolato mi piace oppure no.”.
“Forse dovresti assaggiarlo di nuovo.” sussurrai io.


Qualche giorno dopo, andando a ritirare le uova di Pasqua finalmente pronte, mi smaterializzai nella solita cabina telefonica.
Dentro c'era un piattino.
Bianco, di ceramica.
Sopra al piatto, un coperchietto da portata, in acciaio smaltato, brillante.
Lo aprii.
Un quadrato di cioccolato, lucido, scuro.
Un biglietto azzurro.


Venti. Nella saletta rosa antico, ti aspetto.
   
 
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