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Autore: SamyBowie    14/04/2012    1 recensioni
Angeli neri, razze miste troppo temute per essere accettate, una razza apparentemente sterminata, diavoli, demoni, un vampiro non vampiro, un nemico inconsistente ed invisibile...una storia di forte amicizia, d'amore, di emozioni, di scelte obbligate e troppo difficili da accettare che cambiano profondamente, di certezze, di una strada intricata e tortuosa che spesso sembra non esserci via d uscita, ma a volte quando tutto sembra perduto nel buio, piccole fiammelle si accendono per illuminarti la strada, fino ad arrivare ad una landa assolata dove il tuo cuore sente che è finita, che è arrivato...
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tante, troppe domande avevo in testa. Ma avere delle risposte aiutava molto. Aiutava a coltivare il desiderio di una vendetta crudele nei confronti di coloro che quando avevo solo cinque anni mi avevano dato in pasto ai serpenti solo per liberarsi di una figlia che non era uscita come loro volevano, come desideravano.
Ricordavo il giorno in cui la mia infanzia finì.
Per un tempo infinito ho atteso il momento di compiere vent anni per poter uscire da quella prigione di ferro in mezzo alle nubi, in mezzo al cielo grigio e agli sterpi ormai secchi. Nel bel mezzo del nulla.
In testa da una vita avevo il pensiero dell ultima frase di quello che in una famiglia normale doveva essere mio padre "fatele quello che volete, è un abominio", avrei voluto dirgli che lo avevano preso alla lettera, lo avevano fatto quello che volevano. Avevo subito abusi di ogni genere da quando ero qui, rinchiusa in una gabbia al contrario di tutti quegli altri che erano ricoverati per patologie mentali varie. Io non ero nè pazza tantomeno malata, lo specchio che mi avevano messo faceva risaltare ai miei occhi il motivo per cui ero stata cacciata via: non ero una di loro, non ero un angelo bianco, nè un gargoyle. Non ero nulla di tutto ciò, ero il frutto di un errore, di un gene diverso, raro. Ero nata con le ali nere.
E chi nasce con le ali nere non è degno di stare al mondo. Così mi avevano sempre detto. Me lo ripetevano ogni giorno. Mentre sadicamente si divertivano torturandomi. Abusando di me anche sessualmente se volevano.
Non mi volevano bene come io da piccola pensavo, non mi avevano protetta, non mi avevano voluta, e avevano lasciato che mi portassero qui, obbligandomi a rinunciare ad una vita intera. Facendomi perdere tutto quello che c è di buono nel mondo. Perchè ero sicura che il mondo era sicuramente meglio di una prigione di ferro.
 L' amicizia, la felicità, la spensieratezza. Ero stata privata di tutto.
Ma cresceva in me una furia così cieca, che non appena fossi uscita da quell'inferno, avrei fatto vedere loro chi ero, quello che ero diventata, gli avrei dato un motivo per temermi. Gli avrei dato un motivo per considerarmi pericolosa. Volevo che pregassero in ginocchio di lasciarli alla loro squallida vita. Di risparmiarli. Ma io non avrei avuto pietà. Non li avrei risparmiati come loro non avevano risparmiato me.
La mia vita trascorreva tra giorni lunghi e sempre uguali, cercando di fare qualcosa per occupare le ore. Ma a parte dei fogli, dei colori, dei libri, non avevo altro.
Non potevo usare i miei poteri che di nascosto avevo scoperto di avere. Altrimenti avrei subito altre violenze, ed era l ultima cosa che volevo. Avevo già troppi ricordi da dover mandare giù una volta che fossi stata lasciata allo sbaraglio, troppe cicatrici da metabolizzare.
Il giorno del mio compleanno si avvicinava. Contavo ogni ora, ogni minuto, ogni secondo.
C erano tante cose da fare, da provare, da vivere, volevo scoprire il mondo, i sentimenti, volevo sapere come fosse la realtà al di fuori di quello che era stato il mio mondo fino a quel momento. Volevo sapere se davvero era tutto così meraviglioso come le storie nei libri che leggevo. Che mi portava David, quando di tanto in tanto veniva a trovarmi.
David era il medico che a volte veniva a controllare se tutti stavamo bene. Ma lui non mi aveva mai toccata. Non glielo avevo mai permesso, non avevo paura degli uomini, anzi, lui era gentile, era dolce con me, l unico che era riuscito ad infondermi sempre speranza e l unico ad avermi donato quello che mai e poi mai avrei creduto di poter avere lì dentro: l'amore e un insegnamento alle armi. Continuava sempre a ripetermi che presto avrei avuto la mia indipendenza, ma dovevo essere consapevole che per me che non avevo avuto nessuna esperienza, sarebbe stato difficile ambientarmi, sarebbe stato difficile capire. Ma mi sentivo pronta. Un sorriso apparve sulle mie labbra, al pensiero di David. Avevo sempre avuto un piccolo debole per lui, a prescindere dal fatto che fosse l unico che non aveva avuto istinti omicidi nei miei confronti. Non sapevo cosa fosse. Ma mi aiutava ad andare avanti in attesa del grande momento.
Al giorno meno quindici ricevetti proprio la sua visita. Non lo ricordavo così bello. Mi abbracciò affettuoso. Si sedette sul letto vicino a me. Controllò il mio cristallo incastonato sullo sterno, per vedere se non aveva scalfitture di qualche genere.
Durante un controllo, in cui mi addormentò per ricucirmi una ferita che uno stronzo mi aveva inferto mentre cercava di marchiarmi a fuoco, notò che intorno alla pietra si erano create tutte venature nere. Gli sembrò che il dolore si concentrasse tutto lì dentro. Aveva scoperto che era quello che mi teneva in vita. Era il nostro segreto, e per sicurezza non aveva spiegato tutto nemmeno a me. Perchè lui non mi aveva mai salvato dalle torture di quegli uomini?? Non perchè non lo volesse, ma non poteva, ci aveva provato più di una volta, mi amava, ma nemmeno la sua forza di vampiro riusciva a sovrastare quella dei demoni. Avevano preso anche lui e gli avevano riservato lo stesso trattamento. A lui le ferite gli si rimarginavano, ma alla fine fui io a chiedergli di non farlo più, di cercare di proteggermi, non volevo che anche lui subisse male gratuitamente. Non so cosa vide nei miei occhi ma lo accettò. Sapevo che gli faceva male. Gli facevo del male chiedendoglielo. Ma ne ero fermamente convinta e almeno  lui volevo rispettasse le mie decisioni. Lui poteva e doveva farlo.
-Quanto resterai questa volta??- Tenevo le meni tra le sue, nelle storie che avevo letto su quelle creature notturne che si nutrivano di sangue si diceva sempre che avevano una supervelocità, forza sovrumana, erano immortali, capaci di incantare e manovrare la mente con uno sguardo e avevano la pelle gelida, ma io lo sentivo caldo, probabilmente su di me non aveva nessun effetto. Mi aveva detto che erano tutti aspetti veri, tranne il fatto di dormire nelle tombe, l aglio e le croci, e mi portò l esempio di un suo amico che credeva in un qualcosa di superiore. Non approfondimmo mai il discorso. 
-Un paio di giorni al massimo, ma io devo partire, il capostipite ci vuole riuniti per una missione e...-
Non lo feci finire -Quindi non ci vedremo più?? David...- se anche lui se ne andava ero davvero sola. Non avevo più nessuno. Nei suoi occhi rossi vedevo un'ombra. Stava soffrendo anche lui.
-Rigel tu ce la puoi fare, sei una grande ragazza, e una grande guerriera, quello che ti ho insegnato tu l hai fatto tuo perfettamente,hai un talento per il combattimento. Non te l ho mai negato. Riuscirai  a sopravvivere anche senza di me. Non posso rimanere, non rendere le cose più difficili di quello che già sono per tutti e due...- il suo viso da eterno ventitreenne mi stava davanti, forse soffriva più di quello che io credevo.
Una folata di vento si alzò scompigliando i capelli lunghissimi di entrambi. Li lasciammo liberi di andarci sul viso. Non ci preoccupavamo. 
Io lo guardavo negli occhi rossi. Lui mi guardava negli occhi grigio ghiaccio. Si portò una mano tra i capelli. Sospirando. Se poteva probabilmente avrebbe pianto. Io avevo già gli occhi lucidi. Non avevo parole per rispondere a quello che mi aveva appena detto. Dovevo dirgli addio per forza.
-Ti chiedo solo un favore-
Lo guardai. Che favore potevo fargli io chiusa là dentro. Sull orlo dell esaurimento nervoso?
-Per favore Rigel, non cercare i tuoi genitori per vendicarti. Non sei ancora pronta per un combattimento con un clan. Non so quando ma vorrei rivederti viva-. sembrava una supplica. Mi stava chiedendo di non dare ascolto alla mia rabbia, che mi aveva permesso di sopravvivere fino a quel momento.
-Non sai quando David! Non sai dirmi niente di niente, rischio di non rivedere più l uomo che amo e mi chiedi anche di non fare nulla, di non dare retta ai miei sentimenti. Ci penserò- Ma subito mi venne in mente quello che lui aveva fatto per me in tutti questi anni, tutto quello che mi aveva dato senza avere niente in cambio, tutto quello che mi aveva trasmesso, l amore, le emozioni...poi dissi quel "sì". Per lui, per noi. Glielo dovevo.
Mi abbracciò forte, dopodichè mi dette un bacio sulle labbra, che non durò molto perchè doveva andare via. Non ci era concesso stare molto insieme. E se i demoni avessero scoperto che eravamo innamorati avrebbero tenuto lui lontano e avrebbero ucciso me.
David se ne andò e i giorni continuarono a passare. Fino a che il giorno del mio compleanno, non appena la luna piena fu nel cielo, io e le mie poche cose fummo buttate brutalmente fuori. Non sapevo cosa mi sarebbe accaduto da quel momento.
Ma ero libera. Finalmente. Con solo immagini nella testa. Solo immagini invocate dalle parole...dalle poesie...


  
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