Ho
creduto di stare bene. Per anni.
Ci
ho creduto veramente. Ma poi ho aperto gli occhi.
In
una gelida mattina invernale, ho finalmente aperto gli occhi, sono
rimasto a
letto per ore, senza aver il coraggio di girare il volto e osservare la
porzione di letto da ormai troppo tempo vuota.
Ed
è in quel momento, in cui voltai il mio capo per guardare
quel cuscino vuoto, che
mi sono reso conto, che non sono mai stato bene, MAI, come tutti mi
volevano
far credere.
Come
io stesso ho voluto credere.
Ho
ingannato me stesso e gli altri per anni, ogni giorno prima di alzarmi
mi
ripetevo di stare bene, e di non mi sentirmi solo, perché se
ci pensavo bene
ero e sono circondato da persone che mi vogliono bene.
Ma
forse, e solo ora me ne rendo conto, era l’unico a credere
nel mio falso
spettacolino di felicità, perché io non
gliel’ho mai detto ad Hermione, ma non
mi era mai sfuggito, neanche uno, tutti i suoi sguardi colmi di
preoccupazione che
mi aveva lanciato da quel giorno.
Flashback
-Ginny…?!
Ma che
cosa ci fai qui? Ti avevo detto di scappare insieme a nostro figlio
Albus! Lo
hai lasciato solo?!- eravamo tutti in pericolo! Doveva andarsene subito!
-Harry!!
Non ti
lascio solo! Non ti preoccupare, nostro figlio è
già al sicuro l’ho affidato
alla nonna Molly!- ero allibito! Mi aveva promesso che se ne sarebbe
andata con
Albus, a casa dei suoi genitori, ma a quanto pare oggi voleva fare la
testarda.
Un’improvvisa esplosione alle nostre spalle interruppe la
discussione, costringendoci
a nasconderci dietro ad un masso volato fino in strada, questa volta i
mangiamorte
ci avevano trovato, e sembrava proprio che non avessero intenzione di
desistere,
finché io e Ginny restavamo in vita, eravamo da eliminare.
Da
tre anni oramai
il Signore Oscuro era stato sconfitto, ma i suoi seguaci non hanno mai
accettato la sconfitta, e dopo due anni di silenzio e pace apparente,
cominciatrono a perseguitare la mia famiglia con l’intento di
sterminarci tutti
e vendicare Voldemort.
Con
uno scatto
fulmino io Ginny corremmo dall’altra parte della strada,
rifugiandoci nel
cortile interno della casa dei nostri vicini, nel breve tratto
compiuto,
diversi lampi verdi ci sfiorarono andando a creare piccole buche nel
prato, la
signora Graceland si sarebbe arrabbiata tantissimo, lei amava il suo
prato più
di ogni altra cosa!
Il
nostro obiettivo
era raggiungere l’auto nera posteggiata alla sinistra della
casa dove ci
trovavamo noi in quel momento.
-Ginny
accidenti, perché
non mi hai dato ascolto? Dovevi andare con Albus, sei in pericolo! Se
ti
succedesse qualcosa io non…-
-Harry,
tesoro! Io
non ti lascerò mai solo! E stai tranquillo non mi
succederà niente, finché
siamo insieme nessuno può batterci!- lo speravo tanto!
All’improvviso
un’ombra
si estese su di noi, comprendo il sole, -eccoli i due piccioncini! Due
in un
colpo solo, che fortuna! Dovete ringraziarmi, morirete insieme!
È un grande
regalo da parte mia!- era un fottuto mangiamorte, non lo avevo sentito
arrivare
dannazione!
Con
un abile colpo
di mano fece sgorgare un fiotto di luce verde dalla sua bacchetta,
diretto al
mio ventre, non feci in tempo a spostarmi, che mia moglie prese il
colpo al
posto mio.
Il
tempo rallentò.
Ginny
rimase per un
attimo in piedi, poi il suo corpo senza vita si afflosciò ai
miei piedi –Ginny!
No! Maledetto bastardo, ora ti uccido!- scavalcai il suo corpo e con
tutta la
forza della rabbia e del dolore mi lanciai addosso al magiamorte,
facendogli
sbattere violentemente la testa per terra.
Lo
avevo ucciso, ed
ero contento.
Dieci
anni sono passati da quel giorno, ed io mi ricordo ancora bene ogni
secondo,
come se un piccolo film si ripetesse all’infinto nella mia
testa, martoriata
dal dolore e dalla consapevolezza di aver perso la donna che ho sempre
amato
sopra ogni altra cosa.
Solo
mio figlio Albus, che ora frequenta Hogwarts, è al primo
anno ed è un
coraggioso grifondoro, mi ha dato la forza di andare avanti, non ho mai
pianto
la sua morte, da quel giorno non ho più conosciuto le
lacrime e a volte mi
mancano, perché in qualche modo vorrei potermi sfogare.
Ma
non ci riesco.
Ed
ora a dieci anni dalla sua morte guardo la foto del nostro matrimonio,
e
ripenso a tutta la nostra vita, hai momenti felici, hai momenti tristi,
penso
alla vita che io e mio figlio abbiamo perso senza di lei, hai
fratellini o
sorelline che Albus avrebbe potuto avere, alle splendide giornate che
avremmo
potuto passare insieme.
Ed
è solo ora che due solitarie lacrime trasparenti scorrono
sul mio viso per
andarsi a posare sul volto sorridente di mia moglie.
Sul
volto di Ginny.