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Autore: Pleasance Carroll    14/04/2012    3 recensioni
ciao a tutti!
questa storia parla di tutti i personaggi del Ciclo ma principalmente di Murtagh che, inviato da Galbatorix a sterminare dei ribelli per ottenere degli Eldunarì, pensa di averli uccisi tutti ma...presto si ritroverà tra le mani l'unica superstite di quel popolo decisa a vendicarsi. Nessuno dei due sa però che la reciproca vicinanza è in grado di spingerli al limite...
spero vi piacerà metto il rating arancione per precauzione.
fatemi sapere che ne pensate
marty23
Genere: Erotico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Eragon, Murtagh, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 29

Le Amazzoni

 

La luce del primo mattino di viaggio le aveva trafitto gli occhi come una lama, e da quel momento in poi tutto ciò che Isis aveva potuto udire, attorno a sé, era lo scalpitio degli zoccoli del suo cavallo. Non sapeva dove fosse, né riusciva a concentrarsi sul paesaggio che la circondava, né aveva avuto il tempo di chiedersi da quanti giorni era in viaggio, o per quanto avrebbe dovuto proseguire, per giungere dal popolo di cui aveva fatto parte sua madre.

Nonostante la preoccupazione che nutriva nei confronti della sua cavalcatura- alla quale aveva chiesto di fermarsi solo se e quando fosse stato fortemente necessario; e che la invitava ad abbeverarsi assieme a lui sempre più spesso, via via che la vegetazione si diradava, per lasciare il posto al deserto arido, ogniqualvolta i due incontravano un corso d’acqua o un’oasi- Isis si sentiva ad ogni passo più vuota: un opprimente senso d’angoscia non l’abbandonava mai, ringraziò, infatti, le poche, e soprattutto brevi, soste che lei ed il suo cavallo erano costretti a fare, per la paura che nutriva, nei confronti di se stessa circa la possibilità di voler tornare indietro.

I discorsi del suo maestro sulla sua paura le risuonavano continuamente nelle orecchie, infatti, la ragazza si sentiva straziata, dilaniata: le pareva che la lunghezza ed il silenzio di quel viaggio stessero minando la sua fermezza mentale.

Per un tempo interminabile- che sarebbe potuto essere costituito da giorni, o da un’intera settimana- le parve di essere posseduta: alternava violente crisi di pianto- ogniqualvolta rifletteva sulla sua fuga, che forse era stata frutto di un gesto impulsivo- a soffocanti scoppi d’ira- attraverso i quali, anche picchiandosi da sola, tentava di convincersi di aver agito bene-; aggiungendo poi logoranti ragionamenti che la lasciavano sempre più senza forze.

Non seppe quanti giorni aveva impiegato per giungere nel Deserto di Hadarac. Era stata per tutto il tempo prigioniera delle sue colpe, delle sue paure, delle sue emozioni e delle sue passioni, mostruose; tanto che fu completamente colta di sorpresa, quasi risvegliata da un sogno, quando una lunga lancia dalla punta aguzza le passò sopra la testa, senza toccarla, e subito dopo un’altra, carezzò, senza ferirlo, il ventre del suo cavallo.

Il destriero, Morgestern, Stella del Mattino, si imbizzarrì, impennandosi. Solo allora, per ordinargli in elfico di andare via, Isis abbandonò il suo… “studio” delle ultime parole che Murtagh le aveva rivolto, e cadde rovinosamente sulla sabbia, mentre udiva il rumore degli zoccoli del cavallo farsi sempre più attutito, lontano, e contemporaneamente, ai lati del suo campo visivo emergevano, come una nube di vociare indistinto, sempre più vicine, delle figure slanciate dai tratti androgini, che Isis riconobbe come donne solo nel momento in cui la circondarono, puntandole contro le loro lunghe lance acuminate, gli archi lignei e delle strane asce.

La ragazza rimase raggomitolata a terra, ad osservarle mentre loro le gettavano addosso i loro scuri sguardi biechi: avevano tutte la pelle scura, alcune come l’ebano, altre, di una pigmentazione più simile alla sua, come fossero state abbronzate, come aveva visto nel ricordo dell’Eldunarì del drago di Vrael, come sua madre, tutte erano seminude, perché indossavano corti gonnellini frangiati, da battaglia, tuttavia, per loro, solo il seno sinistro era coperto da una benda marrone, poiché quelle, al posto della mammella destra, che pareva non essersi sviluppata, avevano tutte un disco di bronzo. Ed Isis rimase perplessa, cercando di spiegarsene il motivo.

Le acconciature che quelle donne sfoggiavano, erano tutte uguali, i capelli scuri legati in tante treccine, annodate insieme in una coda di cavallo.

La Dark Angel, completamente persa in quell’ultimo particolare, che le ricordava moltissimo, il modo di portare i capelli, di sua madre, nel ricordo che il suo maestro le aveva mostrato; e perciò totalmente assorbita dalla soddisfatta convinzione di aver trovato il popolo di cui Esther aveva fatto parte; non si accorse che quelle donne le stavano parlando. Perciò, una le assestò senza preavviso un colpo in pieno viso, prima che le sue compagne iniziassero a percuoterla.

La ragazza però, quasi non se ne rese conto: il sole cocente del deserto, il colpo appena ricevuto, unito al fatto che da ore, ormai, non beveva, l’avevano completamente stordita, quindi, non reagì quando una di quelle donne muscolose l’afferrò per la camicia, facendola rimettere in piedi a forza, decisa a picchiarla ancora per farla parlare.

-         Fermati, sorella!- le ordinò una voce poco distante, e la donna che stava di fronte ad Isis, pronta ad assestarle un colpo in pieno ventre, si bloccò giusto un attimo prima di toccarla.

La donna che aveva parlato si fece avanti fino a trovarsi ad una spanna dal viso della figlia di Vrael, tanto che le sue treccine ramate solleticarono le spalle di Isis.

-         Dimmi, ragazza: che arma è mai questa?- le domandò, sventolandole sotto il naso lo Specchio dell’Anima, che Isis aveva sempre avuto nel suo stivale.

-         È un’arma fabbricata dalla mia gente, i Dark Angel. Ha una caratteristica: permette, a chi la impugna, di sapere se le decisioni che il cuore prende sono giuste o sbagliate. Per esempio, se la lama è nera, come adesso, significa che la decisione che hai preso è sbagliata. Cos’è, stavi pensando di uccidermi?- la informò, come se stesse parlando del tempo che mutava.

La donna con le treccine ramate la trafisse con i suoi occhi grigi, e le due rimasero per un’eternità bruciante, a fissarsi l’un l’altra, la sconosciuta nella speranza di capire se Isis stesse dicendo la verità.

D’un tratto, allentando di colpo la presa del suo sguardo indagatore, decretò, rivolta a tutte le donne che le erano raccolte intorno, ancora guardinghe:

-         Sorelle, non possiamo ucciderla! Portiamola alle nostre regine: saranno loro a decidere il fato di questa…Dark Angel.-

Isis rimase immobile per tutto il tempo, mentre le legavano le mani, le bendavano gli occhi, oscurando il mondo che le stava attorno, e se la caricarono sulle spalle, portandola verso luoghi sconosciuti, con lo stesso movimento ondeggiante del mare che aveva lambito la sua isola.

In quel momento, Isis sarebbe voluta scoppiare a piangere, maledicendo la sua stupidità e la sua paura, che l’avevano spinta ad abbandonare ciò che conosceva, in cui aveva trovato amore, per un’oscurità sconosciuta.

 

Un minuto o forse un’ora più tardi, la ragazza sentì che le spalle che l’avevano caricata la lasciavano, e veniva gettata di nuovo nella sabbia.

Finalmente, un attimo dopo, qualcuno le tolse la benda e, mentre il mondo tornava lentamente a prendere forma, nei suoi occhi, Isis si mise in ginocchio, all’interno di quella che riconobbe come una capanna, della grandezza di una caverna, fatta di legni e pelli, dal cui soffitto a cupola pendevano piatti di bronzo nei quali bruciava- producendo leggeri sbuffi di fumo- la dolce, travolgente essenza del fiore di loto.

La ragazza lasciò vagare ancora un secondo lo sguardo attorno a sé, benedicendo l’ombra che quella ragazza si ritagliava, in quella porzione di deserto; poi, fissò le due donne davanti a lei, sedute, l’una accanto all’altra, sui dei troni semplici, eppure bellissimi, perché ricavati da rami e foglie intrecciate.

Le due donne sconosciute erano vestite e acconciate come quelle che avevano trascinato Isis fin lì, anche se, a differenza di quelle che l’avevano catturata, un corto gladio pendeva dal gonnellino di entrambe. Erano le più belle donne che Isis avesse mai visto: il corpo muscoloso e slanciato, conservava tratti mascolini, con quello strano disco di bronzo al posto del seno destro, ma i volti severi, eppure affascinanti, perché rivelavano una bellezza selvaggia, quasi crudele; e fu un colpo al cuore per lei, rendersi conto di quanto le ricordassero sua madre, ma allo stesso tempo quanto fossero diverse da Esther, poiché la compagna di Vrael, grazie al tempo trascorso accano al suo Cavaliere, aveva mutato quella crudeltà in dolcezza.

-         Benvenuta ragazza.- esordì quella, tra le due che aveva i capelli neri come la notte, interrompendo i ragionamenti di Isis. La Dark Angel si rese conto che era sinuosa come una pantera.- Le mie sorelle che erano a guardia dei confini, dicono di averti trovata mentre invadevi il nostro territorio. Perché sei venuta tra noi? E qual è il tuo nome?- la interrogò, drizzando la schiena, allontanandola dal trono.

-         Mi chiamo Isis, sono l’ultima superstite del popolo dei Dark Angel, distrutto da un Cavaliere di Drago che era al servizio di Galbatorix. Non sono qui tra voi per creare scompigli, sono solo alla ricerca del popolo che aveva generato mia madre, poiché…vorrei una casa, una famiglia, da poter chiamare tale.- spiegò lei, e non riuscì ad evitare che la voce le si facesse triste, verso la fine, o che gli occhi le si facessero bassi, sulle mani.

-         Quindi, Isis, tu sei venuta tra noi, senza sapere neanche chi siamo?- proseguì la mora, apparentemente sconvolta, una lieve nota derisoria nella voce rude.

-         Esatto. Non oserei mai chiedere per prima le vostre identità, perché so ce in questi tempi oscuri esse sono la cosa più preziosa che abbiamo.- fece la figlia di Vrael, tornando a guardarla negli occhi scuri.

-         Eppure, Dark Angel, tu ci hai rivelato la tua senza esitare.- le fece notare l’altra, che Isis non poté fare a meno di paragonare ad un ghepardo, i cui capelli erano biondi come il sole, prendendo la parola per la prima volta.- E questo m fa pensare che tu sia molto coraggiosa, o…molto stupida.- proseguì la bionda.

-         Forse sono entrambe le cose, o forse vi ho rivelato la mia identità perché, pur conoscendo il mio nome, non lo sento più come mio.- considerò, sconsolata, la figlia di Vrael.

Le due donne, mora e bionda, scoppiarono a ridere, senza capire appieno quel discorso, poi la bionda, serrando la mano a pugno sul bracciolo del trono, proruppe, con voce dura come una frustata:

-         Sappi, Isis, che sei giunta tra le Amazzoni, il fiero popolo di donne guerriere del quale io, Ippolita, e questa mia sorella, Pentesilea, siamo regine. Hai commesso un errore, chiedendo una casa, presso di noi, perché una donna qualsiasi, anche se proveniente da un glorioso popolo come il tuo, non può domandare di diventare un’Amazzone. Noi nasciamo già tali.- quelle parole colpirono profondamente Isis che, comprendendo che forse, giunta al termine della sua ricerca, che non aveva dato buon esito, sarebbe dovuta tornare indietro. Stava, infatti, per chiedere che le venisse dato un cavallo, quando la regina mora, chiamata Pentesilea, riprese la parola.

-         So per certo che l’unico popolo che abita questo deserto è quello delle Amazzoni, e nessun altro, all’infuori delle nostre sorelle, conosce questo segreto, perciò, se sei venuta qui alla ricerca del popolo di cui ha fatto parte tua madre, significa che è stata un’Amazzone. In virtù di questo soltanto, ti concedo di restare tra noi, Isis: nella speranza che le doti di tua madre siano sopravvissute in te, sarai costantemente messa alla prova, per vedere se sei degna di essere considerata parte della nostra famiglia.- le concesse Pentesilea, che aveva abbandonato il suo trono per avvicinarsi alla ragazza, e per iniziare a girarle intorno, come per studiarla, dopo averla fatta rimettere in piedi.

-         Grazie, regine…mi impegnerò a non deludervi.- promise la Dark Angel, con la testa alta.

-         Vieni, ora, Isis. Nostra sorella Elisandros ti mostrerà dove dimorerai, e sarai sua allieva per tutto il tempo che resterai presso di noi.- ordinò Ippolita.

In quel momento, Isis avvertì la presenza di qualcuno, alle sue spalle, che insinuava lo Specchio dell’Anima tra le corde che le legavano i polsi, recidendole di netto per liberarla.

La Dark Angel allora si voltò, con l’intento di ringraziare chi l’aveva liberata ma, nel trovarsi davanti la donna dalle treccine castano ramate, e gli occhi grigi; esitò un momento, infine, però, le rivolse un sorriso.

 

Solo quando Elisandros si furono allontanate dal padiglione del comando, Ippolita prese la mano della compagna con cui regnava, intrecciandone le dita con le sue, e disse:

-         Sei sicura, sorella, che accogliendo quella Dark Angel tra noi, abbiamo fatto la scelta giusta?-

-         Mi è sembrata sincera, ma solo il tempo può rivelarcelo. Però, sta’ tranquilla, sorella, perché se dovesse essere una bugiarda, non sarà difficile ucciderla, dal momento che è sola, e noi, invece, siamo un popolo intero.- la rassicurò Pentesilea, fissandola con i suoi disarmanti occhi blu cobalto. Quindi, un attimo dopo vide Ippolita chiudere gli occhi verdi, e premette le labbra contro le sue, con fare confortante.

 

La capanna che fu indicata ad Isis come suo alloggio, era al centro dell’accampamento, poco distante dal padiglione dove si trovavano Pentesilea ed Ippolita. Quello delle Amazzoni, era un accampamento che brulicava di vita, infatti, ad ogni passo prima di raggiungere il suo alloggio, Isis aveva sentito lo sguardo delle donne che vivevano lì, su di sé.

-         Svelta, lavati e cambiati. Inizierò subito a battermi con te per saggiare le tue capacità. Ah, comunque, sarà un piacere per me essere tua maestra, Isis, e…come avrai capito mi chiamo Elisandros.- si presentò finalmente, la donna, un attimo prima di lasciarla sparire nelle sua tenda.

Era un alloggio semplice, constatò Isis, con un letto basso ed una piccola vasca non più grande di un catino, per lavarsi.

Isis decise di usarla immediatamente e sussultò quando l’acqua gelida le tocco la pelle, ma fu felice, allo stesso tempo, che quel freddo avesse allontanato dalla sua mente qualsiasi altro pensiero(come il fatto che Elisandros si era definita sua maestra, titolo che lei riconosceva unicamente all’Eldunarì del drago di Vrael). Eseguendo quindi, quello che le era stato detto di fare, indossò subito ciò che trovò abbandonato sul letto, assieme al suo arco ed allo Specchio dell’Anima: il corto gonnellino frangiato che tutte le Amazzoni portavano, ed il tessuto che sarebbe servito a coprirle entrambi i seni, che Isis legò attorno al collo, incrociandolo dietro la schiena.

Pochi minuti dopo, tornò all’aria aperta e fu felice che il sole cocente del deserto stesse finendo di asciugarle i capelli, assieme alle ultime gocce d’acqua che le erano rimaste sul corpo: le parve di sentirsi rinata, rigenerata.

Per questo raggiunse immediatamente Elisandros sul terreno d’allenamento- sabbia spianata e bagnata perché non si sollevasse- quasi correndo, piena di decisione e terminazione. L’Amazzone, infatti, la fissò in parte soddisfatta, in parte come se fosse stata invidiosa, nel constatare quanto fosse simili a lei, in quegli abiti, e perciò desiderosa di misurarsi con quella Dark Angel.

-         Bhè, Dark Angel, come avrai notato solo le nostre regine- che sono due poiché una si occupa della “politica interna” mentre l’altra della “politica guerresca”- usano delle spade.- le spiegò, decisa ad essere in tutto sua mentore, sin dal primo istante.- A noi è permesso usare solo lance. Quando pattugliamo i confini, archi ed asce bipenne.- mentre parlava, Elisandros camminava accanto ad Isis, per mostrarle dove venivano tenute le armi che aveva nominato.- Come già ti è stato accennato, nessuno conosce la nostra ubicazione, eccetto le componenti del nostro stesso popolo, come è stato per voi; infatti, nessun uomo ci ha mai battute, anche perché si sono imbattuti negli scontri a cavallo, in cui noi siamo maestre.- e, così dicendo, le mostrò la parte dell’accampamento dove le Amazzoni si allenavano nell’equitazione.

Trattenne a stento le risate, nello scorgere l’espressione sconvolta di Isis: non le doveva esser mai capitato di vedere una donna cavalcare all’Amazzone!

-         E…tu credi che potrò cavalcare con…entrambe le gambe su un lato?- le chiese, boccheggiando per la sorpresa.

-         Se vuoi essere una di noi, Isis, imparerai.- le assicurò la donna, con voce ferma.

Andò avanti in quel modo per tutto il giorno: Elisandros spiegava ad Isis gli usi delle Amazzoni, il loro modo di combattere e, talvolta, mentre le mostrava ciò di cui parlava, la lasciava provare a cimentarsi in quelle determinate arti.

Presto scese la sera e quelle donne guerriere si raccolsero attorno ad un falò crepitante, anzitutto discutendo dell’arrivo di Isis, in seguito suonarono i sistri, ed infine, danzarono tutte assieme.

La Dark Angel rimase colpita dall’iniziale diffidenza di quelle donne, nei suoi confronti, avrebbe voluto, quindi, restarsene in disparte ma, invitata da Elisandros, prima ad usare lo strumento, ed in seguito a danzare; quasi si commosse quando riuscì a farlo risuonare, argentino e splendido, per tutte le sue compagne; si decise in seguito, a ballare, abbandonando l’iniziale imbarazzo che sentiva addosso.

Fu quasi magico, per lei, muoversi a ritmo di quella danza tribale, non sentiva più nulla attorno a sé, eccetto il suo cuore che pulsava a ritmo dei tamburi, il suo corpo che si muoveva da solo, come seguendo un istinto che aveva tenuto sopito per troppo tempo.

Tutte le Amazzoni rimasero affascinate dai suoi movimenti, dai suoi capelli sciolti che ondeggiavano come il mare in tempesta, dall’istinto e dalla passione che le vibrava sulla pelle, tanto che la sua danza attirò persino l’attenzione delle due regine.

-         è decisamente nostro, il sangue che le scorre nelle vene, sorella.- constatò Pentesilea, rivolgendosi ad Ippolita, soddisfatta.

 

Isis trascorse due settimane tra le Amazzoni.

Venute a conoscenza delle triste sorte del suo popolo, e del fatto che probabilmente era una loro discendente, molte altre donne guerriere iniziarono sin da subito, quindi, a guardarla con benevolenza. E così ogni giorno trovava compagne disposte ad insegnarle ciò che sapevano, a misurarsi con lei nel combattimento a cavallo, o nello scontro corpo a corpo- utilizzando i piccoli scudi a mezzaluna di cui quel popolo soltanto, disponeva, molto facili da maneggiare, in battaglia- o nel tiro con l’arco; e in quell’ultima arte, Isis quasi somigliava ad un’Amazzone, anche se quelle donne non mancavano mai di farle notare quanto fosse più semplice per loro, tenderlo, dal momento che erano prive del seno destro.

La ragazza aveva tentato più volte di chiedere il motivo della presenza di quel disco in sostituzione della mammella, ma le era stato riposto che solo le regine erano depositarie di un tale segreto, e con Pentesilea ed Ippolita, la Dark Angel non aveva mai avuto occasione di parlare, dopo la loro prima udienza.

Costantemente accompagnata dall’allenamento durante il giorno, e solo durante la sera dedita al semplice svago della danza, Isis si sentiva felice: l’esercizio incessante del corpo le aveva occupato anche tutta la mente, dalla quale le preoccupazioni e qualsiasi altro pensiero che non fosse quel presente, era ormai lontano. Alla Dark Angel sembrava di essere di nuovo a casa, come risanata nell’animo, nel breve tempo che trascorse con quel popolo, perché la franchezza era la regola primaria di convivenza. Avere Elisandros sempre accanto- della quale Isis si era guadagnata il rispetto, e che le aveva consigliato di legare i capelli in un’unica treccia, per avere un maggiore controllo di sé e dell’ambiente circostante, in battaglia- fu, poi, un sollievo per la ragazza, perché le faceva piacere avere qualcuno con cui condividere la gioia di quella vita frugale e con la quale potersi misurare costantemente.

La felicità che sentiva, pareva aver reso la Dark Angel cieca, sia al fatto che quell’emozione le si era stesa addosso come un velo, come lago placido sul cui fondale tuttavia, ancora si agitavano problemi irrisolti; sia a ciò che le stava attorno, poiché non si rese conto che la regina Pentesilea aveva dato ordine di sorvegliarla, sempre più convinta- da quando l’aveva osservata durante uno dei primi giorni del suo allenamento- che somigliasse ad una sua compagna, che aveva lasciato le Amazzoni, per partire al seguito di un Cavaliere di Drago.

 

Inizialmente Isis si allarmò quando, quel giorno le fu comunicato che la regina Pentesilea l’aveva convocata. Inevitabilmente, mentre percorreva i pochi metri che la separavano dal padiglione profumato di loto, la sabbia che le si insinuava nei sandali gladiatorii, la mente le tornò al ricordo della notte in cui Islanzadi l’aveva chiamata a sé per scacciarla, tuttavia, le sue paure si volatilizzarono nel momento in cui l’Amazzone mora la salutò con gioia e la pregò di seguirla fino alla Sala di Pietra dove- disse- voleva parlarle.

La Sala di Pietra altro non era che un’immensa caverna al limitare dell’accampamento delle Amazzoni che, con le sue pareti dipinte e scolpite, custodiva la memoria di quel popolo, ed era, insieme, il loro passato ed il loro futuro.

La regina, tenendo alta la fiaccola che stringeva in mano, guidò Isis sinuosa come una pantera, mentre illuminava i loro passi, fino ad un punto apparentemente indefinito, da dove, il ritratto di una donna dalla pelle d’ebano e gli occhi scuri, pareva fissare le due visitatrici.

-         Sai, Isis?- esordì allora Pentesilea- Sin da quando sei giunta tra noi, ho avuto subito la sensazione di conoscerti. È stata quella sensazione che mi ha portato a consigliare di accoglierti tra noi. Da ciò che ho visto, durante questa settimana, direi che non hai disatteso le aspettative che ho riposto in te: ti sei allenata duramente, ed hai ottenuto grandi progressi- tanto che ora sembri più simile a noi di quanto tu creda. Infatti, presto, quando anche Ippolita sarà d’accordo, se lo vorrai, potremo trovare un modo per farti dimostrare il tuo valore e la tua fedeltà nei confronti delle Amazzoni, così che diventerai nostra sorella a pieno titolo.- disse la donna, accarezzandole una guancia.

-         E…se diventerò un’Amazzone, sarà applicato anche sul mio petto quello strano disco di bronzo?- si informò la figlia di Vrael.

-         Sì. È la nostra usanza: applichiamo quei dischi di bronzo, arroventati, alle nostre sorelle, sin da appena nate, per evitare che il seno destro si sviluppi…- le illustrò la regina, con tono sbrigativo e pratico.

-         Perché una tale crudeltà?- domandò Isis, cui parve di esser stata colpita in pieno petto.

-         La privazione degli attributi femminili, migliora le abilità belliche di tutte noi.- tagliò corto Pentesilea, quasi infastidita.

La mano di Isis corse automaticamente al suo seno destro. Sarebbe voluta scoppiare a piangere, anche se non ne sapeva bene il perché. Come mai, per migliorare le loro doti guerresche, quelle donne dovevano rinunciare alla loro femminilità?

Inconsapevolmente, senza che lei gliel’avesse chiesto, il pensiero di Isis corse a Murtagh, assieme al quale aveva scoperto la propria femminilità ed al contempo, senza privarsi di nulla, aveva migliorato le sue doti di guerriera.

Nell’attimo in cui chiuse gli occhi il viso di quell’uomo le balenò davanti, e le parve di sentire le sue mani che la carezzavano, mentre nell’intimità del suo cuore, tornava stranamente a farsi sentire il desiderio di rivederlo…

-         Isis…- la richiamò Pentesilea, e, al suono di quella voce graffiante, la ragazza tornò bruscamente alla realtà.- ti prego, non distrarti con questi pensieri, adesso. Sai perché ti ho portato qui?- la interrogò.

Isis scosse la testa.

-         Perché mi sembra di conoscerti, dal momento che mi ricordi questa donna…- e così dicendo sollevò ancora di più la fiaccola, per far sì che la ragazza vedesse il volto dipinto della donno che si trovava tra loro.

Isis voltò la testa quasi di scatto e, nell’incontrare lo sguardo disegnato, scuro, di quella donna, sentì le ginocchia tremarle, a causa della durezza dei tratti di quel viso, ed allo stesso tempo, tuttavia, avvertì con lei, un immediato, sconosciuto legame.

-         La conosci?- le domandò la regina delle Amazzoni, notando che lo sguardo della Dark Angel si era soffermato molto a lungo sul volto di quella sua compagna scomparsa.

-         Non ne sono sicura…raccontatemi la sua storia, regina, per favore…- la pregò la ragazza.

Ci fu una pausa e tra le due scese un silenzio carico d’attesa, scandito solo dalle ampolle di luci e d’ombre che carezzavano i loro corpi.

-         Il suo nome era Esther.- iniziò a raccontarle Pentesilea.- Siamo cresciute insieme, ci siamo allenate ogni giorno, per constatare chi di noi due era la migliore; abbiamo cavalcato fianco a fianco tornando vive dalle tempeste di sabbia che imperversavano nel deserto…l’ho amata molto, e l’avrei scelta come regina al posto di Ippolita, se lei non avesse donato il suo cuore a qualcun altro…-

Isis aveva fatto immediatamente correre il pensiero al nome di sua madre, analogo a quello di quell’Amazzone, di cui la regina stava parlando, ma la nostalgia e l’affetto nelle parole di Pentesilea l’avevano trascinata in un vortice, che non le permetteva di pensare a null’altro all’infuori di quella storia, perciò si ritrovò a domandare, dal momento che si era interrotta:

-         …A qualcun altro? Di cosa parlate, regina?-

-         Accadde durante una battuta di caccia: Esther ed io, a capo di un piccolo gruppo di nostre sorelle, eravamo sulle tracce della nostra cena, e tuttavia, la nostra preda, la bestia, a nostra insaputa era stata scelta come cena anche da qualcun altro, un gigantesco drago bianco, che ci planò addosso come dal nulla, e così, gettate nel panico, ci disperdemmo. Ma Esther era la più caparbia di tutte noi, la donna più determinata che io abbia mai incontrato, perciò, decisa a non demordere, continuò ad inseguire quel Nagra, un cinghiale gigante, da sola.

Gli abiti che noi Amazzoni indossiamo, sono simili ai colori del deserto, e quindi, ci rendono invisibili, fu per questo che quel Nagra continuò a correre, senza curarsi di Esther, ma preoccupandosi esclusivamente del drago che lo braccava.

Io, dopo aver messo le mie sorelle al sicuro, seguii Esther da lontano, preoccupata com’ero per lei, nascondendomi dietro massi o qualsiasi sprazzo di vegetazione trovassi. Vidi mia sorella scoccare una freccia per uccidere il cinghiale per prima, e rivendicarne quindi, il possesso rispetto al drago bianco. Ma fu una mossa errata: il Nagra sofferente per quel colpo, caricò la mia compagna, e la trafisse con le lunghe zanne, strappandole dal petto il disco di bronzo che tutte noi portiamo. Vederla coperta di sangue mi sconvolse, soprattutto perché riuscivo a vederla ma non potevo fare nulla per lei. Sarebbe morta dissanguata se il Cavaliere di quel drago non fosse immediatamente accorso a soccorrerla. Esther, sospettosa e guardinga si retrasse e lo trafisse con lo sguardo di una creatura in trappola, ma fiera e combattiva, infine svenne, perché il dolore era troppo, e quel Cavaliere sconosciuto rimase fortunatamente al suo fianco, deciso a curarla.-

Isis notò che Pentesilea aveva le mani serrate a pugno lungo i fianchi, il corpo scosso da violenti fremiti.

Era evidente che Pentesilea soffriva ancora per esser stata privata della sua amata sorella, ma Isis, non sentiva più come suo il dolore della regina, piuttosto riusciva solo a vedere la bellezza di quel racconto, ed ora, che aveva scoperto che sua madre Esther era stata un’Amazzone, venire a conoscenza di come i suoi genitori si erano conosciuti, le fece render conto di quanto fosse avida di particolari circa come fosse sbocciato l’amore tra Vrael ed Esther.

-         Cosa accadde, poi?- volle sapere la Dark Angel, spezzando di colpo il silenzio, che stava diventando pesante come una lastra di vetro.

-         Rividi Esther dopo due giorni. Il seno che le era stato estirpato da piccola era ricresciuto, ed era…diversa. Solo a me confidò che quel Cavaliere era un elfo di nome Vrael, e che l’aveva curata. Le dissi che non doveva più incontrarlo, ma lei continuò a farlo, di nascosto; difatti, i suoi lineamenti seri e duri si addolcivano sempre più, di giorno in giorno…e quando vidi quell’elfo regalarle una rosa del deserto, seppi che Esther non sarebbe più tornata da noi, che sarebbe appartenuta a quel Cavaliere, per sempre.-

-         È stato così fino alla morte di entrambi.- intervenne Isis, posando una mano sulla spalla di Pentesilea, mentre completava il racconto per lei.- Ti assicuro che non ha mai smesso di essere caparbia e determinata: è così che mi ha salvato la vita.- le confidò, quindi.

-         Di cosa stai parlando, Isis?- chiese la donna, fissando i suoi occhi scuri in quelli verde acqua della Dark Angel, alla ricerca di un appiglio, una spiegazione per le sue oscure parole.

-         Regina Pentesilea, io sono il frutto dell’amore che ha unito Esther e Vrael. Lei era mia madre.- le rivelò, fiera, senza distogliere lo sguardo.

Un silenzio carico di attesa avvolse le due. A Pentesilea sembrava impossibile che la sua amata compagna, Esther, si fosse unita carnalmente e per amore, ad un uomo, ma ora che studiava meglio la ragazza che le stava davanti, comprese che la sensazione che l’aveva spinta ad accoglierla, a metterla alla prova, per vedere se fosse stata degna di farsi chiamare Amazzone, era dovuta alle forti somiglianze che aveva scorto tra Esther e sua figlia.

Isis, invece, stava volgendo i suoi pensieri in tutt’altra direzione: la tranquillità che le aveva trasmesso la storia dei suoi genitori le aveva fatto comprendere quanto dovesse essere fiera dei suoi natali; inoltre, l’aver confrontato la sua esperienza con quella delle Amazzoni, le fece realizzare che era stata fortunata ad aver…avuto Murtagh al suo fianco.

Di colpo, come risvegliandosi da un sogno vide l’affetto che aveva avuto la fortuna di ricevere sempre, e che per una stupida paura, aveva abbandonato e disprezzato, rifiutando di vedere, come si era rifiutata di riconoscere che sin da prima di giungere nel Deserto di Hadarac, aveva avuto un equilibrio, e un’identità.

Stava quindi per chiedere alla regina Pentesilea che le venisse dato un cavallo, per lasciarle la possibilità di tornare dal suo uomo, e dal suo maestro; tuttavia, d’un tratto un’altra luce si unì a quella che la regina e la Dark Angel avevano portato con loro nella Sala di Pietra, e una voce risuonò nella caverna:

-         Mia regina! Venite, presto!-

-         Cosa succede, sorella?- le domandò Pentesilea, mentre le due donne tornavano sui loro passi, finchè non incontrarono Elisandros che, tutta trafelata era appena entrata nella caverna.

-         Mia regina Pentesilea è appena giunto tra noi un Cavaliere di Drago, che dice di essere stato mandato in ambasceria per conto dei Varden…- le stava raccontando, mentre già Pentesilea ed Elisandros spiccavano una corsa verso il padiglione del comando, dove si trovava Ippolita.

-         Ha detto il suo nome?- si informò la regina.

-         No…- replicò l’Amazzone dagli occhi grigi, col fiato corto.

-         Allora come sai che è un Cavaliere?- la interrogò Pentesilea, con tono aspro.

-         Perché è giunto in groppa ad un drago dalle squame rosso sangue.- ed a quelle parole, Isis, che aveva tenuto il loro passo solo per ascoltare cosa si stessero dicendo, si bloccò, restando impietrita nel mezzo dell’accampamento senza osare entrare nella tenda profumata di loto; il cuore che, tuttavia, le batteva all’impazzata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Ciao a tutti/e!

Perdonate il mio ritardo, eccovi il 29 capitolo(ne mancano solo due alla fine, gente!)spero vi sia piaciuto.

Mi auguro che nessuno sia stato infastidito dal bacio tra Pentesilea e Ippolita…perché altrimenti cambio il rating del capitolo in rosso. Per quanto riguarda le Amazzoni, vi sono piaciute? Ho cercato di restare il più fedele possibile alla mitologia greca(Ippolita e Pentesilea, infatti, sono state davvero regine delle Amazzoni, così come veramente usavano quelle armi) ma per l’abbigliamento e le acconciature, oltre che per il nome di Elisandros(ovviamente ogni riferimento a chi una volta mi disse che i nomi nella mia storia erano un tantino banali, è puramente casuale XD)ho attinto alla mia fantasia.

Che ne pensate di come si sono conosciuti Vrael ed Esther?

Sono stata abbastanza chiara circa la confusione che prova Isis?

Ah, least but not last vorrei ringraziare 2lisa7, StarFighter e Folsense per aver aggiunto la storia tra le preferite e Mora18, _Lucrezia97_ e Juliet Andrea Black per aver inserito la storia tra le seguite.

Spero di non aver dimenticato nessuno!

Comunque, comunicazione di servizio: il 30° capitolo è in fase di lavorazione però stiamo facendo a cazzotti quindi non so quando posterò, e poi manca solo l’epilogo!

 

Un abbraccio a voi tutti

Marty23

 

Ps. Ecco come mi immagino Isis e Murtagh

:)
  
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