Film > Titanic
Segui la storia  |       
Autore: NanaK    14/04/2012    7 recensioni
Mi chiamo Penelope e ora vi racconterò la mia storia. Preparatevi ad ascoltare qualcosa di tanto surreale che spesso mi chiedo se non sia stato tutto un sogno. Il Titanic era appunto chiamata la nave dei sogni, ma di certo mai avrei creduto che potessi salirci. Tutto cominciò una sera di aprile, il dieci aprile 2012..
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rosalinda Dewitt Bukater
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

 

Fondamentalmente ero famosa per la mia scarsa audacia e prontezza di spirito in presenza di estranei, o perlomeno di persone appena conosciute ( quali in questo caso erano Jack e i suoi amici, probabilmente frutto di un sogno ). La timidezza offuscava gran parte del mio cervello e nella maggior parte dei casi sfociavo inevitabilmente in figuracce, il cui ricordo poi mi tormentava. Forse era la paura del giudizio degli altri o forse semplicemente un lato detestabile del mio carattere; fatto sta che un po’ di tempo dopo il mio primo incontro con Jack Dawson mi ritrovai in una situazione che mi metteva alquanto a disagio, vissuta non poche volte: mi aveva presentato ai suoi amici Fabrizio e Tommy. Non era facile conversare cercando di ignorare una vocina nella mia testa che continuava a ripetermi quanto folle fosse parlare con dei personaggi di un film, forzandomi ad ignorare il fatto che accanto a me ci fosse il ragazzo più perfetto del mondo e infine facendo finta di non sapere nulla su di loro. No, non era facile, ma in qualche modo ci riuscii. Il loro animo era privo di quella superbia e sfacciataggine che conoscevo tanto bene: ne rimasi conquistata, letteralmente.

La sera era calata e mentre i ragazzi ridevano io guardavo le onde dell’oceano infrangersi sulla nave; l’acqua doveva davvero essere ghiacciata. In quel momento un pensiero mi fece appunto ghiacciare il sangue nelle vene. Ero sicura che quello fosse il momento in cui Rose stava per buttarsi in mare, disperata per l’infelicità che aveva dentro. Ma Jack non era disteso sotto le stelle pronto a soccorrerla, era quasi dall’altra parte della nave. Mentre mi torcevo le mani e vagavo ansiosamente con gli occhi in ogni direzione, decisi che dovevo fare qualcosa. Non mi sarei mai perdonata la morte di Rose nel mare gelato. In fondo era a causa della mia presenza che tutto stava andando fuori dai programmi. Del tutto dimentica di non essere sola, mi voltai e iniziai a correre, certa della direzione da prendere. In quel momento agii d’istinto, senza pensare al surreale, all’ assurdo e all’irrazionale, ma mi lasciai coinvolgere totalmente senza nemmeno rendermene conto. La chioma rossa leggermente mossa dal vento mi fece sobbalzare. Era già dall’altra parte della nave, le mani ancora allacciate alla ringhiera e un piede nel vuoto. L’avevo trovata prima di quanto mi aspettassi. Rimasi un attimo indecisa sul da farsi: avrei potuto ripetere le stesse cose che Jack le diceva nel film per convincerla a non saltare. Oppure avrei potuto fare a modo mio.

< Su, cosa aspetta a saltare? > iniziai cercando di apparire sicura di me nonostante la paura che lo facesse davvero. Lei si girò, gli occhi imperlati di lacrime e un’espressione di puro terrore stampata in viso. Si vedeva che in fondo combatteva con se stessa per quella decisione.

< Cosa vuole da me? Si allontani >

< No di certo, non vorrei mai perdermi un simile spettacolo. Lo sa che la temperatura dell’acqua è solo pochi gradi sopra lo zero? Lei deve essere davvero coraggiosa per fare una cosa del genere >.

Per fortuna ero finita nel mio film preferito di cui conoscevo quasi a memoria tutte le battute!

< C-come lo sa? >

< Beh.. Tutti lo sanno. Per non parlare del dolore: è come se mille lame le penetrassero nella carne >. La vidi deglutire, rafforzando la presa delle mani.

Mi avvicinai tendendole la mano e sussurrai < Per favore, non lo faccia. So che la vita a volte può davvero sembrarci crudele e infelice e inadeguata. Ma si ricordi che si può essere al colmo dell’infelicità, ma non si è mai al riparo dalla felicità. Non si disperi: la chiave potrebbe essere dietro l’angolo >. Mi guardò riversando in me tutto il suo stato d’animo: in quel momento mi sembrò uno scoiattolo spaurito.

< Perché mi dice questo? Lei non sa nulla di me >. Sentivo la sua già debole volontà sgretolarsi del tutto sotto il peso delle mie parole. Evitai di dirle che in realtà sapevo praticamente tutto di lei e mi limitai a sporgere di più la mano, che fu afferrata con un leggero tremolio. Sperai con tutta me stessa di essere abbastanza forte da sorreggerla: le passai un braccio intorno alla vita e lentamente scavalcò il ponte con la prima gamba. Quando fu interamente al sicuro, buttai fuori l’aria tutta d’un colpo, non mi ero nemmeno accorta di aver trattenuto il respiro. Rose improvvisamente sembrò imbarazzata < Io.. Non so che dire, mi dispiace.. E la ringrazio molto >. Il suo sguardo agitato saettò verso il mare all’orizzonte e parve cadere preda di chissà quale pensiero.

< Non si preoccupi. Anzi, se ha bisogno di sfuggire ai problemi per un po’ venga pure da me Rose >. Fu un attimo, un solo e maledetto attimo di distrazione. Subito mi accorsi che avevo rivelato ciò che assolutamente non dovevo rivelare. Mi guardò sorpresa, poi assottigliò gli occhi e mi chiese come facevo a sapere il suo nome. Qualche attimo di esitazione e buttai lì la classica battuta del “ Ho tirato a indovinare ” e per essere un po’ più convincente le dissi che adoravo azzeccare i nomi delle persone. Che Rose era ne era uno molto comune e di solito era il primo che usavo in quel mio gioco.

< Quindi ho indovinato! > esclamai fingendomi entusiasta. Poi mi accorsi però che questa reazione era un po’ fuori luogo e con un dito iniziai a giocherellare con i miei capelli ( di solito lo facevo quando ero nervosa o a disagio ).

< Rinnovo comunque il mio invito > le dissi più dolcemente. Rose sussurrò un ultimo “ grazie ”, dopodiché si girò ed rientrò all’interno di una delle sale mentre il mio sguardo malinconico la seguiva. Alzai la testa ed osservai il cielo: non avevo mai visto una notte così stellata. Sospirai e d’un tratto mi sentii debole e quasi incapace di reggermi sulle mie gambe. Mi lasciai scivolare per terra e appoggiai la schiena su una botte di legno lì vicino. Chiusi gli occhi un istante, assaporando quel silenzio che sembrava avvolgermi completamente, quasi fossi circondata da bambagia. Cominciai a canticchiare la canzone con cui Francesco Renga si era esibito a Sanremo, non sapevo perché, ma mi uscì fuori da sola. Ero piacevolmente caduta in uno stato di dormiveglia, quando qualcuno mi costrinse ad abbandonare la mia occupazione canora. Ma perché tutti continuavano a sbucare così all’improvviso? Aprii gli occhi e Jack mi fece rabbrividire come al solito. Un ciuffo di capelli biondi gli cadeva morbidamente sulla fronte ampia. Provai subito il desiderio di posarvi le labbra.

< Sa.. Lei è una delle persone più strane che abbia mai incontrato. E, deve credermi, io ne ho viste parecchie >

< Non è il primo che me lo dice >. Tornai a chiudere gli occhi, desiderando solo un cuscino su cui dormire. Lo sentii sedersi accanto a me.

< C’è qualcosa di misterioso in lei. Appare dal nulla, sembra che viene da un altro pianeta e adesso ha appena salvato da morte certa una ragazza di cui, chissà come, sapeva il nome. Non penserà davvero che mi sia bevuto la storia del gioco che le piace tanto fare >. Un sorriso ironico gli apparve in volto. Allora mi aveva vista e aveva sentito tutto! Ma Rose..

< Di solito riesco a capire le persone. Le sento. Con lei è piuttosto difficile, però una cosa l’ho capita >

< E cioè? >

< Non ha mai comprato il biglietto per salire su questa nave vero? >. Sgranai gli occhi: come aveva fatto?!

< Beh.. Ecco..>. Mi morsi il labbro inferiore, percependo l’irritazione salire < Nessuno le ha dato il permesso di ficcare il naso nei miei affari! >.

Scoppiò a ridere, non sapevo se per la mia espressione o per il linguaggio molto fine che avevo usato. Frustrata mi alzai. Non ce l’avevo con lui, ma con la dannata situazione in cui ero finita. Perché solo a me capitavano tutti questi casini. Dannazione non c’era una minima logica in ciò che stavo vivendo. Un’improvvisa ondata di nostalgia di mia madre mi invase. Cacciai indietro le lacrime che minacciavano di uscire.

< Chi sei? >. Mi voltai verso di lui, pronta a gridare di lasciarmi in pace, ma l’intensità del suo sguardo mi bloccò. Chi ero, mi aveva chiesto. Già, chi ero? A quel punto non ero nemmeno sicura di essere Penelope Gray. Si avvicinò lentamente.

< Non mi sento bene > dissi, più che altro a me stessa. La vista mi si offuscò e sarei caduta se due braccia forti non mi avessero presa. Solo più tardi mi resi conto che mi aveva dato del tu. Ciò che successe dopo lo ricordavo come un sogno ( un sogno nel sogno? ): dondolavo, i miei piedi non toccavano terra, la mia testa era poggiata sulla spalla di qualcuno. Voci soffocate mi arrivavano alle orecchie, ma non distinguevo le parole, né coloro che le dicevano.  Mi sentii posare delicatamente su qualcosa di morbido e immediatamente mi addormentai, cullata dal leggero rullio delle onde.

 

-    -    -    -    -    -

 

Mi svegliò un prepotente raggio di sole che colpiva le mie palpebre chiuse. Grugnii infastidita e infilai la testa sotto il cuscino per riprendere il sonno che lentamente stava sfuggendo. Un tremendo scossone però mi catapultò a terra dalla brandina su cui dormivo ( e su cui solo in quel momento mi accorsi di essere ). Non mi feci male, anzi atterrai su qualcosa di molto meno duro di un pavimento. Un gemito sotto di me mi fece saltar su dallo spavento.

< Jack..? >

< Accidenti che botta.. > si lamentò ancora assonnato, passandosi una mano sullo stomaco.

< Oddio scusami! Non volevo davvero, sono caduta per sbaglio >

Solo allora mi guardai attorno e capii di essere in una cabina e che non eravamo soli. Due energumeni ronfavano della grossa sui lettini opposti al mio. Anche Fabrizio russava lievemente dall’alto.

< Un bel ringraziamento dopo averti ceduto il letto > disse tuffando la testa sul cuscino che qualche ora prima aveva trascinato giù con lui per stare più comodo.

< Grazie > sussurrai < Nessuno l’ha mai fatto per me >. Davvero mi sentivo.. grata si, ma c’era dell’altro che non riuscivo a spiegare a parole. Incredibilmente intenerita forse.

< Non avresti dovuto.. >

< Non avrei mai lasciato una Miss della prima classe svenuta sul ponte della nave >.

Sorrisi, poi sospirai < Deve essere stato un calo di zuccheri. Ne soffro spesso >.

Lui non rispose, si alzò a sedere e dopo essersi passato una mano tra i capelli, puntò il suo sguardo cristallino su di me. Improvvisamente imbarazzata portai una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio.

< Ti va di fare colazione con me? >. Mi fece quella proposta senza alcuna malizia. In un modo così innocente e casto, con un sorriso così puro e una luce così splendente in viso che mi chiesi se in realtà non fosse un angelo colui che mi stava davanti.

 

 

Buonasera lettori!

Ho deciso di aggiornare in anticipo, questa storia mi ha assorbita completamente, non avete idea quanto mi piaccia scriverla! Beh direi che si è fatto un piccolo passo avanti. Vedremo ora che succederà u.u Per qualunque chiarimento rivolgetevi pure a me. Detto ciò mi rimetto ai vostri giudizi.

Un bacione a tutti!

Orihime02

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Titanic / Vai alla pagina dell'autore: NanaK