Storia
2° classificata al primo turno del
"Gli eredi di Serpeverde" contest di Medusa Noir
Dovevamo parlare di amore e paura
Il
titolo l'ho preso da un film degli anni '90, sulla vita della
poetessa veneziana Veronica Franco (che a me personalmente è
piaciuto).
Non ho pensato ad un'ambientazione temporalmente definita – nel senso che questo momento potrebbe stare bene sia prima della caduta di Voldemort che durante il suo ritorno. Se dovessi scegliere, forse punterei sulla prima opzione, ma in ogni caso... libera interpretazione.
In corsivo il pensiero di Bellatrix, e l'enfatizzazione della parola lui (usata al posto del nome proprio, perché secondo me è molto più suggestivo).
Padrona del proprio destino
Meglio
sovrani all'inferno che servi in paradiso.
[Animal factory]
Figlia, sorella,
moglie.
Madre no.
Con una consapevolezza
fuori dal tempo, ho sempre saputo che non avrei mai messo al mondo un
altro essere.
Forse sono solo troppo
egoista per pensare di potermi annullare per qualcuno che non sia io.
Forse non sono stata creata per una simile missione.
Non lo so.
Sono andata in sposa
senza provare emozione di sorta.
Rodolphus non era
l'amore, era solo il partito migliore scelto per me da altri.
Non mi interessava.
Lui o un altro, non
faceva differenza. Era la purezza del sangue, quello che contava. Il
rampollo della famiglia Lestrange aveva le caratteristiche giuste.
Fine della storia.
Non c'è mai stata
tenerezza tra noi, solo una convivenza obbligata. Una quotidianità
fatta di ben poche parole, e ancora meno gesti.
Non mi importava.
Mi ha dato un nome
rispettato, e abbastanza spazio per essere ciò che volevo.
Figlia, sorella,
moglie.
Amante no. Quello mai.
Ho condiviso con mio
marito il letto, la mia intimità profonda l'ho tenuta in serbo.
Non so se pensavo che
un giorno sarebbe arrivato qualcuno di meritevole a reclamarla.
Forse sono solo troppo
egoista per pensare di donare qualcosa a qualcuno che non sia io.
Non lo so.
Ma poi è arrivato
lui... e allora tutto è cambiato.
Né figlia né sorella
né moglie.
Solo compagna. La sua
compagna.
La prima volta che ho
fissato i miei occhi sul suo viso scavato e pallido ho sentito
chiaramente che dentro ci ardeva lo stesso fuoco, che eravamo mossi
dalla stessa brama di potere.
Allora ho capito: sarei
stata sua, sua e di nessun altro.
Ho seguito questo
desiderio fino al punto di bruciare. Anche se tra noi ci sono solo
ordini e sguardi accennati, anche se non ho mai ricevuto una carezza
dalle sue mani sottili, quando i suoi occhi mi fissano... sento
quelle dita scorrermi sulla pelle.
Morirei per quello
sguardo, brucerei all'inferno per questo amore folle.
* * * * * *
"Mio signore."
Entro nella stanza buia e silenziosa. Un fuoco verde arde nel camino,
lo strisciare silenzioso del serpente è attutito dai tappeti sul
pavimento.
Lui è davanti a
me. Mi da le spalle.
"Sei pronta,
Bellatrix?" Anche se suona come una domanda, è un comando. Non
ci sono richieste tra noi, solo ordini.
Drizzo le spalle e dico
chiaramente: "Sì."
Lui si volta.
Fissa i suoi occhi rossi, quelle pupille sottili e serpentesche, nei
miei.
Mi scruta dentro, mi
percorre.
Reprimo un brivido. Non
di paura, di piacere.
"Hai paura,
Bellatrix?" La sua voce è poco più di un sussurro.
Scuoto la testa. Lui mi
fissa e percepisce la verità dietro la mia parola, come ogni volta.
Non ho bisogno di
mentire, quando si tratta di noi.
No, mio signore, non
ho paura. Vorrei dirlo, ma so che non ce n'è bisogno.
Non mi importa quanto
la missione sia pericolosa. Non mi importa il prezzo che potrei dover
pagare se qualcosa andasse storto.
Io non ho paura.
Io sono nata per
questo.
Condividere la brama e
l'esaltazione, condividere il potere. Con qualcuno come lui, il solo
degno di stare al mio fianco.
Mettere in atto un
sogno con ogni mezzo. Il nostro sogno.
L'unico timore che
abbia mia turbato il mio io era di tutt'altra natura.
Ma lui, il mio
signore, il mio amore, ha esorcizzato per sempre quella paura.
Ciò che temevo più
della morte, più del dolore, più dell'inferno che mi accoglierà un
giorno, era il pensiero di vivere una vita comune. Essere come tutte
le altre donne.
Figlia, sorella,
moglie, madre.
Un'esistenza priva di
potere, che si consuma e si spegne nella banalità.
Di quello avevo paura.
Di quello provavo disgusto.
Ma quella possibilità
si è sciolta come neve al sole. Qualunque cosa accada, non corro il
rischio di essere una nullità in un'esistenza che non mi
rappresenta.
Ho sempre desiderato il
potere.
Ho sempre desiderato
non essere la mera ombra dell'uomo al mio fianco – più potente di
me, più importante di me.
Lui ha
realizzato ogni mio desiderio.
Quale che sia il prezzo
da pagare, ogni istante di esaltazione e onnipotenza che provo
stringendo in pugno la bacchetta, tenendo nel palmo della mano la
vita altrui, ne vale bene la pena.
Non importa quello che
costerà... questa è una scintilla di immortalità che non ha
prezzo.
* * * * * * * * * * * * *