Libri > Harry Potter
Segui la storia  |      
Autore: Dikar 93    10/11/2006    2 recensioni
Ambientata nel 1849, Hermione soffre di cuore, è una nobile, Harry un granduca, ma la domanda è: C'è la farà o no?
Se volete saperlo leggete. ^.-
Dikar.
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Terminal

Terminal

img293/9691/ificould3cyba9.gif

Immagine trovata su Google. ^^ L'ho cercata per ore, ma purtroppo non trovavo niente, così mi sono rassegnata e ho preso questa, che si addiceva perfettamente alla storia, però non avevo chiesto il permesso... Uffi... U,U

 

Londra; 1849. Il palazzo della nobile famiglia Granger.

Hermione Granger, la figlia di due persone benestanti, aveva i folti capelli ricci e castani, gli occhi marroni lucidi di natura, mentre osservava tranquilla fuori dalla finestra un uccellino che svolazzava per un ramo all'altro. Delle dame stavano dietro di lei, concentrate a sistemarle il vestito, l'acconciatura e il pizzo intorno al busto dell'abito.
Hermione sbuffò - La volete finire, per favore? - chiese voltandosi verso le dame, che smisero di sistemare il vestito o pizzo e acconciatura.
- Non c'è nessun bisogno che mi addobbiate come un albero di Natale - Disse Hermione fermando una dama che arrivava con delle collane di perle e dei busti tutti luccicanti, da sostituire con quello che aveva adesso.
- Davvero. Eveline, prendile tu le perle, te le regalo, il bustino rimettilo nel mio cassetto, grazie - Disse Hermione facendo ricomparire il sorriso sul viso della dama.
- Grazie, grazie infinitamente, mia signora - Disse la dama.
- Non c'è bisogno neanche che mi chiamate 'mia signora', non mi piace, chiamatemi Hermione e basta, ok? - Chiese Hermione squadrandole tutte ridendo un po'. Non le piaceva essere trattata da grande signora, proprio per niente.
Hermione smise di ridere di colpo, attirando l'attenzione delle dame, che la tennero per le braccia, perché le sue gambe si erano fatte terribilmente molli? Il respiro della ragazza si fece affrettato, mentre si portava una mano al petto.
- Mi... mi fa male il c-cuore, ho delle... delle fitte - Disse con un filo di voce, mentre si lasciava trasportare con fatica dalle cinque dame.

~

- Signora, signore - Disse il medico inchinandosi davanti alla signora e al signor Granger.
- Come sta nostra figlia? - Chiese la  madre preoccupata.
- Beh... molto male, purtroppo. Sembra che abbia il cuore molto debole - Disse lui a testa bassa.
La signora Granger sbarrò gli occhi, abbracciò il signor Granger, che la strinse a sé.
- Cioè? - Chiese il padre di Hermione.
- Ha dei gravi problemi al cuore, dovete tenerla d'occhio, per almeno una settimana deve restare a letto, non deve sforzarsi, potrebbe essere pericoloso, anzi, fatale. Un attacco d'asma e morirebbe - Disse il medico.
- COSA?! - Chiese il padre a quelle parole - MIA FIGLIA POTREBBE... - Disse lui preoccupato.
- Purtroppo sì, mio signore, potrebbe morire - Disse il medico voltandosi per andare via.

La madre aprì delicatamente la porta della stanza da letto di Hermione. Al centro c'era un baldacchino con delle coperte azzurrine, al fianco un comodino inondato di libri e vicino al comodino un armadio.
- Tesoro? - Chiese la madre cercando di trattenere le lacrime, che volevano prepotentemente uscirle dagli occhi, si sedette sul letto mentre Hermione apriva un po' gli occhi.
- Mamma - Disse con un filo di voce - Dicono che non mi devo alzare, devo stare coricata per tanto tempo, altrimenti potrei anche morire - Disse lei tristemente - Non potrò più andare in giardino o per la città, non potrò coccolare Grattastinchi, girare per i corridoi del palazzo pensando, sedermi sotto un albero per leggere? - Chiese Hermione con gli occhi lucidi.
- No - Le rispose la madre lasciando cadere una lacrima.
- E perché? - Chiese Hermione.
- Beh... sarebbe... sarebbe pericoloso - Disse la madre accarezzandole una guancia. Hermione era terribilmente pallida, la bocca secca e le mani fredde.
- Non potrò nemmeno più mangiare insieme a voi? - Chiese Hermione preoccupata.
- No, tesoro - Disse la madre con il respiro tagliato dai signozzi.
- Mamma non piangere. Stai tranquilla, guarirò, vedrai - Disse Hermione passandole un dito sulla guancia.
- Oh Hermione! Resta con me, ti prego! - Disse la madre abbracciandola più piano che poteva.
- Mamma, guarirò, davvero. Te lo prometto, ma tu non piangere più - Disse lei preoccupata.
- Facciamo così, io mangerò qui con te, ok? Sempre - Disse la madre tirando su col naso.
- No, devi stare con papà, non voglio che anche lui ci stia così male - Disse Hermione girandosi verso la finestra - Il cielo. Mi piaceva tanto osservarlo, tantissimo. Vedere Grattastinchi rincorrere gli uccellini in giardino e poi tornare in camera dalla finestra tutto contento. Non gli faceva male, ai passeri, li rincorreva, ma poi li lasciava stare  - Hermione si fece scappare un singhiozzo.
- Oh tesoro, stai tranquilla, passerà tutto, tornerai a guardare il cielo - Disse la madre accarezzandole i capelli.
Una voce da fuori la porta la chiamava.
- Jane! Vieni un attimo! - Il signor Granger.
- Devo andare, Hermione, ma torno. Va bene? - Hermione annuì alla proposta della madre.

Senti chiudere la porta, aveva solo sentito lo schiocco del bacio che la madre le aveva mandato, ma non si voltò. Il cuore le faceva ancora male, ma meno di prima. Cosa le era preso? Perché non poteva alzarsi per intere settimane? Cercò con fatica di tirarsi un po' su per appoggiarsi con la schiena sul morbido cuscino. Prese un libro, ne voleva finire assolutamente uno, voleva sapere la fine. Doveva farlo adesso, perché non sapeva se poi avrebbe potuto continuarlo... ma che andava a pensare, lei non poteva morire, anche per la madre. Lo aprì e incominciò a scorrere gli occhi sulle sottili pagine.
La porta si aprì.
- Mamma? - Disse voltandosi, ma con sua sorpresa davanti a lei non c'era sua madre, ma c'era Eveline, la sua dama.
- Oh, Eveline, ciao. Cosa c'è? - Chiese Hermione sorridendo.
- Stava leggendo, s... cioè... Hermione? - Chiese ridendo un po'. Era strano chiamare la propria signorina per nome.
- Sì, volevo finirlo - Disse Hermione guardando la copertina del libro. 'Memorie zuccherate' questo era il titolo, era strano, perché non esistevano delle memorie di zucchero, ma significava che erano dolci.
- Mi sono sentita mancare anch'io quando ho saputo che aveva il cuore... così, ecco - Disse Eveline a testa bassa per non far notare gli occhi lucidi.
- Non ti preoccupare, sei stata la dama più dolce che abbia mai avuto - Disse Hermione sorridendole.
- Davvero? - Disse Eveline che aveva smesso di nascondere le lacrime.
- Sì - Disse Hermione ridacchiando.
- Perché ride, Hermione? - Chiese Eveline confusa.
- Beh... perché mi chiami per nome ma mi dai del lei. Guarda che quando ti ho detto di chiamarmi Hermione intendevo anche di parlarmi con del tu - Rispose Hermione guardandola.
- Oh... ah... non lo avevo capito. Grazie per le perle che mi hai regalato, così? - Chiese Eveline.
- Esatto, così - Hermione si sentiva più serena.
- Volevo dirti che è venuto un ragazzo a farti visita. Dice di averti parlato qualche giorno fa nella città - Disse Eveline alzandosi.
- Ah... veramente abbiamo parlato quasi tutti i giorni - Disse lei ridendo un po'.
- Ecco perché uscivi sempre dal palazzo per andare a prendere il pane, anche se bastava per una settimana! - Disse Eveline ridacchiando.

- Permesso... - Disse il ragazzo entrando nella stanza.
- Oh! Granduca! - Disse Hermione abbassando la testa, in segno d'inchino.
- Non ti devi inchinare, Hermione - Disse l'uomo. Aveva i capelli scompigliati e neri, gli occhi verdi si nascondevano dietro due lenti.

Eveline si inchinò e uscì.

- Granduca, come sta? - Chiese Hermione posando il libro.
- Chiamami Harry - Disse il ragazzo. Hermione arrossì - Sto bene, vedo che ti sei un po' ripresa -
- Oh... credo anch'io! - Disse Hermione sorridendo.
- Leggevi? - Chiese lui prendendo in mano il libro.
- Esatto, volevo finirlo, sai... se succedesse che... insomma voglio finirlo - Disse lei preoccupata.
- Mi sei mancata, non capivo dove fossi finita e perché non venivi al nostro appuntamento, così mi sono fatto coraggio e mi sono presentato al tuo palazzo - Disse toccandole i capelli.
Hermione non sapeva che dire, così rimase in silenzio.
- Allora, direi che ai nostri appuntamenti non potrai più venire - Disse Harry cercando di sorridere, nonostante non fosse per nulla contento.
- Sì, purtroppo non posso proprio alzarmi - Disse Hermione mentre gli occhi le si facevano nuovamente lucidi.
- Ah-ah! - Disse Harry togliendole con il dito una lacrima dalla guancia - Non si piange davanti a me - Disse lui.
- Ma... sono dispiaciuta, io tenevo ai nostri appuntamenti - Disse Hermione a testa bassa.
- Anch'io, per questo, se tu non potrai andare ai nostri appuntamenti saranno loro a venire da te - Disse lui sorridendo.
- Eh? - Chiese Hermione confusa.
- Verrò qua sempre, tutte le volte che potrò - Disse Harry toccandole il viso pallido.
Hermione si illuminò, si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, contenta.
- Ora devo scappare, ci vediamo, madame - Disse inchinandosi.
- Non fare lo stupido, se ti do del tu io me lo dai anche tu - Disse Hermione ridacchiando.
- Non ti piace essere trattata da signora? - Chiese Harry guardandola perplesso - Di solito fa piacere -
- Beh, non a me - Disse Hermione alzando la testa.

~

I giorni passarono più in fretta del previsto, ed Hermione, dopo tre giorni a letto senza muoversi, si era terribilmente stufata, ormai si sentiva del tutto guarita, e non le andava proprio più di stare ferma. Si guardò intorno, poi si tirò su con la schiena, appoggiò i piedi a terra, quanto le mancava il tocco delle dita sul pavimento freddo. Quando fu in piedi si accorse di quanta fatica stava facendo, non le passò per la testa di fermarsi, era convinta fosse per i tanti giorni senza muoversi. Infilò la vestaglia, e aprì piano la porta, passò davanti a lei una damigella con in mano degli abiti sporchi, chiuse la porta di scatto, sperando di non essersi fatta sentire. La riaprì, ancora più piano, mise un piede fuori, poi il resto del corpo, se la chiuse alle spalle. Da quanto tempo non camminava per quei corridoi, adesso che era guarita avrebbe potuto farlo sempre.
- Stare ferma a letto non è stata una grande idea, però, adesso mi fa male tutto appena muovo un piede, e tra l'altro faccio una tale fatica...! -
Corse giù per le scale, erano solo le cinque del mattino, improbabile incontrare qualcuno. L'aria fredda le batteva dolcemente sul viso, mentre tremava un pochino per il freddo mattutino. Passò davanti alla camera dei suoi genitori con moltissima cautela, senza fare il minimo rumore, e ci mancò poco a far cadere un vaso, lo fermò prima che toccasse terra.
Si trovò davanti all'enorme porta che dava sul giardino, non resistette ad aprirla per uscire, il cielo era azzurrino, ma non del tutto, e faceva piuttosto freddo. L'erba bagnata dalla brina sui piedi era una delle sensazioni che più amava, si sedette sotto un albero. Dopo qualche minuto ebbe qualche colpo di tosse, in un primo momento penso fosse normale, la seconda volta si alzò di scatto, non riusciva a respirare, perché? Cosa le stava succedendo? Forse... forse non era guarita?
Entrò di corsa nel palazzo, ma cadde appena ebbe toccato il primo scalino. Una damigella la notò, era inginocchiata proprio sul primo.
- Signora! Cosa fa? Non doveva muoversi! - Corse giù di corsa per tirarla in piedi, cercò di reggerla, ma era ben difficile, le gambe di Hermione non reggevano più il suo peso.
- EVELINE! AGATHA! FIONA! - La damigella cercò di far aria a Hermione con il grembiule, ma servì a poco. Le altre tre damigelle scesero le scale altrettanto di corsa seguite dai genitori di Hermione, che cercarono di stare calmi più che potevano. Eveline aveva le lacrime agli occhi, perché si era alzata? Cosa le era preso? Se fosse rimasta a letto il suo cuore si sarebbe un po' rafforzato? O forse era comunque inutile.
L'adagiarono sul letto, mentre il viso della ragazza si faceva viola. Il medico entrò di soprassalto nella stanza, agitato.
- Vi avevo detto di tenerla d'occhio! Via, via! Tutti via! Voglio rimanere solo io, chiaro? - Urlò. Tutte le damigelle e i genitori uscirono.
- Voi potete restare, signora - Disse il medico alla signora Granger.
- Anch'io? - Chiese il padre, il medico annuì.
Il medico fece bere qualcosa alla ragazza, che smise di tossire, riprendendo a respirare, mentre il viso tornava del colore originale, anzi, ancora più pallido.
- Deve sedersi un attimo, signorina - Il medico l'aiuto a mettersi seduta. Le alzò un po' la camicia da notte per sentire il cuore.
- Lo sapevo, lo sapevo, cavolo! - Disse il medico preoccupatissimo.
- Cosa succede? - Chiese il padre mettendo una mano sulla spalla della figlia.
- Il cuore si è indebolito ancora di più - Disse il dottore, ritirò giù la camicia da notte e l'aiutò a sdraiarsi sotto le coperte, poi fece segno ai genitori di uscire, mentre si chiudeva la porta alle spalle la madre chiese con la voce tremolante: - Allora? -
- Mi dispiace, ma ormai è solo questione di tempo - Disse il medico a testa bassa. Mentre la madre si lanciava tra le braccia del marito piangendo incessantemente, il padre abbassò la testa, facendo scivolare qualche lacrimuccia. Il medico andò via abbattuto.
- HERMIONE! - Un ragazzo dai capelli corvini aprì prepotentemente la porta della camera della ragazza, mentre il padre lo tirava per l'impermeabile, ma il granduca se lo sfilò e chiuse la porta alle spalle.
Hermione alzò la testa, era pallidissima, i capelli ricci rovinati e arruffati, le labbra ghiacciate, mentre tremava.
- Ha...Harry... - Disse con un filo di voce.
Ma Harry le fece cenno di tacere.
- Hai visto? - Disse infilando una mano sotto la frangetta per accarezzarle la fronte e muoverle i capelli - Sono venuto - Hermione sorrise.
Harry si chinò - Ti prego, non lasciarmi! - Disse terrorizzato dall'idea.
- I...io non voglio lasciarti, io t...ti amo, Harry - Disse Hermione ricambiando l'abbraccio, ma alzando di poco le braccia, faceva troppa fatica.
- Perché sei uscita? Cosa ti ha preso? - Chiese Harry con la voce tremante e le lacrime che cadevano dagli occhi velocemente.
- I...io non v...volevo più sta...stare nel... letto, mi ero s...stancata - Disse lei piano.
- Ma non dovevi! - Disse Harry disperato all'idea di perderla.
- H...Harry, i...io non c'è la f...faccio più - Disse Hermione staccando la presa.
- Ah, scusa - Disse Harry rialzandosi e staccando l'abbraccio.
- N...no, non per que...questo - Disse mentre la sua voce si faceva sempre più bassa, Harry sbarrò gli occhi.
- NO! Hermione! - Disse Harry toccandole le guance.
Ma lei chiuse gli occhi, e fu come se il suo viso si spense. A Harry mancarono parecchi battiti, perché? Perché se n'era andata? Era davvero finito? Il suo sorriso, i suoi occhi, le sue mani, i suoi capelli, la sua bocca, non avrebbe più avuto l'opportunità di vederla. I loro appuntamenti erano finiti, il loro amore si era concluso. Gli tornò in mente l'incontro di pochi giorni prima.

'- Anch'io, per questo, se tu non potrai andare ai nostri appuntamenti saranno loro a venire da te - Disse lui sorridendo.
- Eh? - Chiese Hermione confusa.
- Verrò qua sempre, tutte le volte che potrò - Disse Harry toccandole il viso pallido.
Hermione si illuminò, si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, contenta.
- Ora devo scappare, ci vediamo, madame - Disse inchinandosi.
- Non fare lo stupido, se ti do del tu io me lo dai anche tu - Disse Hermione ridacchiando.
- Non ti piace essere trattata da signora? - Chiese Harry guardandola perplesso - Di solito fa piacere -
- Beh, non a me - Disse Hermione alzando la testa.'

Quel momento, com'era felice in quel momento, sorrideva, era contenta. Adesso, non l'avrebbe vista sorridere, il suo viso si era spento, la sua anima era volata via da lei, lasciandola sola. Non avrebbe più parlato con lei. Voleva riaverla, voleva tornare indietro, non voleva che se ne andasse.
Alzò gli occhi al soffitto, anche se non ci vedeva più a causa delle lacrime che gli appannavano la vista.
- Ti prego, Dio, falla tornare! Ti scongiuro, ti do tutto. Darò tutti i miei averi a chi ne ha bisogno, ti pregherò sempre, ma tu falla tornare! Ti scongiuro, Dio, ti prego! - La voce era tremante, rimase ancora un po' in quella posizione mentre le lacrime gli scivolavano veloci sulle guance, non successe niente. Cosa si aspettava, che lei avrebbe riaperto gli occhi? Si voltò verso di lei, era ancora immobile. Avrebbe voluto mollare tutto, ogni singola cosa, morire anche lui, sarebbe stato più opportuno, sarebbe tornato da lei, l'avrebbe rivista sorridere, le sue labbra, il suo viso, i suoi occhi, i suoi capelli, il suo sorriso... il suo sorriso, così prezioso... alzò di nuovo la testa al soffitto, senza fermare i singhiozzi.
- Dio, se mi uccido... tu ti imbestialirai, farei una cavolata, ma io non c'è la faccio, è passato solo un quarto d'ora, e già mi manca. Fra un giorno, due, tre, un anno... come farò? Ti prego, concedimi di morire! - Prego lui, mentre le lacrime ritornavano a scivolargli sulle guance.

- Che cosa succede? Cos'è questo silenzio? - Chiese la madre di Hermione entrando preoccupata nella stanza. Sbarrò gli occhi e si buttò sul corpo senza vita della figlia, mentre le lacrime scivolavano senza tregua anche sulle sue guance.
- NO! HERMIONE! NO! - Urlò, mentre anche il padre entrava e dopo essersi avvicinato al corpo della figlia si tolse il cappello a bombetta e si lasciò alle lacrime.

[...]'vedo che ti sei un po' ripresa -
- Oh... credo anch'io! - Disse Hermione sorridendo.'

Non si era ripresa, proprio per niente, ma lui non se n'era accorto. Eppure in quel momento sembrava così... così... normale. Non avrebbe dovuto lasciarla sola, sarebbe dovuto rimanere lì con lei, in modo che lei non avrebbe potuto scappare fuori.
Sarebbe morto anche lui, sarebbe andato da lei, o forse era meglio di no, forse così lei si sarebbe arrabbiata, però... lui non sarebbe riuscito a vivere, rivoleva i loro appuntamenti, voleva toccare le sue labbra almeno una volta, perché non l'aveva mai baciata? Come mai? Perché non l'aveva fatto? Perché?
Uscì dalla stanza, ma si fermò davanti alla porta.

'- Leggevi? - Chiese lui prendendo in mano il libro.
- Esatto, volevo finirlo, sai... se succedesse che... insomma voglio finirlo - Disse lei preoccupata.'

Si avvicinò al comodino, prese il libro e uscì.
Entrò prepotentemente nelle cucine, e senza esitare prese un coltello, aspettò due minuti, poi lo appoggiò al polso, prese un bel respiro e lo affondò nella carne, sentì le vene spezzarsi sotto la lama, cadde a terra, strinse il libro al petto, e in pochi minuti morì, con il sorriso sulle labbra.

Due angeli adesso possono stare per sempre insieme, Hermione è arrivata alla fine del libro, l'ultima frase era questa:

Vissero tutti felici e contenti

ANTRO SCRITTORE

E' la fanfiction più triste che abbia mai fatto, mi sono venute le lacrime agli occhi mentre scrivevo, il finale doveva essere che Harry rimaneva solo, insomma non si sarebbe fatto fuori. -_-'' Però... mi ha fatto una tale pena, per descrivere quello che pensa sono diventata lui, solo che non riuscivo ad accettare l'idea di lasciarlo solo, perché sarebbe stato troppo male, così... così ho messo questo finale. Che è per Harry e Hermione, i genitori di lei non c'entrano, perché loro no vivranno tanto felici e contenti, no? -_-'''
Perché l'800? Sono sicura che qualcuno se l'è chiesto, beh... mi sembrava più originale, non è così? ^_^
Recensite, mi raccomando! ^.-
Dikar.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Dikar 93