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Autore: elie191    10/11/2006    1 recensioni
Tra Adolescenza e Infanzia: un Abisso Profondo...
Genere: Generale, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed io me ne sto qui, come una di quelle bambole dal dolce viso color dell’avorio, ormai con gli occhi spenti e socchiusi su di un’infanzia ormai lontana… e mentre sento la dolce carezza delle gocce d’acqua che scorrono veloci sulla mia pelle, penso con malinconia agli anni passati e a quelli che verranno:

non so più cosa voglio ed ancora non riesco a trovare un posto adatto a me.

Se penso ai punk, alle dark lady, al gruppetto figo della scuola o, per esempio, a quello dei secchioni, mi sento come un misero sassolino in mezzo alla strada, che ancora non sa come cavarsela nella vita.

E allora m ritrovo a pensare che la vita stessa non è altro che un’altalena tra gioie e sofferenze, momenti di puro gaudio e la disperazione più cupa.

Non posso fare a meno di guardarmi insistentemente allo specchio cercando quante più imperfezioni possibili nel mio viso e nel mio corpo:

ogni mattina diventa un esame diverso!

E tutto è mirato al riconoscimento di una persona…

-

Allora mi alzo da terra e, sotto lo scroscio dell’acqua bollente, comincio a lavarmi con lentezza, guardando fisso, ma senza vedere, la parete fatta di piastrelle rosato-beige, passando da spalla, a ventre, a coscia, a piede, e poi di nuovo da gamba, a fianco , a seno e infine collo.

Mi risciacquo autonomamente, come se lo facessi da più di una vita e dopo, altrettanto adagio, comincio a lavarmi anche i capelli, scuri come il mio animo tormentato: passo le dita fra capello e capello, li accarezzo, li acconcio, li friziono, li sciacquo dalle esperienze della giornata.

Di nuovo mi immergo nel zampillo caldo e avvolgente, che scorre sul mio viso come un torrente di lacrime silenziose e, stanca, chiudo il getto di scatto, come per porre fine al mio tormento; apro la tenda, prendo l’asciugamano e me lo avvolgo intorno: mi asciugo le gambe, mi metto le ciabatte e, finalmente, mi giro verso lo specchio del bagno.

-

Osservo la figura che ricambia il mio sguardo indifferente:

una cascata di cappelli sul rossiccio-viola (ovviamente riflessato come la moda di oggi) scalati sul davanti, fanno da contorno ad un viso lungo, con sopracciglia arcuate, gli occhi verdi leggermente scuri ne’ grandi ne’ piccoli, il naso della giusta misura e la bocca rosea, leggermente rossa per il caldo.

Non penso ad altro che tutto questo lo trovo piacevolmente estraneo, perchè in questi tratti non riconosco più quelli della dolce e indifesa bambina di cui ho preso il posto in questi anni.

Dopotutto non sono e non mi sento ancora completa.

Quando l’altro giorno ho ripescato una delle mie vecchie borse piene di giochi, mi è venuto spontaneo sorridere ala mia innocenza: collezionavo collanine, braccialetti, ciondoli e soprattutto disegni!

Mai avrei creduto che la distanza di almeno cinque, sei anni mi sarebbe sembrata un’eternità!!!

Eppure anche in questo momento mi metterei a ridere senza un preciso motivo...

-

Allora alla ragazza nello specchio spunta un buffo sorriso, che ovviamente si estende fino agli occhi, e sembra ridere delle mie preoccupazioni, schernendomi ma allo stesso tempo confortandomi anche solo con la sua espressione pseudo-malinconica.

-

Per questo adesso mi ritrovo a pensare che, dopotutto, come conoscevo così bene la me stessa dell’infanzia, potrei cominciare a fidarmi anche della nuova me stessa, l’adolescente che mi si presenta davanti con il sorrisetto di scherno sempre pronto, e che sembra dire:

‘Ciao io sono…’

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